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A cura di Anna Caterina Bellati, 2 settembre 1 ottobre

In mostra dipinti, sculture e gioielli di questo artista poliedrico il cui percorso creativo nasce inseguendo suggestioni classiche e neoclassiche che, richiamandosi a Venere e poi ad Afrodite, divinità poliforme, lo conducono in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo e nelle culture primitive: la meta è approdare alla forma archetipica della Dea Madre Creatrice, mito di una fecondità magica che l’arte ha variamente indagato sin dall’antichità. Quella ospitata a Villa Pisani è una rassegna-sintesi del processo evolutivo e della varietà espressiva elaborata da Franco Batacchi dai Muri e dalle Finestre fino alle Veneri che, esposte nelle sale del Museo Nazionale di Stra, manifestano la grande versatilità del loro linguaggio: “da archetipi simbolo della femminilità attraverso i secoli, ad alfabeto di una scrittura che Franco Batacchi si è costruito nell’interpretazione di un presente legato al passato, ma già proiettato verso il futuro”104.

Nova Venus Italica è il nome che Batacchi ha apposto al ciclo pittorico imperniato su Venere,

una sorta di “confronto-omaggio” tra la pura e ideale bellezza canoviana che l’ha ispirato e le forme arcaiche alle quali egli fa riferimento. Dal 1991 “attraverso questo ciclo” l’artista riscrive la storia della donna costruendo forme che si ripetono ”opera dopo opera, quasi a diventare l’armatura fissa di un’invenzione pittorica rinnovantesi con diverse scansioni spaziali e vari rapporti timbrici e tonali, sia nei grandi dipinti a fresco, sulla tela o sul legno, sia nelle composizioni a tempera, penna e foglia d’oro su carta”105.

Nelle civiltà arcaiche la Dea Madre è suprema regolatrice dell’armonia del mondo. Alle origini il potere femminile è quello attribuito a Gea, dea primordiale dalla quale le altre divinità sono generate. La figura della dea madre di tutti i viventi è rappresentata da ogni religione sia politeista che monoteista. È qui che ha inizio la ricerca di Batacchi: “Voltando le spalle ad una concezione della donna in chiave erotica ed estetica, Batacchi non pensa ad una Venere ‘kallipigia’, […] ma ad una donna ‘steatopigia’”106 che con dichiarata scelta

anticlassica rinvia alle Veneri paleolitiche, in particolare la Venere di Savignano ora a Roma nel Museo Pigorini: “una statuetta in serpentino databile al 20.000 a.C. circa, […] che dovette suggestionare il nostro artista, allora insoddisfatto […] delle limitazioni di una figurazione direttamente implicata nel reale”107. Questa donna diventa l’elemento-simbolo

104 da “Il Gazzettino”, Ed. Treviso, 18 - 10 - 2006, p. 19.

105 E. POUCHARD, La sfida di Batacchi, dalla pittura alla scultura, da “Il Gazzettino”, 05 - 07 - 2004, s. p. 106 L. CARAMEL, Batacchi. Nova Venus Italica, Milano, Ed. Mazzotta, 2001, p. 19.

che delimita il crinale tra il sacro e il profano.

Ecco allora i lavori raffiguranti donne nude accentuatamente primordiali che traggono la loro prima ispirazione dalla celebre Venere Italica scolpita dal Canova, ma che proprio grazie a quel “nuova” l’artista stesso ne ribadisce implicitamente la differenza. “Linee marcate e sinuose accentuano i caratteri della femminilità - i seni, il ventre, le natiche, le cosce - in stilizzazioni geometriche spinte in primo piano a creare la struttura portante dell’intera raffigurazione, ripartendo gli spazi modellati dal colore creando insiemi di equilibrio stabile e di grande suggestione cromatica; mentre le silhouette delle versioni scultoree trovano nello spazio aereo la propria complementarietà. Anche i titoli partecipano a creare un universo femminile a tutto tondo: L’esclusa, Passo di danza, L’eletta, Madre e Veneri: alate, altere, fluide…; un’indagine senza fine su espressioni e sentimenti di una Venere che rimane ‘nuova’ nella sua accezione di costante rapporto con l’oggi”108.

Quello di Batacchi è un percorso punteggiato da disegni preparatori e oli, graffiti e bassorilievi, gioielli e sculture, alternando la bidimensionalità delle immagini dipinte alla pienezza volumetrica delle terrecotte fino alle tecniche miste con i più diversi materiali. Si tratta di un lavoro di forte valenza concettuale nel quale indipendentemente dalle tecniche adottate ciò che conta è l’aspetto simbolico e metaforico.

BIOGRAFIA

Pittore, incisore, scultore e artista, Franco Batacchi (Treviso 1944 - Venezia 2011) è una figura eclettica e multisfaccettata: critico d’arte e docente di Storia dell’Arte Contemporanea alla Constantinian University di Cranston (Rhode Island, USA), è anche autore di numerosi saggi e giornalista d’intuito. Oltre 300 sono le mostre collettive alle quali partecipa in tutto il mondo e tra queste di particolare rilievo due presenze su invito alla Biennale di Venezia. Molto numerose anche le esposizioni personali in prestigiose sedi pubbliche e Gallerie italiane ed estere. È noto al grande pubblico per un Identikit di Cristoforo Colombo eseguito per le celebrazioni genovesi del 1992.

