• Non ci sono risultati.

Capitolo 4 La difesa territoriale del Regno di Spagna

4. La difesa territoriale del regno

4.2 La visione di Antonell

In questo complesso panorama, Antonelli propone un di- segno difensivo personale ed innovativo, formulando la proposta di “hacer frontera” al nemico, basata sulla corri- spondenza esistente tra progetto urbano e territoriale. L’inizio degli anni Sessanta del Cinquecento, quando Gio- vanni Battista intraprende la sua attività in Spagna, coin- cide con la massima aggressività dei pirati turchi che, con frequenti incursioni, si dedicano al saccheggio ed al rapi- mento degli abitanti delle località costiere. Per ovviare a tale disordine, che oltre agli effettivi danni determinava un

clima di terrore e di insicurezza dei popoli insediati sulla costa, Antonelli applica un strategia precisa.

Anticipata nelle pagine delle Epitomi, la peculiare visione difensiva dell’ingegnere si fonda sul concetto che il territo- rio debba essere fortificato come una grande città. Pertan- to risulta necessario affidare la sua protezione ad una rete globale di avamposti fortificati, così come nella città tale difesa è affidata al sistema dei baluardi, gli elementi archi- tettonici propri dell’architettura militare cinquecentesca che garantiscono la sicurezza e l’offesa contro gli attaccan- ti nemici. Come in una cinta muraria questi sono i membri più importanti, progettati in maniera proporzionata e pro-

2/ Il disegno raffigura le due coste spagnola e nordafricana con in evidenza le città fortificate ed i porti principali da contrapporre agli attac- chi corsari. AGS, MPD, 67, 024, [1621]: «Galeras en el Mediterraneo oriental para la lucha contra los corsarios de Argel».

4/ La difesa territoriale del Regno di Spagna

113 Silvia Bertacchi

tetti dall’artiglieria, allo stesso modo si deve comportare la difesa dell’intero territorio, operando una connessione tra i diversi avamposti e le fortezze erette sui confini del paese per creare una rete impenetrabile di avvistamento e difesa: «Et perché si trovano varie et diverse qualità de confini et non si possendo dar regula ferma sopra ciascu- no particolarmente, et quanta distantia debbia essere da una frontiera all’altra, si presupporrà che i confini d’un Regno habbino certa corrispondenza con il circuito d’una Città nella forteza de la quale i baluardi sono i membri più importanti che vi siano, li quali si pongano in quella parte che possano offendere più il nemico, et diffender sé medesimi et la Città et si osserva una ragionevol distanza che l’uno guardi l’altro con artiglieria et archibugeria, et similmente le cortine tra l’uno et l’altro baluardo, et con altre avvertenze che si dicano al suo luoco, così di fortezze che si fanno su i con[fini] hanno certa corrispondenza co’l Regno, come li baluardi con la Città»6.

Con tutta probabilità quest’idea era stata rielaborata a par- tire dall’esperienza diretta dell’ingegnere in diverse realtà, le campagne militari estere prima ed il definitivo trasfe- rimento a Toledo poi, che sicuramente contribuirono in maniera determinante ad ampliare la sua percezione della realtà territoriale.

Altri importanti ingegneri dell’epoca, tra i quali Francesco de Marchi e Pietro Cataneo, trattando in materia di difesa delle frontiere, avevano insistito sulla necessità di con- centrare la fortificazione nei confini, assicurando tramite la loro difesa la sicurezza dell’intero regno7. Antonelli va

oltre, parlando di una vera e propria chiusura e della neces- sità dell’organizzazione di una frontiera globale, continua ed impenetrabile, applicata alla totalità dei domini. In seguito all’incarico di ricognizione delle coste levan- tine del regno del 1561, l’ingegnere struttura un sistema complesso ed articolato di difesa, che va ad interessare le piazzeforti e le torri esistenti creando un vera e propria barriera al nemico.

Nel suo Discorso8 per il Regno di Valencia propone la

“chiusura” del litorale, unico rimedio possibile per l’allon- tanamento del nemico. Nella parte introduttiva del docu- mento l’ingegnere presuppone infatti che i luoghi costieri vadano a costituire una virtuale muraglia che protegge il regno così come le mura proteggono una città: le località di maggiore rilievo sono considerate le porte o i baluar-

di a seconda della loro importanza difensiva, le torri as- sumono il ruolo di avvistamento e vigilanza al pari delle garitte. L’organizzazione di questo sistema costituisce un impedimento per il nemico, che rimane impossibilitato a valicare tale chiusura e non può recare offesa agli abitanti delle località litoranee: «los [lugares] maritimos [...] se han como un lienço de muralla, q[ue] por aquella parte çierre este reyno en forma de çiudad, y q[ue] los lugares mas importantes sean las puertas, y otros lugares los ba- luartes, y las torres las almenas, ò, garitas [...] çerra[n] dose portanto, y fortificandose bien este lienço de muralla como conviene»; «la costa deste reyno como la muralla de una çiudad, la qual conviene cerrarla, q[ue] el enemigo no pueda entrar en ella»9. Un concetto interessante che

completa la visione strategica proposta pochi anni prima nel trattato, e che viene attuato principalmente sulle coste levantine della penisola iberica, dapprima nel regno valen- zano ed in seguito in quello di Murcia.

