• Non ci sono risultati.

Il distretto di Carrara: una città tra il marmo e il ferro

II. Archeologia in contesti industriali: una selezione di esempi significat

2.2 Il distretto di Carrara: una città tra il marmo e il ferro

Carrara è una città famosa grazie al marmo, un materiale che oggi come in passato era estremamente richiesto e che è presente sulle montagne di questo Comune in gran quantità, rendendola famosa in tutto il mondo, motivo per cui nel corso degli anni molti uomini si sono avvicendati in questo territorio per la sua estrazione. La disamina tuttavia partirà dal progetto ad opera del professor Enrico Dolci, purtroppo non andato in porto, di un “Parco Archeologico delle Cave Antiche delle Alpi Apuane” che, analogamente a quanto visto con il museo di Piombino, è tanto un simbolo di potenzialità e attrattive, quanto di enorme spreco.

L'idea del parco abbracciava non solo l'enorme mole di reperti d'epoca romana rinvenuti nelle cave carraresi, ma anche la possibilità di creare un intero sistema che avrebbe riunito, secondo l'idea del professor Dolci, le evidenze archeologiche romane e industriali del territorio carrarese, massese, versiliese e della Garfagnana. Anche per questo è doveroso un suo inserimento all'interno dell'elaborato.

2.2.1 Breve storia delle cave lunensi

La storia delle cave lunensi ebbe inizio fin dall'età antica, con la romanizzazione, e conseguente urbanizzazione, dell'Italia settentrionale del III sec. a.C.; si hanno notizie più precise delle Alpi Apuane e delle loro cave con il geografo Strabone, proprio nel periodo in cui comincia lo sfruttamento intensivo delle cave di marmo della zona: il I secolo d.C., grazie alla politica monumentale ed auto-rappresentativa applicata da Augusto, che aumentò le richieste di marmo in modo esponenziale, lasciando sul territorio tracce indelebili che ne avrebbero condizionato per sempre il paesaggio64.

A causa del crollo, sia politico che sociale, dell'Impero Romano d'Occidente, l'uso delle cave lunensi, oltre che la quantità di fonti a disposizione, cominciarono a scarseggiare ed un interesse per Luni e per le sue cave, passate “in eredità” a Carrara, ripartì in età umanistica, con Ciriaco Anconitano, che testimonia (nel 1442) la presenza di alcune cave ancora ben visibili, e ancora all'inizio del XIX secolo con l'archeologo romano Giuseppe Antonio Guattani, che si mosse sulla scia di Carlo Fea e Johann Joachim Winckelmann, i quali avevano rilanciato l'interesse per le cave lunensi e i suoi marmi, per poi continuare praticamente senza interruzioni fino ad adesso, con campagne di scavo tra '77 e '80, che portarono ad una prima vera campionatura dei marmi di Carrara di epoca romana65, e l'uso e lo sfruttamento di

questi si è protratto nel corso degli anni fino ad oggi.

2.2.2 L'idea di creare un parco e il suo progetto d'allestimento

La Comunità Montana delle Alpi Apuane, insieme alla Soprintendenza Archeologica della Toscana, la Regione Toscana e il Comune di Carrara, nel 1989 predisposero un piano per la creazione di un Parco archeologico (il primo proposto per questo settore) per salvaguardare un eccezionale bene pubblico, e il 30 maggio 1991 presso il Museo Civico del Marmo a Carrara l'assessore alla cultura della Comunità Montana delle Apuane Paola Bordigoni sollecitò una tavola rotonda sul tema della tutela delle aree minerarie di interesse storico in Toscana, mettendo fin da subito in chiaro che il parco non avrebbe dovuto in alcun modo causare problemi alle attività produttive

64 Dolci, 1995.

della zona.

L'idea di base era quella di creare un parco archeologico relativo ai rinvenimenti d'epoca romana e medievale presenti nelle cave di Carrara, tuttavia era nelle intenzioni di Dolci di creare un parco legato non solo ai ritrovamenti di queste epoche, ma anche a quelli appartenenti alle fasi proto-industriali e industriali localizzati a Massa, in Versilia e in Garfagnana, in modo da portare esempi significativi, con relativa tutela e valorizzazione, di tutte le fasi storiche documentabili nel territorio, di cui il Parco Archeologico delle Cave Romane avrebbe dovuto costituire il punto di partenza da cui creare un sistema di aree protette d'interesse storico legate alle Alpi Apuane nella loro totalità66. Per conseguire tale

obiettivi, Dolci riteneva necessario anzitutto una perimetrazione territoriale, per poter delimitare i luoghi suscettibili d'interesse e basato su specifiche normative volte alla tutela del bene, l'individuazione dei suddetti vincoli normativi per la tutela e di eventuali incentivi per i privati operanti nella zona (come ad esempio una riduzione delle imposte o dell'IVA).

