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Quali priorità per quali “domaines de souveraineté”?

Nel documento Le attività strategiche chiave (pagine 50-53)

Le attività strategiche chiave in Francia

3.1.4 Quali priorità per quali “domaines de souveraineté”?

Dopo aver delineato in maniera più puntuale la teoria dei “tre cerchi”, il Libro Bianco del 2008 definiva in dettaglio le priorità tecnologiche e industriali nazionali, derivanti dagli obiettivi di sicurezza del paese rispetto all’orizzonte 2025 (Les priorités technologiques et industrielles découlant des objectifs stratégiques de la sécurité nationale à l’horizon 2025) . Si ottiene in questo modo qualche dettaglio supplementare sulla definizione di domaine de s ouveraineté, essendo considerate come priorità nazionali le seguenti attività/capacità:

1. La capacità di ideare, sviluppare, produrre, e mantenere in sicurezza e in stato d’uso, armi nucleari;

2. La navigazione inerziale ad alta performance;

3. La propulsione solida;

4. La capacità di concepire e realizzare autonomamente sottomarini a propulsione nucleare;

5. Il mantenimento di competenze nazionali nella padronanza dei vettori della componente nucleare aereotrasportata;

6. I sistemi di informazione e i network (indicati come settori nei quali dover disporre di

“solide” capacità industriali nazionali per avere a disposizione una gamma di prodotti di sicurezza e di crittologia indipendenti).20

Un altro indizio è fornito dalla raccomandazione n. 13 delle conclusioni del Libro Bianco del 2008, intitolata “europeizzare l’industria è un imperativo”. Questa raccomandazione afferma che la padronanza nazionale di tutte le capacità tecnologiche necessarie è fuori portata per ciascuno degli Stati europei se presi singolarmente. Viene però affermato che la Francia deve mantenere un domaine de souveraineté limitato alle capacità necessarie a mantenere l’autonomia strategica e politica della nazione. Questo domaine include la dissuasione nucleare, i missili balistici, i sottomarini nucleari d’attacco, e la sicurezza dei sistemi d’informazione. Per le altre tecnologie e capacità di cui la Francia desidera dotarsi (i.e. aerei di combattimento, droni, missili di crociera, e satelliti) viene specificato che il quadro europeo deve essere privilegiato, considerando che la politica di procurement deve includere anche una “dimensione mondiale”.

Analizzando questa raccomandazione, i senatori che hanno redatto il rapporto informativo n. 634 hanno dedotto come facciano parte delle “capacità industriali sovrane”21 le seguenti componenti:

20 Le « priorités technologiques et industrielles découlant des objectifs stratégiques de la sécurité nationale à l’horizon 2025 » sono state definite dalla Commissione che ha redatto il Libro Bianco del 2008 sulla base dell’analisi dei suoi componenti. Per quanto riguarda la metodologia di identificazione di queste priorità, nessuna informazione supplementare è disponibile. La lista delle priorità si trova alle pagine 266-268 del Libro Bianco del 2008.

21 Il rapporto del Senato n. 634 utilizza la nozione di capacità industriali sovrane (CIS), che l’autore di questo documento ritiene possa essere inglobata in quella di KSA. Il rapporto senatoriale specifica a varie riprese che il termine CIS ricopre tutte le tecnologie e gli equipaggiamenti militari che concorrono all’indipendenza nazionale. Il termine « capacités industrielles et technologies militaires critiques » (CITMC) è utilizzato anche come sinonimo di capacità industriali sovrane nel rapporto. Inoltre, i materiali che permettono la

1. I componenti fondamentali della dissuasione nucleare (armi nucleari, sotto-marini nucleari, caccia-bombardieri che partecipano alla dissuasione, una parte delle tecnologie dei missili balistici come la navigazione inerziale e la propulsione solida, i missili di crociera che fanno parte della componente aereoportata della dissuasione);

2. I prodotti di sicurezza e di crittologia e, almeno in parte, i sistemi di informazione.

Secondo questa analisi, dunque, non ne farebbero parte i droni, gli aerei da combattimento che non partecipano alla funzione “dissuasione nucleare”, i missili di crociera non dotati di armi nucleari, i satelliti, e i componenti elettronici.

Tuttavia questa definizione, che sembrerebbe limitare le attività strategiche chiave o le capacità industriali sovrane ai soli settori della dissuasione nucleare e della crittologia, risulta largamente incompleta. Lo stesso Libro Bianco del 2008 affermava che lo Stato doveva elaborare una strategia di procurement che permettesse agli industriali di conoscere i bisogni nazionali a lungo termine. Questa strategia non è mai stata elaborata o resa pubblica e da quest’assenza deriva una certa confusione sul concetto di attività strategiche chiave. Le audizioni al riguardo condotte dal Senato con le più alte autorità dello Stato competenti (Capo di Stato Maggiore della Difesa, Délégué Général pour l’Armement, Secrétaire Général de la Défense et de la Sécurité Nationale, Directeur aux Affaires Stratégiques) hanno portato a diverse interpretazioni della nozione stessa di capacità industriali sovrane.

Rispetto al rapporto senatoriale n. 634, il Libro Bianco del 2008 utilizza una nozione ancora differente, dato che non parla di “capacità industriali sovrane”, bensì di “tecnologie e equipaggiamenti necessari ai settori di sovranità” (domaines de souveraineté). Bisogna tuttavia tenere presente che il concetto di sovranità è un concetto giuridico (ovvero la capacità di uno Stato di avere come sola obbligazione la sua volontà) che si traduce de facto nella nozione di indipendenza, che risulta estremamente vasta. Nel settore della difesa, certi equipaggiamenti – e di conseguenza le industrie produttrici nonché gli uomini capaci di impiegare l’equipaggiamento – concorrono a questa indipendenza, e quindi alla sovranità. Si tratta di ciò che il rapporto senatoriale n. 634 identifica come “capacità industriali militari critiche” o anche “armi critiche” e che possiamo considerare parte integrante delle attività strategiche chiave. Le “armi critiche” sono quelle che permettono

fabbricazione dei sistemi d’arma dovrebbero essere inclusi nella definizione, così come le risorse umane che permettono l’utilizzo dei sistemi d’arma. Si tratta quindi di una definizione molto vasta.

essenzialmente tre tipi di autonomia, quella di analisi di una situazione, quella decisionale e quella di azione:

1. L’autonomia di analisi di una situazione corrisponde alla facoltà di non dipendere da informazioni fornite da un altro Stato o perlomeno di essere sicuri della veridicità delle informazioni. Questa autonomia si ottiene con certi equipaggiamenti (del tipo satelliti, droni), ma anche con mezzi umani (intelligence, diplomazia) e di comunicazione protetta (crittologia);

2. L’autonomia decisionale equivale alla non ricattabilità;

3. L’autonomia di azione corrisponde alla capacità d‘ideare e condurre delle operazioni militari in modo autonomo (senza dover ottenere l’autorizzazione o il sostegno di un terzo, come avvenuto invece durante l’operazione in Libia nel 2011).

Bisogna notare che l’autonomia di analisi può dipendere da equipaggiamenti come i satelliti e i droni, e che la Francia affermava già nel Libro Bianco del 2008 che questi equipaggiamenti non facevano parte del cerchio “nazionale” e che potevano quindi essere sviluppati in cooperazione europea. L’autonomia di azione delle Forze Armate francesi è inoltre molto relativa, come dimostrato dal caso libico. Di conseguenza, nemmeno l’utilizzo del prisma delle “tre autonomie” permette di identificare con precisione le attività strategiche chiave francesi.

Nel documento Le attività strategiche chiave (pagine 50-53)