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Capitolo 3 Epitomi delle fortificationi moderne di Giovambatta Antonell

3.5 La prima sezione:

le Epitomi delle fortificationi moderne

Nella prima sezione del trattato, intitolata Epitomi delle fortificationi moderne, Antonelli raccoglie i precetti fon- damentali per la difesa di una città in accordo con i concet- ti della fortificazione alla moderna.

Lo scritto, compilato nell’anno 1560, sicuramente in se- guito al trattato sull’alloggiamento campale, è dedicato all’illustre Juan Manrique de Lara, all’epoca capitano ge- nerale dell’artiglieria spagnola24.

Il testo si organizza in poco più di quaranta paragrafi che introducono il tema della difesa di città e fortezze.

Attraverso l’introduzione dei concetti generali riguardo alla classificazione dei siti ed alla scelta del migliore per impiantarvi la città, vengono analizzati dettagliatamen- te gli elementi architettonici che compongono la fortifi- cazione, fornendo le informazioni dimensionali utili alla progettazione. L’ultima parte del testo si focalizza sulle differenti tipologie di insediamento fortificato, presentan- done una casistica abbastanza esauriente. Chiude il trattato l’accurata descrizione delle fortificazioni di terra, sia dal punto di vista dei materiali di impiego che del processo tecnologico-costruttivo. Antonelli ne consiglia l’utilizzo proprio per la capacità di contrapporsi efficacemente alle armi da fuoco, resistendo meglio di qualsiasi altra muratu- ra all’impatto dei proiettili.

Le Epitomi iniziano esponendo le condizioni indispensa- bili per la gestione degli Imperi, ovvero le «buone arme», le leggi e la religione. Giocano un ruolo favorevole anche le caratteristiche geografiche e fisiche del sito, tra le quali «aer sano, fertilità, fortalità, commodità, et vaghezza». Tra tutte però, la principale risulta essere la «fortezza», ne- cessaria per il mantenimento e l’ampliamento dei confini, che può essere ottenuta per «natura o per artificio»25.

Secondo una suddivisione spesso usata dai trattatisti dell’e- poca, l’autore distingue i luoghi forti per natura, agevolati nelle difese grazie alla posizione favorevole del sito, come l’isolamento determinato dal fatto di essere attorniato dai monti, o da elementi difficilmente valicabili come palu- di, fiumi, foreste e deserti. Nel caso inverso, la protezione del luogo è affidata all’opera dell’ingegno. Considerando questi due aspetti contrapposti, entrambi necessari per ga- rantire la difesa di un luogo e non sempre compresenti, è

opportuno considerare che, laddove ne mancasse uno, è necessario sopperire con l’altro, in modo da equilibrare la cattiva condizione geografica con l’abilità dell’ingegnere. Con la stessa attenzione si deve considerare la natura dei confini, suddivisi in mediterranei, montuosi o marittimi, ognuno con caratteristiche specifiche da saper valutare per progettarne le difese. Ad esempio, i siti di mare «sono fa- cilissimi ad essere invasi dall’armate» dal momento che l’attacco può provenire da qualsiasi fronte, contrariamente all’opinione comune che li farebbe sembrare più protetti26.

I cinque parametri da considerare attentamente per la scel- ta del sito si adeguano alle norme già codificate dalle opere dell’antichità classica e riscoperte grazie alla circolazione dei manoscritti antichi e sono «sanità, fertilità, fortezza, commodità, et vagheza»27. Si devono pertanto evitare luo-

ghi vicini a paludi e acque malariche, in special modo se le correnti d’aria possono trasportarne alla città i vapori venefici, disponendo l’insediamento con un orientamento favorevole a seconda dei venti dominanti.

La presenza di acqua è indispensabile, perché qualora l’ap- provvigionamento avvenisse attraverso condutture dall’e- sterno del luogo fortificato, questo sarebbe il primo fattore di vulnerabilità durante un assedio. In caso di mancanza di sorgenti e di pozzi, la creazione di cisterne per la conserva- zione diventa una priorità. Altro segno di qualità del luogo è che sia già abitato da persone sane, che sia fertile e con ricchezza di coltivazioni, che sia facilmente percorribile sia per terra che per la vicinanza di fiumi navigabili. In ultimo risiederà nell’amenità dei paesaggi28.

