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A cura di G Barbero e G Granzotto, 2 30 giugno

L’ampia mostra ospitata a Villa Pisani a Stra celebra i settant’anni di Alberto Biasi illustrando l’evoluzione artistica del maestro padovano attraverso un percorso singolare: accanto ad una raccolta di opere dei suoi esordi a partire dal 1959, prima e durante il Gruppo N, di cui Biasi fu fondatore ed esponente di spicco, sono presentati lavori conosciuti ed altri scelti per la loro atipicità, procedendo a salti fino ai più recenti assemblaggi in tela grezza e alle sculture in acciaio.

Tra le prime opere che accolgono il visitatore di Settanta! compaiono alcune celebri Trame: collage ottenuti mediante sovrapposizioni di carte, garze o reti d’acciaio che rappresentano gli esiti delle sperimentazioni sulla percezione visiva nei primi anni Sessanta; Spazio

elastico - una costruzione in legno, filo e spugna del 1960, uno dei primi tentativi di

scultura visibile a tutto tondo - e Oculare sull’infinito: queste ultime esposte nella mostra

Sculture da trasporto, inaugurata a Roma nel 1960, in occasione delle Olimpiadi. Seguono

una serie di Visioni pronte a moltiplicarsi, grazie al movimento virtuale che si innesca dalla interazione con lo spettatore e agli infiniti intrecci delle mutazioni tonali che offrono a chi le osserva - a seconda della direzione del proprio sguardo e dei propri spostamenti - la sensazione di partecipare al farsi dell’opera. In questo senso la personale di Alberto Biasi, lungi dal porsi come mostra tradizionale e definita, si propone come stimolante approccio ad un’esperienza sensoriale.

Sempre agli anni Sessanta risale La porta sbarrata che Biasi propone a Stra: dopo la formazione del Gruppo N, infatti, viene organizzata la manifestazione A Porte

Chiuse: Nessuno è invitato ad intervenire “di carattere

neo-dada e quindi di rottura verso l’esistenzialismo informale”116 che suscita all’epoca clamore e sorpresa:

la sede rimane chiusa per tutta la durata dell’esposizione (11 - 13 dicembre 1960) e gli invitati restano fuori dalla porta d’ingresso. “Il barcollante esistenzialismo della pittura informale è soltanto un ricordo: la non-tecnica del gesto gli ha sbarrato per sempre la strada, dischiudendo un orizzonte estetico dove, ad esempio, l’oggetto artistico può anche 116 I. MUSSA, Il gruppo enne, la situazione dei gruppi in europa negli anni 60, Roma, Bulzoni Ed., 1976, p. 10.

Oggetto ottico dinamico, 1960,

doppio strato di lamelle sovrapposte. Polietilene su tavola dipinta.

configurarsi in un’affermazione come questa: ‘Nessuno è invitato a intervenire’“117. A questo periodo risale

anche La mostra del pane come omaggio a un oggetto feticcio, emblema “contro il culto della personalità e contro il mito della creazione artistica”. Inaugurata il 18 marzo 1961 la manifestazione si conclude la stessa sera “per esigenze di conservazione”. Le opere, come indica il biglietto d’invito “non esprimono nessun personalistico mondo interiore, assolvono una funzione sociale”118. Un altro modo per indicare

l’effimero della creazione artistica e delle sue frange individualistiche.

Ancora ai primissimi anni Sessanta è riconducibile un altro lavoro accolto a Stra, Tre quadri

neri, che richiama in particolare la tendenza del Gruppo N di creare opere totalmente

dipinte di nero, una pittura dagli intenti polemici che “per la sua assoluta presenza anonima, costituiva una risposta ai ‘monocromi indifferenti’ di Manzoni”119 (e si potrebbero

anche considerare una sorta di omaggio alla spazialità pura, isolante e illusoria, priva di riferimenti oggettivi delle ricerche di Fontana). Del periodo delle Dinamiche visive, uno dei cicli più peculiari dell’artista in cui l’occhio umano diventa motore e creatore delle forme, sono proposte a Villa Pisani i nudi The Queen, Madonna, Passe-partout (1990) e le Grazie

multietniche (1989): visioni simboliche di un “organo genitale che intrappola le immagini,

o forse le genera […]. Questo metaforico ‘venire alla luce’è l’aspetto saliente della ricerca di Biasi”120.

