• Non ci sono risultati.

“Per la maggior parte tra noi, la prigione ha portato ad una formazione in quasi tutti i campi: abbiamo letto molto tutto, uscendo molto più colti di quando siamo entrati, e soprattutto, noi avevamo, per forza, dato una grande attenzione alla teoria, cosa che avremmo visto in seguito non sarà sempre possibile fare”.133

Tale formazione condusse il gruppo ad un mutamento e ad una maggior teorizzazione dell’azione. Furono stabiliti alcuni punti di “ri-partenza” creando un movimento al tempo stesso coerente e nuovo e, per le sue stesse caratteristiche, fragile.

Il gruppo si definì marxista-leninista e maoista. Dopo una profonda autocritica circa gli avvenimenti del marzo 1968 e le loro conseguenze, i membri di GEAST conclusero che si erano fatti trascinare dall’onda della contestazione giovanile, della quale erano comunque onorati di avere fatto parte e di essere stati a

130

Perspectives, A la lumière du procès du G.E.A.S.T.: Les acquis et le perspectivistes de la lutte révolutionnaire en

Tunisie, ed. Perspectives tunisiennes, 1969, p. 30.

131 Citazione di Ahmed Mestiri in Comité international pour la sauvegarde des Droits de l'Homme en Tunisie, Bullettin

n. 3, 1969, p. 1

132

Attualmente dal Watad discende il Parti Patriotique Démocratic Unifie, a capo del quale vi era Chokry Belaid, assassinato il 6 febbraio 2013.

85 capo, e che non avevano saputo comprendere l’entità delle loro azioni né adattare le loro parole d’ordine al doppio obiettivo che si erano prefissato: da una parte denunciare le pratiche antidemocratiche del potere e dall’altra portare progressivamente gli studenti che potevano influenzare verso la formazione di una coscienza rivoluzionaria. Sebbene tutti fossero d’accordo nel condannare questa modalità di attivismo, più tardi, attraverso i successivi cambiamenti politici, fu chiaro che non tutti decisero di adottarla.

In carcere fu sviluppato inoltre il pensiero sulle cooperative. Ciò che era stato dichiarato all’inizio del 1968 ovvero che la politica delle cooperative non andava verso il socialismo, bensì verso l’ingresso di ogni settore del Paese nel mercato capitalista nazionale, fu ampliato e approfondito. Gilbert Naccache, agronomo, coordinò così la stesura del quinto opuscolo della rivista, Les problèmes agrarie dans la Tunisie actuelle, i problemi agrari nella Tunisia d’oggi, che fu pubblicato nel febbraio del 1970, dopo attenti studi e riflessioni. Dopo aver dichiarato di voler affrontare la questione agraria da un punto di vista marxista gli autori analizzarono le caratteristiche della campagna tunisina al momento dell’indipendenza, quindi le tappe che portarono alla pianificazione, compreso il comportamento del PC e dei sindacati, poi i risultati dei piani dal 1962 al 1968 e le ultime politiche agrarie. Secondo il GEAST le cooperative agricole, così come sviluppate in Tunisia, non erano una forma di gestione democratica poiché i “cooperatori” erano di fatto degli operai agricoli che agivano sotto gli agenti dello Stato che comandavano nelle aziende agricole. Lo sviluppo delle cooperative perseguiva in realtà un obiettivo pubblico e uno privato. Da una parte si affermava di voler aumentare la produzione e assicurare entrate sufficienti ai contadini, dall’altra si dissimulava a malapena la volontà di non lasciar scappare alcun fazzoletto di terra all’economia di mercato e di organizzare il passaggio di una gran parte della popolazione rurale verso le città, dove si sperava di fondare presto delle industrie. “Poiché, oltretutto, la modalità di produzione, decisa dallo Stato, di queste imprese implicava una meccanizzazione molto forte e un massiccio utilizzo di semi e composti chimici prodotti nei paesi capitalisti, Stati Uniti in testa, l’integrazione nel mercato significava contemporaneamente integrazione nel mercato mondiale capitalista.”134 Sebbene le rivolte dei contadini e di altri esponenti del partito avessero impedito la realizzazione completa di tale piano, l’esodo dalle campagne alle città e la diffusione dell’economia di mercato nel Paese si era largamente verificata. Alla luce di queste riflessioni il gruppo decise di allontanarsi “dallo schema maoista di una guerrilla condotta dai contadini per la terra [dal momento che] essi erano già divenuti, per la maggior parte, operai agricoli, piccoli imprenditori rivolti verso il mercato e da esso dipendenti, o grossi agricoltori moderni, e avrebbero partecipato in un modo diverso, derivante dai loro nuovi interessi di classe, ad una trasformazione rivoluzionaria del Paese”.135

Lo scontro fu aperto, nello stesso anno, e come conseguenza dello scritto sulla riforma cooperativista, con il PC. In risposta all’appoggio critico del Partito Comunista, sostenuto tra gli altri dal portavoce dei comunisti

134 Naccache G., Qu’as-tu fait de ta jeunesse?, Ed. du Cerf, 2008, p. 110, [Traduzione mia]. Cfr inoltre Perspectives, Les

problèmes agrarie dans la Tunisie actuelle, ed. Perspectives tunisiennes, 1970

86 in esilio a Parigi Mohamed Harmel, Bellalouna scrisse un volumetto, pubblicato a Parigi da Maspero in novembre, intitolato La voie tunienne vers le socialisme; réponse au révisionniste Harmel136, la via tunisina verso il socialismo: risposta al revisionista Harmel. Secondo Perspectives eventuali cambiamenti positivi potevano avvenire solo in un contesto democratico e libero per cui era inaccettabile una posizione che approvasse di fatto le repressioni del potere.137

Alla fine degli anni ’70 i principali elementi della strategia del movimento erano stati definiti. Secondo il GEAST il potere in Tunisia era detenuto dalla borghesia, la liberazione politica del Paese e la costruzione di uno Stato nazionale erano state realizzate, così come la diffusione del mercato capitalista, sebbene di fatto fosse un capitalismo dominato e limitato nel suo sviluppo dal suo inserimento, e dalle modalità del suo inserimento, nel mercato internazionale capitalista.138 L’obiettivo strategico del movimento rivoluzionario era quindi il rovesciamento della borghesia per costruire un regime socialista basato sulla dittatura del proletariato. Affermando ciò il GEAST si separò definitivamente dalla rivoluzione democratica e nazionale della teoria maoista, che secondo loro non poteva applicarsi in Tunisia. Riconoscendo tuttavia di non poter lottare immediatamente per la rivoluzione socialista furono definiti degli obiettivi tattici: trasformazione democratica della società, richiesta e ottenimento delle libertà pubbliche e private, lotta contro gli imperialisti e solidarietà con tutti gli oppressi. Tali lotte avrebbero permesso la mobilitazione di strati sempre più ampi della popolazione e ogni piccola vittoria sarebbe stata un passo in avanti. Per prima cosa il gruppo decise di avvicinarsi alla classe operaia, nella quale decisero di fare propaganda così da formare, attraverso la prassi, i futuri quadri rivoluzionari. In ogni caso fu deciso che in casi particolari sarebbe stata praticata l’agitazione.

La necessità di un avvicinamento alla classe operaia, così come definito negli anni ’70, era un pensiero presente all’interno del gruppo già da diverso tempo. Per questo motivo, a partire dal luglio 1969, il GEAST pubblicò, oltre la rivista Perspectives, in francese e rivolta a intellettuali e studenti, anche il giornale El Amal Ettounsi, l’operaio tunisino, edito in arabo tunisino e rivolto agli operai e alle classi popolari.