Dal punto di vista militare, i siti privilegiati hanno la ca- ratteristica di essere circondati da acqua di laghi e fiumi in pianura o di essere possibilmente allagabili, mentre quelli montani dovrebbero preferibilmente trovarsi in posizione più elevata rispetto ai rilievi vicini e protetti da pareti sco- scese e difficili da minare. È necessario che in entrambi i casi siano privi di vegetazione ed edifici intorno che pos- sano nascondere o proteggere i nemici29.

Considerando i quattro principali espedienti tramite i quali è possibile espugnare una fortezza, più o meno efficaci a seconda della caratteristiche geografiche del sito, Antonel- li fa una breve argomentazione sulle espugnazioni attuate grazie alla potenza dell’artiglieria, proponendo le soluzio- ni difensive per ogni caso: «Essendo dunque tutte l’espu- gnationi fondate principalmente su l’artiglieria, la quale

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serve sì all’offesa come alla deffesa», la fortificazione va calibrata rispetto alle armi cui deve resistere.

La distinzione fra reali e non, e di conseguenza fra fortezze in grado di resistere all’artiglieria più o meno pesante, vie- ne basata sul calibro dei proiettili utilizzati, dividendoli tra quelli di peso superiore o inferiore alle otto libbre30.

Trattando delle città conquistate «per fortezza manifesta», l’autore specifica che le batterie colpiscono più efficace- mente le fortezze in pianura e vanno contrastate mediante «terrapieni et contrafosso», fortificando la zona che dà verso l’entroterra; i cavalieri, a cui è possibile contrappor- re altri cavalieri, sono particolarmente dannosi per i siti pianeggianti; nei luoghi montani si devono contrastare le mine con la previsione di contromine31.

Per quanto riguarda gli assalti mediante scale, viene consi- gliato di dotare i parapetti dei bastioni di una «certa globosi- tà» in modo da rendere difficile l’attracco per l’arrampicata32.

Sono citati anche alcuni metodi tradizionali, come l’aper- tura di varchi e danni alle cortine con le zappe, omettendo però quelle «machine de gl’antichi» ormai obsolete e inu- tili contro l’evoluzione delle armi da fuoco33. Anche in un

altro passo l’ingegnere afferma di non voler trattare dei metodi di difesa «da battaglie di mano (che dicano) a lan- za e scudo» in quanto ritenuti ormai sorpassati.

Dopo la disquisizione sul miglior sito per l’impianto della fortezza e della più opportuna soluzione difensiva, viene illustrata la vera e propria fase progettuale, previa ricognizione e rilievo del territorio. Sono prima di tutto raccomandati il tracciamento della planimetria della forti- ficazione, in debita scala e con tutti gli elementi difensivi necessari. La costruzione di un modello tridimensionale del manufatto, da completarsi in terra o utilizzando altri materiali idonei, sarà in grado di mostrare alla committen- za il risultato finale del progetto, utile anche per la stima dei costi e l’organizzazione delle maestranze34.

In questa parte della trattazione viene brevemente affronta- ta la disquisizione sul tracciato fortificato e la descrizione dei principali elementi della fortificazione alla moderna, «buone mura, larghi terrapieni, ampi et profondi fossi». La progettazione corretta parte dalla scelta della forma della fortezza, migliore quanto più prossima al tracciato circolare, e delle sue parti, tra loro proporzionalmente cor- relate. Il ragionamento si traduce nello scartare la forma triangolare e quadrata, «di tutte le men buone», perché

determinano baluardi acuti e di conseguenza meno forti35.

Una volta scelta la tipologia di pianta da adottare, sarà il momento di dettagliarla con l’inserimento degli elementi architettonici, di cui «i baluardi sono i membri più impor- tanti che vi siano». Questi devono essere posizionati in ogni angolo, terrapienati e uniti tra loro con parti di mura- tura rettilinea protette dai cannoni, in maniera che possano difendersi mutualmente, e ubicati laddove possibilmente possano creare maggiore ostacolo per il nemico.

Inoltre devono essere sistemati ad una «ragionevol distan- za», così come le cortine, rivolti uno verso l’altro e coperti dal fuoco dell’artiglieria opposta36.