Accanto a queste operazioni occorreva definire una serie di itinerari a carattere storico-archeologico che si sarebbero dovuti snodare dal parco al Museo Civico del Marmo in Carrara, con una serie di hot spot del territorio relativi alla cosiddetta “cultura del marmo”, e costituiti non solo dalle preesistenti vie di comunicazione opportunamente corredate da indicazioni, ma anche da percorsi specializzati ed autonomi realizzati per l'occasione, in modo da integrarsi con la summenzionata viabilità, e dare vita ad un circuito culturale, collegando siti e opifici moderni67.

Un primo ed organico intervento sarebbe stato svolto su un nucleo sette siti, tra i più importanti dal punto di vista minerario non solo a livello nazionale ma addirittura europeo, date la rarità delle evidenze archeologiche in essi rilevate (oltre che non coltivate in epoca odierna), e fin dagli anni Novanta già potenzialmente suscettibili a tutela/valorizzazione per poi arrivare alle più recenti testimonianze industriali. Per accelerare tale processo Dolci suggerì un'ulteriore scissione: un primo gruppo composto dai siti di Fossacava, Gioia-Oliceto, Bocca di Canalgrande e Monte San Giuseppe, ed un secondo composto da Fossa Ficola, Crestola e Pescina.

Il progetto d'allestimento avrebbe dovuto anche prevedere una prima fase riguardante la ricerca/definizione catastale e proprietaria, date le possibili complicazioni dovute

66 Dolci, 1995, pp. 65-130. 67 Cfr. nota precedente.

ai passaggi di proprietà di molte cave, ed una seconda legata alla sistemazione, caso per caso, delle varie aree ed alle loro interrelazioni funzionali e dei servizi posti in esse.

Una terza fase doveva riportare alla luce le situazioni originali dei vari siti tramite la ricerca di materiali e tracce archeologiche e della loro continuazione nel corso degli anni.

La quarta ed ultima fase sarebbe servita a collegare i siti d'epoca romana carraresi con quelli più tardi di Massa, della Garfagnana e della Versilia.

2.2.3 La situazione attuale

Nel 2001 il Ministero dell'Ambiente aveva avviato l'iter istitutivo per la nascita del parco, ma poi iniziarono i problemi. Già nel 2003 si formò una situazione di stallo, a causa di mancati adeguamenti sul decreto istitutivo del parco coinvolgenti alcune delle parti interessate. La situazione risultava poco chiara, e il 6 aprile 2004 il Ministero dell'Ambiente fornì come spiegazione delle apparenti carenze e mancanze nella bozza del decreto istitutivo. Agli inizi del 2008 caddero tutte le possibilità di nascita del parco68.

Malgrado la realizzazione del parco archeologico si sia tradotta in un sostanziale nulla di fatto, non mancano forme di musealizzazione delle realtà archeologiche ed industriali, visto che i siti su cui sarebbe stato incentrato il parco sono visitabili come musei all'aperto e le escursioni condotte da guide abilitate si susseguono con una certa continuità; queste escursioni partono generalmente dalla vecchia stazione di Colonnata (frazione del Comune) dove è possibile ammirare alcuni reperti di archeologia romana. In special modo a Fossa Cava (Fig. 2.7), risalente al I secolo a.C., sono ancora visibili i piani di estrazione del marmo, essa è visitabile grazie ad un sistema di ponti e passatoie di legno e cartelli informativi bilingue, il tutto a poche centinaia di metri da una cava ancora in attività.

Fig. 2.7: Museo Civico del Marmo (Carrara) – Plastico ricostruttivo di Fossacava in epoca romana.

Foto dell'Autore.

Per raccontare la storia locale, l'archeologia romana e industriale il principale punto di riferimento resta comunque il Museo Civico del Marmo, il cui percorso si articola lungo tutto l'edificio, concentrandosi sui vari aspetti della vita nelle cave dall'epoca antica fino ad oggi, attraverso l'esposizione di svariati reperti archeologici, attrezzi di lavoro ed un'ampia selezione di marmi non solo di provenienza lunense, ma da tutto il mondo.

