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Evoluzione tipologica e formale delle torri costiere Nel Cinquecento, la rivoluzione dell’utilizzo dell’artiglie-

Capitolo 4 La difesa territoriale del Regno di Spagna

4. La difesa territoriale del regno

4.5 Evoluzione tipologica e formale delle torri costiere Nel Cinquecento, la rivoluzione dell’utilizzo dell’artiglie-

ria suppone l’inevitabile evoluzione delle tipologie difen- sive per adeguarle a quelli che erano i requisiti necessari a fronteggiare le potenzialità offensive delle armi da fuoco67.

Al pari dei cambiamenti effettuati nelle mura delle fortezze e nei recinti difensivi delle città, anche nelle torri si deter- mina una necessaria rivalutazione dei modelli costruttivi e degli approntamenti più efficaci, da un lato per difen- dersi dall’artiglieria e, al contempo, per creare gli spazi necessari alle armi da usare per l’offesa. In linea generale per questi avamposti si registra la tendenza all’abbandono delle vecchie tipologie di eredità medievale, per proporre l’abbassamento dell’altezza e l’ispessimento delle pareti che garantiva una protezione maggiore agli urti.

Diversi studi sulle costruzioni della costa levantina della Spagna evidenziano tale cambiamento riflesso anche nel- le forme planimetriche, che fa perlopiù cadere in disuso i tracciati quadrilateri con angoli acuti, facilmente esposti ai colpi dei proiettili, privilegiando le forme circolari, che garantivano un migliore assestamento dei colpi e di conse- guenza una minore probabilità di crollo in caso di attacco. Molte delle torri più antiche, già presenti all’epoca della redazione dell’informe di Antonelli, presentavano una pla- nimetria di tipo quadrangolare tendente o meno alla forma quadrata, con volumi prismatici rastremati verso l’alto. A partire dalla metà del secolo l’adeguamento delle tor-

ri esistenti avviene attraverso l’introduzione di elementi provenienti dall’architettura bastionata, e tramite un con- sistente spessore inclinato aggiunto a mo’ di plinto della parte inferiore per contrastare la portata distruttiva delle palle di cannone e permettere il rimbalzo dei proiettili. In generale si riscontra la necessità di ampliare le dimen- sioni delle torri e delle piazze superiori per inserire le can- noniere e per l’artiglieria, che come abbiamo visto, era stato risolto da Antonelli attraverso l’introduzione della ghirlanda, che l’ingegnere aveva proposto in diversi casi per rafforzare l’esistente68.

La prospettiva progettuale cambia notevolmente in caso di progettazione ex novo. Il carattere prettamente funzionale degli edifici non esclude infatti una riflessione da parte de- gli artefici sul migliore dei modelli da associare a questo particolare settore dell’architettura difensiva, specialmente per quanto riguarda l’adozione della forma planimetrica. È chiaro che è ancora attraverso gli strumenti del disegno e della geometria, a partire dalla forma astratta e perfetta delle figure regolari, che gli ingegneri dell’epoca si im- pegnano ad elaborare progetti realizzabili ed efficienti in ragione della pratica bellica. Anche se sembra non esistere nelle nuove torri quel simbolismo “latente” che era riser- vato alle fortezze, l’aspirazione da un lato alla concettua- lizzazione di una “nuova” tipologia per l’epoca moderna, e dall’altro la necessaria fattibilità dell’opera, presentano interessanti aspetti teorici che i tecnici risolvono speri- mentando diversi modelli ed adeguandoli alla realtà69.

20/ La torre quadrangolare con garitte angolari esistente all’inter- no del giardino del monastero della Santa Faz (Alicante), costruita a fine ’500 su progetto attribuito a Cristoforo Antonelli.

21/ Torre costiera ad impianto quadrilatero eretta dalla Corona spagnola a Larache, in Marocco, per la difesa del litorale. Non lon- tano il forte dove lavorò Battista Antonelli.

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Sfortunatamente la maggior parte delle torri progettate dall’ingegnere italiano non venne mai costruita a causa degli esorbitanti costi che implicava un disegno difensivo così ambizioso, e risulta pertanto difficile determinare con certezza la natura formale di questi avamposti.

Certo è che a poco più di un decennio di distanza, precisa- mente alla metà degli anni Settanta, Vespasiano Gonzaga forniva un nuovo ordine di costruire alcune delle torri nei siti che erano già stati ritenuti di cruciale importanza nel progetto antonelliano.

Quelle tutt’oggi esistenti, come la Torre di Piles, la Tor- re del las Caletas di Santa Pola e quella della Gola del Xúquer, seguono tutte il modello troncoconico con scarpa Ad ogni modo, che esse si impiantino su planimetrie cir-

colari, quadrangolari e persino poligonali, la scelta pro- gettuale si riduce perlopiù a necessità funzionali, cioè la forma segue le esigenze della funzione70.