Esistono altre soluzioni quali i cavalieri, in posizione me- diana rispetto alle cortine, le piattaforme all’esterno, even- tuali tenaglie o soluzioni difensive che impiegano forbici, denti e casematte a seconda della conformazione del sito37.

9/ Ludovico Buti, L’atelier-laboratorio dell’architetto in cui si re- alizzano i plastici di fortezze, 1588, Firenze, Galleria degli Uffizi, sala 23.

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Le porte saranno ubicate nei luoghi più comodi e più pro- tetti, lasciando una strada interna che circonda la città da utilizzare in caso di ritirata. Esternamente le mura saranno circondate da un fosso, con un fossetto di dimensioni in- feriori nel mezzo, e dalla strada coperta tutt’intorno alla fortezza per distanziare ed essere protetti dal nemico, am- pliando la visuale verso l’esterno con la tagliata.

Le istruzioni date puntualmente dall’autore forniscono le informazioni e le misure di ogni singolo elemento architet- tonico, generalmente in linea con le raccomandazioni dei trattatisti coevi, salvo la tendenza a rielaborare le tecniche costruttive tradizionali spagnole in funzione dell’architet- tura moderna, non da tutti condivisa.

La volontà di trasmissione del sapere pensato per una lar- go pubblico è dimostrata dall’inserimento di alcune tabelle riportanti le misure in piedi, con la doppia unità di misura in uso in Italia ed in Spagna. Non solo quindi un approccio educativo che vuole divulgare l’arte del fortificare, bensì,

l’intento da parte dell’ingegnere di trasferimento del ba- gaglio culturale tra i due paesi, l’uno da cui ha ricevuto la formazione e l’altro per cui si trova a lavorare.

Dopo la disamina degli elementi architettonici più signi- ficativi che caratterizzano il fronte bastionato in pianura, Antonelli riprende la descrizione trattando i siti montuosi, quelli marittimi ed infine le avvertenze da seguire in caso di ammodernamento di presidi esistenti.

Per ciò che concerne la fortificazione in zona montuosa, la disposizione del sito può determinare la progettazione di baluardi di tipo “non reale”, preoccupandosi però di “ab- bracciare” il luogo in modo che non rimanga spazio per le batterie nemiche. In occasione di un attacco frontale, se la battaglia proviene dal fianco o nel caso di attacco alle spal- le, si deve verificare che nessuna zona prominente possa servire da vantaggio all’attaccante, ed è consigliato l’in- serimento del fosso e di alti parapetti, proteggendo la cor- tina tramite le cannoniere. Vivamente sconsigliata invece

10/ Schema proporzionale del baluardo reale progettato da Antonelli e misure ideali degli elementi principali fornite in passi italiani: A. fronte; B. fianco; C. orecchione; D. piazze basse; E. entrate alle piazze; F. rampa.

A B d E f 100 piedi fosso CortInA BALuArdo foss Etto C 10 metri 60 piedi 32 piedi 200 piedi 592 piedi

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l’installazione di troppi avamposti, che non possono essere mantenuti se non con oneri significativi, e che, una volta perduti, possono costituire un vantaggio per il nemico. A supporto di tale affermazione l’ingegnere adduce uno dei pochi riferimenti presenti nel testo a siti geografici ita- liani, portando l’esempio del complesso militare di Porto Ercole, del quale aveva potuto constatare di persona i limi- ti ed i difetti durante le operazioni belliche di Siena. Il tema della fortificazione della città con confini maritti- mi risulta molto importante nel contesto spagnolo, che ha una conformazione territoriale con prevalenza soprattutto di insediamenti costieri. Antonelli consiglia di approfit- tare delle protezioni offerte dalla natura, quali i fiumi ed il mare, provvedendo a fortificare anche le isole, se pre-

senti, in modo da formare un sistema difensivo unico, da coadiuvare con torri di avvistamento che possano fornire un servizio di vigilanza tramite segnali di fumo o fuochi, rispettivamente di giorno e di notte. Nel caso di ammoder- namento dei presidi difensivi esistenti, situazione che più frequentemente si presentava all’epoca principalmente per la mancanza di fondi per nuove costruzioni, l’autore con- siglia di sfruttare le difese presenti. La modifica dell’esi- stente secondo i nuovi concetti fortificatori non deve però determinare spese eccessive «advertendo di servirse del vecchio di manera che si facchi spendere manco che si può al suo signore, senza danno però della fortificatione»38.

