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Capitolo 3 Epitomi delle fortificationi moderne di Giovambatta Antonell

3.6 La seconda sezione:

i tre libri delle Epitomi del Trattato dell’Artiglieria «Di quanta importanza sia l’artiglieria nella guerra sì offensiva come defensiva, tanto terrestre quanto maritti- ma, infiniti essempi alla memoria nostra freschi ne fanno chiarissimo testimonio. Impero che nei fatti d’arme, nelle scaramuccie, nelle espugnazioni delle Città, nelle diffese loro, et su l’armate di mare s’è visto l’inestimabil danno che l’horrendo furor suo ha fatto et fa tutto dì, onde meri- tamente s’ha aquistata quella riputatione che hora tiene»56

Dedicate al tema delle armi da fuoco, le Epitomi del trat- tato dell’Artiglieria costituiscono la sezione più estesa del testo, contando ben 81 fogli di cui 22 accuratamente illu- strati a colori57. Ultima delle opere compilate da Antonelli

in ordine cronologico, ma ricopiata nel volume come se- condo trattato a seguito delle fortificazioni, lo scritto ha inizio dal verso del foglio 4158. Secondo le indicazioni

dell’autore, la stesura della bozza era stata compilata in soli due mesi e terminata l’11 marzo 1561, perciò all’ini- zio dell’anno il lavoro era già in svolgimento.

La versione definitiva doveva essere soggetta ad ulteriori ampliamenti e risistemazioni, che però non ebbero luogo59.

La dedica del trattato al re Filippo II, di cui Giovanni Bat- tista si dichiara «humilissimo et devotissimo servitore», dimostra la volontà dell’ingegnere di elencare al sovrano le sue ampie cognizioni su una delle materie più attuali e relativamente innovative del momento. La profonda co- noscenza dell’artiglieria che «tanto tremenda è venuta in

12/ Una delle illustrazioni del secondo libro, che raffigura il canno- ne completo di sostegno. anToneLLi 1561, f. 76 r.

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13/ Cannone rappresentato nel trattato del TarTaGLia 1554. Pezzo elevato al sesto ponto, overo alli settantadue minuti, Libro Primo, Quesito I, f. 6 v.

ogni attion di guerra», era difatti imprescindibile per gli ingegneri del tempo, in quanto le fortificazioni erano esat- tamente calibrate per rispondere alla forza distruttiva delle armi da fuoco, infliggendo «l’inestimabil danno che l’hor- rendo furor suo ha fatto et fa tutto dì, onde meritamente s’ha aquistata quella riputatione che hora tiene».

La consapevolezza dell’offesa inflitta dalle armi da fuoco diveniva quindi il primo strumento per la progettazione della difesa, il punto stesso di partenza di tutte le riflessioni sul tema. Le pregresse cognizioni di Antonelli nel campo del «fulmine terrestre» presentate ne trattato, erano state ampliate e raffinate grazie alla frequentazione con il «gran Manrique», Capitano Generale dell’Artiglieria e uomo di «honorate qualità» che «possiede così ben quella scien- za», e che aveva operato una revisione del testo, per giu- dicare se i concetti espressi non fossero «indegni affatto di pervenire al Real Conspetto di Vostra Maestà».

Nonostante l’affermazione iniziale di voler trattare la ma- teria nella «maggior brevità che per me sarà possibile», Antonelli tende a dilungarsi sulla complessa disciplina, trattando i diversi temi inerenti le armi in ben tre libri. L’introduzione al testo si diversifica dagli altri trattati per il suo carattere di magniloquenza. Sono presenti nell’in- troduzione quattro sonetti di raffinato stile petrarchesco, scritti dal Capitano Alessandro Spinola e da Messer Jacopo Celoni di Cervia60. Tutti sono atti all’esaltazione di Filippo

II, il «più famoso Re del universo», e dello stesso auto- re, definito il «saggio» o «‘l chiaro Antonelli», «dell’ar- tiglieria dotto scrittore», figlio di quella terra gloriosa del Rubicone che aveva nuovamente partorito un personaggio importante, meritorio di «gloria immortal» al pari dell’an- tico vittorioso condottiero61.

