• Non ci sono risultati.

L’opera Sulla natura di Eraclito si apre con un riferimento introduttivo al discorso dell’autore, una rivendicazione di paternità ma anche una sottolineatura della propria originalità. Il testo, tramandato da Sesto Empirico (II secolo d.C.), richiamò l’attenzione già nell’antichità per l’assenza di punteggia- tura iniziale e la sua conseguente (probabilmente ricercata) ambiguità.

Questo lógos che è sempre gli uomini non capiscono sia prima di udirlo sia dopo averlo udito; infatti, pur accadendo tutto secondo tale lógos, appaiono inesperti, fatta la prova e delle parole e delle azioni come quelle che io spiego, scomponendo ogni cosa secondo la sua natura e dicendo come è. Ma agli altri uomini sfugge ciò che fanno da svegli, così come dimenticano ciò che fanno

dormendo. [1] (DK 22B1)

Ascoltando senza capire, sono simili ai sordi; di loro testimonia il detto: presenti, ma assenti.

(DK 22B34)

Non bisogna agire e parlare come dormendo. (DK 22B73)

Dal lógos con cui hanno costantemente rapporto, essi discordano e le cose in cui si imbattono ogni

giorno appaiono loro estranee. (DK 22B72)

Per coloro che sono desti il cosmo è unico e comune. (DK 22B89)

Coloro che vogliono parlare con intendimento devono fondarsi su ciò che a tutti è comune, come la città sulla legge, e ancora più fermamente. Tutte le leggi umane, infatti, si alimentano dell’unica legge divina: poiché quella domina quanto vuole, basta per tutte le cose e avanza. (DK 22B114)

Quindi si deve seguire ciò che è comune. Essendo comune il lógos, i molti vivono tuttavia come se

avessero una propria privata comprensione. (DK 22B2)

Saggezza è massima virtù e sapienza è dire e fare cose vere comprendendo secondo natura. [2-3]

(DK 22B112)

La natura umana non ha giusta comprensione, la divina, invece, sì

Mentre per il dio tutte le cose sono belle e giuste, gli uomini hanno invece considerate le une in-

giuste, le altre giuste (DK22B102)

T4

[1] Questo lógos che è sempre

Il primo frammento è tutto giocato sulle contrappo- sizioni:

1. il lógos cui si richiama il filosofo «è sempre», gli «uomini» si rivelano in proposito sempre inesperti;

2. il lógos «è sempre», tutte le cose divengono;

3. tutte le cose accadono «secondo tale lógos», per quanto agli uomini ciò sfugga;

4. essi, in pratica, si comportano da desti come se dor- missero, da inconsapevoli.

Nel frammento il termine lógos si riferisce sia al di- scorso di Eraclito sia al contenuto, alla verità che esso manifesta (altrimenti risulterebbe privo di senso il rife- rimento all’udire); sia all’ordine oggettivo riscontrabi-

le nella phýsis di ogni ente. Per questo il lógos è anche quell’universale ed eterna misura, secondo cui le cose divengono.

Con la nozione di lógos Eraclito sembra dunque for- malizzare le intuizioni ioniche sulla stabilità della natu- ra-principio e sul processo della sua intrinseca vitalità. L’idea di una proporzione che regola la vicissitudine degli enti lo avvicina alla contemporanea lezione pi- tagorica sul kósmos e sull’armonia: l’intera realtà risulta infatti abbracciata nell’unità del lógos.

[2] Agire e parlare come dormendo

Un altro aspetto risalta nel primo frammento ed è evo- cato nei successivi: l’isolamento del filosofo rispetto

LETTURA DEL TESTO

84

Testi

L’uomo è chiamato sciocco dal dio, come il fanciullo dall’uomo [4] (DK 22B79)

Cattivi testimoni sono occhi e orecchi per gli uomini, se essi hanno anime barbare [5] (DK 22B107) (Trad. a cura dell’Autore)

alle opinioni condivise dagli «altri». Anche in questo caso si rivela la tensione. Da un lato il discorso consa- pevole del filosofo che annuncia il dominio del lógos su tutta la realtà; dall’altro l’incomprensione degli «uomini», tanto più grave in quanto essi pure si muo- vono nell’ambito di quella legge universale ed eterna cui è improntato il divenire degli enti che li circondano. Le espressioni impiegate denunciano chiaramente una condizione di inversione:

1. pur disponendo delle capacità sensoriali, gli uomini si comportano come se ne fossero privi;

2. così, anche in presenza del lógos, ne ignorano la normatività;

3. la conseguenza è il torpore, lo stordimento, una sorta di sonnambulismo;

4. il lógos è invece base del mondo (kósmos) condiviso dai «desti».