Accanto a questi, lavori meno noti come Hiroshima-

LittleBoy e FatMan-Nagasaki. E ancora gli autoritratti

come Io sono e Autopercezione per il periodo degli

Ottico cinetici e dei Politipi per arrivare ai più recenti

assemblaggi e sculture.

“Ogni mostra di Biasi non fa che accrescere quel ‘culto e mito della personalità’ che l’artista aveva tanto osteggiato ai suoi esordi. Venuta meno la collettivizzazione dell’opera d’arte, conseguentemente alla diaspora avvenuta in seno al Gruppo N, nel volgere 117 Ivi, p 119.

118 Ibidem 119 Ibidem

120 A. ZANCHETTA, Biasi, Rilievi Ottico Dinamici, Milano, Dep Art, 2008, p. 11

Omaggio a Fontana, 1965,

rilievo in PVC su tavola.

S 9, 1964,

degli anni Sessanta Biasi sviluppa in modo coerente le Torsioni e gli Ottico-Dinamici, cicli a cui il suo nome è rimasto legato indissolubilmente nonostante la sua ricerca annoveri anche Trame, Politipi, Assemblaggi”.121

Dopo quasi cinquant’anni di esperienza artistica con Settanta! Biasi “si presenta per quello che è, un artista a volte scontroso e riluttante ad apparire oppure al contrario, espansivo e presenzialista, sempre inquieto e poliedrico, spesso metamorfico come la sua pittura, a volte spiazzante, ma sempre imprevedibilmente coerente, uno che come artista ha vissuto due vite: la prima come membro del Gruppo N, la seconda come ‘solista’, un artista che appartiene al Novecento, ma che ha saputo oltrepassare il millennio rinnovandosi con straordinaria vitalità”122.

121 Ibidem

122 dal sito personale dell’artista, www.albertobiasi.it >mostre >Settanta!, 2007 - 06 - 02, [online].

BIOGRAFIA

Inquieto e poliedrico, spesso metamorfico e talvolta spiazzante, Alberto Biasi nasce a Padova il 2 giugno 1937. Durante la guerra, Alberto, orfano di madre, vive con la nonna paterna che gestisce un’osteria a Carrara San Giorgio, paesino della campagna padovana. Cresce a contatto della gente di paese, in un’atmosfera di famiglia allargata, fino agli anni della scuola superiore, quando ritorna a Padova per frequentare il Liceo Classico e poi a Venezia l’Istituto d’Architettura e il Corso Superiore di Disegno Industriale, dove vince una borsa di studio istituita da Paolo Venini. Sono anni di conoscenza e passioni artistiche durante i quali si avvicina e approfondisce momenti fondamentali dell’arte del Novecento: il movimento Neoplastico, il Futurismo, il Dadaismo entrano e si radicano nel percorso di formazione del giovane Biasi.

Nel 1958 comincia a insegnare Disegno e Storia dell’arte nella scuola pubblica e nel ’69 gli viene assegnata la cattedra di Arti della grafica pubblicitaria (che mantiene fino al 1988). Nel frattempo prende corpo la sua attività di artista e nel 1959 forma il Gruppo N con cui lavora fino allo scioglimento nel 1967. Per la formazione del gruppo, una svolta decisiva è offerta dalla mostra Nuova concezione artistica del 1960 “un evento clamoroso: per la presenza di artisti come Castellani, Mack e Manzoni, ad essa partecipano anche Biasi e Massironi, e per la dichiarazione contenuta nel manifesto. [...] Il manifesto dichiara: l’arte è essenzialmente ricerca che nasce dalla struttura molteplice della vita moderna; l’artista ha superato l’individualismo sentimentale; l’opera si muove oltre lo spazio a due dimensioni, e cioè in uno spazio vasto il cui elemento deteminante è la luce; e la difesa di un’etica

collettiva”123. Nel ’61, come coautore del Gruppo N, è fra i promotori della mostra Nuove

Tendenze a Zagabria. “Un punto d’incontro [...] per le ricerche visuali operanti in quegli

anni in Europa”124 e nel ’62 decisiva è la partecipazione alla mostra Arte Programmata.