Fondamentale la pratica di dismettere le opere esistenti solo una volta terminate le nuove, onde evitare pericoli

11/ Ricostruzione tridimensionale del baluardo di tipo“reale” schematizzato nel trattato, seguendo le proporzioni indicate per gli elementi.

LEGEndA A) contrafforti B) sistema voltato C) cortina d) cordone E) parapetto f) cannoniera G) merlone h) orecchione I) ingresso alla piazza L) piazza bassa dell’artiglieria M) corridoio n) rampa o) terrapieno p) fianco

q) punta del baluardo A

B C d E f G h I L M n o p q A C h I L M p

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nel periodo di transizione dalle vecchie alle nuove difese. Nella trattazione del tema delle fortificazioni Antonelli si dimostra un abile esperto, in grado di gestire con disinvol- tura le operazioni di guerra, un buon stratega ed un pro- gettista accorto. L’ingegnere consiglia di rivedere sempre i progetti, frutto dell’entusiasmo del momento, per control- lare di non aver lasciato niente al caso e di non aver com- messo errori grossolani a causa del proprio compiacimen- to o avendo avuto poco tempo a diposizione per terminare il progetto39. In merito alle difese delle città, viene sotto-

lineata l’imprescindibilità della conoscenza delle tecniche di offesa al pari di quelle di difesa, che risultano essere aspetti complementari di una progettazione efficace40.

Il disegno delle fortificazioni, in prima istanza, verte sulla valutazione delle traiettorie di tiro dei cannoni e della loro portata, secondo cui vengono dimensionati proporzional- mente tutti gli elementi che compongono il sistema. Da buon tecnico ed esperto formatosi sul campo, Antonelli ritiene fondamentali le operazioni di rilevamento territo- riale, come atto previo di conoscenza del luogo, sia per valutarne le caratteristiche direttamente connesse all’ubi- cazione, che per progettarne gli eventuali rimedi.

Tramite i documenti grafici e le relative relazioni di ac- compagnamento è anche possibile gestire più opere di for- tificazione allo stesso tempo, dispensando così le direttive progettuali in caso di assenza del progettista sul posto. Infatti era frequente all’epoca che l’esperto si destreggias- se contemporaneamente tra una moltitudine di cantieri ed opere in corso, della cui gestione si occupava tramite la delega dei lavori alle maestranze una volta progettati41.

Per quanto riguarda la fortificazione in senso più ampio, l’autore individua i due punti di forza del paese nella dife- sa territoriale, rappresentata dai siti fortificati, e nella po- tenza dell’esercito, supportato da un indispensabile siste- ma di mobilità. La sua personale visione del concetto del fortificare non si limita alla banale operazione di mettere in sicurezza un singolo avamposto, bensì dall’intento di creare una rete di controllo estesa nel territorio.

L’interessante paragone proposto da Antonelli riguarda il ruolo del Regno, che è considerabile alla stregua di una grande Città. Risulta ovvio che per garantire l’inespugna- bilità dell’intera “nazione” è necessario proteggerne i con- fini tramite le fortezze, come si farebbe nel caso del circu- ito murario cittadino proteggendolo mediante i baluardi42.

Evidenti in questa sezione del trattato i riferimenti di An- tonelli alla trattatistica classica e coeva, dimostrando la cultura formativa e la documentazione dell’ingegnere sui fondamenti per la conoscenza teorica e pratica dell’arte del fortificare. Probabilmente frutto della sua formazione, che si considera assai erudita, sono frequenti i riferimenti agli autori classici che avevano trattato di castrametazione e che al tempo erano divulgati grazie alla stampa. Soprattut- to per i concetti basilari della architettura militare, ovvero la scelta del sito, la sua fortificazione e l’organizzazione della città, uno dei riferimenti certi è l’opera di Vitruvio. L’autore latino raccomandava l’accuratezza nella scelta del sito rispetto alla salubrità dell’aria e ai venti dominanti, ripreso da quasi tutti gli autori di trattati nel Cinquecento43.

