• Non ci sono risultati.

A cura di Marco Goldin, 7 25 aprile

Mostra organizzata da Linea d’Ombra e realizzata con la collaborazione di Gruppo Euromobil

Giuseppe Puglisi e la luce del Mediterraneo sono i protagonisti di questa mostra che raccoglie quaranta lavori dedicati alla vastità dello spazio, al paesaggio urbano e alla duttilità morbida della luce. Sono i cieli, i mari, e le coste della Sicilia, è Catania, l’Etna con i suoi crateri sommitali, il Monte Pellegrino, visioni che sembrano fondersi in un unico elemento. Temi che l’artista affronta con spirito assolutamente personale.

Puglisi guarda il mondo dall’alto, contempla l’immensità dello spazio e le città. Di queste coglie i reticoli di strade, trame lacerate e dolcissime, i palazzi, potrebbe essere Catania, ma in realtà è una città della mente, è “solo un ‘ovunque’perso nel labirinto dei suoi sogni, […] città sdraiate, perfettamente inserite in una astrazione prospettica e viste nella loro totalità”178 come in Città del 2007. Talvolta queste città sono ridotte ad un frammento

relegato in un angolo, un silenzioso brandello di vita che si sfalda e che sembra risucchiato fra terra e cielo, come in un’altra versione sempre del 2007, oppure agglomerati di luci - fredde e lunari - e strade, smarriti nell’immensità della natura come appare in Città del 2005. Quelle di Puglisi non sono invenzioni visionarie, egli guarda da lontano la città, l’affanno del vivere quotidiano, i luoghi non più vivibili, la realtà frantumata, esitando tra un desiderio di bellezza, ordine e armonia e “la constatazione di un degrado percepito dentro i contesti ambientali e sociali”179 in cui l’artista

si muove.

178 L. BARBERA, Antologia critica, in M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo. Coste e costellazioni, catalogo della mostra, Treviso, Linea d’Ombra, 2010, p. 86.

179 P. NIFOSI’, Antologia critica, in M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 75.

Puglisi interpreta queste immagini, le rielabora in una visione tutta interiore e le trasfigura simbolicamente nel suo universo pittorico fatto di colori dai toni bassi e sfumati e di accordi struggenti in una perfetta armonia di forma, luce e colore. “Le sue opere restano così in bilico tra la resa delle devastazioni e la magia delle armonie, delle materie, dei segni graficamente raffinati ed eleganti”180. Nelle sue opere non c’è racconto o la narrazione di un

evento; è un “mondo pulviscolare, soffuso, che ricorda certe indefinitezze romantiche”181,

sono paesaggi colti di notte, dominati da un gorgo di luce nera sopra cui fiammeggiano stelle, fuochi che esplodono nel cielo, aurore boreali, oppure città colte al crepuscolo, non immagini nitide “messe a fuoco” ma come ricoperte da un velo “dove affiorano lumi impropri, fuochi commisti a terra, a cemento, crepitii e frange di materia urbana”182 (Città,

2003; Catania, 2004) che invitano ad entrare e perdersi in questa vastità indefinita. “Tutta tesa verso la profondità e l’immerione è dunque la pittura di Puglisi. Che nomina per assenze protratte il reale, sottintende il dato della visione facendo della pura visione la pittura stessa”183. Cosi Sulla città, estesa opera del 2007, inghiottisce lo spettatore in

un universo blu, lo seduce, lo invoglia ad addentrarsi e smarrirsi nel suo spazio urbano proprio come avviene con Prime luci (2007). Talvolta la città scompare e Puglisi descrive il cielo ampio e disteso sopra il Mediterraneo. È un cielo interpretato che passa dalle tinte morbide dei grigi rosati a molteplici variazioni di azzurri (Atlante del cielo. Scorpione, 2010) fino al blu profondo (Cielo d’inverno, 2010), in cui distribuisce cascate di stelle, “accensioni puntiformi [...] che rimandano l’una all’altra”184 per poi

disperdersi nell’aria, sono luci che vanno ovunque e provengono da ogni luogo e sotto queste luci segni marcati di orizzonti come tizzoni ardenti. 180 Ibidem

181 L. MATTARELLA, Antologia critica, in M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 81. 182 A. GERBINO, Antologia critica, in M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 79. 183 M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 81.