In questi anni Biasi cerca nuovi modi espressivi: l’interazione dello spettatore con l’opera diventa un fondamento ineludibile per questo rifugge dall’uso “di automatismi a favore di elementi ‘cangianti’ e ‘pulsanti’ capaci di attivare effetti percettivi ambigui, che suggeriscono un movimento interno. Nasce così la complicità e reciprocità del vedere- sapere tra percipiente e percepito”125.

Segnano l’attività di questo periodo le Trame, primo studio sull’interferenza del movimento dello sguardo e della luce naturale su una superficie statica e stratificata. Accanto alle

Trame realizza i Rilievi ottico-dinamici, ottenuti per sovrapposizioni di strutture lamellari,

dove lo spettatore diventa corresponsabile dell’evento visivo. Cominciano ad apparire 123 I. MUSSA, Il gruppo enne, la situazione dei gruppi in europa negli anni 60, 1976, op. cit., p. 117.

124 Ivi, p. 121.

allora le Forme dinamiche ottenute per torsioni; le Fotoriflessioni in cui l’artista cerca nel movimento e nella luce reali nuovi valori estetici e psicologici ed infine gli Ambienti nati dal desiderio che spazio dell’opera e spazio dello spettatore non siano separati, in modo da creare una percezione instabile derivante dalle relazioni tra spazio illusorio e movimento reale, tra spazio reale e movimento illusorio. Dopo lo scioglimento del Gruppo N l’attività di Biasi prosegue “in solitaria” sviluppando quei temi che restano centrali nella sua produzione.

Approfondendo la ricerca sull’impatto luminoso di luce naturale, elabora nuove soluzioni con i Politipi. Questi sono sostanzialmente una continuazione delle strutture lamellari precedenti: Torsioni e Rilievi Ottico-Dinamici, ma mentre in quelle il dinamismo è esasperato, nei Politipi “prevalgono il cangiantismo coloristico e le caratterizzazioni formali in conseguenza di tensioni e deviazioni delle strutture lineari”126.

Negli anni Settanta abbina elementi lamellari in torsione e parti in movimento reale, mentre negli anni Ottanta e Novanta i Politipi si arricchiscono di un elemento fino ad allora parzialmente trascurato da Biasi, la pittura: ne derivano forme e cromatismi di forte suggestione figurale. “In questi ultimi, per contrasto tra la plasticità cangiante del minirilievo e la bidimensionalità della pittura, le nuove immagini vivono con e per chi le guarda e appaiono evocative di un continuo divenire”127.

Da qui ha inizio l’ultima importante evoluzione del suo lavoro: elaborando una sintesi delle ricerche precedenti Biasi realizza gli Assemblaggi, soprattutto dittici e trittici, in prevalenza monocromatici, di forte impatto plastico e coloristico. La scultura, già presente nelle opere di Biasi in quanto bassorilievi, assume nei lavori più recenti un nuovo valore: acciaio corten, alluminio, metacrilato sono i mezzi con cui Biasi sfida lo spazio tridimensionale, affrontato nelle misure ampie di opere anche da esterno: totem, lastre a sviluppo verticale, così come spirali interrotte, eliche di fitti tuboli metallici diventano trasposizioni, reinvenzioni.

Oltre a dodici esposizioni di Gruppo N, Biasi ha allestito più di cento mostre personali e ha partecipato ad oltre quattrocento collettive tra le quali di particolare rilievo la 32^ e la 42^ Biennale di Venezia, la 11^ Biennale di San Paolo, la 10^, 11^ e 14^ Quadriennale di Roma, riscuotendo importanti riconoscimenti.

126 dal sito personale dell’artista, www.albertobiasi.it > opere >Politipi, [online]. 127 A. ZANCHETTA, Biasi, Rilievi Ottico-Dinamici, 2008, op. cit., p. 57.