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Da un punto di vista economico Mzali mirava a sostenere le esportazioni, diminuire la disoccupazione investendo in industrie estranee al settore petrolchimico e diminuire le importazioni. Per preservare la stabilità, sebbene pesassero molto sul bilancio statale, fu deciso di mantenere i sussidi statali sui beni di prima necessità. Nei primi anni del 1982 i profitti della vendita del petrolio si stabilizzarono e una serie di condizioni meteorologiche avverse provocarono ingenti danni ai raccolti. Il governo impose quindi la diminuzione delle importazioni e della spesa pubblica e l’eliminazione di alcuni sussidi. I prestiti esteri

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La somma di tutti i voti dati ai diversi gruppi raggiungeva a malapena la quota del 5%.

58 aumentarono sempre di più finché alla fine del 1983 il Fondo Monetario Internazionale – FMI e la Banca Mondiale imposero alla Tunisia di eliminare i sussidi statali sul pane e sulla semola, ingrediente base per il cous cous, piatto fondamentale della dieta tunisina. Nel gennaio del 1984 si scatenarono manifestazioni di protesta contro il raddoppio dei prezzi di questi due generi alimentari in tutto il Paese. Come nel 1978 le proteste furono represse nel sangue e le vittime tra i civili furono migliaia. All’interno del PSD i rivali di Mzali condannarono la revoca dei sussidi e le modalità di repressione delle manifestazioni. Tuttavia i nuovi partiti di opposizione appena riconosciuti, non sapendo fino a che punto potevano spingersi, non osarono alimentare attivamente l’insurrezione. Per dare lustro alla sua immagine Bourguiba intervenne reintroducendo i sussidi e lasciando credere che Mzali avesse agito di sua iniziativa. Il Primo Ministro non fu però licenziato e quando, pochi mesi più tardi, Bourguiba fu colpito da un grave attacco di cuore, riprese saldamente in mano il partito. Per evitare ulteriori ostacoli, consapevole che ormai l’adozione di provvedimenti invisi alla popolazione era inevitabile, Mzali si adoperò per indebolire l’opposizione. Richiamò così a capo della Sicurezza Nazionale il generale Zine El-Abidine Ben Ali, nel frattempo nominato ambasciatore in Europa. Mzali, che era anche Ministro dell’Interno, fece sorvegliare da vicino, insieme a Ben Ali, i leader dei vari partiti politici e i loro giornali per assicurarsi che non contestassero il governo.

Accusandoli di aver coordinato i moti del 1984, decine di simpatizzanti del MTI furono arrestati. Tuttavia, pur rifiutandosi di riconoscere il movimento, il governo rilasciò tutti, compresi i leader Ghannushi e Mourou in carcere dal 1981, pochi mesi più tardi.

Dal 1984 iniziò per la Tunisia un periodo di forte crisi economica. I settori più redditizi dell’economia tunisina furono infatti colpiti duramente: i prezzi del petrolio calarono e al crollo delle entrate si aggiunse il rientro in patria di decine di migliaia di tunisini che lavoravano in Libia nel settore petrolifero ormai in crisi. Il ritorno degli emigrati fece diminuire drasticamente le rimesse e salire alle stelle la disoccupazione. Tra il 1984 e il 1986 i raccolti di cereali furono dimezzati da una grave siccità. Inoltre, quando il governo tunisino, su pressione degli Stati Uniti, permise all’OLP di stabilire il suo quartier generale in Tunisia, il turismo ne risentì, poiché il Paese venne associato al conflitto arabo-israeliano. L’economia legata al turismo andò ulteriormente in crisi quando nel 1985 l’aviazione israeliana bombardò alcuni edifici palestinesi alla periferia di Tunisi ritenuti la sede dell’OLP in Tunisia75 e gli Stati Uniti bombardarono bersagli nella vicina Libia nel 1986. I posti di lavoro, prodotti dal turismo e la vendita del petrolio, si dissolsero e il debito estero salì al 60% del prodotto nazionale lordo76. La crisi del debito tunisina, come quella degli altri paesi del Sud del Mondo, permise a FMI e Banca Mondiale di imporre i Piani di Aggiustamento Strutturali – PAS: ciò

75 La mattina del 1 ottobre 1985 le forze aeree israeliane compirono un raid nella periferia di Tunisi contro la sede

dell’OLP a Tunisi come rappresaglia per l’uccisione di tre israeliani uccisi sul loro yacht al largo della costa di Larnaca a Cipro. A Tunisi morirono 50 palestinesi, 18 tunisini e i feriti furono oltre 100.

59 comportò una “decisa perdita di sovranità”77 in Tunisia che raggiunse l’apice nelle direttive contenute rapporto della Banca Mondiale del 1985, che non lasciavano spazio a repliche.