184 P. NIFOSI’, Antologia critica, 2010, op. cit., p. 79.

BIOGRAFIA

Giusepppe Puglisi nasce a Catania nel 1965. La sua formazione artistica avviene all’Istituto d’Arte della sua città. Qui conosce Pietro Zuccaro e si delinea già la sua prima area di ricerca rivolta soprattutto ai temi della luce e del disegno. Affascinato da autori come Antonello da Messina, Veermer, Degas, Schiele, Puglisi vede nell’opera di Lorenzo Tornabuoni, scoperto quasi per caso, la sintesi delle sue ricerche espressive di quel periodo.

Inizia così una fase di intenso lavoro in cui nascono i primi quadri: gli Amanti fissati nel momento più intimo e segreto dell’abbraccio quando il dialogo tra i due innamorati è un’allusione suggerita da delicati accordi di colore e le Deposizioni, figure distese, possibili preludi di futuri orizzonti. Nel 1987 conosce Franco Sarnari grazie al quale entra in contatto con i pittori del Gruppo di Scicli.

La sua prima mostra personale alla galleria “La porta rossa” di Catania nel 1994 è curata da Gabriele Musumarra con una nota di Pietro Guccione in catalogo. Puglisi espone in questa mostra i primi quadri di città, tema sul quale si focalizza inizialmente la sua ricerca pittorica. Le figure sono “sospese sull’acqua, il colore è frammentato, le immagini quasi impronte sindoniche”185 che sembrano dissolversi

in una dimensione lirica. Nel 1996 è invitato da Marco Goldin ad esporre con altri artisti italiani in una collettiva allestita nella Casa dei Carraresi di Treviso, esperienza che rappresenta un importante momento di confronto e di crescita artistica. In questo periodo la sua ricerca lo porta al recupero di una luce più atmosferica e morbida, capace di dare spessore alle immagini.

Emergono così nuovi gruppi tematici: le Terrazze spesso malinconiche, le Città di notte, i Paesaggi

urbani.

Puglisi “si muove in una difficile zona di frontiera, al confine fra costruzione e decostruzione, illusione e realtà, interferenze naturalistiche e scatto visionario”186; negli anni successivi grazie

ad una evoluzione del linguaggio artistico e un innato senso del colore, la sua ricerca artistica lo porta ad elaborare una materia cromatica più densa e corposa, stesa con pennellate fluide, nel tentativo di recuperare ed esaltare i valori plastici della figura e del 185 M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 63.

186 N. ZAGO, Antologia critica, in M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 76.

colore. Gli esiti di questa ricerca pittorica suscitano l’interesse del critico d’arte Guido Giuffrè che, nel 2000, presenta una personale di Puglisi alla Galleria Cefaly di Catania. Nel 2001 l’artista siciliano espone per la prima volta con il “Gruppo di Scicli” in una mostra a Palazzo Sarcinelli di Conegliano curata sempre da Marco Goldin.

Da questo momento sono numerose le esposizioni a carattere nazionale alle quali partecipa con il gruppo ragusano.

Il linguaggio espressivo di Puglisi, sempre proiettato verso una crescita ed evoluzione della sua identità artistica, lascia affiorare ora “una certa morbidezza di toni”187 derivata

da una progressiva ripresa del disegno.

Nel 2002 inizia una collaborazione con Marco Goldin, che espone i suoi lavori in una personale organizzata nel 2003 a Conegliano nella galleria Linea d’Ombra Quadri. Collaborazione che prosegue negli anni seguenti con altre mostre.

I lavori più recenti sono segnati dall’interesse per la città, per il paesaggio vulcanico dell’Etna e per i cieli notturni carichi di stelle visti con un’osservazione a volo d’uccello.

187 M. GOLDIN, Puglisi. Il Mediterraneo […], 2010, op. cit., p. 65.