1 L A TRADIZIONE MANOSCRITTA
I. D ESCRIZIONE ESTERNA
COMPOSIZIONE MATERIALE: omogeneo.
DATAZIONE E ORIGINE: Firenze, 22 agosto 1443 (data indicata nella sottoscrizione a c. 117r; cfr. infra, POSSESSORI, etc.).
MATERIA: cartaceo.
FILIGRANA: a c. I’ «NANI» e a c. I’’ «E. MAG»; si tratta dunque di un bifolio diviso in due cc. e proveniente dalla cartiera pesciatina di Enrico Magnani, attiva soprattutto nel sec. XIX (cfr. NAPOLI 2005, pp. 124-126). Pera del tipo comune, con frutto centrale e foglie sagittate laterali, mm 105 × 40, simile a BRIQUET 7345 (Siena, 1331), collocata quasi sempre nella piega del bifolio alle cc. 1, 3, 8, 10, 12, 19, 21, 30, 31, 32, 39, 40, 42, 49, 51, 53, 55, 56, 58, 60, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 71 (intera), 72, 73, 78, 79, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 102, 109, 111; corno, con fili sospensori che avvolgono le estremità e filettatura centrale, mm 50 × 80, simile a BRIQUET 7645 (Firenze, 1364), anch’essa collocata sempre nella piega del bifolio alle cc. 23, 24, 25, 26, 27, 28, 33, 35, 36, 38, 45, 46, 105, 106, 114, 117. La posizione delle filigrane è coerente con la fascicolazione. Non sono state rinvenute filigrane nelle cc. appartenenti al fascicolo XII (cc. 91-100).
CARTE: II (mod.) + I’ (mod.), 117, I’’ (mod.) + II’’’ (mod.). Bianche le cc. I-I’, 2v, 117v, I’’-II’’’. DIMENSIONI: mm 280-280 × 199-199 (valori medi arrotondati di h × l, rilevati rispettivamente intorno ai margini interno-esterno, superiore-inferiore). La media è stata calcolata sui valori misurati a intervalli di 30 carte. Di seguito i dettagli delle misurazioni effettuate: c. 1, mm 280 [marg. int.] - 279 [marg. est.] × 195 [marg. sup.] - 196 [marg. inf.]; c. 31, mm 279-280 × 199-199; c. 61, mm 279-280 × 200-201; c. 91, mm 280-281 × 200-199; c. 117 (essendo l’ultimo fascicolo incompleto, è stata misurata l’ultima c. del codice), mm 280-281 × 200-199. La ‘proporzione’ (rapporto larghezza/altezza) dei valori massimi è pari a 0,71.
FASCICOLAZIONE: I2 (cc. I-II), II1 (c. I’), III-XIII10, XIV10-3 (tagliate via le ultime tre cc.), XV1
(c. I’’), XVI2 (cc. I’’’-II’’’). Richiami semplici, di mano del copista, nel marg. inf. del verso alle cc.
10 (fascicolo III), 20 (IV), 30 (V), 40 (VI), 50 (VII), 60 (VIII), 70 (IX), 80 (X), 90 (XI), 100 (XII), 110 (XIII).
