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I gruppi di sinistra e le altre opposizioni di fronte all’ascesa di Zine El Abidine Ben Al

Affermando, nella Dichiarazione del 7 novembre 1987, che il “nostro popolo ha raggiunto un tale livello di responsabilità e maturità che tutti i suoi elementi e le sue componenti sono in grado di apportare il loro contributo costruttivo alla gestione delle questioni politiche così come definito nell’idea repubblicana”160, Ben Ali si assicurò l’appoggio di un’opposizione ormai stanca. Qualche giorno dopo il colpo di Stato, il nuovo Presidente promulgò un’amnistia fiscale ottenendo così l’appoggio degli industriali. Inoltre Ben Ali rese pubblici i piani di un colpo di Stato da parte del Movimento Islamico previsto per l’8 novembre: tale mossa legittimò ulteriormente la sua azione agli occhi di un’opposizione sempre più vicina al potere e contraria agli islamisti.

Al momento del colpo di Stato i gruppi politici di sinistra che agivano in Tunisia erano il RSP di Chebbi, il POCT di Hamma Hammami e il Watad, presenti principalmente nelle università e con poco seguito

158 Camau M., Leader et leadership en Tunisie, in Camau M, Geisser V. (a cura di), Habib Bourguiba, la trace et

l’héritage, Ed. Karthala, 2004, pp. 187-188. [Traduzione mia]

159 Camau M., Leader et leadership en Tunisie, in Camau M, Geisser V. (a cura di), Habib Bourguiba, la trace et

l’héritage, Ed. Karthala, 2004, p. 189 [Traduzione mia]

160

[Traduzione mia], la dichiarazione è disponibile al link http://www.atdc.org.tn/telecharger_declaration-du-7- novembre-1987_fr_58_pdf

95 all’esterno e l’OCR di Sadri Khiari, presente in piccoli gruppi nel Paese tra il sindacato dei lavoratori e degli studenti.

Un altro gruppo di militanti politici, per lo più fuoriusciti dal gruppo perseguitato durante il decennio precedente, si erano dedicati alla difesa dei diritti umani. La Lega Tunisina per i Diritti Umani – LTDH, fondata nel 1977 dal un gruppo di liberali del PSD in disaccordo con il partito, vide il sostegno di diversi esponenti del movimento Perspectives , alcuni dei quali ancora in carcere al momento della sua creazione. Chi tra questi si dedicò maggiormente alla salvaguardia dei diritti umani fu Ahmed Ben Othman. Autore di numerosi scritti sulle condizioni carcerarie in diversi Paesi africani fu inviato di Amnesty International.161 Ben Othman fondò nel 1981 la sezione tunisina di Amnesty International e fu tra i fondatori del Penal Reform International – PRI. Altre associazioni riconducibili alla “società civile” furono create in seno a questo gruppo dagli anni ’80 in poi, tra le quali si ricorda l’Association des Femmes Démocrates – AFD.

Un ultimo gruppo fu formato da alcuni ex appartenenti al movimento di sinistra che,per varie ragioni tra cui la paura della crescita dell’estremismo religioso, la volontà di partecipare attivamente alla “nuova era”, il timore di uno sbocco incontrollato e incontrollabile della crisi politica, sociale ed economica tunisina, aderirono al partito di Ben Ali o lo sostennero162. Tra questi alcuni degli esponenti più importanti e che acquisirono più influenza, come Mohamed Charfi, Ahmed Smaoui, Serge Adda, furono proprio ex militanti di Perspective-El Amal Ettounsi.

In un contributo scritto nel gennaio del 1987 Serge Adda riassunse il punto di vista comune a molti suoi (ex) compagni. Egli indicò la crisi degli ultimi tre anni come il “risultato di uno sviluppo a due velocità delle modalità di ripartizione delle risorse e delle entrate. Paradossalmente [continuò], nel corso di questi anni, la classe operaia da una parte e i nuovi imprenditori dall’altra, hanno conosciuto, anche se con ritmi diversi, una crescita dei loro redditi ben superiore a quella del “secondo paese” [ovvero i diseredati]. Questa crisi ha chiamato fortemente in causa la classe politica nel suo insieme, non preparata alle modalità violente che [la protesta] ha preso né ai problemi [da essa] sollevati. La crisi ha, inoltre, fatto tremare gli strati intermedi della società, principali beneficiari degli anni 1970, che sono stati spaventati dall’aver rimesso in discussione i loro nuovi privilegi. Questa crisi ha provocato infine una perdita di credibilità dell’autorità dello Stato”.163 Adda individuò inoltre, nella sostituzione del personale amministrativo effettuata da Bourguiba in quel periodo, una “questione generazionale”. Egli notò che tutta la generazione dei dirigenti emersi nel corso degli anni ’60, di età compresa tra i 35 e i 50 anni, era stata di fatto esclusa dall’accesso ai posti decisionali.

161

In italiano è stato pubblicato il suo libro, scritto con Sophie Bessis, La pena disumana. Esperienze e proposte radicali

di riforma penale, ed. Eleuthera, 2004. Un altro esponente di Pespectives, Ahmed Keraoui, è attualmente il

rappresentante di Amnesty International in Libano.

162 Per alcuni di loro il sostegno a Ben Ali finì presto, ma bastò tuttavia ad agevolare il nuovo dittatore nell’instaurare

un altro regime.

163

Adda S., Enjeux: le possible et le probable, in Camau M., Tunisie au présent,une modernité au dessu de tout

96 “Ciò è dovuto certamente al fatto che, per la maggior parte, questa generazione è stata più sensibile alle idee di sinistra (nella loro declinazione) che a quelle del PSD. Ma dei cambiamenti ideologici sono avvenuti: la maggior parte di coloro che vanno dai 35 ai 50 anni si sono allontanati dall’estremismo, essi sono oggi, più che ogni altra generazione, attaccati alla difesa delle acquisizioni laiche e moderne del nuovo Stato. Bisogna notare che, se essi sono assenti dal potere politico centrale, partecipano attivamente o sostengono la Lega Tunisina dei diritti dell’uomo e Amnesty International. Questa “gestione delle generazioni” da parte del Presidente Bourguiba rischia di porre i suoi successori di fronte ad uno scontro con le generazioni più giovani, più radicali, nate dopo l’indipendenza e quindi meno sensibili alla difesa delle acquisizioni del nuovo Stato, ovvero dello Stato Moderno”.164 Si tracciò così il percorso da una linea di divisione tra Opposizione-Potere a quella tra Fondamentalisti-Difensori dello Stato Moderno. In un post scriptum all’articolo redatto meno di una settimana dopo il colpo di Stato Adda precisò: “per il profilo e la posizione del sig. Ben Ali, la precisione tecnica dell’operazione di presa del potere e la qualità del programma annunciato, il “colpo di Stato costituzionale” del 7 novembre appare come l’unica modalità suscettibile di permettere al Paese di operare una rottura nella continuità e stabilità […] Sarà compito della classe dirigente e della Camera dei Deputati che sarà eletta (?) di gestire la transizione con moderazione e…per tappe. Una tale padronanza dei tempi richiederà che gli uni e gli altri mettano in campo delle regole del gioco che permettano un ascolto reciproco e la ricerca permanente di un accordo sul male minore. Decisamente, la Tunisia è chiamata, per avere successo, ad essere il Paese della giusta via di mezzo”.165

Ma il potere di negoziazione di piccoli gruppi di opposizione sempre più frammentati o vicini al nuovo regime non fu sufficiente a mantenere un equilibrio democratico. La ricerca dell’accordo si trasformò presto in un allineamento sulle posizioni di Ben Ali.