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le corporazioni edili nel Mediterraneo aragonese: il ruolo di Alghero

1. I territori della Corona d’Aragona: l’ambito iberico e l’ambito “italiano”.

NAPOLI CAGLIARI PALERMO PALMA DI MAIORCA BARCELLONA GIRONA PERPIGNAN SARAGOZZA SASSARI ALGHERO VALENCIA

3. Le corporazioni edili nel Mediterraneo aragonese: il ruolo di Alghero

Il mondo delle corporazioni edili, con i suoi mestieri e le sue regole, merita sicuramente una grande attenzione in uno studio sull’architettura gotico-catalana. Tra il XV e il XVI secolo, le associazioni di mestiere riescono ancora a condizionare le arti del costruire in tutti i territori della Corona d’Aragona, proprio quando in quasi tutta Europa il loro peso tende ad esaurirsi1.

Dal Levante iberico alle isole Baleari, attraverso la Sardegna e la Sicilia per poi arrivare a Napoli, le architetture parlano lo stesso linguaggio, con chiare corrispondenze di stile, tecni- che e modalità costruttive: sempre riconoscibili, pur nelle peculiarità di ciascun luogo. Ma si esportano anche modelli organizzativi di successo, che regolano le competenze e i ruoli del- le diverse figure professionali.

La mobilità delle maestranze, la circolazione di idee e modelli, la difesa della qualità e la so- lidarietà, sono tutti temi che si intrecciano con il movimento corporativo. E, se la tendenza è quella di pensare ad un sistema che mortifica le individualità, si rimane piacevolmente stupiti di fronte ai lavori di maestri che contribuiscono a rinnovare il linguaggio attraverso sempre nuove sperimentazioni. Si assiste alla nascita di figure emergenti, di protagonisti in grado di lasciare un segno profondo nella storia dell’architettura a cavallo tra Medioevo e la prima età moderna. Certo, non sempre e non ovunque. Ma il sorprendente movimento di artisti da una città all’altra del Mediterraneo aragonese ha portato, di tanto in tanto, i semi di queste inno- vazioni anche nelle più insospettabili città di provincia. Per usare le efficaci parole di Ema- nuela Garofalo, appare sempre meno convincente «l’idea che la distinzione professionale e la libertà intellettuale degli artefici […] sia necessariamente passata da una presa di distan- za, se non da un aperto conflitto, nei riguardi delle organizzazioni collettive del lavoro»2.

Nell’Europa medievale e moderna la corporazione era un’associazione di individui che svol- gevano la stessa attività professionale o mestieri affini3, accomunati dalle stesse esigenze

fondamentali: assistenza e tutela. Pur nella diversità dei nomi, infatti, «l’istituto appare ovun- que sostanzialmente identico»4. Ciascuna di queste organizzazioni sceglieva i santi a cui vo-

tarsi e compilava i propri statuti con cui si disciplinavano le tre sfere principali del sistema corporativo: le attività religiose, assistenziali e lavorative. Questi sodalizi prevedevano per i propri iscritti forme di mutualismo che garantivano l’assistenza alle vedove e agli orfani, oltre

1 Cfr. E. Garofalo, Le arti del costruire. Corporazioni edili, mestieri e regole nel Mediterraneo aragonese (XV-XVI

secolo), Palermo, Caracol, 2010, p. 12.

2 E. Garofalo, Le arti…, cit., p. 51. 3 Anche se non mancano le eccezioni.

4 Universitas o collegium in latino, craftguild in inglese, métier o jurande in francese, Zünft o Handwerk in tedesco,

ambacht o nering in olandese, confradía o gremio in castigliano, confraria o gremi in catalano. A. Mattone, Corpo- razioni, gremi e artigianato nella Sardegna medievale e moderna (XIV-XIX secolo): temi e interpretazioni storio- grafiche, in A. Mattone, (a cura di), Corporazioni, gremi e artigianato tra Sardegna, Spagna e Italia nel Medioevo e nell’età moderna (XIV-XIX secolo), Cagliari, AM&D Edizioni, 2000, p. 21.

a coprire le spese per i funerali e la sepoltura dei confratelli5. In diversi casi gli statuti si sof-

fermano sui processi costruttivi dettando regole per l’esecuzione di specifiche operazioni6.

L’orientamento era quello di difendere la qualità e contenere le frodi.

La nascita delle organizzazioni operaie nella seconda metà dell’Ottocento ha avviato una ric- ca stagione di studi sulle corporazioni di arti e mestieri, con l’obiettivo di individuare le radici storiche delle società di mutuo soccorso7. La vasta bibliografia sul tema8 spazia dai paragoni

con il solidarismo del moderno movimento operaio, al dibattito sulla derivazione o meno dell’istituto corporativo medievale dai collegia romani9. La storiografia mette in luce a più ri-

prese vantaggi e svantaggi dell’associazionismo artigiano, in alcuni casi esaltandone «il po- tente contributo arrecato alla emancipazione dei lavoratori»10 o le «molte benemerenze ac-

quistate colla pratica del mutuo soccorso tra i soci»11; altre volte condannando le corporazio-

ni come ostacoli al progresso, dove la prevenzione della concorrenza tra gli associati non po- teva che rappresentare un formidabile elemento «di resistenza contro le possibili innovazio- ni»12. Studi più recenti13 spiegano come alcune di queste considerazioni rispondano a sche-

