Il modello milesio di ricerca
4. Terra, acqua e aria si sarebbero così disposti progressivamente al centro del sistema, con ruote d’aria e fuoco a circondarli a varie distanze All’interno di questa vicenda d
costruzione dell’ordine fisico (in greco kósmos, espressione non attestata in Anassiman-
dro), il pensatore di Mileto introduceva anche il riferimento alla vita. generazione dei contrari caldo / freddo moto originario dell’ápeiron separazione
dei contrari tensione / scontro tra i contrari formazione del cosmo
All’interno di questa prospettiva possiamo considerare anche la tesi cosmologica forse più originale che le fonti riconoscono ad Anassimandro: la giustificazione della centrali- tà della Terra:
«Anassimandro [...] affermò [...] che in mezzo giace la Terra, che occupa la posizione di centro». (Diogene Laerzio; DK 12 A1)
«La Terra è sospesa, da nulla dominata: rimane nel suo luogo a causa dell’equidistanza da tutto [da tutti i punti della circonferenza celeste?]». (Ippolito; DK 12 A11)
Il posizionamento della Terra nel complessivo ordinamento cosmico doveva rispon- dere a ragioni di equilibrio e struttura del cosmo stesso, che avrebbero reso superfluo il rinvio a un supporto (acqua, aria) per “sostenerla”: immobilità e centralità della Terra sa- rebbero dipesi, infatti, dalla perfetta equidistanza del nucleo denso e freddo dell’origina- rio embrione rispetto ai cerchi formatisi in seguito alla sua espansione. Ciò sembrerebbe presupporre una forma sferica per la Terra (così per esempio Diogene Laerzio), mentre è più credibile, alla luce delle testimonianze, che Anassimandro pensasse, più rozzamente, a una forma a tamburo, cilindrica.
L’ORIGINE DELLA VITA E L’UOMO Ritornando al processo cosmogonico, nel corso del prosciugamento dell’originaria umidità terrestre avrebbero iniziato a sorgere creature vi- venti, spontaneamente generate – come effetto dell’interazione dei contrari (riscaldamen- to solare della superficie acquosa) – dal fango. Gli esseri viventi sarebbero nati sostanzial- mente come pesci o, sempre nell’acqua, all’interno di rivestimenti solidi e impermeabili: in seguito al progressivo prosciugamento dell’ambiente originario, la corteccia che li ri- vestiva si sarebbe aperta per liberare quanto proteggeva:
«Anassimandro sostiene che i primi animali si generarono nell’umido, avvolti da mem- brane spinose, ma dopo un po’ di tempo uscirono nell’elemento più asciutto e, spezzatasi la membrana, per poco tempo sopravvivevano». (Aetius; DK 12 A30)
Centralità della Terra nel cosmo
Lo sviluppo della vita
32
Pr
ofilo
Così gli esseri umani sarebbero in origine cresciuti all’interno di grandi pesci o comun- que di altri animali acquatici, fino a quando, in grado di provvedere a se stessi, si sareb- bero liberati dai loro contenitori:
«Gli animali, inoltre, si generano dall’umido, sottoposto a evaporazione dal Sole. L’uomo in principio è nato simile ad altro animale, cioè al pesce». (Ippolito; DK 12 A11)
In un adattamento progressivo della vita alle trasformazioni dell’ambiente cir- costante, la specie umana si sarebbe affermata – cioè avrebbe cominciato a riprodursi autonomamente – dopo una prima fase di gestazione all’interno di pesci: i primi esseri umani avrebbero dunque visto la luce maturi per la riproduzione e la conservazione della specie.