Segue l’indice dei tre differenti libri, composti da alcuni paragrafi mai compilati, con la numerazione originale che non viene poi rispettata nel testo. Le materie non presenta- no un’organicità di tematiche all’interno dei distinti libri, anzi i capitoli risultano essere assai frammentari, ritornan- do più volte sui medesimi temi62.

Nel primo libro Antonelli dichiara di voler «trattar del Capi- tan Generale di essa, et sue genti, della casa di munitione et su ufficine, delle misure di ciascuna sorte di artigliria, della manera del fonderla, nettarla dentro et fuori, et provarla», inserendo ad esplicazione del testo diverse illustrazioni. Il secondo libro si incentra su «como si habbi a fornire

di case, ruote, palle, salnitro, polvore, carrigli et carri di tutte le sorti et d’altre cosse per uso suo possino essere necessarie, de ponti, barche, scale et simili, poi dell’es- sercitio dell’artiglieri», le cui spiegazioni sono dettagliate mediante alcune figure.

I capitoli del terzo libro infine sono dedicati alle «provi- cioni d’huomini, di bestie et di munitioni per uscir in cam- pagna con artiglieria, della manera di marciare con essa, del fare un fatto d’arme, dell’allogiarla, del battere et of- fendere una Città, del difenderla, et finalmente del modo como se ne serve su l’armate di mare»63.

Nel corso del testo, l’artiglieria è presa in esame sia dal punto di vista tecnico, per spiegare la sua costruzione e i materiali impiegati, che dal punto di vista del suo utilizzo quale stru- mento per «i Regni lor diffender lieve e conquistar gl’altrui». Figura chiave per l’esordio della trattazione è la figura del Capitano Generale dell’Artiglieria, uomo esperto, accorto e giudizioso, che risulta essere il direttore operativo non- ché responsabile di tutto il sistema difensivo ed offensivo

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14/ Ricostruzione dello scenario di utilizo dell’artiglieria in una delle cannoniere del Baluarte delle mura di Ibiza. Sono presenti un cannone di medio calibro, i proiettili in metallo di diverso calibro e i barili di polvere da sparo.

del Regno. Le molteplici qualità richieste a questo per- sonaggio, che vengono minuziosamente elencate da An- tonelli, finiscono per descrivere la persona di Manrique de Lara, che nella visione dell’ingegnere incarna l’ideale supremo del condottiero, verso il quale ripone la sua più sincera ammirazione64.

L’elencazione delle altre personalità coinvolte nell’artiglie- ria include tanto le figure amministrative quanto gli opera- tori di mansioni inferiori, che operano congiuntamente per fare funzionare quella «machina» complessa dell’artiglie- ria, intesa con la duplice valenza di sistema e di strumento65.

In questa prima parte sono diverse le raccomandazioni pra- tiche per l’organizzazione delle armi, per provvedere all’in- stallazione degli edifici di deposito delle munizioni in luoghi sicuri dal nemico, ricchi dei materiali primari per la fabbri- cazione dei proiettili, collegati da vie di comunicazioni che possano servire all’approvvigionamento dell’intero Regno66.

Nel testo sono specificati i materiali mediante un elenco molto dettagliato degli strumenti e munizioni di cui si con- siglia di essere sempre forniti in eccesso, “fuochi artifi- ciati”, ruote, corde, carri, “instrumenti”, cuoi, “trappani”. Le armi sono suddivise da Antonelli in tre grandi classi a seconda della lunghezza delle canne da fuoco, proporzio-

nate rispetto al diametro della palla di metallo usata come munizione, che ne rappresenta il modulo mensorio67.

Il libro si incentra sulla spiegazione del procedimento per creare un pezzo d’artiglieria completo, in cui si ravvisa chiaramente la cultura avanzata e preindustriale del perio- do, che impegna tutti i paragrafi e le relative figure fino alla fine del libro: dalla tavola di abete o noce per la definizione della sagoma, alla creazione vera e propria del modello del cannone fatto di terra mescolata con cimatura di lana, con tutte le relative specifiche per fabbricare la canna, l’anima interna, la bocca da fuoco e in ultimo la “culatta”.

