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Dal legame con il contesto alle caratteristiche dell'allestimento

III. Musei in Contesti Industriali: Peculiarità, Analogie e Divergenze

3.1 Dal legame con il contesto alle caratteristiche dell'allestimento

Non vi è dubbio sul fatto che la sede museale, il “contenitore” dell'esposizione, rivesta una notevole importanza in questo genere di allestimento, in quanto ne rappresenta la principale peculiarità che li contraddistingue dagli altri allestimenti museali; al fine di valutare le possibili analogie o differenze tra le varie esposizioni bisogna innanzitutto chiedersi in quale rapporto siano il “contenuto” archeologico dell'allestimento e il “contenitore” industriale che lo ospita, ossia come a livello museale l'allestimento archeologico si leghi alla realtà industriale che lo ha preceduto.

Al di là di casi come la Fondazione Prada, dove ci si trova di fronte ad una pressoché totale assenza di connessione tra contenuto e contenitore, causata dalla trasformazione che l'edificio ha subito per la sua conversione in museo, è stato possibile notare che in molti dei casi analizzati le varie esposizioni dispongano di un forte legame con la realtà industriale dove sono siti: tale legame è stato spesso sfruttato per raccontare la storia del luogo in cui risiedono, facendo leva su un

elemento che li contraddistingue, come la vita marittima, elemento che i Drassanes di Barcellona e gli Arsenali Medicei di Pisa hanno in comune, o la vita in miniera, come testimoniato dal Parco archeo-minerario di San Silvestro e dalle esposizioni del territorio di Carrara. Tutte queste realtà focalizzano le proprie esposizioni storiche e/o archeologiche proprio su questi fattori (il mare da un lato e l'estrazione mineraria dall'altro), capaci di fornire uno scenario più che comprensibile riguardo alla realtà dei luoghi in cui risiedono, data la grande importanza storica avuta dal mare per città quali Barcellona e Pisa, e quella dell'estrazione mineraria nei territori carraresi e campigliesi. Le esposizioni dei musei in questione sono ottimi esempi di coerenza tra l'aspetto industriale e archeologico, in quanto la scelta di questi edifici come sedi museali riflette un preciso criterio logico che ha determinato una tale scelta: per esempio gli Arsenali pisani, da cantieri navali cinquecenteschi, sono rinati in forma di museo ospitante sia reperti rinvenuti negli scavi di San Rossore sia documenti e reperti legati alla storia della città, prevalentemente incentrata sulle attività marittime, attraverso il tempo, sancendo in tal modo un legame tra la funzione originaria dell'edificio e il loro scopo attuale, e mettendo quindi in dialogo il passato dell'edificio con il suo presente, o ancora gli Arsenali di Barcellona, che da cantieri si sono trasformati, nel secolo scorso, in un museo della navigazione.

I Drassanes, trovando la loro ragion d'essere nella navigazione, punto centrale della storia e dell'evoluzione della città catalana oltre che dello stesso allestimento museale, presenta non soltanto imbarcazioni storiche, ma anche testimonianze relative agli sport per mare e, più in generale, alla storia marittima del territorio; ne risulta un'esposizione comprendente una vasta gamma tipologica di imbarcazioni, sia spagnole che estere, sia originali che riproduzioni in scala, dislocate negli ampi spazi della struttura, suddivise all'interno del complesso per aree tematiche, poste centralmente nelle sale e pertanto visibili da ogni angolazione, illuminate da fari e visibili talvolta anche dall'alto, mediante l'ausilio di ballatoi aggettanti.

Sia le navi che le sale sono corredate da pannelli esplicativi, schermi touch screen e apparati video per la proiezione di documentari storici. Scegliendo dunque di trattare la storia marittima cittadina attraverso i secoli, appare chiaro che l'allestimento abbia deciso di mostrare non solo le navi e la loro evoluzione nel corso del tempo, ma anche tutti quei documenti e reperti che trattano dell'evoluzione delle scienze nautiche (la documentazione è favorita dall'archivio storico e dal suo centro di documentazione marittima, istituiti nel museo per l'appunto per diffondere e

preservare la documentazione relativa alla navigazione spagnola) e la vita delle persone che hanno lavorato in tale settore (ne è un esempio la sala dei Bastaixos, i “facchini” della città). In tal modo viene fornita una dimensione più umana alla visita portando di conseguenza una maggiore immersività, mediante l'ausilio di documenti e filmati che mostrano la costruzione dei vascelli e i pericoli presenti nella vita in mare156. Non mancano quindi vetrine che espongono i vari strumenti utilizzati per la

navigazione, che vanno dall'esposizione di portolani o mappamondi nella sala di Raimondo Lullo e da apparecchi più antichi come barometri, sestanti e astrolabi ai ben più moderni sonar meccanici dislocati in quella di Pietro IV d'Aragona.