SPECCHIO RIGATO: rigatura a piombo; lo specchio è tracciato unicamente nei contorni, che vengono proseguiti oltre l’angolo, ma la scrittura è comunque piuttosto ordinata. Rigate anche le cc. 2v e 117v, seppur bianche. Il rilevamento delle misure dello specchio (al recto e al verso) nella prima carta utile ogni due fascicoli (ovvero dove la traccia dello specchio sia ben leggibile su entrambe le facciate), offre i seguenti risultati: fascicolo III, c. 2, mm 204 × 112 (r) e 204 × 112 (v); fascicolo V, c. 21, mm 205 × 113 (r) e 205 × 114 (v), fascicolo VII, c. 41, mm 204 × 117 (r) e 204 × 116 (v); fascicolo IX, c. 61, mm 205 × 119 (r) e 205 × 118 (v); fascicolo XI, c. 81, mm 204 × 117 (r) e 205 × 116 (v); fascicolo XIII c. 101, mm 204 × 122 (r) e 206 × 121 (v). La proporzione (h/l) risulta di 1,77. Il rapporto dell’area di scrittura in relazione al foglio, calcolato
dividendo l’area dello specchio (valori medi generali mm 205 × 116) per l’area del foglio (valori massimi mm 280 × 199) risulta dello 0,43, per cui la scrittura occupa il 43% del foglio. L’ampiezza dei margini, rilevata nelle stesse carte utilizzate per misurare le dimensioni dello specchio, corrisponde ai seguenti valori: fascicolo III, c. 2r, mm 52 [marg. inf.], mm 50 [marg. est.], mm 21 [marg. sup.], mm 35 [marg. int]; fascicolo V, c. 21r, 50, 54, 22, 31; fascicolo VII, c. 41r, 51, 50, 21, 30; fascicolo IX, c. 61r, 49, 50, 23, 29; fascicolo XI, c. 81r, 48, 51, 24, 30; fascicolo XIII, c. 101r, 50, 47, 25, 27. Il calcolo dei valori medi offre i seguenti risultati: marg. inf., mm 50; marg. est, mm 50; marg. sup., mm 23; marg. int., mm 30. Il numero delle linee di scrittura nelle facciate interamente vergate (che non comportino, cioè, rubriche o altre interruzioni del testo: sono in totale 71), è piuttosto variabile: si va da un minimo di 30 (un solo caso), a un massimo di 37 (3 casi), con prevalenza di cc. con 33 righe (17 casi), 34 righe (20 casi) e 35 righe (14 casi), ma vi sono anche cc. con 31 righe (6 casi), 32 righe (8 casi) e 36 righe (5 casi). La media è dunque di 34 righe per carta. La prima linea di scrittura poggia sempre sul marg. sup. dello specchio (un’eccezione a c. 25v, in cui il copista inizia a scrivere immediatamente sotto il marg. sup. dello specchio); in alcuni casi la scrittura si estende sotto la linea inferiore dello specchio, o per completare entro la stessa carta la tavola delle rubriche (c. 24r, tav.2; c. 98v, tav.11), o per completare entro la stessa carta una rubrica (cc. 57v, 96v, 101r). In molti casi l’ultima linea di scrittura copre il marg. inf. dello specchio. Nella prima parte del ms. è stata lasciata bianca la porzione di foglio successiva alla conclusione dei libri e delle tavole delle rubriche, con ripresa della scrittura alla c. successiva (L. 1, c. 23v; tav.3, c. 34r; L. 3, c. 57r; tav.4, c. 58r; L. 4, c. 75v; tav.6, c. 80v); procedendo nel testo, riducendosi le dimensioni dei capitoli e quindi l’estensione dei libri, lo spazio bianco da doversi lasciare sull’ultima c. sarebbe stato complessivamente eccessivo e dunque la scrittura è sempre continua.
SCRITTURA E MANI: mano unica, che copia il testo, le rubriche, i paratesti finali e una serie di note marginali; la scrittura è una corsiva bastarda che unisce elementi mercanteschi, come la d a occhiello e il legamento ch, a caratteristiche proprie della cancelleresca, come la proporzione e la forma delle aste.
LEGATURA: mm 286 × 205; piatti in legno, legatura medicea in marocchino rosso, ma con tracce di un rivestimento più scuro sovrapposto; cantonali e placca centrale con stemma mediceo su entrambi i piatti; cornici semplici e con motivi fitomorfi impresse a freddo. Sul piatto anteriore, cornicetta metallica che ospita un cartellino danneggiato e ormai illeggibile. Dorso a tre nervature, con nervi, capitelli e spazi intermedi marcati da cornici impresse a freddo. Il ms. conserva ancora i ganci di chiusura, anch’essi recanti la placchetta metallica con stemma mediceo, e la catena che lo legava al pluteo. I contropiatti sono rivestiti con la stessa carta, prodotta dalla cartiera Magnani (cfr. supra, FILIGRANE), delle guardie immediatamente adiacenti.