Costruiti i modelli delle differenti parti e cotti una secon- da volta per aumentarne la resistenza al calore, viene illu- strata la composizione dell’intera forma, da sotterrare in una buca di fronte al forno per poi procedere nel più breve tempo possibile alla gettata. Segue la descrizione della co- struzione del forno in mattoni per la fusione del metallo di cui è rappresentata sia la planimetria che una sezione asso- nometrica, e la spiegazione del suo impiego. Sono presenti inoltre note sui metalli da utilizzare e sul tipo di legna per la fusione, cenni del processo di getto e della pulizia del pezzo finito, ed infine il metodo di controllo delle parti e la prova di funzionamento68.

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16/ Disegni di cannoni e mezzi cannoni completi di “delfini” per lo spostamento ed il direzionamento. Epitomi del Trattato dell’Arti- glieria, Libro II, f. 52 r.

15/ Uno dei cannoni fabbricati per l’imperatore Carlo V.

Il secondo libro del trattato porta a compimento il percorso per la fabbricazione del cannone, occupandosi del siste- ma per sostenere e spostare la bocca da fuoco, rendendola efficace nel campo di battaglia69. Nelle tavole illustrative

non viene rispettata una numerazione univoca, tanto che ai primi paragrafi del nuovo libro seguono alcuni disegni fa- centi riferimento a spiegazioni del precedente, e viceversa. Il tema successivo verte sui proiettili, da realizzarsi in pie- tra o in metallo, ferro o piombo a getto di materiale fuso, trattando i materiali utilizzati nelle loro caratteristiche e nella lavorazione. Sono presentate diverse armi distruttive tra le quali le palle riempite di polvere da sparo capaci di danneggiare anche i terrapieni. Interessante la spiegazione di come fabbricare il salnitro, materia prima per ottenere la polvere da sparo, con il procedimento per la raffinazione del composto finale, da preparare in grandissima quantità poi- ché «riccordinsi che mai non ne terranno di soverchio»70.

Completano il libro solo alcuni dei paragrafi menzionati nell’indice e che risultano non collegati con il tema prin- cipale. Tra i tanti previsti, sono portati a compimento solo quelli sulle corde per gli archibugi, sulle «mante et lizze» dotate di ruote per permettere l’opera dei guastatori ai pie- di della muraglia nemica, ed infine sui sistemi utilizzati per l’attraversamento dei fiumi, ai quali si associano due sole illustrazioni esplicative71.

Interessante il paragrafo sull’esercizio dell’artiglieria con cui termina il libro, dove si riscontra un chiaro intento di disciplinare il corpo degli archibugieri al fine di ottenere un miglior servizio per il Principe o per il re72.

Il terzo libro si incentra sul tema dell’utilizzo delle armi da fuoco in una fittizia uscita in campagna che Antonel- li utilizza come esempio dell’applicazione delle strategie tattiche da lui proposte. La trattazione si apre con una li- sta precisa degli operatori necessari all’azione sul campo e delle gerarchie che li regolano, degli animali utili per la movimentazione delle armi, specificando i carichi a cui possono essere soggetti a seconda del territorio e delle stagioni, e delle munizioni necessarie73. Ancora una volta

l’autore sottolinea l’importanza della disciplina dell’eser- cito e delle relazioni ordinate tra gli uomini, così come nel processo di organizzazione dell’accampamento e nella costruzione delle fortezze, che contribuiscono in maniera certa al successo dell’azione di guerra ed alla difesa del Regno, poiché se «ciascuno diligentemente esseguisse li suoi comandamenti […] le cosse ordinatamente vanno». L’accurata descrizione dell’utilizzo dell’artiglieria dà se- guito ad una specifica disamina del sistema di marcia, dei compiti dell’artigliere nella sistemazione campale dell’e- sercito, che riassume in breve i concetti del terzo trattato sull’alloggiamento degli accampamenti74.

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17/ Immagini dei proiettili e delle armi riempite con polvere esplo- siva da fabbricare per la battaglia. Vallo, Libro continente [...], Capitoli tre de arteficii di fuoco nuovamente aggionti, Cap. II, Per fare balle di bronzo da trazere in un battaglioni di fanti, le quali schipando fan grandissimo danno.

