versi da ciò che noi intendiamo per filosofia. Han- no spesso il carattere dell’aneddoto o della biogra- fia illustre e procedono per massime di saggezza sapienziale, leggibili sotto una grande varietà di angolazioni. Fin dall’inizio la filosofia greca non è stata così, anche se ha preso a volte forme partico- lari che non hanno poi avuto seguito.
L’originalità greca
Che cosa c’è di tipico e di originale nella filosofia greca? Che cosa la caratterizza tra tutte le forme consimili di riflessione sul visibile e l’invisibile? Fin dall’inizio la filosofia greca ha proposto un’ipotesi sul mondo, e più in generale sulla realtà. Ciascun filosofo ha esposto la sua e l’ha offerta alla discus- sione, libera per convenzione e per tradizione.
Non che siano mancate le istanze etiche e poli- tiche e, col tempo, anche estetiche, ma non è mai mancata la volontà – si direbbe la hýbris – di inter- rogarsi sulla natura del mondo nel suo complesso. Questa pretesa e questa propensione hanno avuto diverse conseguenze.
Di che cosa è fatto il mondo?
Innanzitutto hanno fatto del mondo una cosa che, per quanto esterna alla mente che la pensa, può essere compresa da quella. Non costituisce cioè un’entità incomprensibile, né una cosa della quale non si può discutere perché tutti sono obbligati a pensarla nella stessa maniera. La filosofia comin- cia direttamente con una domanda che ci ponia- mo anche oggi: “Di che cosa è fatto il mondo?”. Si susseguono in poco tempo numerose proposte intese a rispondere a questa domanda, mentre al- trove ci si accontenta di raccontare inverosimili miti d’origine.
Filosofia e scienza
Una domanda del genere abbraccia la problema- tica di ciò che chiamiamo filosofia ma anche di ciò che oggi chiamiamo scienza. E per molti secoli a venire almeno una parte della filosofia si porrà questioni che noi definiremmo scientifiche. La filosofia continuerà per molto tempo, anche dopo La morte di Socrate in
un dipinto realizzato da Jacques-Louis David nel 1787 e oggi conservato presso il Metropolitan Museum di New York.
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i Greci, a ospitare questioni e ragionamenti di fi- losofia naturale, e solo molto di recente questa si è staccata dall’alveo originale per generare la fisica, la chimica, la biologia e via discorrendo. La filosofia greca è nata insomma come un supercapitolo ri- guardante la natura del mondo, un supercapitolo che contiene un certo numero di capitoli più spe- cifici e più tecnici.
Filosofia e religione
Il secondo punto è che la filosofia greca è nata libe- ra. Nessun pensatore è legato a priori a uno sche- ma precostituito o a qualche “rivelazione”, anche se ad alcuni motti oracolari – come il celeberrimo «conosci te stesso» – viene dato talvolta particolare risalto. La mitologia greca contiene una sua “visio- ne” dell’origine e del governo del mondo, ma è una visione consapevolmente paradossale: “gli dei falsi e bugiardi” hanno troppi tratti umani e più che di una semplificazione del mondo sono all’origine di una sua quotidiana complicazione. Anche se non è chiaro quale sia la causa e quale sia l’effetto, una religione senza pretese chiarificatrici ed esplicative ha lasciato ampio spazio per un pensiero impegna- to ad afferrare l’essenza del mondo e, viceversa, l’esistenza di un agguerrito pensiero filosofico ha lasciato spazio solamente a una visione religiosa a dir poco approssimativa. La morte di Socrate co-
stituisce in fondo lo snodo di questa vicenda: egli “corrompe” i giovani contrastandone la religiosità che ci si attende da loro e al tempo stesso inaugura la grande stagione del pensiero greco.
L’autorità e l’autorevolezza del pensiero filosofi- co greco sono tali da proiettare le sue caratteristiche essenziali anche sul pensiero occidentale posteriore all’affermarsi di una religione rivelata. La grande diffusione del credo cristiano verificatasi nella no- stra era non ha infatti soffocato lo zampillare delle teorie filosofiche. Anzi, l’esistenza del pensiero fi- losofico ha stimolato il movimento religioso a darsi una sua propria “filosofia”, facendo della religione cristiana, e per un certo tempo anche dell’Islam, un esempio di religione rivelata caratterizzata da una grande considerazione della ragione e del suo contributo all’approfondimento della fede stessa.