STATO DI CONSERVAZIONE: molto buono. Più macchiate di umidità le cc. estreme, ma senza compromissione della lettura. Il codice è stato restaurato (cfr. il timbro della legatoria
«Bruscoli» nell’angolo sup. est. del contropiatto posteriore) e in tale occasione sono stati rivestiti i contropiatti e aggiunte le guardie I-II e I’’’-II’’’. Il codice è stato rifilato, come dimostra la perdita quasi totale del titolo corrente alle cc. 34r e 41r.
REVISIONE E ANNOTAZIONI: il copista si autocorregge con espunzioni e integrazioni. Di seguito l’elenco degli interventi:
c. 3r, «artificiosame[nte]»; c. 7r, «vento [a] o alcuno», marg. «a. che riarda le vigne»; c. 14v, «et fa‹nne›[ve] ‹spesse volte› ‹avere› [per] mangiare»; c. 20r, «bitu‹ro›[me]»; c. 20v, «di rame [o di terra]», «ugni [lo spaço] con»; c. 21r, «bufala [et] equalme(n)te»; c. 25r, «staio[ro]»; c. 28r, «m[e]ço»; c. 29r, «questi [semi] di», «et ‹lupiglio› [ulpico]»; c. 29v, «ella [è] più»; c. 31r, «di legno [unto di mèle]»; c. 32r, «mèle [diventa sì medicinale]»; c. 35r, «la me‹d›[l]ica ‹ciò è saggina›»; c. 37r, «in questo [così lo spatio di tucta] la tavola [si conpierà]»; c. 38v, «frassino [o oppio]»; c. 41r, «sostenta‹no›[mento]»; c. 41v, «merghi [e] secondo»; c. 42r, «perischono ‹il quale corre nella figlia› [subito]»; c. 44r, «to[sto]»; c. 45r, «letame [ad] luna»; c. 45v, «che ‹se› è»; c. 46v, «l’ulpico [ora] et»; c. 47v, «di ‹migliore› minore»; c. 51v, «le mele [et poi]»; c. 53v, «et di [qua et di là di le(n)tisco]»; c. 56r, «vi[h]uole»; c. 56v, «co(n) [morbida et] humida»; c. 60r, «ricoperta ‹la terra› non tema»; c. 66r, «luogo [vicino alle] ‹la cenere delle viti di decte› çucche», «cedri [ce(n)nere facta de’ tralci delle çucche]»; c. 67r, «melo [et in pero cotogno]»; c. 68v, «abr[u]ot‹a›ina»; c. 69r, «comincia[ndo i grossi gittali in terra] quando»; c. 70r, «germineran[o] ‹et›»; c. 71r, «state [luoghi] occupati»; c. 71v, «buoi [ancora] no(n)», «riterrebese[lo] poi»; c. 72r, «via [e] a»; c. 74v, «acinto [greco]»; c. 75r, «mele ‹et› [o]»; c. 76r, «ciascuno [ciato]»; c. 77v, «maravigliosa [cosa]»; c. 79v, «volando[ne]»; c. 80r, «Capitolo ‹ventidue› [dodici]»; c. 82v, «Mago [cartaginese]»; c. 84r, «mecti ‹una oncia di rose› [‹dieci gigli› una oncia di rose]»; c. 86v, «l’arnie [del’api]»; c. 87r, «acqua [melata]», «tinta [o] ‹in mele di soffillo›», marg. «o. in sugo di melisofilo ciò è cedornella»; c. 87v, «riciderai [et]»; c. 88v, «seghisi [et] a», «XXII [piedi]»; c. 90r, «montoni [alle
pecore]»; c. 93r, «nebbioso ‹purtando›»; c. 95r, «poi [mischiare lo]»; c. 95v, «sedon [et yrigeron]»; c. 96v, «leta‹mi›[mina]si»; c. 97v, «cappero [si seccha di] q(u)esto»; c. 99r, «et ‹fasciuolo› [il fagiuolo]»; c. 100v, «nuovi [canali] ‹chanestri›»; c. 105v, «passe [overo passo]»; c. 107r, «è ‹freddissima› verdissima»; c. 113v, «di[lavale et] getta»; c. 115r, «un dì [le fa seccare]».
