Parte seconda
CONVIVERE E CONDIVIDERE PER UN UMANESIMO FRATERNO
3. Francesco: un papa ecologico
Recentemente, papa Francesco ha posto come imperativo eco-logico un nuovo convito che contrariamente alla odierna società, è per tutti e con tutti. Il nuovo banchetto cosmico ha un carattere re-lazionale, nel senso che riguarda le relazioni degli uomini, non solo con i propri simili, ma anche con le altre creature e con il proprio creatore. Questo tipo di convivialità vuole costituire una risposta alla sfida ecologica, conseguente alla crisi ecologica: di fronte alla con-dizione disastrata, in cui versa la terra, “nostra casa comune”, si ritiene urgente un cambiamento di rotta, una radicale inversione di tendenza. L’enciclica Laudato si’ vuole invitare a prendere coscienza della situazione in cui si trova il nostro pianeta, e a prendersi cura di
“madre terra” attraverso una ecologia integrale, in grado di risponde-re al “grido della terra” e al “grido dei poveri”, per cui l’ecologia deve essere insieme ambientale e sociale. Si tratta di una proposta che non pretende di fornire delle soluzioni, ma piuttosto coscientizzare perché le soluzioni siano ricercate.
A tal fine, la convivialità ecologica richiede una duplice consape-volezza. In primo luogo, è da riconoscere che la dignità è di tutto il creato, pur se in esso è da riconoscere all’uomo una dignità speciale.
In tal modo, la dignità non è solo di alcuni uomini (concezione eli-taria), e non è solo dell’uomo (concezione universale), ma è di tutti
gli esseri (concezione cosmica). Per dirla con papa Francesco, ogni essere, in quanto creato, ha dignità, e, fra tutti gli esseri, l’uomo ha una “speciale dignità” (n. 43), una “immensa dignità” (n. 65), una
“dignità unica” (n. 69), una “peculiare dignità” (n. 154). In secondo luogo, è da riconoscere che tutto il creato costituisce una grande fa-miglia; più precisamente si può parlare di famiglia cosmica che com-prende tutte le creature, e di famiglia umana che si riferisce specifi-camente al consorzio umano. Scrive papa Bergoglio:”essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge a un rispetto sacro, amorevole e umile” (n. 89); in tale ambito, si deve poi parlare specificamente di famiglia umana, nel senso che diceva Einstein, secondo cui non ci sono razze, ma c’è un’unica razza, quella umana. Dunque, della dignità si può parlare in senso creaturale e umano, e della famiglia si può parlare in senso cosmico e umano; in entrambi i casi l’umano s’iscrive nel creaturale e nel cosmico, da cui si distingue non per l’e-sercizio del potere e del dominio, bensì per la responsabilità del dovere e del servizio, una responsabilità che l’uomo ha nei confronti di tutte le creature e dei suoi simili: le generazioni passate, presenti e future.
Queste idee di dignità e di famiglia sono a fondamento di quella che papa Francesco chiama “ecologia integrale”, cioè una ecologia umana, che è ambientale e sociale, naturale e culturale, e, in quan-to tale, pone il problema del modello di sviluppo. Papa Francesco prende esplicitamente e decisamente posizione contro un preciso paradigma economico, cui contrappone un paradigma alternativo:
ma l’uno e l’altro sono considerati non solo espressioni di visio-ni economiche, bensì di antitetici stili di vita. Alle cinque “esse”
negative di “sfruttamento”, “saccheggio”, “sfrenatezza”, “spreco” e
“scarto” che hanno prodotto “quello che sta accadendo alla nostra
casa” (così s’intitola il capitolo primo dell’enciclica), papa Francesco contrappone altrettante “esse” ma positive, e precisamente: “sogget-tività” (per dire dignità umana), “socialità” (per dire bene comune),
“solidarietà” (per dire fratellanza concreta), “sussidiarietà” (per dire aiuto rispettoso) e “sostenibilità” (per dire limitatezza consapevole).
Ne consegue che occorre cambiare il modello di sviluppo, ma, a tal fine, “non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema (scrive papa Francesco in modo inequivocabile) le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel di-sastro” (n. 194). Occorre allora “ridefinire il progresso” (n. 194), e ciò comporta scelte che chiamano in causa non tanto concezioni economiche, quanto visioni della vita; infatti soggettività, socialità, solidarietà, sussidiarietà e sostenibilità costituiscono i principi fonda-mentali di una vita responsabile; per questo la Chiesa cattolica li ha posti a fondamento della propria dottrina sociale, di cui la Laudato si’ costituisce la punta più avanzata.
Per riprendere il tema della convivialità, possiamo dire che il progetto di “ecologia integrale” si configura come vera convivialità, perché reclama l’accesso universale alla tavola e la sostanziale pariteti-cità a tavola, nel senso che tutti sono invitati e tutti sono commen-sali: accedono alla stessa mensa e hanno diritto di sedere alla stessa mensa. Ma ciò non significa - ecco il punto da evidenziare - che necessariamente tutti debbano mangiare secondo lo stesso menu:
per quantità e per qualità sono legittime le differenziazioni, ma tali diversità non costituiscono delle diseguaglianze, se obbediscono alla logica della persona che coniuga eguaglianza e diversità; il pa-radosso della persona (come anche della democrazia) sta proprio in questo: nel rivendicare la uguaglianza, ma senza cedimenti all’egua-litarismo che comporta uniformità e livellamento; nel rispettare le
differenze, ma senza cedimenti alle divisioni e contrapposizioni, che esasperano i conflitti.
Alcune espressione tratte da discorsi di Papa Francesco sono em-blematiche e hanno assunto quasi il tono di slogan di denuncia, in quanto colpiscono proprio nel segno. Così ai delegati della FAO Bergoglio ha ricordato che “c’è cibo per tutti, ma questa economia uccide”, e che il cibo sprecato è cibo rubato ai poveri”, e ai rappre-sentanti del Banco Alimentare ha detto: “la sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi ne è condizione” e che “l’accesso al cibo è diritto di tutti”.