18/ I gabbioni riempiti di terra che vengono piantati in battaglia per proteggere lo scavo di trincee di avvicinamento alla fortezza attaccata e di spostamento dei cannoni. Vallo, Libro continente [...], Libro secondo, Cap. Terzo, Modo di fare trencieri e gabbioni, f. 21 v.

Le tematiche, come poi si riproporrà nell’ultimo scritto, vengono trattate come se gli accadimenti fossero reali, in- troducendo una narrazione virtuale all’interno delle spie- gazioni che ha inizio al “suono delle trombe di guerra”, ed il cambiamento del tempo verbale pone nel presente l’azione della battaglia narrata75.

Per ciò che concerne il trasporto dell’artiglieria, l’autore consiglia di pensare a possibili attacchi, facendola marcia- re «sempre da quel lato ove si dubiti d’essere assaltato, accioché ponendosi l’essercito in battaglia per combatte- re, sia alla presta per far fortificare la fronte et quelle parti che ‘l sito richiederà», lasciando alle merci le postazioni più sicure dai nemici. Delle tante mansioni del Generale, una delle più importanti è il sapere riconoscere i cammi- ni nei differenti territori, utilizzando anche le facilitazio- ni offerte dalla cartografia esistente, mostrando in ogni occasione «la prontezza dell’ingegno et vivacità del suo giuditio». In caso di guado di un fiume utilizzando mate- riali di riempimento o le barche illustrate nel secondo libro

del medesimo trattato, al capitano dell’artiglieria deriverà «molto honore et giovamento» per «intendere et sapere tutta l’arte della guerra, et essere provisto de partiti in tutte le cose che occorrono nel progresso d’una guerra»76.

Inoltre durante la battaglia sarà necessaria la sua prontezza nel riconoscere la più favorevole disposizione delle truppe e la tattica di contrattacco, facendo utilizzare l’artiglieria come strumento mortale e distruttivo. Nella simulazione dell’azione appaiono riferimenti alle «palle di bronzo o de ferro piene di polvore fina», la cui fabbricazione era stata consigliata in precedenza per danneggiare i terrapieni77.

Le indicazioni rispetto all’alloggiamento del campo in seguito alla battaglia riprendono sinteticamente le regole basilari per la corretta sistemazione dell’artiglieria, pronta all’attacco in zona più elevata e disposta per la difesa dello stesso accampamento.

Particolare cura consiglia Antonelli per la gestione della polvere da sparo e in queste pagine sono molteplici e ripe- tuti gli avvertimenti al riguardo, soprattutto per evitarne il contatto con il fuoco. Già nel primo libro dell’artiglieria se ne era previsto un immagazzinamento isolato in luoghi op- portuni, e nel trattato sull’alloggiamento degli eserciti ven- gono date indicazioni per sistemare le munizioni in zone interne, protette da trincee e da guardie notturne al fine di evitare azioni incendiarie da parte del nemico78.

Gli ultimi tre paragrafi dell’Epitome sono interamente de- dicati all’artiglieria utilizzata come mezzo di offesa o di- fesa di una città, considerando i punti forti e deboli deter- minati dagli elementi geografici o dall’ingegno dell’uomo se fortificata alla moderna. Nel primo caso si considera la situazione di un attacco ad una città e pertanto gli elementi architettonici della fortezza nemica diventano gli obiettivi del fuoco. Fase iniziale è il corretto posizionamento delle batterie che devono rispondere ai bombardamenti dall’alto rendendo inutilizzabili le armi cittadine, meglio se situate a debita distanza, protette da trincee e gabbioni, e poste di notte col favore delle tenebre mentre l’avversario è distur- bato dal suoni di «tutti li tamburi et trombeti del campo, affinché li nimici non le sentino, et non li tirino»79. Impre-

scindibile l’organizzazione tattica dell’attacco a cura del generale che risponde direttamente al tenente del Re, e che avrà avuto cura di informarsi, anche tramite lo spionag- gio, della consistenza delle risorse nemiche in termini di uomini ed armi, del posizionamento di queste ultime, pos-

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19-20/ Dispositivo del Castriotto utilizzato in Piccardia nel 1557 per elevare i cannoni e sparare dai parapetti dei bastioni senza la presenza delle cannoniere. Il “cavaliere” provvisorio costruito in legno era dotato di ruote per il trasporto con i cavalli e per dis- sipare l’energia del riculo dello sparo tramite il movimento della piattaforma stessa. Un altro vantaggio era il facile spostamento che permetteva la variazione del tiro e di restare nascosti visivamente ai proiettili nemici. maGGi-CasTrioTTo 1564, ff. 44 v, 45 r.

con più facilità. Alla fine la perizia difensiva e le armi fan- no desistere l’attacco e ancora una volta la città è salva80.

