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L’A. inserisce i Choliambi e più in generale l’opera di Persio all’interno di una rassegna diacronica di autori latini, avente come comun denominatore il legame intertestuale con Callimaco. Non si tratta solamente di un modello di riferimento; è un filtro per mezzo del quale la poesia latina definisce il proprio rapporto con la tradizione298 greca, ne acquisisce il repertorio di immagini e li reinterpreta secondo un programma, appunto, callimacheo. Da Ennio a Marziale, quindi, tutti i poeti latini hanno gettato il proprio sguardo a Omero, a Archiloco, a Ipponatte, a Pindaro, tramite il filtro del “callimachismo”. Le relazioni che si creano fra i vari testi della poesia latina, poiché risultano mediati da tale personalità, sono di notevole complessità e si moltiplicano lungo direttrici interpretative comuni a un intero filone poetico. Mettere assieme tali tasselli e dare un senso a tali rapporti intertestuali è compito assai arduo, se non altro per il fatto che Callimaco è autore di frammentaria attestazione.

tradizionale lanx che i rustici/pagani usavano offrire alla divinità.

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In questo contributo D’Alessio propone un percorso a quattro tappe, rappresentate da Esiodo, Callimaco, Virgilio e Persio; i Choliambi, nella fattispecie, sono inseriti all’interno di un paragrafo dal titolo Il ventre del poeta: Esiodo

(Teogonia), Callimaco e Persio (pp. 150-162).

Lo snodo della tradizione che da Persio risale fino ad Esiodo, in particolar modo al proemio della Teogonia, è rappresentato indubbiamente da Callimaco: l’esperienza dei luoghi sacri alle Muse e il motivo dell’ispirazione che da esse deriva, anche se filtrate dal sogno enniano, sono riconducibili senza alcun dubbio al poeta di Cirene. Il risultato di tale reminiscenza callimachea si può ben ravvisare nella prima metà del componimento: nel rigettare interamente una tradizione, Persio deve utilizzare giocoforza il tramite che da Esiodo conduce a Ennio e a Properzio, ossia Callimaco.

Il punto di partenza dell’A. è rappresentato dal rigetto della teoria inaugurata dal Leo, secondo la quale i Choliambi sarebbero la giustapposizione di due componimenti distinti e inizialmente separati. In effetti, prosegue D’Alessio, è ben ravvisabile un cambio di tono e di tema tra i primi e gli ultimi sette versi, un rovesciamento di prospettiva che potrebbe suggerire un qualche tipo di assemblaggio postumo delle due metà. Non che si possa mettere ulteriormente in dubbio il fatto che i Choliambi riconosca un’unità interna e strutturale costituiscano un’unità, e che i vv. 7-14 siano lo smascheramento del quadro dei vv. 1-7. Ma, e in questa precisazione risiede il contributo argomentativo dell’A., la natura del legame tra le due parti deve essere meglio analizzata sul piano dell’ analisi intertestuale.

Vediamo pertanto il primo legame intertestuale, che lega Persio ad Esiodo, l’archetipo dell’iniziazione poetica da parte delle Muse. Infatti, nella sua Teogonia299, se da un lato il poeta greco offre il modello dell’esperienza dell’ispirazione divina, dall’altra definisce espressamente gastérej o%ion coloro cui si rivolgono le Muse stesse: il poeta pertanto, pastore o contadino che sia – #agrauloj appunto, come si autodefinisce Esiodo, fonde nella propria persona

299

Hes. theog. 22-28: a!i nú poq’‘Hsíodon kalÕn ædídaxan ÞoidÔn/ #arnaj poimaínonq’ ‘ElikÏnoj 0po zaqéoio./tónde dé me prÍtista qeaì pròj mûqon 1eipon,/Moûsai ’Olumpiádej, koûrai Diòj aêgiócoio/ “poiménej #agrauloi, kák’ ælegcea, gastérej o%ion,/#idmen yeúdea pollà légein ætúmoisin ñmoîa,/ #idmen d’ e%ut’æqélwmen Þlhqéa

