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7.4 La costruzione del forte

Secondo le fonti coeve, la costruzione del forte ebbe inizio a metà aprile dell’anno 1562, quando era viceré di Valen- cia, il Duca di Segorbe, concludendo in pochi mesi i lavori di edificazione per il grande timore di un’imminente rivol- ta della popolazione moresca: «A 15 del mes de Abril del any 1562 se comença a fundar en la Serra de Berniça una gran fortalea pera diffensio contra los moros enemichs de nostra Santa Fe Catholica»20.

Sembra improbabile un così rapido completamento dell’e- dificio in un sito caratterizzato da forti limiti geografici per il trasporto e l’approvvigionamento delle risorse e da una complessa logistica, tuttavia la grave imminenza del peri- colo poteva giustificare la fretta imposta ai costruttori. Nel maggio di quell’anno il re rispondeva alle missive dei capitani Sancho de Avila e Gonzalo de Palacios e dello stesso Antonelli, commentando positivamente la traça del forte che gli era stata inviata21. Il sovrano elogiava la ra-

pidità dei lavori sollecitandone la conclusione al termine del mese, con l’auspicio di una migliore gestione delle re- lazioni tra soldati e operai, tra i quali probabilmente erano sorte discordanze e litigi22. La dotazione di armi per l’edi-

ficio, almeno 50 archibugi, proveniva da una delle case di munizioni e sarebbe stata consegnata a Rodrigo de Portillo e Juanes de Erasso per la distribuzione ai soldati: «porque

los soldados que estan a nuestro suedo en la fuerça que se haze por mi mandado en la sierra de Bèrnia, tienen neçe- sidad e armas, os mando que de las que ai ay en nuestra casa de muniçion envieis alli la quantidad dellas que os enviaran a pedir los capitanes Sancho de Avila y Palacios y ingeniero Juan Bauptista Antonelli (que no seran mas de las que fueren necesarias) ordenando que se las entreguen al veedor de municiones por su cuenta y razon para que se den a los soldados a cuenta de sus pagas»23.

Al termine di giugno il sovrano incentivava ancora una volta la conclusione dei lavori con il maggiore risparmio

13/ Foto attuale della Font del Fort, sorgente situata sulle pendici del monte poco più a sud delle rovine.

Modelli compositivi per la difesa “alla moderna”. L’esperienza di Giovanni Battista Antonelli

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consentito dalle circostanze e la maggior solerzia possibile per far insediare immediatamente i soldati nel forte24.

In agosto i lavori dovevano essere ad uno stadio avanzato, quando il re dava ordine a Antonelli e al Maestre racional di spostarsi e recarsi nuovamente a visitare il regno, la- sciando le consegne necessarie al completamento dell’edi- ficio25. Pare che nello stesso momento Antonelli scrivesse

che aveva già occupato il sito insieme al capitano Sancho d’Avila e a 200 soldati, ma non è stato ancora consegnato il denaro necessario né per “fare” la fortezza né per sfamare i soldati. Se la situazione fosse proseguita senza fondi sa- rebbero costretti a lasciare il luogo con grande disonore26.

Rimane quindi incerta la reale situazione dell’opera, che secondo alcuni studiosi venne terminata il 27 di agosto, dopo soli quattro mesi effettivi di lavori di edificazione27.

Lo storico escolano nella sua opera risalente al XVII seco- lo, posticipa i lavori di qualche anno, fino al 157028.

Racconta l’autore che nella sierra di «Hernia, que agora corrompidamente se llama Bernia», si erano riuniti i Mori per rimanere impuniti poiché l’area risultava «tan fragosa, e inaccessible» che permetteva loro di abitare sicuri in at- tesa dell’agognata fuga in Barberia. L’elezione del sito non era stata casuale, alla pari di ciò che avevano fatto i mori

16-17/ In alto il baluardo meridionale e in basso i pochi resti della punta del baluardo settentrionale.

7/ Il Forte della Sierra di Bernia, Alicante

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rifugiati sulla sierra di Espadán, dal momento che l’asperi- tà del terreno rendeva difficile l’arrivo delle truppe reali, e le copiose le fonti di acqua rendevano autonomi i rifugiati; la vicinanza alla costa permetteva inoltre il ricongiungi- mento con i compagni di fede e la fuga via mare.

Con il fondato timore di complotti segreti e possibili solle- vazioni, il re Filippo II aveva ordinato l’edificazione della fortezza incaricandone il Maestre de Campo Iulian Rome- ro, il quale aveva l’onere di eseguire gli ordini riportati in una missiva segreta chiusa e laccata, da aprirsi solo una volta giunto via nave al porto di Moraira, con il carico di materiali necessari all’opera. Nella lettera era indicato il sito “inespugnabile”, nei pressi di una copiosa fonte, dove doveva essere fondato il forte «a lo moderno», che non aveva eguali in tutta la Spagna29. È certo che le indicazioni

che fornisce Escolano, sebbene parzialmente romanzate,

dovevano rispecchiare il sentimento di meraviglia che an- cora a distanza di un cinquantennio aveva suscitato la co- struzione repentina ed in gran segreto della fortezza. Al tempo della scrittura dell’opera da parte dell’autore, l’avamposto era ancora in funzione, anche se sarebbe stato smantellato a breve a causa dei grandi costi di manteni- mento, non più giustificati dall’espulsione dei moriscos dalla penisola all’inizio del XVII secolo.

Altra notizia fornita era il prodigioso fatto accaduto pochi anni prima nel forte, quando l’immagine di Santiago con- servata nella cappella aveva sudato sangue bagnando per- sino l’altare, apparentemente occorso il giorno precedente alla morte del re del Portogallo Don Sebastian nella di- sfatta del suo esercito in Africa: «Hay en este castillo una image[n] de Santiago, q[ue] sudo sangre en años atras; y fue tanta que quedaron mojados ella y el altar»30.

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22/ In alto. Ingresso della cisterna di raccolta delle acque che si trova a settentrione del forte ed è aperta nella controscarpa sottto la strada coperta.

23-24/ A destra interni della cisterna con i graffiti parietali, alcuni dei quali risalenti al XVI secolo.

21/ La struttura attualmente denominata “cappella”, non insistente sull’impianto primitivo dello spazio religioso del forte.

19/ Rovine delle volte degli ambienti di servizio del piano terreno.

20/ Resti dello spazio angolare coperto da una volta a botte di cui rimane solo parte dell’imposta.