La forma quadrata venne utilizzata ad esempio in costru- zioni di dimensioni importanti, assimilabili a fortini, o nel caso di torri rinforzate da una scarpa e terrapienate all’in- terno fino a circa un terzo dell’elevazione totale. In alcuni di questi edifici vennero aggiunte garitte angolari a mag- giore protezione degli angoli e per permettere il tiro agli archibugieri71. Rispetto alla quadrata, la pianta circolare è

generalmente considerata la forma perfetta per la difesa. Le torri che erano state costruite secondo il disegno di- fensivo del Duca di Maqueda, ad esempio, erano edifici a pianta circolare e corpo cilindrico leggermente rastremato verso l’alto, fornite o meno di scarpa basamentale.

Caso a parte rappresentano le torri poligonali, in particola- re quelle di sei lati, che risultano essere adottate solamente in questo circoscritto periodo, per ovviare, come nelle for- tificazioni, al problema degli spazi morti non difendibili dalle postazioni di tiro.

All’interno di questo variegato panorama è interessante tentare di ricostruire l’idea progettuale che propone Gio- vanni Battista Antonelli per i suoi progetti, anche se in di- verse occasioni il suo operato è difficilmente discernibile da quello del Gonzaga, tanto che risulta incerta la paternità di alcune delle innovazioni formali riguardanti gli edifici. Questa lacuna di informazioni si origina dal fatto che An- tonelli negli scritti degli anni Sessanta offre indicazioni dettagliate in merito agli interventi da attuare per l’ade- guamento delle torri, mentre rimanda le informazioni morfometriche rispetto agli edifici di nuova costruzione ai disegni ed ai modelli, purtroppo andati perduti.

Una delle ipotesi più plausibili è che l’ingegnere abbia proposto un modello troncoconico con murature di grande spessore e ghirlanda sommitale aggettante, per le mede- sime ragioni addotte nel documento per i progetti di am- modernamento. Infatti, in tal modo risultava più ampia la piazza superiore e nello stesso tempo era possibile una difesa del piede della torre con il lancio di materiale con- tundente. Una pratica, quella del tiro ficcante, di uso antico che era ancora ritenuta indispensabile nel caso il nemico avesse potuto raggiungere la base della torre e da lì tentare l’ingresso, il posizionamento di mine o azioni di scavo.

22-23/ Torre de las Caletas di Santa Pola e Torre de Piles a Oliva. Entrambe sono conformi al modello troncoconico rastremato con ghirlanda sommitale in aggetto.

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24-25/ La torre de la Horadada. A confronto la torre costruita ed il progetto compilato da Cristoforo Antonelli a fine secolo. L’avam- posto difensivo, nonostante le modifiche subite nel corso dei secoli, risulta praticamente identico al modello proposto nel documento. Archivo Histórico Nacional, Diversos-Collecciones, 13, n. 1017: «Torre de la Horadada», Cristoforo Antonelli, fine XVI secolo.

assai pronunciata che alla massima altezza fa rastremare il diametro di base anche della metà72. In tali costruzioni

la porta di ingresso è sistemata in basso per permettere il rapido accesso alle guardie a cavallo in caso di pericolo, e la sommità dell’edificio risulta avvolta da una ghirlanda pronunciata, sorretta da mensole di pietra in aggetto e do- tata di solido parapetto73.

La stessa tipologia veniva ripresa dopo due decenni nel- le realizzazioni del nipote Cristoforo Garavelli Antonelli, che già intorno agli anni Ottanta aveva portato avanti alcu- ni progetti dello zio Giovanni Battista per l’area del fiume Ebro, anche se nella documentazione pervenutaci l’inge- gnere, con riferimento alla ghirlanda sommitale, menziona i soli progetti delle torri «que se ycieron en el tiempo de Bespessiano Conçaga en la costa deste reyno»74.

Un avamposto che segue il modello troncoconico corona- to da ghirlanda, è possibile citare la torre della Horadada, tutt’oggi esistente. La sua costruzione era stata già presa in esame da Giovanni Battista, che aveva proposto però di variare l’ubicazione scelta dal Duca di Maqueda.

In seguito Gonzaga aveva sconsigliato l’edificazione del

presidio in quanto il luogo scelto risultava ancora inadatto, e solo alla metà degli anni Novanta si giungeva all’effetti- va realizzazione del progetto a carico di Cristoforo Anto- nelli75. Il disegno di progetto rappresentava una torre tron-

coconica massiccia, con pareti scarpate, terrapieno alla base e due livelli coperti da volte; la piazza sulla sommità veniva protetta da uno spesso parapetto in aggetto su due mensole incastrate nella muratura.