Uno degli aspetti caratteristici di maggior spicco inerente ai Drassanes è l'importanza data all'edificio stesso a livello storico, architettonico e archeologico, in quanto rappresenta non soltanto uno degli esempi di architettura gotica spagnola ma anche, ovviamente, il punto centrale del lavoro per mare nei secoli passati157, motivo per cui

sono stati compiuti sondaggi archeologici, realizzati nel pieno rispetto della struttura, e indagini strutturali sull'edificio, e per mezzo di tali ricerche se ne è appurata la longevità. Lo scopo è anche quello di favorire la conoscenza dell'edificio, motivo per cui la Veclus s.l. (ente che studia il patrimonio architettonico e archeologico spagnolo), su iniziativa del museo stesso, ha realizzato un lavoro di ricerca sugli edifici che delimitano il museo (vale a dire Porta della Pace, all'angolo nord-orientale del museo, la casa della manutenzione, nella zona meridionale, risalente alla fine del XVI secolo, e la Casa del Governatore, a occidente). Basandosi sull'analisi degli elementi usati per la costruzione di questi edifici e dei materiali usati per la loro ristrutturazione successiva, supportati comunque da fonti documentarie, e del confronto con l'edificio museale, è stato possibile ottenere informazioni sulle caratteristiche crono-strutturali dei cantieri navali, che hanno permesso di individuare le fasi di costruzione della struttura che, nonostante risalga al XIII secolo, è in gran parte frutto di alterazioni e riadattamenti del XVI secolo158.

Sebbene la collezione navale e lo studio sull'evoluzione delle scienze nautiche diano un'impronta storica piuttosto che archeologica al museo, appare corretto inserirlo in questa trattazione grazie ai numerosi reperti archeologici presenti (anfore, ceppi d'ancora, macine e una nave mercantile romana del II secolo), che vengono inseriti

156 Lòpez Miguel, 2012. 157 Cubeles i Bonet, 2011. 158 Castels et al., 2011.

all'interno dell'allestimento per mostrare la progressione storica e tecnologica delle imbarcazioni. Inoltre con i recenti restauri del 2011, è venuta alla luce una necropoli romana attiva tra il I e il VI secolo d.C.: in questo modo il museo diventa un'area inserita nel tessuto urbano in grado di offrire un'esperienza che che va dalla conoscenza del mondo archeologico romano alla trattazione storica offerta dai Drassanes.

L'allestimento degli Arsenali pisani, al contrario del caso precedente, è focalizzato sull'aspetto prettamente archeologico, ma anch'esso fa forza, proprio come i Drassanes, principalmente sull'esposizione navale. L'intero percorso museale si sviluppa attraverso un lungo corridoio, con una suddivisione in sezioni sviluppate a seconda delle tematiche trattate, ma il nucleo dell'intera esposizione restano le imbarcazioni rinvenute allo scalo ferroviario di San Rossore (Fig. 3.1), le quali occupano gran parte dell'esposizione, disposte in due campate dell'edificio, al centro delle sale espositive o affiancate alle pareti, e talvolta ben visibili per mezzo di balconi che ne permettono una visione dall'alto. Tra tutte quelle esposte spicca la cosiddetta Alkedo, l'imbarcazione più nota tra tutte quelle dello scavo pisano per il suo eccellente stato di conservazione e per la placca iscritta rinvenuta negli scavi che le ha dato nome, la quale è presente all'interno dell'esposizione anche in forma di riproduzione in scala. Le imbarcazioni, illuminate da un sistema di luci a led poste con un carrello sopra di esse, ma anche sulle alte navate, vengono inserite all'interno di vasche contenenti sabbia, la quale risulta essere un ulteriore richiamo al mondo marittimo, e sorrette da supporti metallici (Fig. 3.2).

