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Modelli compositivi per la difesa “alla moderna”. L’esperienza di Giovanni Battista Antonelli

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Silvia Bertacchi

Antonelli visitò la zona, mentre era ancora presente una casa fortificata antica, detta il “castello”, di cui lo stesso ingegnere dava notizia3. La ricchezza di acque di sorgente

ed il relativo isolamento avevano convertito la zona nel ricettacolo di ogni tipo di bandito, e soprattutto dall’inizio del XVI secolo, nel rifugio della popolazione musulmana. Per questo motivo si era creata una pericolosa concentra- zione di classi emarginate dalla società, che divennero il grande problema della seconda metà del secolo4.

Il grande numero di insediamenti moreschi nella Sierra di Bernia, superiore persino a quelli dei “cristiani vecchi”, aveva avuto origine durante le Germanias, circa un qua- rantennio prima della decisione del sovrano Filippo II di costruire un avamposto militare strategico per proteggere la zona. A partire dagli anni Venti del Cinquecento, i mori erano stati forzati al battesimo e a professare la religione cristiana, pena l’espulsione dalla Spagna5.

La Giunta che si era riunita a Madrid nel 1520 aveva con- validato la validità del battesimo anche se forzato, esclu- dendo la possibilità di pratiche coraniche che sarebbero state considerate eresia. Tale decisione aveva provocato la ribellione e la fuga repentina nella Sierra di Bernia, dove esisteva la possibilità di nascondersi dalle autorità e fuggire all’applicazione della nuova normativa6. In un

documento inviato il 6 agosto dall’inquisitore generale, si prendevano ulteriori misure contro i “ribelli e ammutinati” della Marina rifugiati a Bernia, al fine di farli rientrare alle proprie abitazioni e ritornare all’obbedienza, risultato che sarebbe stato ottenuto solo dopo un duro anno di lotta7.

Tre anni più tardi, nelle Cortes de Valencia, era ribadita l’obbligatorietà del Santo Battesimo e l’espulsione dal Re- gno per i crimini e delitti occorsi nelle sierre di Bernia ed Espadán e la mancata obbedienza ai mandati del sovrano8.

A distanza di circa vent’anni durante la celebrazione delle Cortes de Monzón del 1547 e del 1552, veniva concesso l’indulto universale per qualsiasi classe di delitto, eccetto l’eresia, compresi i crimini commessi nelle due aree9.

8/ Vista delle rovine dalla vicina città di Altea, situata ai piedi della pendice meridionale del monte.

9/ La Sierra di Bernia fotografata dalla città di Altea. A destra la pena de Ifach che si protende in mare. Il forte progettato da Antonelli si trova sulle pendici alla base della cresta calcarea nel sito evidenziato e meglio mostrato dall’ingrandimento della pagina seguente.

7/ Il Forte della Sierra di Bernia, Alicante

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7.3 Le attività di ricognizione di Antonelli

A pochi mesi dalla fine della stesura del trattato dell’ulti- ma delle Epitomi, Giovanni Battista Antonelli si trovava a Valencia per ricevere incarichi di rilevante importanza circa la difesa del Regno. Uno dei documenti redatti in quel periodo, datato all’inizio dell’ottobre 1561, riguarda le istruzioni per la ricognizione della Sierra di Bernia, in quel momento densamente popolata dai moriscos di cui a breve si temeva la rivolta10. Lo scritto, compilato in ita-

liano, riporta in diversi punti le informazioni previe che risultavano necessarie all’organizzazione di un’azione militare nella zona11. Grazie ad un’indicazione presente

nell’opera di Braudel, è stato possibile rintracciare una co- pia praticamente identica di tali istruzioni tra i manoscritti della sezione di fondi antichi della Bibliothèque National de France di Parigi, redatta questa volta in spagnolo e sen- za datazione. In queste «Instrucion á vos Juan Baptista Antonelli, ingeñero, para que vays a reconosçer el sitio de la sierra de Vernia» viene esplicitato il nome dell’area ge- ografica della “sierra” di cui si necessitava l’informe, che viene denominata “Vernia”12.