Anche Antonelli nel suo trattato insiste più volte sulla ri- cerca della sanità del luogo, e del suo valore che viene comunemente indicato come il più importante, soprattutto rispetto ai venti: «Alcuni venti fanno anchora mal aria, massime quando passano sopra paludi, et portano quei vapori alla Città. Il levante et tramontana sono stimati migliori di tutti, ma devesi in Paesi freddi voltar la città verso i venti caldi et nei caldi verso i fredi»44.

Per il controllo della salubrità di un luogo, Vitruvio consi- gliava il controllo dei fegati delle bestie al pascolo: «Per- ciò stimo che s’abbia ad aver sempre presente la regola degli Antichi. Questi negli animali destinati a’ sagrificj, e che pascevano in que’ luoghi, ove volevano situare o città, o quartieri, osservavano i loro fegati […] se gli trovavano difettosi […] passavano oltre, e mutavano paesi, cercando sempre in ogni cosa la sanità». La medesima procedura è riportata brevemente Antonelli: «Gli antichi facevano pascere le pecore in quel luogo che volevano edifficare, et apprendole poi, se gli trovavano le interiora guaste, lo lassavano per malsano».

Altro autore basilare per la conoscenza militare era Flavio Vegezio, funzionario tardo romano esperto di guerra, a cui si riferiscono spesso i trattatisti come fonte autorevole per la disciplina militare. A proposito della protezione dei luo- ghi per “natura” o “artificio” l’autore scriveva: «Le cittadi, e le castella o per natura di luogo, o per opera di mano si debbono forti fare, o vero ne’ detti due modi, che è cosa più ferma. Per natura se è posta in montagna, o in luogo dirupinato, o vero ch’abbia mare intorno, o vero paduli, o vero fiume cavato con mano. Per opera si fa forte, cioè

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per mura, quando la cittade è posta nel piano, ed allotta si richiede che scaltritamente sia fondata, sicché per l’ope- ra, e per lo scaltrimento dell’arte vincere non si possa»45.

Tale dualità si trasferisce nei trattati del XVI secolo a proposito della difesa delle città. Tartaglia ad esempio afferma che «una città può esser alle volte forte per la natura del loco dove che la si ritrova, et alle volte solamente per artificio dell’huomo, et alle volte per l’uno, e per l’altro»46. Zanchi parla della medesima dualità fra

natura e umano ingegno: «Sono i luoghi, o’ per sola natura forti, o’ per artifìcio humano a’ quella accompagnato, overo senza beneficio di essa natura, per la sola arte usatavi […] Dalla natura sono forti quando son posti in monti, laghi, paludi, o’ in mare […] Dalla natura, & arte insieme, per forma & materia»47.

Questa classificazione viene sottolineata anche da Anto- nelli, che vi dedica una approfondita trattazione nella pri- ma parte dell’Epitome: «Tutti i Regni, o Provincie sono forti per natura o per artificio, o, per amendue. Per natura sono forti quando li circondi il mare o gli bagni d’alcuna parte, et dall’altra gli serrino i monti, et ch’el mare sia importuoso, o habbino tutto all’intorno, o de alcune parti monti, laghi, paludi, grossissimi fiumi, deserti, foreste, et silve grandissime. Per artificio son forti quando che nei suoi confini in luoghi forti, et sopra tutto quelle strade, de per le quali a guisa di porte, danno a strangieri l’entrata nel Regno, sia in piano o in monte, o in ripa al mare o a fiume habbino buone et forte città, o castella che rittenghi- no nemici che lor volessino assaltare»48.

Con tutta probabilità Antonelli ebbe contatti diretti con due dei trattatisti più importanti dell’epoca, Giovanni Battista Zanchi ed il senese Pietro Cataneo, entrambi partecipanti alla guerra di Siena. Nel medesimo 1554, circa un lustro prima della stesura delle Epitomi, venivano pubblicate le opere dei due autori, che possibilmente Antonelli poté vi- sionare anche in maniera diretta, dal momento che esisto- no diverse somiglianze nell’impostazione dei trattati. Per citare un esempio, si riscontrano similitudini con il Ca- taneo per quanto riguarda l’elencazione delle qualità del sito. Il primo scriveva che «conviensi con ogni diligenza nello eleggere il sito di nuova città avvertire, che in quello, essendo possibile, sieno tutte le buone qualità, perche da questo si veggono il più delle volte nascere le grandezze,