Nonostante la grandiosa sintesi proposta, la concezione di Anassimandro rimane ancora, per certi aspetti, vicina alle cosmogonie mitiche, in particolare al Caos primordiale della
Teogonia di Esiodo: l’ápeiron, tuttavia, pur indicato come «il divino», si configura come
principio non personificato ma naturale, che «tutto abbraccia e governa»:
«l’infinito [to ápeiron] stesso sembra essere principio di tutte le altre cose, e comprenderle
[abbracciarle] tutte e tutte governarle [...] E questo è il divino: è infatti senza morte e
senza distruzione, come sostengono Anassimandro e la maggioranza degli studiosi della
natura». (DK 12 A15)
IL CONFLITTO E L’ORDINE Insistendo sulla conflittualità come motore interno allo svolgimento cosmogonico, Anassimandro avrebbe indicato la norma che presiede al- la formazione, trasformazione e distruzione di ogni realtà e che sta alla base di questo “governo delle cose” (per cui «la generazione, l’esistenza e la dissoluzione risultano ben delimitate»). La lotta dei contrari (caldo-freddo, secco-umido), in effetti, si esprime, in forme diverse, a tutti i livelli: dalla discriminazione di masse elementari (acqua, aria, terra e fuoco) alle costanti alternanze atmosferiche e stagionali. Facendo leva presumibilmente sulla sua esperienza politica (strutturale conflittualità civile e alternanza di gruppi alla direzione della città), e sull’esempio delle leggi vigenti (compensazione di reati con punizioni), Anassimandro presentava quel conflitto come un principio di giustizia universale: ogni realtà, in fondo, scaturisce dalla e nella reciproca contesa dei contrari, che, confliggendo, producono l’ordinata sequenza dei processi [ T2].
conflitto tra i contrari
ápeiron
originario
determinazione di tutte le cose è presente a tutti i livelli
principio di compensazione globale
ANASSIMENE Nel caso di Anassimene (Mileto, 586-528 a.C. circa), considerato il terzo rappresentante della “scuola”, la tradizione antica non indica un’attività di indagine di- retta dei fenomeni naturali, come per gli altri due milesi. Sebbene, nel suo scritto Sulla natura – per cui si dice avesse utilizzato «un dialetto ionico semplice e non ricercato» –,
non mancasse una tesi cosmologica originale: avrebbe affermato, infatti, che «le stelle non si muovono sotto la Terra, ma intorno alla Terra».
Il divino
La giustizia
Il frammento di Anassimandro
33
Pr
ofilo
Soprattutto, Anassimene tornò a concepire il principio come un elemento determinato e infinito, che identificò nell’aria, la quale però, a suo avviso, può, per la sua stessa costituzione, assumere determinazioni diverse:
«Dicono che Anassimene affermasse che l’aria è il principio dell’insieme delle cose e che questa è per estensione infinita, tuttavia determinata per le <sue> caratteristiche qua- litative; e che tutte le cose nascono per una qualche condensazione di questa [aria] e poi ancora per rarefazione; e che il movimento è da sempre». (Pseudo-Plutarco; DK 13 A6)
Sottoposta, probabilmente a causa del suo interno moto incessante, a processi di rare- fazione e di condensazione (compressione e decompressione), il primo equivalente al ri- scaldamento, il secondo al raffreddamento, la natura originaria ed eterna avrebbe subito alterazioni, presentandosi così in varie forme fenomeniche: «tutte le cose» sarebbero dun- que essenzialmente aria (compressa o dilatata). Si tratterebbe dello schema che Aristote- le attribuì a tutti i pensatori arcaici, suggerendone un’interpretazione monistica, per cui tutto si ridurrebbe all’unità del principio.
elemento determinato e infinito moto originario movimenti che generano tutte le cose aria rarefazione condensazione
Ma le testimonianze autorizzano anche una lettura alternativa:
«Anassimene, figlio di Euristrato, milesio, discepolo di Anassimandro, afferma, come quello, che unica e illimitata è la natura soggiacente, non indefinita, tuttavia – come sosteneva quello – ma determinata, chiamandola aria. Afferma inoltre che essa si dif- ferenzia nelle <varie> sostanze per rarefazione e condensazione. Rarefacendosi, infatti, diventa fuoco, condensandosi, invece, vento, poi nuvola, e quando più condensato acqua, poi terra, poi pietre. Tutto il resto deriva da queste cose. Anch’egli pone eterno il movi- mento per cui si produce il mutamento». (Simplicio; DK 13 A5)
In questo caso, dal principio materiale si sarebbero generate, come effetto di compres- sione e rarefazione, alcune realtà elementari indipendenti (le «sostanze» elencate), da cui risulterebbero tutte le altre cose.
