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La convinzione che Bourguiba conoscesse i bisogni e le aspirazioni della popolazione e che il partito ne incarnasse la volontà collettiva servì ad opporsi al protettorato ed in seguito a consolidare lo Stato. Tuttavia verso la fine degli anni ’60 il malcontento per le politiche economiche attuate aveva allontanato definitivamente lo Stato dalla società. Già nel 1964 ogni dialogo politico tra partito e popolo scomparve. Il 29 gennaio 1968 il Ministro della Difesa Ahmed Mestiri, portavoce più influente dei liberali del PSD in quanto genero di Mohammad Sheniq, membro dell’Assemblea Nazionale, già ministro della giustizia e dell’economia e ambasciatore a Mosca, al Cairo e ad Algeri, presentò le sue dimissioni dal Governo e dall’Ufficio Politico: l’imposizione delle scelte economiche “socialiste” non solo non stava dando esiti positivi a suo avviso ma anzi aumentava il malcontento della popolazione. Attraverso le sue dichiarazioni, riprese da Le Monde e dalla stampa tunisina, rese pubbliche le sue divergenze58. Tale azione mostrò per la prima volta a tutti, in modo chiaro ed evidente, che il partito non era un unicum e che invece aveva

57 Ciò facilitò molto gli investimenti negli anni successivi. 58

Il testo completo dell’articolo contenente il comunicato di Mestiri è disponibile qui http://216.183.87.220/m2/laction300168_ct50lt-30_8_1000.html

51 profonde spaccature al suo interno. La forte crescita della politica cooperativista aveva infatti esasperato il conflitto tra il ministro Ahmed Ben Salah, che aveva avviato la “politica socialista” del partito, e il direttore della Banca Centrale Tunisina Hedi Nouira, il Segretario di Stato alla difesa Ahmed Mestiri e l’ambasciatore tunisino a Parigi Mohammed Masmoudi, che, sostenuti dalla nuova moglie di Bourguiba Wassila Ben Ammar, appoggiavano l’iniziativa privata. Gli oppositori di Ben Salah inviarono quindi il militante del partito Ezzedine Azzouz a Washington per informare la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo – BIRS, organismo internazionale dell’ONU che stava finanziando le riforme nel Paese, “che la politica di Ben Salah non è democratica, né liberare e che quest’ultimo non è che un comunista che vuol portare la Tunisia nel baratro”.59 Nel 1969 il PSD si trovò ad un bivio. La pianificazione economica, definita da un ristretto gruppo di dirigenti statali e partitici tra i quali il confine era spesso sfumato, non aveva dato i risultati sperati: mentre i leader si ritrovavano sempre più isolati l’opposizione interna si consolidò. Quando i paesi occidentali e la BIRS smisero di appoggiare la politica delle cooperative tutte le organizzazioni umanitarie occidentali smisero di finanziare il programma di sviluppo tunisino decretando il cambio di passo definitivo nella politica economica della Tunisia. 60 Nell’aprile del 1970 Ahmed Mestiri rientrò nel partito, nel maggio si riconciliò con Bourguiba pubblicamente e a giugno 1970 fu nominato Ministro dell’Interno. Se pochi anni prima gli oppositori sarebbero stati eliminati prontamente questa volta la loro corrispondenza con l’insoddisfazione della popolazione fece tentennare il potere. Mentre gli oppositori chiedevano procedure trasparenti e la sottomissione dei gerarchi alla legge, un numero maggiore di coloro che stabilivano le politiche di governo, i dirigenti, temevano la limitazione del loro potere.

Mestiri, insieme ad altri esponenti dell’ala liberale del PSD61 delineò riforme volte a democratizzare il partito e a limitare l’esercizio del potere arbitrario e le presentò al congresso del 1971. Per la prima volta l’operato di Bourguiba fu messo in discussione. In quel periodo inoltre iniziarono a sorgere dubbi sulla salute di Bourguiba, che per lunghi periodi aveva dovuto allontanarsi dal Paese per le cure, e sulla sua capacità di guidare ancora la Tunisia.62

In questo clima i primi a fare insinuazioni sulla capacità del leader di gestire il Paese furono proprio gli esponenti dell’opposizione che al congresso colsero l’occasione per ignorare i dettami di Bourguiba: scelsero candidati liberali per il Comitato Centrale che doveva selezionare i membri dell’Ufficio Politico e approvarono un processo di successione che impediva al presidente la possibilità di nominare un

59

Bouguerra A., Atti della storia della sinistra tunisina. Come si sono opposti i comunisti e i perspectivisti al regime del

partito unico, ed. Perspectives, 2013, p. 111. Trad. dall’arabo da Chamkhi M.

60

Cfr Belkhodja T., Les trois décennies, ed. Arcanteres, 1998, capitolo 3 “Le socialisme destourien: une aventure politico-économique”

61 Tra i quali Beji Caid Essebsi attuale Presidente della Repubblica Tunisina 62

Nel 1969, a causa dei continui problemi di salute, Bourguiba aveva rinunciato alla carica di Primo Ministro in favore del Segretario Generale del PSD Bahi Al Adgham.

52 successore. Poco dopo la fine del congresso Mestiri e gli altri oppositori liberali furono espulsi dal partito e le riforme proposte dimenticate: Bourguiba non aveva intenzione di lasciare il potere.

Nel 1974, durante il successivo congresso, il settantunenne Bourguiba si presentò in salute e deciso a tenere saldamente il partito nelle sue mani: i delegati abolirono la procedura secondo cui il comitato centrale eleggeva i membri dell’ufficio politico, fu richiesto che fosse il capo dello Stato a nominarli e fu proposto a Bourguiba di mantenere il suo incarico a vita. Di lì a poco l’Assemblea Nazionale, costituita esclusivamente da membri del PSD, attribuì a Bourguiba il titolo di presidente a vita. L’opposizione interna era stata completamente spazzata via, i dirigenti avevano deciso di seguire la strada dell’assolutismo e di eliminare qualsiasi opposizione al partito. Nel 1976 il motto della Repubblica Tunisina passò da “libertà, ordine e giustizia” a “ordine, libertà e giustizia”.