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Veguer in Sardegna, 2 Alghero, in El poder real de la Corona de Aragón, Atti del 15° Congresso di Storia della

Corona d’Aragona, vol. 3, 1996, pp. 9-30.

65 Cfr. B. Tavera, G. Piras, (a cura di), Libre…, cit., p. 209.

66 Il nome Pietro in lingua castigliana è Pedro e in catalano Pere. Dopo il 1479 (con l’unione dei regni di Castiglia

e di Aragona) nei documenti si può trovare indistintamente la versione castigliana o catalana.

67 Nel 1800, quando era proprietà del conte Marramaldo, il palazzo fu sopraelevato e ampliato sul fronte retro-

stante. Poi passò ai De Arcayne. Nel 1960 il palazzo è stato venduto e suddiviso in diversi appartamenti. Non sappiamo quando sia stata demolita la scala esterna, già assente nelle piante del Catasto del 1940 [B09], [B10].

68 ASS, Atti Notarili Originali, Tappa di Alghero, Notaio Simon Jaume, Inventari e Testamenti, busta n. 1 (1570-

1606), fascicolo n. 4, Inventario dei beni di Pere Nofre de Ferrera, 1604. Documento citato da T. Budruni, Breve storia…, cit., vol. 2, p. 47, nota 1.

69 La porta adovellada, tipica dell’architettura catalana, è costituita da grandi conci trapezoidali disposti a venta-

glio, le dovelles.

CORTILE

vizio (entressol) dove si trovavano i vani riservati alla servitù (vi erano un gran numero di schiavi e servitori «di ambo i sessi»70) e uno spazio destinato a lavanderia. Nel patio si apri-

vano anche la cantina (celler), la dispensa per le provviste e infine la legnaia (llenyer). Ad- dossata al muro, una monumentale scala scoperta in pietra (purtroppo perduta), con rampa d’invito e parapetto pieno, portava al piano nobile dove si susseguivano ambienti a diversa specializzazione: sala da pranzo e di rappresentanza (menjador), cucina (cuina), altri vani adibiti a studio e camere da letto; anche gli ambienti ricavati nel sottotetto ospitavano stanze da letto. Negli altri locali bassi del palazzo, con accesso diretto su strada, si trovavano le bot- teghe voltate a botte.

26-27-28. Palau De Ferrera: l’androne di accesso e il patio dopo l’ultimo intervento di restauro.

È molto probabile che il pozzo nero coperto si trovasse al piano terra, in modo da poter esse- re raggiunto facilmente e svuotato spesso; mentre il pozzo per la raccolta e l’approvvigionamento d’acqua ad uso cucina e latrine (che era buona norma fosse scoperto) doveva essere nel cortile esterno, sul retro del palazzo. Per attingere l’acqua dei pozzi si usavano comunemente i poals: brocche invetriate di colore verde, prodotte a Barcellona tra il XV e il XVI secolo e citate nelle fonti come «obra verda de Barchinona» (fig. 29). Diversi

poals, così come molti altri manufatti ceramici che avevano la stessa funzione (greixonera, servidora, aiguaman, canter, ecc.), sono stati rinvenuti ad Alghero nel corso dei recenti scavi

di archeologia urbana71.

Non si ha notizia di camini nel palau De Ferrera (poi passato ai marchesi d’Albis della fami- glia Manca Guiso) fino agli anni cinquanta del Settecento, quando l’antica dimora catalana ospitava già da qualche anno il governatore sabaudo72. Un documento datato 1752 [A13] ri-

ferisce i termini di un contratto riguardante lavori di edilizia privata che i due albaniles Juan Joseph Deliperi e Francisco Nivoli si impegnavano a svolgere in quattro mesi, per 125 scudi,

70 Cfr. T. Budruni, Breve…, cit., vol. 2, p. 46. Gli schiavi erano merce di lusso, tanto più cara quanto più esotica. Il

numero di schiavi a servizio di un’abitazione era un indicatore chiarissimo della condizione sociale dei signori.

71 Cfr. M. Milanese, Alghero…, cit., p. 151.

proprio nella grande casa sita in piazza Civica73. Si tratta di una vera e propria ristrutturazio-

ne che interessa molti ambienti della casa, tra cui il quarto de la chiminea (la stanza del ca- mino) e la cosina (cucina). Si danno istruzioni per murare alcune porte e finestre e aprirne altre, secondo criteri di simmetria che rispondevano ai gusti del governatore : «deverán cer-

rar las puertas, y abrir otras a semetria con la del salon»74; si prevedono opere de canteria,

l’arte di lavorare la pietra, come bobedas (volte) che richiedevano lavori di fortificazione delle pareti che le avrebbero sostenute. Ci si sofferma sulla cucina che doveva essere completa- mente pavimentata e dotata di un nuovo focolare (fogón), un camino e fornelli.

L’inventario dei beni del defunto Pere Nofre De Fer- rera (1604) ci informa, ancora, che il palau di famiglia confinava sul retro con un’area verde curata con al- beri e pergolati («ab son jardi fornit de abres e par-

res»75) e con la casa della magnifica ciutat. Non lon-

tano sorgevano le vecchie prigioni (carcer Beatae

Mariae), poi sostituite, perché inadeguate e sovraffol-

late, con le nuove prigioni Reali, costruite nel 1603 nel carrer de S. Francesch76.

Proprio alla fine della centralissima strada di S. Francesco (detta anche carrer Major), verso la plaça

del Pou Vell, si trova un altro esempio interessante di palau nobiliare, oggi inglobato nel blocco ottocente-

sco con scala centrale, ottenuto dalla rifusione di tre unità abitative molto diverse tra loro. L’edificio, cono- sciuto come palazzo Guillot, dal nome della famiglia che vi ha abitato negli ultimi due secoli, al momento della sua costruzione nei primi anni del Cinquecento, era proprietà dei nobili Çarrovira77. Non rimane niente dell’antica distribuzione interna, tanto meno del patio scoper-

to, ma i frammenti delle antiche finestre a traforo di scuola catalana e l’imponente porta ado-

vellada, riportati alla luce in recenti restauri, consentono di individuare chiaramente lo sche-

ma tipico del palau (fig. 30).

