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Controllo degli investimenti esteri, controllo delle esportazioni, protezione delle KSA

Nel documento Le attività strategiche chiave (pagine 69-73)

partire dalle tecnologie fino a risalire agli equipaggiamenti militari è un processo tipico di una strategia industriale

3.4.2 Controllo degli investimenti esteri, controllo delle esportazioni, protezione delle KSA

Lo Stato francese dispone di una serie di strumenti di salvaguardia delle imprese nel settore della difesa, in particolare per i settori considerati come strategici, ovvero quelli legati agli interessi essenziali di sicurezza dello Stato. Tra questi strumenti possono essere citati: il controllo azionariale diretto di un’impresa; l’esistenza di strumenti golden share (action spécifique) per assicurare un certo tipo di controllo sulla strategia dell’impresa; l’esistenza di accordi specifici tra lo Stato e le imprese private volti a proteggere e a mantenere sul territorio nazionale le attività strategiche; e una legge sul controllo degli investimenti esteri.

Controllo azionariale

Lo Stato francese dispone di una lunga tradizione, risalente al Colbertismo nel diciassettesimo secolo, di intervento diretto nella gestione dell’economia, in particolare nel settore della difesa. Oggi, nonostante una serie di privatizzazioni – la Legge n. 86-912 del 6 agosto 1986 e la Legge 93-923 del 19 luglio 1993 hanno permesso la privatizzazione di Thomson e Aérospatiale grazie alla fusione con imprese private – lo Stato francese resta presente, direttamente o indirettamente, nella quasi totalità delle imprese che compongono la BITD nazionale. Esso infatti controlla direttamente la società Nexter (ex Giat Industries), attiva nell’armamento terreste, e il gruppo DCNS (65% delle azioni, ma con un partner minoritario, Thales, che gestisce la strategia dell’impresa). Il gruppo Dassault sembra interessato ad acquistare una quota di Nexter via Thales, dopo la fusione delle proprie attività navali con DCN che ha portato alla creazione di DCNS. Lo Stato è inoltre presente direttamente nel capitale delle società EADS, Thales, Safran e DCNS ed è indirettamente azionista delle filiali di EADS (Astrium, Eurocopter, Airbus Military e MBDA) e del gruppo Dassault (controllato dalla famiglia Dassault ma con una presenza azionariale di EADS). Lo Stato non è invece azionista di alcuna PMI, sebbene la DGA (e i prime contractors) osservi attentamente lo stato di salute tecnologica, economica e finanziaria di queste imprese per evitare, ad esempio, che delle difficoltà puntuali di finanziamento possano provocare la rottura della security of supply. A questo scopo è stato creato nel 2008 il Fonds Stratégique d’Investissement.

Si tratta di un fondo sovrano, dotato di circa venti miliardi di euro, che ha come finalità quella di sostenere le PMI più promettenti dal punto di vista tecnologico, nel caso in cui abbiano difficoltà di finanziamento. Il Fondo è attivo in tutti i settori economici e non solo in quello della difesa in cui è presente in modo marginale. I prime contractors si comportano allo stesso modo, e intervengono in caso di bisogno per proteggere i loro sub-fornitori.

Il controllo azionariale, diretto o indiretto, da parte dello Stato permette ovviamente all’apparato statale di essere implicato nella gestione delle imprese. Per le società controllate, il management aziendale propone una strategia di impresa che viene poi validata dal Ministero della Difesa. Nel caso delle società in cui lo Stato è partner minoritario (ad esempio EADS e Thales) la strategia industriale viene definita dagli azionisti industriali privati, mentre lo Stato detiene un potere di veto, limitato e specifico, garantito da clausole contrattuali.

Come affermato in precedenza, il potenziale di controllo dello Stato sulle industrie della difesa non deve essere esagerato. Per la gran parte delle società citate, una società privata è entrata nel capitale della società stessa diventando l’azionista di riferimento industriale (come nel caso di Thales, EADS e DCNS).

La golden share

La golden share (action spécifique) è un istituto giuridico che permette allo Stato, in seguito ad un processo di privatizzazione di un’impresa pubblica, di detenere una serie di poteri speciali specifici, quali ad esempio il diritto di veto contro la cessione della società o di parte di essa. Storicamente si tratta di uno strumento utilizzato dall’Amministrazione francese per proteggere le aziende considerate come strategiche. Lo strumento, creato dalla Legge n. 86–912 del 6 agosto 1986 (la cosiddetta legge di privatizzazione), prevede:

1. La necessità per un eventuale investitore estero di chiedere un’autorizzazione preliminare per l’ingresso nel capitale della società con una quota di almeno 10% e dei suoi multipli;

2. La possibilità per lo Stato di nominare dei rappresentanti nel board della società;

3. La possibilità per lo Stato di opporsi alla vendita della società o di una parte di essa.

La golden share è stata applicata a Thomson CSF (oggi Thales) e ad Aérospatiale (fusa con Matra nel 1998 e divenuta poi socio fondatore di EADS). Con la creazione di EADS,

tuttavia, soprattutto in seguito alle pressioni tedesche, lo Stato francese rinunciò alla golden share che possedeva in Aérospatiale/Matra, anche se la creazione di una nuova golden share in EADS venne evocata dalla stampa internazionale all’inizio del 2011, per proteggere gli interessi degli Stati francese e tedesco di fronte ad un eventuale cambio di azionariato (alla luce dell’intenzione di Lagardère e Daimler di ridurre la propria partecipazione). Tale golden share dovrebbe tuttavia essere approvata dalla Commissione Europea, storicamente critica nei confronti di questo strumento. La golden share è ancora oggi presente in Thales.

