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Continuità e novità nell’umanesimo cristiano

Parte seconda

COME NUOVO UMANESIMO INTEGRALE

4. Continuità e novità nell’umanesimo cristiano

È pertanto un umanesimo esodale, per dire la necessità di fuo-riuscire dall’io (egocentrico ed egoista), ma è anche un umanesimo vocazionale, perché non dimentica la specifica vocazione umana, per cui l’uomo è un essere obbedienziale e insieme responsoriale, per-ché è in ascolto e all’ascolto, e ha risposte e responsabilità. Una tale impostazione dilata il senso dell’umanesimo, in quanto la centrali-tà dell’uomo nel mondo non ha carattere di padroneggiamento o, peggio, di spadroneggiamento, bensì di “specificità”, di “differen-za”, di “proprium”, per dire la “eccedenza dell’uomo”, per cui si può parlare di “eccezione umana”.

Da quanto detto dovrebbero emergere due aspetti. Primo: che la continuità fra Umanesimo integrale, la Populorum Progressio e la Laudato si’ è da rintracciare nella richiesta di “integralità” e nel

ri-fiuto degli integralismi (ciò porta alla rivendicazione della dignità della persona e della sua libertà, al riconoscimento della relazionali-tà sociale e dell’aspirazione alla pace). Secondo: che la diversirelazionali-tà delle tre impostazioni è data dalla traduzione di queste istanze in rapporto alle novità che di volta in volta caratterizzano un’epoca, per cui Uma-nesimo integrale si misura con le concezioni politiche, la Populorum Progressio con le concezioni politiche ed economiche, e la Laudato si’ con le concezioni politiche, economiche ed ecologiche: c’è quindi una crescente dilatazione di responsabilità, che fa riferimento a tre diverse categorie: quella di fratellanza in Maritain, quella di solidarietà in Paolo VI e quella della misericordia in Papa Francesco.

A ben vedere, di queste tre categorie, le prime due sono state fatte proprie anche dalla modernità, la quale ha giocato la carta della fratellanza cedendo però a un universalismo astratto e la carta della solidarietà cadendo però in un un assistenzialismo paternali-sta. Pertanto è la misericordia il principio nuovo, che è in grado di rinnovare anche il senso della fratellanza (coniugandola con i prin-cipi di figliolanza e paternità) e della solidarietà (coniugandola con i principi di condivisione e comunione). Dunque, la misericordia è il novum di Papa Francesco, il quale la lega per un verso alla con-dizione di miseria e per altro verso alla esigenza di prossimità che caratterizzano l’uomo in quanto uomo, cioè fragile e prezioso nello stesso tempo; fragile per la sua condizione strutturale, che può esse-re acuita da particolari congiuntuesse-re, e pesse-rezioso per la sua dignità ina-lienabile, che non viene meno neanche per una condotta indegna.

È per questa preziosità e fragilità che la misericordia appare il nuovo orizzonte etico e antropologico, nel senso che la misericordia non è semplicemente compassione e soccorso più o meno contingenti, ma è presa di coscienza che la persona è costitutivamente “bisogno di ricevere e bisogno di dare” per usare il linguaggio di Maritain.

Si badi: il richiamo a Jacques Maritain (1882-1973) ha un ca-rattere teoretico e non storico, nel senso che non si dispone di do-cumentazione di rapporti intellettuali tra il cardinale argentino e il filosofo francese; certo è che Maritain è stato presente nella cultura latino-americana fin dagli anni Venti e in particolare in quella ar-gentina. Quanto sia stato compreso o incompreso, seguito o osteg-giato, qui non interessa, e per questo il collegamento Maritain-Bergoglio ha qui un carattere solo teoretico, relativo cioè alle loro ideali convergenze su certi temi (quelli dell’umanesimo) e su certe impostazioni (quelle della integralità).

Invece, documentata è la consonanza tra il cardinale Bergoglio e il pensatore Alberto Methol Ferré (1929-2009); anzi si è pro-prio parlato di una influenza del filosofo uruguayano nei confronti dell’arcivescovo di Buenos Aires; basti la testimonianza di Guzman Carriquiry Lecour (uruguaiano, segretario della pontificia commis-sione per l’America latina, il laico di più alto grado in Vaticano) che, in una lettera recente scritta al figlio, afferma: “So bene quan-to (Bergoglio) apprezzava e ammirava Methol Ferré. Seguiva con molto interesse e profitto tutti i suoi scritti, soprattutto quelli della rivista Nexo”; tra l’altro il cardinale Bergoglio ebbe a presentare nel 2009 il libro del “geniale pensatore del Rio de la Plata” (così lo de-finiva): L’America Latina del XXI secolo.

Mi sembra di poter aggiungere che non mancano tracce di que-sta influenza anche in documenti magisteriali, in particolare nella esortazione postsinodale Evangelii Gaudium e nella lettera enciclica Laudato si’, almeno a livello di denuncia della crisi contemporanea e della sua cultura (come ha messo in luce Alver Metalli nel sag-gio Il filosofo che ispira il papa. Rapporti e influenze tra l’uruguayano Methol Ferré e Bergoglio, in “Terre d’America”, 31/5/2013). Bergo-glio condivide con Methol Ferré la denuncia della nuova ideologia

dominante, per cui, dopo la caduta degli ateismi messianici d’ispi-razione marxista, siamo in presenza di una nuova ideologia, quel-la che l’uruguayano chiamava “ateismo libertino”, e che Bergoglio così descriveva: “l’ateismo edonista e i suoi supplementi d’anima neo gnostici sono diventati cultura dominante, con proiezione e diffusione globali. Costituiscono l’atmosfera del tempo in cui vi-viamo, il nuovo oppio del popolo. Il ‘pensiero unico’, oltre a essere socialmente e politicamente totalitario, ha strutture gnostiche: non è umano, ripropone le diverse forme di razionalismo assolutista con le quali si esprime l’edonismo nichilista”.

Dalla Evangelii Gaudium alla Laudato si’ è facile rintracciare temi e toni ispirati a questa visione, che Papa Francesco ritiene disumana e disumanizzante, per cui in alternativa propone una visione umana e umanizzante, ma senza cedere a tentazioni utopistiche, e l’antido-to per evitare l’ideologia nella religione (la mondanità spirituale) e l’ideologia nella società (la violenza prevaricatrice) è l’appello alla misericordia: ecco il valore principiale di Papa Francesco, il quale lo considera non in alternativa al pensiero, ma suo complemento, per cui si evitano le astrattezze delle ricorrenti ideologie: così il pensiero di Papa Francesco è tutto nell’impegno di coniugare logos ed eleos:

un binomio tanto inedito quanto paradossale.

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