Fig. 3.1: Museo delle Navi Antiche – Planimetria del museo (è possibile che vi saranno delle

variazioni in alcune sale); da questa figura si può comprendere l'importanza data dalle navi per l'intera esposizione. Immagine cortesemente fornita dal Dottor Andrea Camilli.

Fig. 3.2: Museo delle Navi Antiche – Esempio di imbarcazione nell'esposizione (in fase di

L'esposizione si occupa anche di mettere in mostra, nella prima sezione espositiva, gli innumerevoli reperti rinvenuti nelle fasi di scavo alla stazione ferroviaria, presentando in vetrine illuminate internamente da un sistema a led reperti rinvenuti negli scavi della stazione pisana (Fig. 3.3), mentre alla parete trovano posto mappe stratigrafiche del sito di scavo, con pannelli touch screen (i quali, al momento della scrittura di questo lavoro, devono ancora essere inseriti all'interno del percorso museale) che affiancano anfore poste sia all'interno di vasche ricoperte di sabbia situate al centro dei padiglioni espositivi, sia a fianco delle pareti, sopra delle piccole pedane (Fig. 3.4).

Analogamente a quanto visto per i Drassanes, anche nel museo di Pisa il percorso allestitivo realizzato fornisce una trattazione storica della città dalle origini fino ai nostri giorni, oltre che una sezione metodologica riguardante le tecniche costruttive delle navi.

L'allestimento si sofferma anch'esso sulla vita di bordo dei marinai delle navi, mettendo in mostra nelle vetrine i vari reperti messi in luce nello scavo di San Rossore e nelle zone limitrofe e relativi alla vita di bordo, oltre a oggetti appartenuti ai naviganti, di cui l'esempio più noto è forse una cassa lignea da viaggio, la “cassetta del marinaio” (Fig. 3.5).

Per creare una maggiore immersività è presente anche una struttura semi-sferica rappresentante la volta celeste, dove il visitatore all'interno viene immerso nell'oscurità e illuminato solamente da puntini luminosi che riproducono la volta stellare, in modo da mostrare in prima persona il modo in cui in antichità ci si orientava per mare (Fig. 3.6). Inoltre l'allestimento porta all'attenzione del visitatore i possibili effetti delle alluvioni sul territorio, affrontando un tema di attualità contestualizzato con gli eventi passati.

Proprio come in altri musei, non sono presenti elementi che servano da richiamo alla precedente vita industriale dell'edificio eccezion fatta per l'edificio stesso, del quale non sono state alterate le forme strutturali, tuttavia un legame con l'attività industriale viene fornito dai reperti archeologici, i quali, proprio come gli Arsenali stessi, sono rappresentativi dell'attività marittima, mantenendo dunque un legame con il passato storico dell'edificio industriale.

Fig. 3.3: Museo delle Navi Antiche (Pisa) – Esempi di reperti archeologici inseriti in vetrine incassate

a parete. Foto dell'Autore.

Fig. 3.5: Museo delle Navi Antiche (Pisa) – Cassa lignea appartenente forse a un viaggiatore

rinvenuta nella Nave A. A fianco la sua riproduzione. Foto dell'Autore.

Fig. 3.6: Museo delle Navi Antiche (Pisa) – Padiglione semisferico con “Volta Celeste”. Foto

dell'Autore.

Le Tonnare siciliane dimostrano anch'esse un forte legame tra il contenuto dell'allestimento e l'edificio industriale, visto che il museo concentra la sua esposizione sulla storia dell'industria ittica dislocando le evidenze rappresentanti la storia dello stabile quali foto e strumenti utilizzati nella fabbrica durante il suo