L’ultimo breve paragrafo del trattato accenna all’artiglieria di consuetudine impiegata nell’attacco a distanza in mare, che varia a seconda della tipologia di imbarcazioni, «gale- oni […], galere, di galeazze, di navi et di navilii»81.

Il libro si chiude con una tabella dei tiri in linea retta “di punto in bianco”, nella quale vengono registrate le distan- ze raggiunte dai proiettili sparati da diverse armi da fuoco con polvere comune ed alla maggiore elevazione82.

Anche se il percorso formativo di Antonelli nell’arte della metallurgia e nella gestione dell’artiglieria sembra pretta- sibilmente procurandosi da qualche traditore anche «una

pianta et un rilievo con le mesure».

Se invece si verifica il caso in cui si viene attaccati, le armi serviranno per l’allontanamento del nemico dalle mura, e la città sarà protetta mediante l’artiglieria. La terza situa- zione valuta il caso di insubordinazione della popolazione stessa contro il signore, che asserragliato nella cittadella o nel castello si proteggerà a suon di cannonate.

Il numero dei pezzi e la tipologia dell’artiglieria varia a seconda del luogo dove sarà più utile alla difesa ed all’of- fesa, con la seguente logica: «In un baluardo nelle piazze da basso vi vorranno due cannoni per piazza, in quelle da alto quattro mezzi cannoni et simili per una, per ogni orechione due, nella cortina frontiera altri due, nelli fronti del balluardo quattro o sei fra cannoni et collubrine […] Nelli cavalieri poi vi si metterano quattro pezzi, nelle piat- te forme sei et più et manco, secondo la copia o necessità che se ne ha, et la offesa che vi può esser fatta».

Il corretto posizionamento è soggetto anche ad espedienti per dare ancora più potenza alla difesa, volendo ad esem- pio tirare “per barba”, cioè da sopra il parapetto. È oppor- tuno evitare di abbassare la misura del muro di protezione, che lascerebbe indifeso il personale operativo, né aumen- tare la dimensione delle ruote dei carri di sostegno delle bocche da fuoco, e invece costruire resistenti piattaforme lignee sia mobili che fisse, sulle quali porre i cannoni per il tiro. La spiegazione della seconda soluzione proposta, definita «più facile e trattabile», viene lasciata ad un’illu- strazione mai compilata.

In tempi di pace le armi saranno conservate in luoghi pro- tetti, tenendo sempre a mente i consigli per una migliore protezione onde evitare che «un essercito ancorchè non molto potente et con non molto apparechio d’artiglieria conquista terre molto buone, con non puoco danno et ver- gogna di quei che così mal proviste le tenevano».

La trattazione si conclude con un’altra simulazione di bat- taglia, in questo caso un attacco notturno alla città, dimo- strando chiaramente come si possa mettere diligentemente in moto quel perfetto sistema difensivo controllato dal ca- pitano generale, che comanda la mobilitazione diligente ed il coordinamento efficace di tutte le forze.

Vari espedienti permettono un’efficiente difesa: i tiri di- struttivi dei cannoni, il getto di «tanti fuochi artificiati che pare di giorno» per disturbare l’attacco nemico e colpirlo

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22/ Pezzo di artiglieria e suo livellamento rispetto al terreno. TarTa- GLia 1554, Libro I, f. 6 r.

21/ Disegno di una bocca da fuoco estratto dal taccuino di Filippo Terzi, Architetto e ingegnere militare in Portogallo, anno 1578, f. 5r.

23/ Dimostrazione dell’andamento non rettilineo del proiettile sparato da un cannone a livello. TarTaGLia 1554, Libro Primo, Quesito III, f. 11 v.

mente pratico e dovuto in primo luogo alle lezioni impar-