Anche per la progettazione delle torri del porto di Moraira e dell’isola di Benidorm, due siti già segnalati più di trenta anni prima da Antonelli, Cristoforo disegnava una fabbrica troncoconica, con murature fortemente rastremate, due pia- ni interni voltati sopra un basamento con terrapieno ed uno spesso parapetto superiore sorretto da mensole sporgenti76.

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Il progetto, di cui rimane un disegno autografo e firmato77,

risale al 1594 ed era accompagnato in passato anche da un modello ligneo andato poi perduto78.

Nella relazione che accompagnava il materiale grafico, Cristoforo proponeva una torre redonda, capace di soste- nere tre bocche da fuoco – tra le quali un sacre con proiet- tili da sei libbre ed un pedrero – molto simile dimensional- mente a quella della Horadada. Con un diametro totale di 53 palmi, di cui 21 di vuoto interno e 16 palmi di spessore per la parete, la torre si elevava fino a 55 in altezza ed era sormontata da un parapetto di 5 palmi79.

La scarpa saliva con un’inclinazione definita da una pro- porzione di 1:10, restringendo quindi il diametro di 1 pal- mo per ogni dieci in altezza, e in tal modo la piazza supe- riore rimaneva ampia 41 palmi complessivi.

Il terrapieno arrivava all’incirca ad una misura di 20 palmi dal suolo, laddove si apriva la porta sull’interno e si dava accesso ai due livelli: il primo con un armadio per le mu- nizioni ed i viveri; il secondo con il camino.

Il parapetto dello spessore di cinque palmi, che vedeva la presenza di tre o quattro cannoniere, era aggettante di tre palmi, in modo da permettere l’inserimento del vuoto di un palmo e mezzo di larghezza e lunghezza per difendere la base della torre gettando le pietre sugli assalitori: «para hechar por ellos muy buenas piedras para defensa de la dicha torre y para que no lleguen a picos ni a minas que para la alcabucería que podrán tirar desde fuera estarán

26-27/ Il progetto per le torri del porto di Moraira e Benidorm, com- pilati da Cristoforo Antonelli. In alto la sezione della torre (ACA, Mapas y Planos, 23/1, [1596]: «Perfil de la torre que se a de hazer en el puerto de Morayra y ysla de Benenidorme, costa del Reyno de Valencia»). Sotto, mappa dell’area. ACA, Mapas y Planos, 23/3, [1596]: «Pintura del puerto de morayra en el Reyno de Valencia».

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guardados con el parapeto»80. Il progetto approvato – mai

costruito – fu in definitiva quello di Cristoforo, nonostante le critiche opposte dal matematico Fra Ximén Pérez Fa- chs, «muy pláctico en las fortificaciones a lo moderno», che rimproverava, tra le altre cose, il gran carico statico dovuto al parapetto troppo ampio. Fachs aveva presentato una controproposta, anche se per molti aspetti la sua torre sensibilmente inclinata somigliava formalmente a quella del rivale81.

Se molti dei protagonisti del mondo militare dell’epoca privilegiavano la torre di base circolare, non tutti però si trovavano d’accordo con l’inserimento di una scarpa così

accentuata come nei progetti appena descritti.

L’opinione comune era di alzare la parte inclinata fino a circa un terzo in elevazione, come nei due progetti per “torri grandi e piccole” previste da Juan Marín per la costa dell’Andalusia, databili al 1583.

Al contrario ne sconsigliavano l’inserimento preferendo forme cilindriche “pure” che permettessero una più effica- ce difesa ficcante con il getto di pietre dall’alto in caso di assalto al piede della torre. Di stesso avviso era Cristóbal de Rojas, che nel 1613 offriva un paragone grafico fra il modello scarpato e la sua personale proposta82.

Il modello cilindrico semplificato si riscontrava anche nel

28-29/ In alto. AGS, MPD, 05, 022 e 023, [1583]: «Planta [y elevación] de las torres grandes (pequeñas) para fortificar la Co- sta de Sanlucar de Barrameda hasta el cabo de Santa María», Juan Marín, maestro de Cádiz. 30/ A sinistra. Dimostrazione del capitano de Rojas dei vantaggi della torre cilindrica non rastre- mata rispetto a quella con scar- pa. AGS, MPD, 36, 017, [1613]: «Diseño de tres torres para con- struir en la costa de Andalucía», Cristóbal de Rojas.

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progetto della torre del Pinatar di Murcia, il cui disegno risale alla fine degli anni Settanta ed è fascicolato con altri progetti di Giovanni Battista Antonelli, anche se non a lui direttamente attribuito83. Nelle condiciones fornite per la

sua costruzione, venivano anche specificati i materiali, e raccomandato l’utilizzo della muratura con calce mescola- ta ad acqua dolce, rispettando le misure fornite dal proget- to, prevedendo una fondazione solida, più ampia rispetto al diametro della torre dell’ampiezza di almeno una vara.

4.6 Il modello di torre esagonale proposto da Gonzaga e