periodo di attività in ogni stanza dell'edificio, oltre ad avere un forte legame con il mondo marittimo come i musei precedenti (seppur in misura minore, visto che il museo non racconta la storia di un centro abitato incentrato sulla vita per mare, ma si sofferma sul raccontare la storia di uno stabilimento industriale legato a tale fattore). Questo è dunque un museo a carattere principalmente storico, in maniera analoga ai Drassanes, e pertanto i reperti archeologici risultano messi in secondo piano, in quanto l'Antiquarium è l'unico elemento dell'intero percorso museale legato all'ambito archeologico: il museo, infatti, nasce principalmente per raccontare la storia dello stabile, e l'elemento archeologico appare pertanto quasi un riempitivo; tuttavia persiste un legame, in questo caso, tra l'edificio industriale e il suo contenuto archeologico, perché l'Antiquarium ospita reperti legati all'elemento marittimo (un elemento dunque affine alla storia dell'edificio, riguardante appunto la pesca e la lavorazione del tonno), con anfore risalenti al III secolo a.C. esposte al centro delle sale, le quali sono adagiate su un letto di sabbia e visibili da ogni angolazione, e circondate da corde e illuminate sia da fari posti intorno ad esse sia dalle vetrate, e i restanti reperti inseriti in vetrine e posti alle pareti, corredati da pannelli figurativi, ricostruzioni grafiche e schermi con video inerenti la civilizzazione delle isole Egadi. Analogamente ad altre esposizioni, anche qui è stato fatto ricorso ad apparati multimediali, in particolare le video installazioni “Torino” e “The death room”, presenti rispettivamente nell'ex-stiva e negli ex-magazzini del carbone dello Stabilimento e curate dall'architetto Renato Alongi, mostrando le interviste a operai che lavorarono nelle tonnare e la cattura del tonno. In particolare nella video installazione “Torino”, scenograficamente oscurata, compaiono diciotto individui su grandi pannelli olografici che raccontano la storia dello stabile dando in questo modo particolare importanza al patrimonio immateriale che può fornire la visita al museo, mentre nell'altra video installazione, legata alle procedure della pesca del tonno, si dà risalto a questa attività, che in passato è stata uno dei motori trainanti dell'economia siciliana159. A dispetto dell'ampio uso di apparati multimediali, i quali danno all'intero

allestimento un'immagine moderna, l'allestimento non può contare al momento su un proprio sito web progettato e gestito dal museo stesso, a causa delle restrizioni imposte dalla Soprintendenza dei Beni Culturali, che impongono a tutti i siti siciliani una piattaforma web centralizzata.

Spostandoci sul Parco archeo-minerario di San Silvestro e sulle varie manifestazioni

museali di Carrara si nota come queste riflettano con coerenza la realtà industriale legandola ai reperti archeologici mediante alle loro esposizioni, inerenti all'attività estrattiva sia da un punto di vista archeologico che industriale. Sono altresì validi esempi di musealizzazione in situ, in quanto le realtà archeologiche trattate sono state mantenute quasi per intero nel luogo di rinvenimento.

San Silvestro in particolare differisce dagli altri casi trattati in precedenza in quanto in grado di coniugare visite guidate in paesaggi esterni con la visita in galleria e in alcune aree del parco adibite a musei: il Museo del Minatore, che racconta tramite foto e documenti la vita dei minatori e delle loro lotte sindacali per impedire la chiusura della miniera, e il Museo delle Macchine Minerarie, ospitante i macchinari estrattivi utilizzati nei due secoli passati; una procedura molto comune tra gli allestimenti di questo genere, come visto nel primo capitolo dal Deutches Bergau- Museum (DBM) di Bochum e dal Centre Historique Minier, che seguono lo stesso modus operandi, dove le visite all'aperto o in galleria sono affiancate a edifici utilizzati come antiquarium che conservano i macchinari utilizzati durante il periodo di attività e documentazione (filmati, fotografie ecc.) legata alla vita degli operai. Sebbene queste realtà archeo-minerarie musealizzino ambedue le realtà, archeologica e industriale, considerando il contesto in cui si trovano, si può comunque notare come per essi risulti più facilmente identificabile il fattore industriale rispetto a quello archeologico, e questo è dovuto al fatto che la maggior parte delle strutture ancora presenti rimandino al mondo moderno e contemporaneo, in quanto si tratta essenzialmente non di reperti archeologici immediatamente riconoscibili come anfore o sculture, ma di gallerie minerarie utilizzate per un lungo periodo di tempo per cui si confondono con quelle più recenti; per arginare questo problema è stato fatto ampio uso di pannelli illustrativi e guide, in modo da distinguere le aree in galleria più moderne da quelle più antiche.

