La formazione delle città-stato (le póleis) si compì dunque tra l’VIII e il VII secolo a.C. in virtù di quei mutamenti sociali ed economici che furono alla base di quel mondo etico, politico e culturale che viene comunemente definito «civiltà greca».
All’espansione dell’economia e della popola- zione corrispose, sul piano sociale, l’avanzare di una nuova classe di artigiani e di mercanti, che andò scalzando il potere della vecchia nobiltà “omerica”, costituita dai grandi proprietari terrie- ri; tra le due classi, però, si crearono anche nu- merosi legami familiari, attraverso i quali i nobili mirarono ad arricchirsi e i ricchi commercianti a integrarsi nella nobiltà.
TRASFORMAZIONI POLITICHE Sul piano poli- tico, questo processo fu accompagnato da lotte
secolari per l’equiparazione di diritti politici, che segnarono la fine delle vecchie forme di governo aristocratico e l’avvento di forme “plutocrati- che”, cioè di governo dei ceti più ricchi. Attra- verso lotte spesso violente e quasi sempre attraver- so l’esperienza della tirannide, cioè di un governo dittatoriale, si giunse in alcune città a forme di governo democratico, in cui la partecipazione politica era più ampia (sebbene non estesa pro- priamente a tutti gli abitanti). Momento centrale di tali trasformazioni fu la codificazione del di- ritto, che, traducendosi in leggi scritte, costituiva un elemento di certezza e di eguaglianza.
Anche sotto i governi democratici, comunque, la parità dei diritti riguardò solo i cittadini a pieno titolo, che erano soltanto una parte e, per lo più, una minoranza degli individui viventi
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nell’ambito della città. Gli stranieri, infatti, le donne (confinate nelle attività domestiche) e, soprattutto, la grande massa degli schiavi, erano esclusi da ogni diritto politico. In ogni caso, col consolidarsi delle città-stato il costume arcaico, fondato sui gruppi nobiliari e sulla tradizione fa- miliare, si dissolve, sostituito dalle nuove leggi e dalle magistrature che le amministrano; lo Stato diventa il nuovo quadro entro il quale si svolge ogni attività umana.
LA LEGISLAZIONE E LA VITA DELLA PÓLIS Le leggi, in effetti, regolamentano la vita del cittadi- no in tutte le sue manifestazioni, sicché quasi nul- la resta fuori dell’iniziativa e del controllo dello Stato: non la religione, che è religione della patria; non gli spettacoli sportivi e teatrali; non i luoghi di riunione e di ricreazione. La vita “privata” del greco, anche in regime di piena democrazia po- litica, era circoscritta a un ambito assai ristretto. Tuttavia, ciò non è sentito dai cittadini come una limitazione della loro libertà. Questa non è in- tesa, infatti, come autonomia della sfera privata ma, essenzialmente, come la condizione che con- sente di godere dei diritti politici, di partecipare all’elaborazione delle leggi. E d’altra parte, anche per quanto riguarda il suo “privato”, l’individuo si sente innanzitutto membro di una comunità che conosce direttamente e percepisce “sua”, sia per appartenenza etnica sia per le dimensioni relati- vamente ristrette della città-stato.
CITTÀ E VIRTÙ CIVICHE Tale sentimento, che caratterizza l’intera esperienza dei Greci in età classica (e, di fatto, impedì loro di concepire un organismo statale più vasto delle rispettive città), sarà espresso da Aristotele nella celebre defini- zione dell’uomo come «animale politico», che significa appunto «fatto per vivere in una pólis». Di qui nasce un nuovo e più complesso ideale umano: quello del «cittadino» (polités), con la sua tipica virtù (areté politiké ), che consiste nella capacità di vivere in intelligente concordia con i propri concittadini. È questa un’attitudine, per così dire, non “professionale”, che cioè non com- porta una “tecnica” analoga a quelle valide per le singole professioni: si tratta, invece, della capacità di giudicare nel loro complesso e in vista dell’utile collettivo i problemi che la vita associata pone ed è una “competenza” che potenzialmente appar-
tiene a tutti i cittadini, ma raggiunge un grado eminente nei «migliori», che perciò formano la classe dirigente.
TRASFORMAZIONI CULTURALI Le trasforma- zioni economiche, sociali e politiche portarono mutamenti profondi anche nella cultura e nella mentalità, favorendo in particolare un lento ma inesorabile abbandono delle concezioni mitiche e la progressiva elaborazione di atteggiamenti razionali.
