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La posizione della Tunisia rispetto agli altri Paesi: le relazioni estere di Bourguiba

Nei cinque anni successivi l’Indipendenza quasi due terzi degli europei presenti in Tunisia lasciarono il Paese. Tra questi vi erano 8.000 funzionari francesi e circa 22.000 italiani. I coloni se ne andavano sia perché non volevano adattarsi alle nuove norme imposte dal governo tunisino, sia perché, più spesso, le restrizioni imposte non permettevano loro di guadagnarsi da vivere. Tra i funzionari, alcuni furono immediatamente sostituiti dai diplomati e laureati nei licée e università tunisine; tuttavia la maggior parte dei posti fu presto occupata da fedelissimi del partito anche se spesso privi di competenze necessarie.

Al momento dell’Indipendenza anche una parte della comunità ebraica tunisina, presente da secoli nel Paese, si trasferì. Già nel 1948 la situazione di incertezza fece emigrare nell’appena costituito Stato di Israele circa il 15% dei circa 85.000 ebrei tunisini. In seguito ad altre partenze sull’onda della preoccupazione per il proprio futuro in un Paese indipendente in cui predominavano gli arabi, nel 1956 rimasero in Tunisia circa 58.000 ebrei. Durante i successivi dieci anni nessuna delle sventure immaginate prossime al termine del Protettorato si verificò e le partenze diminuirono sensibilmente. Molti ebrei furono chiamati nell’amministrazione e uno di loro prese parte al primo Governo. Già dal 1954 Bourguiba era segretamente in contatto con il Congresso Ebraico Mondiale - CEM per discutere di questioni di interesse comune. Fedele alla “politica delle tappe”, alla necessità di procedere per gradi, nel luglio del 1957, qualche

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Bessis S., Bourguiba Féministe: les limites du féminisme d’État bourguibien, in Camau M., Geisser V., Habib

47 giorno prima la proclamazione della Repubblica, in seguito ad un colloquio a Tunisi con A. L. Easterman, Segretario Politico del CEM, Bourguiba affermò che gli arabi dovevano accettare l’esistenza di Israele e che prima o poi avrebbero dovuto collaborare52. Nel 1965 Bourguiba propose pubblicamente all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina – OLP di accettare la divisione della Palestina proposta dall’ONU nel 1947 come punto di partenza per le trattative con lo Stato Ebraico. Nasser si oppose fermamente e ridicolizzò Bourguiba per la sua affermazione. La Tunisia interruppe così ogni relazione diplomatica con l’Egitto. Allo scoppio della guerra del 1967 tra Israele e Stati Arabi Bourguiba comprese che erano pochi i Tunisini d’accordo con lui: in ogni parte della Tunisia si tennero manifestazioni contro il sionismo che spesso sfociarono in atti di vandalismo contro sinagoghe e altre proprietà ebraiche e violenze nei confronti degli ebrei. Bourguiba si espresse duramente contro tali azioni ma alla fine della guerra i membri della comunità ebraica tunisina si erano dimezzati rispetto al 1956, scendendo sotto le 30.000 persone.

Anche la guerra in Algeria ebbe una notevole importanza sulle decisioni politiche della Tunisia dell’epoca. Se la presenza di 300.000 rifugiati algerini in Tunisia aveva determinato lo sviluppo del Ministero dell’Interno e la nascita della polizia politica tunisina (che aveva il compito di assicurarsi che le attività dei dirigenti algerini si svolgessero ai margini della società tunisina), allo stesso tempo la Tunisia sosteneva la lotta per l’indipendenza algerina costituendo una sicura base di supporto per i suoi combattenti.