L’adesione al lógos è adesione a «ciò che è comune» e quindi sensato, oggettivo, diversamente dall’ottusità dell’esperienza quotidiana vissuta inconsapevolmente, che ci convince falsamente di un mondo frammenta- rio, discontinuo, caotico (il tema dell’estraneità).

[3] Sapienza è dire e fare cose vere

Se da un lato il filosofo è pronto a rilevare l’effetto stra- volgente delle opinioni dei «molti» – degli «altri uomini» chiusi nella propria prospettiva individuale e soggettiva, isolati nel loro mondo di sogno –, dall’altro è anche de- ciso a marcare positivamente l’efficacia della conversio- ne al retto pensiero (phrónesis), all’intelligenza (nôus). Chi si lascia guidare dall’intelligenza incontra gli altri su un terreno comune, analogo a quello della «leg- ge» nella città: il lógos è la matrice di ogni realtà che il pensiero può cogliere e seguire con massimo profit- to. In questa sintonia dell’intelligenza con il lógos consiste la vera «sapienza», massimo valore. L’in- troduzione di un aspetto normativo, col riferimento all’ordinamento della pólis, rafforza l’interpretazione del lógos come legge che dà significato alla realtà e

nuovo valore (rispetto alla tradizione epica) allo stesso agire e discorrere umani.

[4] Come il fanciullo dall’uomo

Eraclito esprime l’antico luogo comune poetico che op- poneva sapienza divina e insipienza umana, marcando come il dio possegga la vera conoscenza (gnóme), un retto intuito, mentre l’uomo è strutturalmente defi- ciente in questa prospettiva.

L’autore si riferisce alla comprensione dell’ordinamen- to del mondo, di tutte le cose, la cui bellezza e giusti- zia richiedono una visione universale, d’insieme, che difetta all’uomo: il discorso dei frammenti non verte però tanto sul lato estetico o etico, quanto sulla di- mensione ontologica di quei valori. Esso si riferisce infatti alla perfezione e congruenza della organizzazio- ne complessiva della realtà, alla norma proporzionale (lógos) della totalità cosmica, rispetto alle quali la mio- pia umana produce effetti distorcenti.

L’accostamento, frequente in Eraclito, di uomo e fan- ciullo va appunto nella direzione di accentuare lo scar- to tra possibilità di comprensione umana e intuizione divina, paragonando la limitatezza delle prospettive infantili alle presunzioni di conoscenza dell’uomo nei confronti della saggezza del dio.

[5] Cattivi testimoni

Ma Eraclito è essenziale anche per le indicazioni sul nesso tra esperienza e riflessione razionale. Celebre il frammento 107, in cui il filosofo allude chiaramente alla distinzione funzionale tra il ruolo testimoniale dei sensi e quello interpretativo dell’anima. Egli non inten- de condannare quelle testimonianze empiriche affi- dandosi a una privilegiata visione intuitiva (come pur i suoi ammiccamenti ai modelli oracolari potrebbero far pensare), ma stigmatizza semplicemente come le attestazioni sensibili, se non elaborate e comprese con intelligenza, siano non solo inutili al fine della conoscenza, ma anche fuorvianti.

segue T4

1.Perché Eraclito può affermare che il lógos è comune a tutti?

2.In che senso egli sostiene che «saggezza è massima virtù»? Che cosa esprime in questo caso il termine “virtù”?

3.Quali valori assume il termine lógos nel contesto dei frammenti esaminati?

Testi

85

ERACLITO