5 Ibid.

6 Cfr. E. Garofalo, Le arti…, cit., p. 48. 7 Ivi, p. 9 e p. 13, nota 1.

8 Sul tema delle corporazioni artigiane in Sardegna si segnala in particolare il volume antologico di A. Mattone, (a

cura di), Corporazioni…, cit., con contributi di numerosi studiosi e diversi riferimenti ai territori del Mediterraneo aragonese. Sulle corporazioni artigiane del settore edile nel mondo aragonese il lavoro più completo è sicuramen- te quello di E. Garofalo, Le arti…, cit.. Il volume contiene i contributi di diversi studiosi (Magda Bernaus, Miquel Àngel Chamorro Trenado, Joan Domenge i Mesquida, Stéphanie Doppler, Javier Ibáñez Fernández, Mercedes Gómez-Ferrer) e la trascrizione dei documenti corporativi di alcuni centri nevralgici dell’ambito di studio. Per un quadro completo sulla storiografia sarda al riguardo si vedano: S. Lippi, Statuti delle corporazioni d’arti e mestieri della Sardegna, in Bullettino bibliografico sardo, voll. 4-5, fascc. 46-51, 1906, pp. 1-48; S. Grande, Associazioni professionali e gremi in Sardegna nell’età medioevale e moderna, in Archivio storico sardo, III (1907), pp. 139- 140; A. Pino Branca, Gli statuti dei gremi artigiani della città di Alghero, in Miscellanea di storia italiana, serie III, XX (1924), n. 51, pp. 493-516; R. Di Tucci, Le corporazioni artigiane della Sardegna (con statuti inediti), in Archi- vio storico sardo, XVI (1926), pp. 33-159; F. Loddo Canepa, Statuti inediti di alcuni gremi sardi, in Archivio storico sardo, XXVII (1961), pp. 177-442.

9 Cfr. A. Mattone, Corporazioni…, cit., in A. Mattone, (a cura di), Corporazioni…, cit., p. 30. Gli unici collegia ro-

mani che si registrano in Sardegna in epoca imperiale sono quello dei navicularii e quello dei metallarii. Per ap- profondimenti sul tema si veda: S. Grande, Corporazioni professionali in Sardegna nell’età romana, in Rivista di storia antica, n.s., X (1906), n. 2-4, pp. 288-330.

10 Cfr. A. Mattone, Corporazioni…, cit., in A. Mattone, (a cura di), Corporazioni…, cit., p. 30. L’opinione è di Silvio

Lippi, cfr. S. Lippi, Statuti…, cit. In un clima prevalentemente critico sull’istituto corporativo, descritto come un for- te ostacolo al progresso delle arti, Lippi cerca di porre l’accento sugli aspetti positivi del “vivere associato”.

11 Ibid.

12 Cfr. A. Mattone, Corporazioni…, cit., in A. Mattone, (a cura di), Corporazioni…, cit., p. 27. Il giudizio sostan-

zialmente negativo sul sistema corporativo è di Carlo Maria Cipolla, cfr. C. M. Cipolla, Il declino economico dell’Italia, in C. M. Cipolla, (a cura di), Storia dell’economia italiana, 1, Secoli settimo-diciassettesimo, Torino, 1959, pp. 613-616.

13 In particolare gli studi di Emanuela Garofalo e Marco Rosario Nobile su architetti e corporazioni nel Mediterra-

mi troppo semplicistici e «a un esame meno pregiudizievole è difficile sostenere che il siste- ma corporativo abbia generato un complesso appiattimento, mortificando le individualità»14.

Ai fini di questo studio è importante chiarire se e come queste associazioni abbiano guidato, o quantomeno influenzato, il mondo della costruzione di Alghero e delle altre città regie; quali effetti abbiano casomai generato nei territori infeudati; e ancora, se la Sardegna sia stata davvero così aliena, così isolata, così periferica e distante dalla grande storia dell’architettura italiana, come spesso è stata descritta.

3.1. Le corporazioni artigiane in Sardegna

Gli statuti corporativi sardi derivano tutti da un archetipo comune: il modello barcellonese. In effetti l’ambito aragonese è quello dove le associazioni di mestiere si sviluppano in netto an- ticipo rispetto agli altri territori iberici, compreso il regno di Castiglia. Fernando Marias segna- la l’esistenza di un gremio di muratori a Barcellona già nel 121115, ma bisogna attendere il

secolo successivo per assistere alla formazione delle principali confrarias (confraternite) di artigiani. Nonostante la storiografia abbia spesso privilegiato il vocabolo catalano gremi16

(corporazione) per designare questo tipo di associazioni, nella documentazione originale del XV e XVI secolo vengono sempre denominate confrarias. La parola gremio sostituisce il ter- mine confraria solo alla fine del XVII secolo e in Sardegna compare per la prima volta nel 172117, sotto i Savoia. È del tutto comprensibile che la storiografia ottocentesca abbia prefe-

rito porre l’accento sull’aspetto laico delle corporazioni artigiane (chiamandole gremi) piutto- sto che su quello religioso, chiaramente sottinteso in confrarias18. In questa sede si utilizzerà invece proprio la denominazione originaria, per rispettare le intitolazioni degli antichi statuti in tutti i territori della Corona, Alghero compresa.

Le principali città sarde, ormai divenute tutte catalane (nel 1409) mutuano, tra le altre cose, anche l’organizzazione sociale di Barcellona. La popolazione si articolava in tre mans (mani) di persone: i nobili, gli altolocati e i cavalieri, i cosiddetti ciutadans honrats, rientravano a pie- no titolo nella ma major (maggiore); gli ufficiali regi, i notai, i medici, gli avvocati, i barbieri, i mercanti e gli speziali appartenevano alla ma mitjana (media); tutti i cittadini che svolgevano

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