Gli accordi specifici tra il Governo e le industrie della difesa

Per salvaguardare le attività industriali legate alla dissuasione nucleare, il Governo ha firmato degli accordi specifici con un certo numero di imprese operanti nel settore della difesa. Questi contratti permettono allo Stato di esercitare un diritto di veto sulla cessione della società e un’ opzione call nel caso in cui la società decida di vendere attività legate alla dissuasione nucleare. Un caso specifico è costituito da EADS in quanto sono stati siglati diversi accordi e, in particolare:

1. Un accordo tra lo Stato francese (tramite la holding Sogepa) e la società Lagardère che permette allo Stato un diritto di veto indiretto su ogni acquisizione o vendita o aumento di capitale superiore ai 500 milioni di euro, ma anche sulla strategia industriale (politica di alleanze, cooperazioni industriali e finanziarie etc.) e su tutto ciò che concerne alcune filiali che operano nel settore nucleare;

2. Un accordo (Participation Agreement) tra lo Stato francese e le società che hanno siglato la nascita di EADS (Daimler, DASA AG, Lagardère, Sogepa e Sogeade) garantisce allo Stato francese e a quello tedesco la stabilità dell’azionariato;

3. Un accordo specifico nel settore dei missili balistici di EADS (Balistic Missile Agreement) che permette allo Stato di esercitare un diritto di veto sull’attività in questo settore nonché un’opzione call.

Tra le altre società per le quali esistono accordi specifici di questo genere, si annoverano anche Safran (con un contratto tra lo Stato, Sagem e SNECMA per la salvaguardia delle attività del gruppo legate alla dissuasione nucleare che prevede un diritto di veto e un’opzione call), MBDA (per le attività legate alla dissuasione nucleare aereotrasportata), nonché gli accordi tra lo Stato e Dassault sulla gestione di Thales (anche in questo caso è

previsto il diritto di veto e l’opzione call nel caso di cessione o cambiamenti nell’azionariato di Dassault).

Il controllo degli investimenti esteri

Le modalità di controllo degli investimenti esteri in Francia sono regolate dal Decreto n.

2005-1739 del 30 dicembre 2005. La Direction Générale du Trésor del Ministero dell’Economia e delle Finanze è l’organo preposto a tale controllo. Gli investimenti sono controllati se concernono in qualsiasi modo, anche occasionale, attività legate all’esercizio dell’autorità pubblica, oppure se l’investimento estero può potenzialmente rimettere in discussione l’ordine pubblico, la salute pubblica o la difesa nazionale. Tutte le attività legate al settore della difesa (ricerca, produzione e commercio di armamenti) sono ugualmente controllate.

Nel caso di un investimento estero in una impresa francese legata al settore della difesa, la Direction de l a stratégie industrielle et de l’intelligence économique della DGA è responsabile della preparazione del dossier, lasciando tuttavia la decisione finale se accettare o meno la proposta di investimento al Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Secondo alcuni dati forniti dalla DGA, circa un terzo dei dossier sono accettati senza emettere osservazioni, mentre due terzi dei dossier sono accettati ponendo delle pre-condizioni all’investimento – ad esempio circa il mantenimento di una o più attività considerate “critiche” sul suolo francese. In alcuni settori, come quello dei missili balistici, la stabilità della fonte di approvvigionamento è considerata essenziale e viene sistematicamente richiesta. Altri tipi di pre-condizioni che possono venire richiesti includono certi tipi di “impegni comportamentali” di durata illimitata oppure il preavviso legale in caso di abbandono di un certo settore di produzione. Infine, meno dell’1% dei dossier presentati dalla DGA sono rigettati (circa 2 su 300).

Il sistema francese è complessivamente considerato molto rigoroso, per certi versi simile a quello americano, anche se con un grado di incertezza minore data la presenza di una maggiore codificazione scritta. In generale, nonostante non venga redatta una lista, sono ritenute “strategiche” quelle attività per cui viene valutato un possibile problema di sicurezza degli approvvigionamenti. Gli stessi responsabili governativi considerano il tasso di rifiuto di investimento molto basso (meno dell’1%) come una prova del buon funzionamento del sistema. La preferenza nei confronti di investimenti comunitari è

rivendicata apertamente – il controllo è infatti differente se l’investimento proviene da un paese UE o extra-UE. L’obiettivo finale dell’intero sistema è quello di assicurare la security of supply, preservare le attività industriali e il know-how ad esse associato, ed assicurarsi il rispetto delle obbligazioni contrattuali delle società oggetto di un investimento. Nel caso di un investimento proveniente da un paese dell’UE, il controllo scatta solamente in caso di takeover della società o di una sua filiale. Nel caso invece di un investimento proveniente da un paese non appartenente all’UE (anche se su questo punto esiste una divergenza tra lo Stato francese e la Commissione Europea, dato che la Francia considera come extra-UE anche una filiale europea di un gruppo extra-extra-UE), l’investimento è controllato anche se la quota azionariale acquistata oltrepassa il 33,3%.

Nel documento Le attività strategiche chiave (pagine 69-73)