Per quanto concerne il contenuto del documento, questo si organizzava in vari punti che richiedevano la descri- zione delle peculiarità geografiche dell’area, come i corsi d’acqua, i possibili cammini per l’esercito, le montagne e i boschi, oltre al censimento della popolazione moresca lì insediata. Il primo punto verteva sul “riconoscere le quali-

tà del sito di quel Regno”, principalmente nell’osservazio- ne delle coste e dei porti, punti strategici di rifornimento dei nemici (di cibo e soprattutto di acqua dolce) e mag- giormente vulnerabili a possibili attacchi provenienti dal mare. La distanza fra le foci dei fiumi e gli attracchi por- tuali era necessaria per valutare i possibili punti di sbarco dei nemici. Era indispensabile sapere se la costa poteva essere facilmente invasa e fino a che zona arrivava l’area abitata, compresi, se presenti, gli insediamenti dell’entro- terra, valutando anche la loro distanza dal mare e le loro fortificazioni o punti deboli. Inoltre era necessario chiarire se il sito era difficilmente raggiungibile con la cavalleria a causa della conformazione naturale (ad esempio valli,

10/ Copia del documento di istruzione per la visita delle due aree per il progetto di occupazione militare. BNF, ESP 161, ff. 156r-158v.

9/ La Sierra di Bernia fotografata dalla città di Altea. A destra la pena de Ifach che si protende in mare. Il forte progettato da Antonelli si trova sulle pendici alla base della cresta calcarea nel sito evidenziato e meglio mostrato dall’ingrandimento della pagina seguente.

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7.3.1 Le relazioni sulla Sierra di Bernia e di Espadán Compilate puntualmente secondo le istruzioni, redatte in italiano e databili con tutta probabilità tra la fine del 1561 e l’inizio del 1562, le tre relazioni che scaturiscono dalla visita di Antonelli contengono un’attenta descrizione delle sierre di Bernia e Espadán, con un progetto di occupazione militare organizzato in tutte le sue tappe fondamentali13.

La prima relazione, la «Relatione della Montagna, o, Serra di Spadan», descriveva le peculiarità geografiche dell’area montagnosa di Espadán14. Nell’informe venivano localiz-

zate le fonti (Aque) utilizzate sia per l’irrigazione che per la movimentazione dei mulini; si metteva in evidenza la scarsità di legname, disponibile solo nella zona bassa della montagna, che in altura si copriva invece di arbusti e pian- te di rosmarino (Bastimenti et legna); erano menzionati gli allevamenti di pecore come fonte di sostentamento della popolazione. Nella sezione Entrate et camini, grande at- tenzione era rivolta ai passi di montagna utilizzati dalle bande moresche, ed alle entrate alla regione che potevano essere utilizzate ai fini logistici per lo spostamento dell’e- sercito. Gli insediamenti registrati, circa mille “fuochi” a Est, più di duecento a Nord e più di mille a Sud per un totale di quasi tremila famiglie, «si potriano battere con Art[iglie]ria che per essere di pietra a secco, segli fareb- be molto danno, benchè q[uest]o no fosse il mag[gio]re che se gli potesse fare, si potriano assediare, o, combat- ter’ come si dirà». Il pericolo di insurrezione era presente, perché la gente era armata anche se non era capeggiata da “capi di valore”. Nello scritto era riscontrata la mancan- za quasi totale di cristiani, la cui popolazione superava di poco quella moresca: «Ma quello che sopra ogni cosa è da pareti scoscese, paludi, fiumi di grandi dimensioni o diffi-

cili da guadare, fossi ampi), l’esistenza di boschi comodi al nemico per nascondersi ed i luoghi dove era opportuno costruire torri o atalayas per la vigilanza della costa e del territorio circostante. La descrizione della regione doveva prendere in considerazione le caratteristiche della stessa soprattutto a livello geografico, dimensionale nonché qua- litativo (risorse alimentari) e la distanza fra i punti di inte- resse (entrate, luoghi fortificati, strade di comunicazione, corsi d’acqua), per poter progettare una rete di difesa terri- toriale opportunamente dimensionata.

Altro punto di interesse erano le informazioni riguardo alle popolazioni moresche insediate nella zona: il loro numero ed il livello di armamento, che si presupponeva essere «a lanza et scudo»; le connessioni con i mori e con gli altri «adherenti alle rapine» che «armata manu» avrebbero po- tuto incentivare le insurrezioni. Con queste notizie sarebbe stato possibile organizzare al meglio le repressioni, ferma- re in tempo le irruzioni, tagliare le vie di comunicazione che potevano permettere il congiungimento «c[on] altri lor seguaci», conservare le vettovaglie in luoghi protetti onde evitare assalti e «accioche no[n] trovassero da man- giare nel campo», e organizzare l’assedio per conquistare la montagna. In conclusione veniva ribadito di annotare «molto minuta[mente] et dilligentem[en]te, facendo una descrittione in carta come meglio si potrà co’ le distanze de luoghi, passi, fiumi, boschi, mo[n]ti».

All’interno dello scritto si notava ancora una volta la di- stinzione, che già era stata analizzata nel trattato di An- tonelli come in molti altri trattati dell’epoca, che vedeva contrapporsi i luoghi forti per Natura a quelli fortificati per Artificio grazie all’abilità degli ingegneri militari.

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