l’ispirazione estatica del soprannaturale congiuntamente al basso corporeo del suo

venter. E Persio, autentico (semi)rusticus, segue le orme dell’ ##agrauloj Esiodo

rovesciando così il senso dell’apparente e non veritiera confessione di un’inettitudine letteraria, ben sapendo quale messaggio aspettarsi dalle Muse: i poeti altro non sono che “ventre” (p. 153). I generi poetici “alti”, epico e tragico, hanno sempre considerato “scomodo” questo corollario della iniziazione di esiodea; Persio, invece, si proclama senz’altro semipaganus, e pone in evidenza la relazione che lo spinge a far poesia, la mera sussistenza.

Persio opera insomma una sorta di recupero del “vero” Esiodo, e a questo punto entra in gioco la seconda relazione intertestuale, che l’A. definisce “mediazione callimachea”.

Nei Giambi300 di Callimaco Persio trovava apertamente enucleata la questione del rapporto tra le Muse e la sopravvivenza del poeta: il tema del “ventre” è chiamato in causa proprio a proposito dell’ispirazione del poeta stesso, e il legame Muse/alimentazione/ventre emerge con frequenza altissima301. Anche negli Aitia permane il rapporto con il cibo, come si può ben notare in Call. Aet. 1, 33 sgg %a pántwj, !ina gÖraj !ina dróson &hn mèn Þeídw/ prÍkion æk díhj Òéroj e%idar 1dwn: il suo sublime nutrimento sarà, infine, la sola rugiada, nutrendosi della quale, come la cicala votata alle Muse, vorrebbe produrre il suo canto” (p. 158).

L’A. conclude il suo contributo con tali parole: “Nel rifiutare il topos dell’incontro con le Muse nella sua forma canonizzata da Callimaco, Persio recupera la forza di impatto dell’archetipo esiodeo proprio tramite Callimaco. (p. 159).”

D’Alessio 2006: l’interpretazione dei Choliambi in sintesi. Intepretazioni filologiche

a) I Choliambi di Persio sono strutturalmente un tutto unitario e costituiscono il Prologo alle Saturae.

ghrúsasqai”.

300

L’A. trova sostegno alle proprie argomentazioni nei vv. 1-13 del Giambo 5, nel fr. 222 Pf del

Giambo 8, nei vv. 15-18 del Giambo 13.

301

Per esempio in Call. Iamb. 1, 92 dove sono le Muse stesse a mangiare fichi verdi; in Call. Iamb. 3, v. 15 dexiÖi trÍgein (“mangiare con la destra”); Call. Iamb. 38-39 nûn d’ ñ márgoj æj Moúsaj/1neusa< toíga[r] !hn 1maxa dei[pn]Ôsw (Ora, invece, insaziabile verso le Muse/ho inclinato. Che mangi allora il pane che ho impastato! [trad. D’Alessio]).

b) La natura del legame tra i vv. 1-7 e 8-14 dei Choliambi deve essere analizzata dal un punto di vista dell’analisi intertestuale con i Giambi e gli Aitia di Callimaco. c) Semipaganus = semirusticus. Particolarmente pertinente è il confronto dell’hapax di Persio con il termine dell’ ##agrauloj di Hes. Theog. 22-28.

Interpretazioni letterarie

a) Si può ravvisare nella prima metà dei quattordici coliambi reminiscenze esiodee e callimachee.

b) Un primo legame intertestuale unisce Persio all’archetipo dell’iniziazione poetica da parte delle Muse, Esiodo.

c) Persio, un autentico (semi)rusticus, segue le orme dell’ ##agrauloj Esiodo rovesciando così il senso dell’apparente confessione di un’inettitudine letteraria non veritiera ed egli sa quale messaggio aspettarsi dalle Muse.

d) Persio, che si proclama semipaganus, e pone in evidenza la relazione che lo spinge a far poesia, la mera sussistenza.

e) Il secondo legame intertestuale unisce Persio e Callimaco: nei Giambi e negli Aitia si insiste sul rapporto tra poesia e cibo.

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S. Tsounakas, Rusticitas versus Urbanitas in the literary programmes