A breve distanza di tempo, in un altro documento ineren- te la protezione costiera, Antonelli insiste sul fatto che si debba attuare una totale “chiusura” del litorale nonostante gli elevati costi che tale operazione presuppone per le dif- ficoltà economiche del paese, fattore che aveva già prodot- to la sospensione di alcuni dei suoi progetti.

Nell’ottica di questa strategia difensiva la città, ovvia- mente fortificata alla moderna, è nuovamente paragonata al baluardo per il suo fondamentale valore di avamposto militare. Le torri disseminate nelle coste assolvono anco- ra alla funzione di garitte per l’avvistamento del nemico, mentre stavolta sono gli insediamenti portuali che rappre- sentano le porte di ingresso alla città virtuale: «cerrar la costa como una muralla, haziendo cuenta que los lugares della sean baluartes, los puertos sean las puertas, y las torres las garitas o atalayas»10.

Il cambiamento di scala che mette in relazione intero territorio e singolo insediamento difensivo, ed il continuo paragone che intercorre tra Regno e Città, non fa altro che confermare l’approccio alla difesa come rete di collegamento delle difese esistenti nella “macchina territoriale”: «he tenido por mi parte consideración que esta costa como la que queda de España es como una cerca de muralla que la cierra toda, y que los puertos del Reyno, y los baluartes dél, y estas torres son las garritas de los cintinelas y atalayas que los velan de día y de noche, y que

Modelli compositivi per la difesa “alla moderna”. L’esperienza di Giovanni Battista Antonelli

114

Silvia Bertacchi

estando esta cerca bien reparada y bien guardada, estará muy seguro lo demás»11.

Negli anni di piena maturità dell’ingegnere, la calibrazione di questo concetto sulla specifica realtà spagnola si estende anche alla considerazione dei possedimenti del sovrano Filippo II al di fuori della penisola, paragonando il Mar Mediterraneo al pari di un fosso, i presidi nord-africani e i possedimenti italici quali rivellini della grande città che va a coincidere con l’intero paese: «el rey católico […] dexava a España la mar por fosso y por adarves las fronteras que havía ganado en Berbería, y los Reynos que tenía en Italia»12.

L’opinione di Antonelli non è condivisa da alcuni degli esperti del periodo che agiscono nelle medesime aree. A proposito della difesa il Duca di Alba riteneva infatti che l’elemento più importante fosse costituito dall’eser- cito, perché qualsiasi muro, seppur forte e ben progettato, non risultava sufficiente se sguarnito di buoni soldati13.

Gonzaga, a metà degli anni Settanta, scriveva al sovrano che prendendo in considerazione le numerose richieste di costruzione di torri, sarebbe stato più economico elevare un muro ininterrotto lungo tutta la costa: «advierto a V. M. que en todas partes y puntos y calas los de tierra querrían torres nuevas, y si se hubiesse de prestar orejas a su im- portunidad, demás que no bastaría todo el dinero para sus deseos, sería mejor hazer un muro continuado»14.

Ovviamente in questo caso era stravolto il discorso di An- tonelli, poiché Vespasiano intendeva rimostrare contro le continue petizioni del popolo e, come dimostrato in altre

occasioni, erano più efficaci pochi presidi ben costruiti ed armati rispetto ad un numero più elevato ma di peg- giore qualità15. L’inefficienza delle torri gli faceva trovare

come unica soluzione la protezione costiera ad opera di un “muro continuo di legno”, intendendo con questo le squa- dre di galere armate che ricorressero il litorale combatten- do e scacciando il nemico: «hazer un muro continuado de madera como dixo aquel Capitan atheniense queriendo significar muchas galeras»16.

Al termine del secolo il capitano Cristóbal de Rojas, di cui abbiamo già dimostrato le affinità con Antonelli nelle teorie proposte nel trattato del 1598, rivalutava l’idea della «provincia cerrada», ovvero chiusa, riproponendola come sistema operativo per la salvaguardia del regno17.

3-4/ Esemplificazione del concetto della fortificazione globale espresso negli scritti di Antonelli: esiste una correlazione stretta tra territorio e città, per cui la penisola iberica può essere considerata come un grande insediamento fortificato. In questo paragone i luo- ghi fortificati sono come i baluardi, i porti come le porte di ingresso, le torri come garitte, il mare Mediterraneo come il fosso e gli avam- posti africani sono i rivellini dell’ipotetica città.

baluardo città portale porto garitta torre fosso mare rivellino fortezza

4/ La difesa territoriale del Regno di Spagna

115 Silvia Bertacchi