Se l’aiuto agli algerini mise a dura prova le relazioni tra la Tunisia e la Francia, che tra il 1957 e il 1963 interruppe l’assistenza economica alla Tunisia, dall’altra parte Bourguiba riuscì a scalzare la popolarità di Ben Youssef, che fin dal principio si era mantenuto in buoni rapporti con il Fronte di Liberazione Nazionale Algerino. Inoltre, l’arrivo di sostanziosi aiuti dagli Stati Uniti impedì che i mancati finanziamenti francesi bloccassero le riforme già in atto.

Mentre sosteneva il FLN algerino Bourguiba cercò di mediare per raggiungere una soluzione pacifica. La Francia si oppose, ma anche il FLN, nazionalista e guidato dal presidente egiziano Nasser. Gran parte delle armi e finanziamenti del FLN venivano dall’Egitto e Bourguiba temeva un’ingerenza egiziana in Tunisia, incoraggiata da Salah Ben Youssef, rifugiatosi al Cairo e sostenuto da Nasser. Bourguiba non vedeva di buon occhio la retorica panaraba di Nasser né il ruolo egemone assunto dal leader egiziano all’interno della Lega Araba.

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L’incontro fu incentrato primariamente sulla sorte della comunità ebraica tunisina, le condizioni della sua emigrazione e i rapporti della Tunisia con Israele. Per approfondimenti sui contatti tra Bourguiba e il Congresso Ebraico Mondiale cfr. Temimi A. La question palestinienne e le relations de Bourguiba avec le Congrès juif mondial, in Temimi A., Habib Bourguiba e l’établissement de l’état national, ed. Fondation Temimi pour la recherche scientifique et l'information, 2000, pp. 109-127 e Mahjoubi A., Comment Bourguiba voyait la question palestinienne, Jeune Afrique, 18/12/2003, disponibile al link http://www.jeuneafrique.com/Article/LIN21123commeennein0/actualite- afrique---comment-bourguiba-voyait-la-question-palestinienne.html

48 La Tunisia fece quindi ingresso nella Lega solo nel 1958, per evitare di rimanere isolata quando i rapporti con la Francia si iniziarono a deteriorare. Nel febbraio di quell’anno l’aviazione Francese bombardò il villaggio di Sakiet Sidi Youssef, al confine con l’Algeria, uccidendo decine di civili. Bourguiba mobilitò l’opinione pubblica e chiese il ritiro delle truppe francesi dal Paese. Pochi mesi dopo la nascita a Tunisi del governo provvisorio algerino irritò ulteriormente la Francia. Nel luglio del 1961 si arrivò allo scontro armato: Bourguiba aveva incitato i militanti del partito a formare un “esercito popolare” per affiancare soldati e poliziotti che assediavano le postazioni francesi situate nelle vicinanze della grande base navale francese di Bizerte. Migliaia di volontari, senza armi e addestramento adeguati, furono massacrati dall’armata francese. Bourguiba, sperando di acquisire prestigio agli occhi degli altri Paesi del Nord Africa per la cacciata dei francesi dalla Tunisia, da una parte fece pressioni sull’ONU perché costringesse la Francia a lasciare il territorio tunisino, dall’altra, per non perdere del tutto l’appoggio degli alleati occidentali, indicò loro chiaramente che l’episodio sarebbe rimasto tale e che l’ex colonia non avrebbe cambiato idea sulle alleanze e il suo posizionamento in periodo di Guerra Fredda. La base fu evacuata il 15 ottobre 1963: la Francia aveva infatti ritardato le trattative finché le operazioni in Algeria non furono del tutto concluse.

Nel 1962 Ben Bella proclamò l’indipendenza algerina, inserendosi nel numero dei regimi pro Nasser che si ispiravano al panarabismo. Bourguiba, che non vedeva di buon occhio le dichiarazioni del suo “vicino”, fu ben presto costretto ad affrontare un altro problema: finita la guerra i problemi del Paese non potevano più essere ricondotti alla situazione algerina. Occorreva quindi realizzare uno sviluppo economico reale e diminuire il tasso di natalità del Paese, che rischiava di rendere vani gli sforzi fatti per la crescita.