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Al momento dell’Indipendenza esistevano in Tunisia due sindacati: l’UGTT, legata al Neo Dustur e membro della CISL e l’USTT, legata ai comunisti e membro della FSM. L’UGTT era molto presente tra i portuali, gli impiegati delle piccole imprese e tra la maggior parte dei funzionari; l’USTT era presente tra i minatori, i ferrovieri e alcuni funzionari.

L’UGTT alla prova dell’Indipendenza

Nel 1957 il PCT cercò di realizzare l’unità sindacale: poiché l’UGTT non si mostrò interessata l’USTT decise di sciogliersi e far aderire i suoi membri all’UGTT. Nonostante molti non accettassero tale decisione, i dirigenti

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Cfr Camau M., Geisser V., Le syndrome autoritaire: Politique en Tunisie De Bourguiba a Ben Ali, Presse de Sciences Po, 2003.

61 non tornarono indietro. L’USTT pensava così di incidere nel nuovo sindacato ma l’UGTT neutralizzò ben presto la loro strategia: le iscrizioni di alcuni esponenti chiaramente riconosciuti come comunisti furono rifiutate, mentre una parte dei nuovi iscritti, che ottennero promozioni e cariche statali o divennero piccoli imprenditori, rinnegò gli ideali dell’ex sindacato.

Durante la crisi youssefista l’UGTT aveva molto aiutato, con il suo sostegno, Bourguiba ad avere la meglio su Ben Youssef. In particolare il partito non esitò ad adottare, nel congresso del 1955, il programma economico e sociale progressista proposto dall’UGTT e diametralmente opposto al programma di Ben Youssef, escludendo così totalmente l’influenza di quest’ultimo sul Neo Dustur. Tuttavia Bourguiba non vedeva di buon occhio le rivendicazioni della classe operaia. Per lui il programma di sviluppo sociale non doveva portare la classe operaia al potere ma, seguendo una programmazione totalitaria, doveva sviluppare una classe che nel 1956 era appena nata: la borghesia dello Stato. L’approvazione al congresso dell’UGTT del 1956 di un programma di stampo socialista, di cui certamente sarebbe stata richiesta l’attuazione dal Segretario Generale Ahmed Ben Salah, fu vista da Bourguiba come una sfida. Sebbene la lotta per l’indipendenza avesse unito Sindacato e Partito, stavano ora emergendo le differenze radicali proprie delle due organizzazioni: Ahmed Ben Salah, dusturiano, successore di Hached, di idee socialiste, non era all’epoca certamente disposto a cambiare idea. Il capo del Neo Dustur non poteva accettarlo e cercò presto un modo per assoggettare l’UGTT alla sua volontà.

In accordo con Bourguiba, Habib Achour, assistente di Hached subito dopo la nascita dell’UGTT, e già prima di allora iscritto al Neo Dustur, che aveva provato senza successo a farsi eleggere Segretario del Sindacato al congresso del 1956, convinse un terzo dei membri dell’UGTT79, a fondare, all’inizio del 1957, un’organizzazione rivale , l’Union Tunisienne du Travail – UTT. Achour, che professava la necessità che il sindacato non si occupasse di politica, chiese, per riunire nuovamente il sindacato le dimissioni di Ben Salah. Quando Bourguiba appoggiò pubblicamente Achour la direzione dell’UGTT proclamò Ahmed Tlili, anche lui legato al Partito, Segretario Generale. L’indifferenza con cui i sindacalisti assistettero all’allontanamento del loro Segretario Generale era indice della loro lontananza dal programma “socialista” proposto al congresso. Il progetto era stato infatti redatto da alcuni intellettuali e, una volta adottato, non vi era stato nessun impegno per divulgarne il contenuto. “A fianco di un’innegabile intervento del Neo Dustur per limitare l’autonomia dell’UGTT il conflitto interno alla dirigenza non opponeva i rappresentanti degli operai (Ben Salah) ai traditori (Tlili, Achour), ma i potenziali rappresentanti della futura borghesia di Stato all’aristocrazia operaia in formazione”80.

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Di fatto la stessa porzione che votò per lui al Congresso.

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Un nuovo sindacalismo

I nuovi dirigenti dell’UGTT riunificato garantirono la loro posizione mostrando la loro capacità di rappresentare e canalizzare la classe operaia. Il sindacalismo rivendicativo cedeva il passo ad un altro tipo di sindacalismo, vicino al sindacalismo americano. L’UGTT diventava così un’altra organizzazione nazionale: non più un’associazione rappresentante una classe, bensì un’organizzazione capace di diffondere le politiche del potere tra gli operai. In cambio il sindacato poteva decidere del reclutamento quotidiano dei portuali, delle assunzioni in numerosi altri settori, nonché del contributo diretto di tutti i funzionari e impiegati del servizio pubblico e delle industrie nazionali che veniva prelevato direttamente dallo stipendio senza che ci fosse una formale adesione al sindacato. Inoltre l’UGTT avrebbe avuto sue aziende (banche, assicurazioni, alberghi, aziende di commercio, trasporti, tipografie, ecc..) anche non in forma cooperativa.

Sebbene i dirigenti dell’UGTT, trasformandola in “associazione nazionale”, avessero costituito una vera e propria aristocrazia operaia81, per il sindacato i problemi con il potere non erano terminati.

Negli anni immediatamente successivi all’Indipendenza l’UGTT divenne presto un’appendice del Partito: i suoi delegati all’Assemblea consultiva non riuscirono ad ottenere altro che una breve menzione delle garanzie sociali nella bozza finale della Costituzione. Il diritto allo sciopero non compariva.

Nel 1964 l’aristocrazia operaia si scontrò con la borghesia di stato. La svolta socialista e autoritaria del Partito, che prevedeva uno sviluppo basato su una pianificazione che non comprendeva l’aumento dei salari né tantomeno la lotta di classe non poteva accettare che il sindacato guidato da Achour, che aveva sostituito Tlili, rivendicasse la sua autonomia. Nel 1964 il Dinaro, la moneta tunisina, si svalutò e i dirigenti sindacali appoggiarono gli scioperi e le richieste di aumento salariale.