Una volta varcato l'ingresso, il museo accoglie i visitatori con una biglietteria, un bookshop ed una vetrina contenente vari minerali reperibili sulle Alpi Apuane (come ad esempio la quarzite), e subito dopo il percorso museale ha inizio, con la storia delle cave in epoca romana presenti in tutto il territorio comunale, con una serie di reperti di primissimo livello come una statua in marmo di Diana, rinvenuta nel 1925 a Fossacava (Fig. 2.8), oltre che numerosissime lastre in marmo ed attrezzi utilizzati dagli antichi cavatori romani.

Fig. 2.8: Museo Civico del Marmo (Carrara) – Statua di Diana. Foto dell'Autore.

Il percorso prosegue con la sezione dedicata all'archeologia industriale, che mette in mostra molti utensili da lavoro utilizzati tra Ottocento e Novecento (Fig. 2.9), insieme ad una notevole documentazione fotografica. È anche presente una sala dedicata interamente alla storia della città dagli albori fino ad oggi, nonché una sezione dedicata all'esposizione di esemplari di marmi provenienti da tutto il mondo disposta lungo un lungo corridoio (Fig. 2.10), e una sala dedicata ad opere di scultori contemporanei.

La parte più interessante risulta però essere una sala, completamente in penombra con pannelli che, con il passaggio dei visitatori, si attivano e mostrano interviste degli operai che lavoravano nelle varie cave della città, grazie alle quali è possibile immergersi all'interno di questo mondo.

Il Museo Civico del Marmo a Carrara sarebbe dovuto essere il fulcro del parco progettato da Enrico Dolci, oltre a essere il centro di documentazione e di fruizione di tutta la storia e dei reperti; la scelta di questo luogo come fulcro di tutto il sistema parco non è casuale, ma necessaria, in quanto la concezione di parco deve avere una tale istituzione, rappresentativa di un sistema organico di valori e conoscenze, un

punto fermo stabile e duraturo nel tempo, visto che il museo non solo è una struttura preesistente (nata ufficialmente nel 1982), ma è anche l'unica struttura specialistica e interdisciplinare del comprensorio analizzato, rendendosi quindi ideale per il parco: in esso sono presenti sezioni legate alla storia del territorio, all'archeologia romana, a quella industriale, alla scultura moderna e contemporanea, oltre ad una marmoteca e ad un centro di applicazioni tecniche del marmo69.

Fig. 2.9: Museo Civico del Marmo (Carrara) – Attrezzi usati dai cavatori di metà nel Novecento. Foto

dell'Autore.

Fig. 2.10: Museo Civico del Marmo (Carrara) – Corridoio con esposti alle pareti marmi da tutto il

mondo. Foto dell'Autore.

Esistono anche piccole realtà disseminate all'interno della città, che nel corso degli anni sono divenute aree archeologiche visitabili. Una di queste è il Cava Museo Fantiscritti, situato in uno dei più grandi bacini marmiferi della regione, che deve il suo nome ad una bassorilievo marmoreo di epoca romana (III secolo d.C.) su cui sono raffigurate tre divinità d'aspetto giovanile, al di sotto delle quali è presente un'incisione in latino (Fig. 2.11)70.

In questo museo, fondato da Walter Danesi e aperto nel periodo estivo, viene raccontata la storia della lavorazione del marmo, dall'epoca antica fino ai giorni nostri, esponendo utensili risalenti sia all'epoca romana sia all'epoca contemporanea71.

Al suo interno è anche presente la stazione ferroviaria realizzata per la linea della Ferrovia Marmifera Privata di Carrara, adibita a trasporto passeggeri e marmi bianchi dalle cave fino alle zone di smistamento di Avenza e del Porto di Carrara attiva dal 1876 al 1964, e di parte delle cave della marmifera (Fig. 2.12-13). All'interno del

70 Da qui il nome del museo, visto che “fanti” nel dialetto in uso a Carrara significa ragazzi e “scritti” è riferito all'incisione in latino.

museo vengono inoltre fatti dei tour guidati nelle cave della durata di circa quarantacinque minuti ed esibizioni a carattere artistico.

Fig. 2.11: Cava Museo Fantiscritti (Carrara) – I Fantiscritti. Foto dal web

http://cavamuseo.com/gallery/

Fig. 2.13: Cava Museo Fantiscritti (Carrara) – Interno della cava. Foto dal web

http://cavamuseo.com/gallery/