La stessa condizione di «cittadino» comportava un allargamento e un approfondimento di espe- rienze e di rapporti, per cui l’individuo acquisiva via via un più preciso sentimento di sé e del mon- do. Questo sentimento trova espressione nella poesia lirica, in cui l’“immagine” dell’uomo greco ha una rappresentazione particolarmente sug- gestiva perché immediata, tutta concentrata nei temi che costi tui scono il dramma di ogni singola persona: la brevità della giovinezza, l’inarrestabi- le sopraggiungere della vecchiaia, i molti dolori che turbano i giorni e l’irrimediabile destino della
I sette sapienti, citati da Platone nel Protagora, rappresentano un primo interesse per la riflessione morale. Tra di essi il filosofo, matematico e astronomo Talete, considerato l’iniziatore della speculazione filosofica.
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morte; unica consolazione i piaceri, fugaci, del- l’amore e del convito.
Nel quadro della cultura cittadina si collocano per esempio le figure leggendarie dei «sette sa- pienti». Numero e nomi sono, in realtà, incerti (Platone cita Talete, Pittaco, Biante, Solone, Cleo- bulo, Miserie e Chilone); è comunque significati- vo che quasi tutti fossero uomini politici. Anche le loro massime risultano attribuite promiscua- mente all’uno o all’altro; e d’altra parte in esse è come sedimentata la saggezza pratica di inte- re generazioni. Due motivi sembrano emergere – quello della coscienza di sé e quello della mi- sura – che insieme si configurano come monito a trovare la giusta dimensione nella realtà e nella società da parte di ciascuno.
L’OGGETTIVAZIONE DELLA NATURA Proprio nell’evoluzione della vita cittadina, nelle forme di cultura in cui essa trovò espressione, maturò il di- stacco da una concezione animistica della natura. Non soltanto il crescente senso della libertà, ma anche l’ampliarsi e il raffinarsi dell’esperienza per-
sonale dovevano escludere l’idea di un intervento di forze «animate» o «divine» sia nei fenomeni na- turali sia nell’interiorità dell’individuo.
Lo stesso sviluppo delle tecniche (agricole, artigianali, costruttive) e la relativa separazione dall’ambiente naturale che comporta la vita in un ambiente cittadino, dovevano favorire d’altronde un atteggiamento di «oggettivazione» della natu- ra, concepita non più come la «potenza» oscura e minacciosa di qualche divinità, ma come la realtà che l’uomo sente a sé estranea e cerca di dominare.
Di qui lo stimolo a cercare rapporti oggettivi tra le cose, a indagare i principi naturali (e non divini) da cui i fenomeni derivano e le leggi che li regolano: in altre parole, il passaggio da una spie- gazione animistica a una spiegazione razionale della realtà, e quindi dal mito al lógos (che signifi- ca appunto “ragione”). È indubbio che in questo trapasso influirono l’abitudine sociale e politica della discussione e del dibattito e la tendenza a ritrovare nella natura un ordine analogo a quello istituito, sul piano politico e giuridico, dalle leggi della città.
oggettivazione della natura confronto di opinioni
discussione
argomentazione
sviluppo delle tecniche
definizione di ambiti, privato e pubblico
esperienza della pólis
Lógos Originariamente il termine indicava l’attività e il risultato del “raccogliere” o “dire” (léghein), donde le linee di sviluppo etimologico: “enumerazione”, “con- teggio”, “resoconto”, “racconto” (inteso come raccolta e ordinamento di fatti), quindi “discorso”, ma anche “computo”, “stima”, “ragionamento”, “spiegazione”.
Insomma, il termine fi nì per signifi care ciò che è per noi generalmente espressione e applicazione di razionalità: costruzione del discorso (argomentazione), attenzione per il discorso (rifl essione), comprensione del discor- so (spiegazione), misura e proporzione matematica (calcolo).
DIZIONARIO FILOSOFICO
1.Quale ruolo ha svolto lo sviluppo urbano nell’affermazione della ricerca razionale?
2.Che cosa ha comportato da un punto di vista dei modelli di comportamento l’affermazione urbana?
3.Quali novità culturali ha indotto il fenomeno dello sviluppo urbano? FISSIAMO LE IDEE
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