Il percorso allestitivo di San Silvestro garantisce una completa immersività nel visitatore e un'ampia libertà esplorativa grazie a un'offerta museale molto variegata; la visita infatti prevede differenti percorsi che permettono di ammirare sia il lato naturale e paesaggistico, sia l'aspetto industriale vero e proprio, sia i resti archeologici presenti nel parco. La suddivisione delle visite in percorsi (Via del Temperino, Via delle Ferruzze, Via dei Lanzi, Via dei Manienti e Via delle Fonti), realizzata in base alla durata e alla difficoltà di percorrimento, non fa altro che arricchire e diversificare l'offerta proposta dal Parco. La Miniera del Temperino è

preceduta da un'area con pannelli che illustrano l'evoluzione della tecnologia estrattiva nel Campigliese attraverso i secoli e la galleria in sé (di 360 metri) è in grado di porre l'attenzione sul confronto tra le tecniche di estrazione mineraria antiche e quelle moderne. All'interno della galleria i visitatori, muniti di caschetti protettivi, possono dunque ammirare sia le tracce dei filoni minerari e dell'estrazione, sia l'ampia gamma di rocce e minerali: elemento, questo, che può esser osservato anche nel relativo museo, con teche contenenti i vari minerali presenti nelle gallerie. L'area del Pozzo Earle è quella che più di tutte mette in evidenza la storia industriale del territorio, con un allestimento composto dai macchinari utilizzati in quest'ultima fase di attività (molte delle quali allocate all'interno del Museo delle Macchine Minerarie, utilizzato proprio per questo scopo). In quest'area è anche presenta la Galleria Lanzi, il cui tragitto viene ripercorso dai visitatori su un trenino che l'attraversa fino ad arrivare alla valle dei Lanzi e alla Rocca, seguendo lo stesso itinerario previsto per i materiali estratti. La Villa Lanzi è ora l'edificio adibito alla raccolta e conservazione degli studi e dei progetti sul Parco. L'intero parco vanta infine un ampio uso di pannelli informativi, come esemplificato dalla Rocca, il cui percorso di visita viene facilitato proprio dalla loro dislocazione al suo interno (Fig. 3.7).

Analogamente a San Silvestro anche i casi di Carrara garantiscono una grande varietà, fatta di visite guidate e itinerari attraverso il territorio; sopratutto è il Museo Civico della città a fornire le informazioni sulla storia archeologica, geologica e industriale della città, con un'esposizione chiara e suddivisa in sezioni ben precise: il suo percorso museale, strutturato ad anello attorno ad un cortile interno, può essere suddiviso in una parte riguardante la storia mineralogica del territorio (mettendo in evidenza, in apposite teche di vetro all'ingresso di fronte alla biglietteria, i minerali peculiari del territorio, nonché i vari marmi da cave estere, inseriti sia in teche che lungo un corridoio che dà alla sala successiva), un'altra dedicata ai reperti archeologici (comprensiva anche di diverse modellini ricostruttivi), una dedicata ai reperti dell'attività industriale e una dedicata a mostre di carattere artistico. Il museo dà particolare enfasi sulla storia della vita in miniera, con documenti e interviste a lavoratori proiettate su schermi che si attivano al passaggio e a schermi che riproducono in loop documentari sul tema. L'allestimento mette in evidenza sia la realtà archeologica che quella industriale, in quanto previste ambedue nel proprio percorso museale, mostrando e dando pari valore sia ai reperti archeologici sia a quelli industriali, tutti corredati da pannelli informativi e posti su basamenti (quelli di dimensioni più contenute) o adagiati sul pavimento (Fig. 3.8): dall'allestimento si evince che queste due realtà, pur efficacemente rappresentate, siano comunque separate, occupando ciascuna una sezione all'interno del percorso offerto, differenziandosi quindi da quanto visto alla Centrale Montemartini; non si tratta quindi di una musealizzazione binaria, dove i reperti archeologici vengono affiancati da quelli industriali in un efficace tutt'uno, ma di una forma di musealizzazione separata in zone diverse del museo.

Il Cava Museo Fantiscritti concentra invece la sua offerta sull'attività didattica (anche per scolaresche), raccontando, in una visita di circa quaranta minuti, la storia archeologica e industriale del bacino marmifero in cui il museo risiede, focalizzandosi sull'aspetto sociale della vita degli operai delle cave.

Sono previste in città anche tour guidati su appuntamento con visite specializzate, e sicuramente la realizzazione di un Parco, come quello progettato a suo tempo da