Inoltre, a c. 46r scrive «24» sopra un «ventiq(u)atro» che ritiene poco leggibile. Nella trascrizione del testo, il copista ha lasciato una serie di spazi bianchi, talvolta con l’inserimento dei puntini di sospensione: alcuni di questi sono caratteristici dell’intera tradizione del volgarizzamento I e sembrano dunque da doversi attribuire all’archetipo (cfr. infra, § 1.2.1), mentre altri sono singolari; in quattro casi, una mano successiva è intervenuta, integrando il testo mancante (si segnalano tali integrazioni con il corsivo):
c. 32r, «i tuberi ciò è . . . nel melo cotogno» (2.18), «le armeniche ciò è [umiliache] et le prequo[que]‹che› ciò è susine . . s’innestano» (2.18); c. 47v, «crivello [salnitro pesto] . . questo facto» (3.25); c. 53v, «Dele tubere ciò è [ ] et del susino» e «le tubere ciò è .... et seminano» (3.36); c. 61r, «giova avere [le gacte] . . spessi» (4.11); c. 61v, «agresti ciò è [asinini] ... Et altri» (4.11), «l’ulpico ciò è [ ] e l’aneto» (4.12), «presente si semina [ ] il rafano» (4.12); c. 74v, «sumacchi ... et con» (4.15); c. 104r, «meliloto . . . et oncie» (11.14); c. 107v, «pali et . . . . et configesi» (12.5); c. 110r, «se è humido . . . amano terra» (12.7); c. 113v, «gigaste . . peste» (12.22).
Ancora, il copista trascrive alcune annotazioni marginali, che commentano e chiariscono alcuni termini e passi del testo (le chiose sono state pubblicate da VACCARO 2013), e appunta nel margine numerosi segni di nota, notabilia (alcuni in inchiostro rosso: cc. 6v-9r, 19v-21r, 65v- 66r, 68v) e brevissimi riassunti di alcune parti di testo. Maniculae: cc. 2r, 3v, 5v, 6v-9r, 10r, 13v, 15r, 19v, 20r, 21v, 22r, 25r, 30r, 31r-31v, 36r-36v, 37v, 38v, 39v, 42v, 45r, 49v, 51r, 55v, 60r, 63v, 66r, 67v, 69v, 71v, 73v, 75r-75v, 82v, 85v, 87r-88r, 89v, 90v, 102r, 103r, 104v, 107v-108r. Vi sono anche alcune annotazioni evanite, ma quasi completamente recuperabili grazie alla lampada di Wood, in una grafia diversa da quella del copista (forse la stessa che integra alcune delle
finestre): c. 20r, «co(n)tro a b(r)uci (et) gli animali nocivi delle viti»; c. 39r, «et passato»; c. 42r, «e no(n) le ricidere [???] et insieme periscono subito»; illeggibile, anche con la lampada di Wood, quella a c. 97v.
NUMERAZIONI: cartulazione antica a inchiostro in cifre romane (probabilmente di mano del copista) nel marg. sup. del recto e cartulazione moderna a lapis in cifre arabe nell’angolo inf. est. del recto; le due cartulazioni, antica e moderna, si corrispondono. Risulta invece imprecisa la tavola di corrispondenza mesi-carte di c. 2r (fra parentesi l’indicazione corretta): gennaio, c. 23 (tav.2 a c. 24r); luglio, c. 39 (tav.8 a c. 38v); agosto, c. 42 (tav.9 a c. 91r); settembre, c. 95 (tav.10 a c. 74v); ottobre, c. 99 (tav.11 a c. 98v).