L’eredità greca nel pensiero moderno
La nascita della grande scienza è stata favorita da entrambe le caratteristiche fondanti del pensiero dell’antica Grecia ed ereditate da quello moderno: l’interesse per il problema della natura del mondo e la libertà di argomentazione e controargomenta- zione, efficacemente riassunta nel motto dell’Ac- cademia del Cimento: «Provando e riprovando», Lo stemma dell’Accademia
del Cimento, fondata a Firenze nel 1657 da Evangelista Torricelli e Vincenzo Viviani, entrambi allievi di Galileo Galilei. Gli studiosi che aderivano all’Accademia rifiutavano le speculazioni astratte e procedevano esclusivamente per via sperimentale (da qui il motto «Provando e riprovando»), spesso creando essi stessi gli strumenti di laboratorio necessari agli esperimenti e registrando con cura i risultati di ciascuna prova.
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ovvero argomentando a favore di qualcosa e contro qualche altra cosa. In assenza dell’una o dell’altra di queste due caratteristiche distintive non sarebbe probabilmente stato possibile lo sbocciare e il gran- dioso fiorire in Occidente di una scienza sperimen- tale (e di una tecnica), come è accaduto per altre civiltà nobilissime, anche se per rendere ragione di questo fenomeno storico occorre probabilmente invocare altre condizioni, di natura prevalente- mente socio-economica.
La libertà di pensiero ha permesso inoltre al di- scorso filosofico di affrontare le questioni più ardi- te e diverse, in particolare quelle riguardanti la na- tura dell’uomo: che cosa sono i concetti; che cos’è la mente, e più in generale la psiche; che cosa con- trolla e che cosa dovrebbe controllare i nostri com- portamenti, privati e pubblici, e via discorrendo. Il confronto con le altre civiltà dimostra che per sviluppare liberamente questi temi occorre anche più libertà, interna ed esterna, che per parlare del mondo fisico e delle sue vicende. Le scienze umane sono di solito molto più facilmente soggette a im- posizioni ideologiche e a pressioni autoritaristiche di quanto lo sia una filosofia naturale.
Fedele allo spirito della tradizione della grande filosofia greca, la riflessione sull’uomo e sulle sue facoltà ed estrinsecazioni non ha subito nei secoli flessioni sensibili e la filosofia è diventata anzi una vera e propria palestra di libera riflessione. Non c’è argomento, in sostanza, del quale non si possa par- lare in ambito filosofico, e non c’è questione per quanto spinosa o pruriginosa che non possa essere affrontata. La filosofia ha costituito spesso una sor- ta di salutare zona franca per esporre teorie e pro-
poste anche socialmente molto impegnate e con- troverse, o critiche roventi a una data conduzione della cosa pubblica. Per non parlare della riflessio- ne sulla guerra e sui grandi conflitti internazionali. Anche oggi che ci si muove in mezzo a una ridda di discipline specialistiche e tecniche, un ragiona- mento di carattere generale, scevro di eccessivi par- ticolarismi e di professioni di appartenenza ideo- logica, può trovare posto solo in una discussione di carattere filosofico, dove deve necessariamente trattenersi l’impeto delle urgenze occasionali e del- le mode e conviene che si stemperino le passioni. Il risultato di tutto questo è stato che dalla fuci- na della grande tradizione filosofica sono emersi, pur con qualche difficoltà, due dei capisaldi fon- damentali della nostra civiltà attuale: la scienza e il pensiero politico non teocratico.
Alberto Giacometti, L’homme qui
marche (L’uomo che cammina, 1945 ca.) La riflessione sull’uomo e sul suo destino appartiene, oltre che ai filosofi, anche agli artisti ed è, in particolare, uno dei grandi temi dell’arte contemporanea che propone l’opera come un oggetto fisico creato per indurre sentimenti e provocare conoscenza.
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