108 E. DEZUANNI, da “La Nuova Venezia”, Venezia, 24 - 09 - 2006, p. 46.

La festa di Venere, 2000,

La passione per l’arte classica e neoclassica gli arriva da lontano, dagli anni del liceo artistico a Venezia grazie agli insegnamenti di Elena Bassi. Ma è in seguito ad una mostra su Canova allestita dal padre109 nel 1957 nel Palazzo dei Trecento a Treviso che Batacchi rimane

folgorato dai capolavori di questo artista, anche se per la maggior parte gessi provenienti dalla Gipsoteca di Possagno. Venere è figura mitologica ma anche un simbolo polivalente, che si apre quindi a richiami che vanno ben oltre ai più immediati e circoscritti riferimenti della tradizione romana. È lo stesso artista infatti che descrive come l’avvicinamento a questo modello abbia destato in lui tutta una serie di nuove problematiche sfociate appunto nel ciclo di lavori che ha inizio dal 1991: “Mi accorsi che testa e braccia quasi sempre erano superflue rispetto all’evocazione del simbolo. E cominciò cosi a nascere - attraverso schizzi e disegni - la ‘mia’ Venere: Italica perché colorata, mediterranea; Nuova perché ben diversa e distante da quella dell’amato Canova, cui peraltro vuol rendere omaggio. Ho in tal modo inventato ‘un nuovo archetipo’ (apparente contraddizione in termini) che collega gli idoletti simbolici della fertilità del paleolitico e delle antiche civiltà d’ogni continente con le icone femminili di ogni tempo, fino al graffitismo contemporaneo”110

La distanza del “nuovo archetipo” dall’originale canoviano viene ribadita dallo stesso Batacchi nel 1993 nell’ambito della 45^ Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, attraverso una installazione allestita a Possagno, nella Gipsoteca Canoviana e intitolata Nascita della Nuova Venere Italica. Si tratta di una sorta di “confronto-omaggio” nel quale l’artista stesso dichiara di aver cercato “l’evocazione ironica, tramite un illusorio processo di sviluppo e stampa, della riproduzione di una forma mitica”111 con la quale

l’artista riesce a produrre una atmosfera di sacralità molto suggestiva più vicina però a delle tensioni mitopoietiche e archetipali che alla colta e raffinata elaborazione canoviana. Fin dagli anni Settanta infatti è evidente nel lavoro di Batacchi una predisposizione sia psicologica che ideologica al tema del nudo femminile, ma nel corso degli anni egli matura un sempre crescente distacco emotivo dal referente reale che lo conduce appunto alle elaborazioni degli anni Novanta “È il percorso, di progressiva decantazione, e quindi di controllo psicologico e formale, che ha portato alla Venere Italica, con un sostanziale mutamento della direzione del desiderio, in termini psicanalitici. Se in opere come […] Tortura 1, 2 e 3, oppure Minaccia 1 e 2 […] si ravvisava in filigrana […] il ruolo non secondario del rapporto con il tema, non solo soggetto dell’immagine, ma oggetto di pulsioni profonde, tale attrazione va gradualmente trasformandosi, non censurando, comprimendo o addirittura rimuovendo la tensione vitale, ma indirizzandola diversamente. 109 Franco Batacchi (senior, soprannominato Bat, firma adottata dall’artista nel suo ultimo decennio) 1912-1971

artista, curatore e allestitore di mostre.

110 dichiarazione dell’artista in L. CARAMEL, Batacchi. Nova Venus Italica, 2001op. cit., p. 9. 111 Ibidem

Con una accentuazione dell’attenzione per la forma, del resto mai assente in Batacchi, che fondatamente ne rivendica il rilievo”112.

Si tratta in pratica di un percorso di ricerca nel corso del quale lavori come

Nudo come paesaggio, un polittico

in sei tavole del 1984 o Sinopie del 1987, mostrano un progressivo allontanamento dalle limitazioni di una figurazione direttamente implicata nel reale e quindi dal riferimento diretto a persone fisiche. Queste opere rappresentano cioè una sorta di premonizione per le sue Veneri degli anni Novanta nelle quali Batacchi sembra voler dare forma e trasferire nella materia le sue pulsioni oniriche, i suoi sogni, i suoi miraggi attraverso un ritorno ad “una figura non desunta dalla realtà, bensì dal mito”113 come testimonia l’artista stesso.

Questo svincolarsi da riferimenti diretti permette a Batacchi di elaborare un nuovo linguaggio stilistico a partire dal 1990 nel quale convivono influenze cubiste, nella libertà di scomposizione e ricomposizione dei piani, e dialogo con il primitivo, nel continuo ricorso a immagini archetipe delle antiche culture dell’Europa paleolitica e poi neolitica. “Il nuovo referente di Batacchi è proprio infatti […]la Grande Dea, la Dea Madre Creatrice, la Grande Madre, divinità-sintesi delle religioni preistoriche europee soppiantate tra il IV e il II millennio a.C. dalla cultura proto-indoeuropea.

Ente supremo, generante e non generata, la Grande Madre era la proiezione di una società pacifica, matrilinea e caratterizzata dalla supremazia femminile […] diversamente dalla civiltà che le succedette, patriarcale e fondata sul potere del maschio”114. L’approdo a

questi nuovi modelli costituisce il vero momento di svolta nel codice estetico dell’artista per il quale il dipinto non è più “il risultato di un rapporto problematico, quasi di scontro e talvolta di un compromesso tra contenuti, moventi, forma e tecnica” come afferma egli stesso, ma al contrario “ogni Nuova Venere Italica è madre della successiva, che spunta quasi per partenogenesi, […], e con apparente capacità di riproduzione all’infinito. Per me è entusiasmante e non vedo limite all’approfondimento di questo ‘segno’“115.

112 L. CARAMEL, Batacchi. Nova Venus Italica, 2001, op. cit., p. 14. 113 dichiarazione dell’artista in L. CARAMEL, 2001, op. cit., p. 18. 114 L. CARAMEL., 2001, op. cit., p. 24.

115 dichiarazione dell’artista in una lettera a L. Caramel del marzo 1993, in L. CARAMEL, 2001, op. cit., p. 24.