POSSESSORI, PROVENIENZA E NOTIZIE STORICHE: a c. 117r si legge la seguente sottoscrizione: «Expliciunt sinonime Palladii. Finito questo dì XXII agosto MCCCCXLIII p(er) me Jachopo di Baldo di B(ar)oneo Baducci p(ro)p(ri)o di Ghuardistallo citadino fiorentino laus deo»; entrambi i personaggi non sono stati identificati. In corsivo si è evidenziata la parte di explicit scritta su rasura, di cui la scriptio inferior non è recuperabile neppure con la lampada di Wood; che la scrittura oggi visibile sia successiva si evince anche dal fatto che il nome soprascritto eccede lo spazio disponibile. Segnature e timbri: sul piatto anteriore, in inchiostro bianco, l’attuale segnatura «12 | P. 43»; a c. Ir, a lapis, «Plut. 43.12»; a c. IIIr, a penna, «Pl. 43 cod. 12» e timbrino rosso della BML; a c. 1r nel mag. inf. timbro rosso della BML con croce sabauda coronata (sec. XIX u.q.) che si incontra anche nel marg. inf. di c. 117r, accompagnato dal numero di inventario, a lapis, «202721».
DECORAZIONE. 1. Iniziali.
A c. 3r, iniziale maiuscola in inchiostro rosso alta 9 linee di scrittura; l’inchiostro rosso con cui è eseguito il corpo della lettera è lo stesso della rubrica, mentre la filigrana e i motivi geometrici che riempiono l’occhiello sono eseguiti con un inchiostro rosso diverso e, come di norma, successivamente alla copia del testo (la filigrana si sovrappone infatti ad alcune lettere). Iniziali di capitolo eseguite al tratto nello stesso inchiostro delle rubriche e alte 1 o 2 ll. di scrittura; l’iniziale del cap. 2.1 è alta 3 ll. di scrittura (c. 24v). Sono di forma maiuscola e toccate di giallo la lettera successiva a ogni iniziale di capitolo, le iniziali delle rubriche delle tavole e le iniziali delle voci dell’Esposizione di vocaboli e della Tavola di pesi e misure. Anche le maiuscole interne al testo sono toccate di giallo.
2. Rubriche.
Rubriche in inchiostro rosso, di mano del copista; precedute da un segno paragrafale, eseguito con lo stesso inchiostro, quella della tav.1 (c. 1r) e della tavola di corrispondenza mesi- carte (c. 2r). Le rubrica del cap. 1.5, dimenticata a testo, è aggiunta nel marg. (c. 5v). I tredici libri sono preceduti da tavole delle rubriche realizzate dal copista nello stesso inchiostro del testo; le rubriche delle tavole sono precedute dai corrispondenti numeri di capitolo in cifre arabe (tav.1, cc. 1r-2r; tav.2, c. 24r; tav.3, cc. 33v-34r; tav.5, c. 76r; tav.6, c. 80v; tav.7, cc. 84v-85r;
tav.8, cc. 88v-89r; tav.9, c. 91r-v; tav.11, c. 98v; tav.12, c. 106v; tav.13, c. 114v) o romane (tav.4, cc. 57v-58r; tav.10, cc. 94v-95r); quelle della tav.6 (c. 80v) sono introdotte da un segno paragrafale in inchiostro nero.
3. Altre decorazioni.
Segni paragrafali interni al testo, nello stesso inchiostro di questo, toccati di giallo. Titoli correnti in inchiostro rosso di mano del copista nel marg. sup., sul recto e sul verso: gennaio (cc. 24r- 33r), febbraio (cc. 33v-57r), março (cc. 57v-75v), aprile (cc. 76r-80r), maggio (cc. 80v-84v), giugno (cc. 85r-88v), luglio (cc. 89r-91r), agosto (cc. 91v-94v), settenbre (cc. 95r-98v), ottobre (cc. 99r-106r), novenbre (cc. 106v-114v), dicenbre (c. 115r; manca su 115v). La scrittura dei titoli è successiva alla cartulazione antica: sul recto, infatti, essi si dispongono a lato o sopra questa, collocata nel centro del margine superiore.