Di fronte alla crescente percentuale di famiglie tunisine che non riuscivano a soddisfare i bisogni primari a causa della crisi il MTI moltiplicò le sue azioni e critiche al governo. Se da una parte alcune contestazioni erano di mero carattere finanziario, come la richiesta di costruire un sistema economico più indipendente dal turismo e dal mercato estero, dall’altra vi erano proposte legate al contesto religioso. Nel 1985 il MTI richiese un referendum sul Code du Statut Personnel, sostenendo che favorire l’ingresso delle donne nella vita pubblica, e quindi nel lavoro, fosse stata una causa dell’aumento della disoccupazione maschile. Il partito islamico propose inoltre di limitare il contatto tra i sessi e di riappropriarsi dell’abbigliamento tradizionale come opposizione all’influenza straniera. Le associazioni per i diritti delle donne, il PSD e gli altri partiti riuscirono ad evitare che il Code venisse abolito e il MTI continuò ad attaccare il governo.

Vanificando gli sforzi verso il pluralismo di Mzali i partiti riconosciuti boicottarono le elezioni del 1985 ritenendo che la situazione politica ed economica del momento non permettesse lo svolgimento di elezioni libere.

L’insuccesso economico e politico di Mzali lo indebolì di fronte all’opposizione interna al partito che per cercare di acquisire maggior potere iniziò a instillare in Bourguiba dubbi circa la fedeltà del Primo Ministro, ma anche della sua stessa famiglia. Temendo di perdere il potere che aveva esercitato per quasi mezzo secolo Bourguiba avviò una campagna di repressione di tutti coloro che potevano mettere in discussione la sua autorità. Mestiri fu arrestato nell’aprile del 1986 mentre manifestava contro la mancata condanna del governo degli attacchi degli USA contro Tripoli e Bengazi, Mzali fu sollevato dall’incarico di Ministro dell’Interno e Ben Ali fu nominato al suo posto. Non fidandosi nemmeno del figlio, diventato dirigente del partito, Bourguiba si allontanò anche dalla famiglia.

Nel luglio del 1986 Mzali, allontanato dall’incarico di Primo Ministro, lasciò il Paese per evitare ulteriori rappresaglie. Poco dopo fu condannato in contumacia per irregolarità finanziarie e politiche che sarebbero avvenute durante il suo mandato.

Molti esponenti conservatori del partito furono nominati in diverse posizioni dell’apparato politico. Rashid Sfar sostituì Mzali e il primo compito assegnatoli fu quello di interrompere il declino economico. Seguendo le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, i consiglieri economici di Sfar definirono un piano, per gli anni dal 1987 al 1991, che prevedeva la liberalizzazione del commercio e la svalutazione del dinaro per facilitare l’integrazione del Paese nell’economia mondiale, l’introduzione in maniera estensiva di privatizzazioni e deregolamentazioni per ampliare l’influenza del mercato,

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Bessis S., Banque Mondiale et FMI en Tunisie : une evolution sur trente ans, Annuaire de l’Afrique du Nord, tomo XXVI, 1987, p. 146, [Traduzione mia]

60 l’agevolazione di investimenti sostanziosi per ridurre la disoccupazione e la riduzione della spesa pubblica e soprattutto dei sussidi. La Tunisia ottenne così dai due enti internazionali un prestito di quasi 800 milioni di dollari. Il Piano di Aggiustamento Strutturale per la Tunisia era avviato.

Per evitare disordini come quelli scatenati dall’aumento dei prezzi del 1984 il governo ordinò che fosse diminuito il peso delle forme di pane. Gli oppositori contestarono l’obbedienza del Governo alla Banca Centrale e al FMI ma Sfar e il suo Ministro dell’Interno Ben Ali fecero chiaramente comprendere che non avrebbero tollerato resistenze. Nel novembre del 1986 le elezioni per l’Assemblea Nazionale furono nuovamente boicottate dalle opposizioni in segno di protesta.

Nel 1987 lo scontro tra MTI e PSD si fece ancora più duro. Se da una parte il PSD si ostinò a non riconoscere il movimento islamico come partito politico, dall’altra il MTI non esitò a ricorrere al terrorismo. Nei primi mesi del 1987 le manifestazioni del MTI si moltiplicarono, così come gli arresti. Il 2 agosto quattro bombe esplosero in altrettanti alberghi di Sousse e Monastir, città natali rispettivamente di Ben Ali e Bourguiba e note a livello internazionale come meta turistica. Deciso a prendere il potere il MTI organizzò un colpo di stato, che si sarebbe dovuto compiere l’8 novembre 1987.78 Il governo reagì duramente e nei processi che seguirono diversi esponenti del movimento, tra i quali il leader Ghannoushi, furono condannati a morte e molti altri ai lavori forzati e a lunghi anni di prigione. L’esecuzione della condanna di Ghannoushi fu fermata dallo stesso Ministro dell’Interno Ben Ali che convinse Bourguiba che una tale pena avrebbe fatto del leader del MTI un martire.

Bourguiba premiò l’operato di Ben Ali nominandolo Primo Ministro nell’ottobre del 1987. Pochi giorni dopo Ben Ali incaricò un’ équipe medica di valutare le condizioni di salute dell’anziano leader. I dottori dichiararono, come da clausola costituzionale, che il Presidente non era più in grado di governare e il 7 novembre 1987 Ben Ali divenne il nuovo Presidente della Tunisia.