73 Cfr. A. Segreti, Fonti d’archivio per la storia urbanistica della città di Alghero, in Revista de L’Alguer, 2 (1991),

Edicions Centre de recerca i documentació “Eduard Toda”, p. 110.

74 «Dovranno chiudere le porte e aprirne altre in simmetria con quella del salone». ASS, Atti Notarili Originali,

Tappa di Alghero, Serie Scritture Private, vol. I, c. 78, Alghero, 1752.

75 «Dove vi sono giardini forniti di alberi e pergolati». Cfr. G. Oliva, G. Paba, La struttura…, cit., in A. Mattone, P.

Sanna, (a cura di), Alghero…, cit., p. 356.

76 Ibid.

77 Alla famiglia Çarrovira apparteneva il ricco decano algherese che aveva lasciato tutti i suoi beni in eredità al

Gesuiti, perché costruissero un proprio collegio anche ad Alghero. Nel 1589, dieci anni dopo la sua morte, inizia- rono i lavori del nuovo collegio gesuitico nell’area dove sorgeva la chiesa di S. Michele (con l’attiguo cimitero, poi smantellato), che il vescovo Bacallar aveva donato alla Compagnai del Gesù. Cfr. L. Deriu, Alghero…, cit., pp. 70-71.

29. Un poal catalano (la tipica brocca per attingere l’acqua dai pozzi) datato tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec., rinvenuto nello scavo di un pozzo del quartiere ebraico di Alghero (M. Milanese, 2013).

In alcuni documenti cinquecenteschi re- datti dai notai algheresi, il termine palau viene utilizzato anche per indicare un tipo di costruzione di campagna, sempre de- stinata ad una committenza elevata, nelle zone coltivate a vigna intorno alla città murata: «un palau in dita vinya»78.

Oltre alle semplici casas rurali che pos- siamo annoverare tra i tipi dell’edilizia mi- nore, nell’agro di Alghero si trovavano del- le costruzioni più complesse destinate al soggiorno, anche se temporaneo, dei pro- prietari terrieri79. Il divieto di trascorrere la

notte nell’agro80 (in vigore fino alla metà

del XVI secolo) che costringeva gli agricol- tori a ritornare ogni sera in città per motivi di ordine pubblico, non deve essere inter- pretato, secondo Giovanni Oliva, come un’esplicita proibizione a costruire in campagna. Anzi, le classi privilegiate potevano beneficiare delle delizie agresti nei loro palaus padronali, organizzati intorno ad una corte insieme ad altre costruzioni funzionali alle attività agricole. Nel fondo, circondato da alti muri, vi erano anche giardini, con alberi da frutta e pergolati, do- tati di complessi impianti di irrigazione con pozzi, cisterne (safareigs) e canalette. Ancora og- gi è possibile apprezzare uno di questi sistemi di fornitura idraulica nel palau di campagna segnalato e studiato da Oliva81, che ne fa risalire la costruzione al XV-XVI secolo per i detta-

gli delle aperture in parete: frammenti di bifore di scuola catalana e, in alcuni casi, sedili ai due lati del vano finestra (anche questi di tipica fattura catalana). L’edificio, purtroppo in stato di abbandono ma relativamente ben conservato, si trova in via degli Orti, in una zona oggi urbanizzata di Alghero ma che tra il XV e il XVI secolo era aperta campagna ad una certa di- stanza dalla cerchia muraria. Durante la terribile pestilenza del 1582-8382, diversi nobili83 e

78 Per un interessante studio sulle tipologie dell’edilizia rurale ad Alghero si veda il contributo di G. Oliva, Tipolo-

gie dell’edilizia rurale algherese: un esempio di “palau” nella via degli Orti, in Revista de L’Alguer, 2 (1991), Edi- cions Centre de recerca i documentació “Eduard Toda”, p. 76. Giovanni Oliva e altri studiosi prima di lui hanno, da tempo, incoraggiato ricerche sul paesaggio agrario algherese, sottolineando il ruolo fondamentale delle attività agro-pastorali per la città (dalle origini sino alla prima metà del Novecento).

79 G. Oliva, Tipologie…, cit., p. 78. 80 Ivi, p. 75.

81 Ivi, pp. 78-80.

82 Dopo l’epidemia di peste del 1582-83 (seguita puntualmente da altre) Alghero faticherà a riprendersi e non sarà

mai più la stessa. Il numero delle vittime fu tanto elevato da rendere necessario un ripopolamento della città, que- sta volta, in gran parte, con elementi sardi. I registri parrocchiali si riempirono di cognomi logudoresi e barbaricini. La recente scoperta di un esteso cimitero medievale urbano presso la chiesa di S. Michele (grazie alla campagna 30. Ricostruzione del prospetto originario del palazzo Guillot (ini-

persino il vescovo Andrés Bacallar, si trovavano fuori città, nelle ville di Ozieri, Padria e Ma- ra84, ma anche nelle loro residenze di campagna oltre le mura di Alghero, evitando in questo

modo il contagio.

31-32-33-34. Tipologie dell’edilizia rurale algherese: un palau di campagna in via degli Orti, costruito tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo; prospetto nord sulla via degli Orti, prospetto sud con la scala esterna e vista del giardino con pergolati.

35-36-37-38. Un palau di campagna in via degli Orti ad Alghero, dettagli delle aperture in parete di scuola catalana.

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