aria moto originario rarefazione tutte le cose condensazione fuoco aria acqua terra
L’interesse di questo schema risiede nel fatto che esso fa intravedere una vera e propria teoria del cambiamento, in cui da una sostanza originaria (aria) sorgono, attraverso un meccanismo di trasformazione (rarefazione e condensazione), i veri e propri elementi ba- se (fuoco, acqua, vento, nuvole, terra, pietre), da cui poi deriverebbero tutte le altre cose: L’aria come
principio
Una teoria del cambiamento
34
Pr
ofilo
il cosmo, insomma, si genererebbe dalle trasformazioni ordinate della natura originaria e continuerebbe a esistere per il loro equilibrio.
natura originaria moto originario differenziazione contrari produzione elementi produzione di tutte le cose stabilizzazione del cosmo
Si può ravvisare in questa concezione il primo accenno a una spiegazione delle cose fondata non tanto sulle qualità della materia, quanto sui suoi moti e le sue interazioni (una concezione cui si dà il nome di meccanicismo):
«Sostiene che, condensandosi l’aria, per prima nasce la Terra, molto vasta e che per ciò e secondo ragione essa è portata dall’aria, e che il Sole e la Luna e gli altri astri hanno dal- la Terra il principio della loro nascita. Dichiara almeno che il Sole è terra, e che a causa del movimento veloce, ha sviluppato un calore molto intenso e l’attuale incande scenza».
(Pseudo-Plutarco; DK 13 A6)
L’immagine di una Terra piatta che “galleggia” sostenuta dall’aria e dei corpi celesti, ter- rosi ma resi incandescenti dal moto evidenzia lo sforzo per omogeneizzare le due regioni, terrestre e celeste, contro una tradizione che tendeva a imporre la seconda come sfera pro- priamente ed esclusivamente divina, applicando lo stesso modello esplicativo dinamico. Abbiamo, peraltro, anche testimonianze diverse, che attestano come Anassimene consi- derasse l’universo alla stregua di un immenso essere vivente: l’aria, elemento adatto a dar conto dei più diversi fenomeni per la facilità delle sue variazioni di stato, sarebbe princi- pio anche in virtù della tradizionale associazione alla vita (respiro):
«Anassimene, figlio di Euristrato, milesio, afferma che principio delle cose che sono è l’aria: da essa tutto si genera e in essa di nuovo si risolve: “come la nostra anima – disse – che è aria, ci governa, così soffio e aria abbracciano l’intero universo”. Aria e soffio, in vero, sono utilizzati come sinonimi». (Aetius; DK 13 B2)
L’accostamento tra anima e aria [ P1, U2] pare implicare che al principio sia riconosciu- ta funzione di direzione e animazione, come rivelerebbe l’implicazione tra respirazione, soffio e aria: come senza l’aria, che ci circonda e inspiriamo, non potremmo vivere, co- sì senza l’aria originaria che lo avvolge, l’universo non potrebbe sussistere. L’aria, abbrac- ciando il cosmo, lo mantiene e conserva dall’esterno, come l’anima-aria ci tiene insieme dall’interno. Circa un secolo più tardi le teorie del filosofo furono riprese da Diogene di Apollonia, l’ultimo rappresentante della “scuola ionica”.
1.In che senso è possibile usare il termine “filosofi” per indicare i pensatori di Mileto?
2.Quale novità presenta il pensiero di Talete rispetto alla precedente
tradizione mito-poetica?
3.In che senso i pensatori di Mileto usano il termine “natura”? In che senso il termine “principio”?
4.Quale peculiarità propone il principio individuato da Anassimandro? 5.Come si colloca il pensiero di Anassimene rispetto a quello dei predecessori? FISSIAMO LE IDEE
35