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Fra integralità e integrazione

Parte seconda

PER UN’ETICA DELL’ABITARE E DEL CONDIVIDERE NELLA CITTA’ DELL’UOMO

4. Fra integralità e integrazione

Ho posto le tre questioni - della dignità, della famiglia e dell’af-fidamento in senso cosmico - in quanto esse mi sembrano influenti sulla delineazione di quella che rappresenta una vera e propria “ri-voluzione culturale”, cioè una vera ecologia integrale o umanesimo cosmico: questo è il programma ecologico-antropologico di papa

Francesco. L’espressione “ecologia integrale” mi ha richiamato una nota espressione, quella di “umanesimo integrale”, che dà il titolo a una delle opere più significative di Jacques Maritain: non è soltanto un’assonanza lessicale, è proprio una consonanza concettuale, nel senso che come “integrale” è l’umanesimo maritainiano in quanto fa riferimento alla “integralità” dell’uomo e intende operare una

“integrazione” di valori, così “integrale” è l’ecologia bergogliana, che è all’insegna delle stesse categorie; mi pare infatti che “inte-gralità” e “integrazione” siano presenti nella concezione ecologica di papa Francesco, come si evince dal capitolo quarto, intitolato appunto “Un’ecologia integrale” (nn. 137-162).

La “integralità” è bene evidente, perché papa Francesco con-sidera riduttiva una concezione meramente “ambientalista”, e ri-vendica invece la necessità di una ecologia che sia ambientale non meno che economica e politica, umana e sociale, culturale ed esi-stenziale (nn. 138-155); infatti, papa Francesco insiste sul fatto che

“l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il de-grado umano e sociale” (n. 48). Parlare di “ecologia integrale” vuol dire allora parlare si sviluppo integrale, di ”vero sviluppo integrale”

(n. 185), nella consapevolezza che “un nuovo approccio integrale”

include “in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi”

(n. 196), colti (questo è essenziale) secondo diverse modalità: scien-tifiche e sapienziali, tecniche e poetiche, filosofiche e teologiche, etiche e religiose.

Anche la “integrazione” è altrettanto evidente nella concezione bergogliana, sia nel senso che l’ecologia deve integrare “il posto spe-cifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda” (n. 15), sia nel senso che deve integrare

l’ecologico con il sociale, cioè “deve integrare la giustizia nelle discus-sioni sull’ambiente” (n. 49). Insomma, si tratta di integrare le diverse dimensioni della ecologia non meno che i diversi livelli di impegno, nella consapevolezza che (ecco un punto fondamentale) “non c’è un’u-nica via di soluzione”, ma c’è spazio per “una varietà di apporti che potrebbero entrare in dialogo in vista di risposte integrali” (n. 60).

È interessante notare al riguardo che papa Francesco parla di

“dialogo”, quasi a evidenziare che si tratta di scelte che devono es-sere condivise sulla base di incontri e confronti. A tal fine, appare indispensabile il dialogo tra le religioni, tra le scienze e tra i diversi movimenti ecologisti (n. 201) ed è dialogo che costituisce un anti-doto rispettivamente al fondamentalismo, al riduttivismo e all’ide-ologismo. Quindi, a distanza di mezzo secolo dall’enciclica Eccle-siam suam, un’altra enciclica è incentrata sul dialogo, ma in modo nuovo, perché si è passati dalla crisi ideologica dei tempi di Papa Montini alla crisi ecologica dei tempi di papa Bergoglio.

In tema di impegno ecologico, papa Francesco riserva specifica attenzione al ruolo dei cristiani. Anzitutto, non si nasconde che

“una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha portato a volte a giustificare l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza”, per cui

“come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire” (n.

200). Si tratta, peraltro, di una impostazione che continua a condi-zionare tanto mondo cattolico; eppure (evidenzia papa Francesco),

“le convinzioni di fede offrono ai cristiani e in parte anche ad altri credenti, motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fra-telli e sorelle più fragili. (...) Pertanto è un bene per l’umanità e per il mondo che noi credenti riconosciamo meglio gli impegni ecolo-gici che scaturiscono dalle nostre convinzioni” (n. 64).

D’altra parte, papa Francesco non si nasconde che “su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una paro-la definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando la diversità di opinione” (n.

61), e più avanti ribadisce che “la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invita a un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune” (n. 188).

Da qui, un duplice avvertimento. In primo luogo, la indicazione degli “atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione fra i creden-ti”: esse “vanno dalla negazione del problema alla indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”

(n. 14, cfr. anche n. 59). In secondo luogo, “l’appello ai credenti affinché siano coerenti con la propria fede e non la contraddicano con le loro azioni” e “si aprano nuovamente alla grazia di Dio e attingano in profondità dalle proprie convinzioni sull’amore, sulla giustizia e sulla pace” (n. 200).

Papa Francesco fin dall’inizio della sua enciclica ha voluto “espri-mere riconoscenza, incoraggiamento e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per ga-rantire la protezione della casa che condividiamo”, in particolare

“quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguen-ze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo” (n.

13). Non ha esitato poi a riconoscere che “il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino” (n. 14), “ha fatto un lungo percorso, arricchito dallo sforzo di molte organizza-zioni della società civile” (n. 166), tra cui un posto non secondario è senz’altro da riconoscere al volontariato cattolico. Nel contempo papa Francesco riconosce che non sono stati raggiunti “accordi am-bientali globali realmente significativi ed efficaci” (n. 166).

Tra le ragioni dell’insuccesso, Papa Francesco segnala “il rifiu-to dei potenti” e “il disinteresse degli altri” (n. 14), in particolare denuncia “una politica focalizzata sui risultati immediati” e “soste-nuta anche da popolazioni consumiste” (n. 178): è conseguenza di una nuova forma (si vorrebbe dire con linguaggio maritainiano) di

“machiavellismo” all’insegna del “produrre crescita a breve termi-ne” (n. 178). Ma, soprattutto, Papa Francesco segnala la “filosofia”

sottesa alle questioni ambientali, vale a dire la logica del “modello tecnocratico” (n. 101), altri direbbero: “tecnocapitalista” o “tecno-nichilista”; è da aggiungere che il “paradigma tecnocratico”, non solo è “dominante”, ma si presenta come necessario e inevitabile;

il che non è assolutamente vero, e da tale consapevolezza bisogna ripartire, se si vogliono proporre alternative.