• Non ci sono risultati.

Nel 1977 i liberali, ancora all’interno del PSD sebbene in forte disaccordo, contribuirono a fondare la Ligue Tunisienne des droits des l’homme – LTDH, Lega Tunisina per i Diritti Umani, primo ente di questo genere nel mondo arabo. Nel giugno del 1978 Mestiri annunciò la nascita del Mouvement des Démocrates Sociales

69 Cfr Frégosi F., Zeghal M., Religion et politique au Maghreb: les exemples tunisien et marocain, Institut français des relations internationales, 2005, pp. 6-29

70

Ben presto il PSD non poté più gloriarsi del suo ruolo nella “liberazione della Patria” poiché ciò era visto come poco comprensibile e lontano dai molti tunisini che non erano ancora nati all’epoca.

71

Secondo Beji Caid Essebsi, Ministro dell’Interno dal luglio 1965 al settembre 1969 e Ministro della Difesa dal novembre 1969 al giugno 1970, mentre era Ministro dell’Interno “il problema degli islamisti non esisteva. Ma devo dire che il nostro partito [il PSD] ha una responsabilità in questa questione perché prevalse la tesi secondo la quale per combattere la sinistra era necessario lasciar emergere gli islamisti, soprattutto all’università. Il giovane directeur del partito dell’epoca era un sostenitore di questa posizione”. In Intervista a Beji Caid Essebsi, Camau M., Geisser V.,

Habib Bourguiba. La trace et l’héritage, Edition Karthala, 2004, p. 599 [Traduzione mia]

72 Secondo Naccache con gli islamisti “vi erano divergenze sulla loro partecipazione al potere [mentre] con noi [gruppi

di opposizione di sinistra] vi era un contrasto di fondo basato su delle scelte di classe” in Naccache G., Qu’as-tu fait de

56 – MDS, Movimento dei Socialdemocratici. Il MDS non fu riconosciuto dal governo come partito politico, tuttavia le sue pubblicazioni in francese e in arabo criticarono apertamente il governo e il suo operato.

A seguito di notevoli pressioni per riformare un sistema sempre più autoritario e corrotto il PSD attuò delle riforme che sancirono ulteriormente la sua distanza dalle problematiche della popolazione. Nel 1979, in occasione delle elezioni per l’Assemblea Nazionale, furono presentate liste con un numero doppio di candidati, tutti scelti tra le fila del PSD, rispetto ai posti disponibili. Coloro che si opponevano al regime si rifiutarono di partecipare alle elezioni e le resero nulle.

Le precarie condizioni di salute di Bourguiba avevano inoltre di fatto attribuito alla posizione di primo ministro un ruolo sempre più preponderante: poiché la Costituzione tunisina prevedeva che in caso di morte o incapacità del Presidente, il Primo Ministro avrebbe dovuto prendere il suo posto, tale incarico diventava sempre più appetibile. Scelto direttamente da Bourguiba, si riteneva che ogni sua decisione fosse automaticamente approvata dal Presidente.

All’inizio degli anni ’80, dopo 14 anni di governo in cui nessuno si era preoccupato dello sviluppo delle aree rurali e della popolazione più povera, il malessere cominciò a diffondersi e per sedare le rivolte furono usati metodi sempre più brutali. Il 26 gennaio 1980 la città di Gafsa, centro di estrazione di fosfati al Sud in grande crisi a causa della diminuzione dei prezzi dei fosfati, fu assalita da un gruppo di guerriglieri che speravano di dare inizio ad una rivolta. Decine di persone furono uccise ed imprigionate.

Pochi mesi dopo i fatti di Gafsa Nouira, deceduto di infarto, fu sostituito da un altro amico di Bourguiba, Mohammad Mzali, che divenne primo ministro e segretario generale del PSD. Mzali avrebbe dovuto mantenere unita una struttura politica che, se un tempo era stata economicamente e politicamente solida, in quel momento era frammentata in centinaia di interessi particolaristici, tanto da rasentare la disintegrazione. Allo stesso tempo anche il partito, base del sistema, doveva essere rigidamente controllato.

Tra le prime decisioni, Mzali rilasciò Achour, Segretario Generale dell’UGTT, incarcerato a causa delle manifestazioni seguite ad uno sciopero generale da lui indetto nel gennaio 1978. In seguito coinvolse nel suo entourage anche persone non iscritte al partito e convinse Mestiri e i suoi compagni a tornare dalla parte del PSD, trasformandosi in un’opposizione leale. Mzali tentò anche di instaurare un pluralismo politico.

Nel 1981, in occasione delle elezioni presidenziali, a condizione che non avessero appoggi esteri, non criticassero l’operato del Presidente e non predicassero la lotta di classe o il settarismo, tutti i movimenti politici furono esortati a presentare le loro liste e fu promesso il riconoscimento politico a chi avesse

57 raggiunto il 5% dei voti. Il PSD e l’UGTT fondarono insieme la lista del Fronte Nazionale e gli altri gruppi emergenti, senza risorse sufficienti, non riuscirono a raggiungere il 5% dei voti73.

Fondato in occasione delle elezioni il movimento islamico MTI fu accolto da un grande entusiasmo della popolazione. I suoi leader, Rashed Ghannouchi e Abdelfattah Mourou, decisi a porre le basi per un governo islamico, iniziarono a servirsi delle moschee come luogo di dibattito per criticare l’operato del governo accusando il Neo Dustur prima, e il PSD dopo, di aver cancellato l’Islam dalla vita pubblica tunisina. A pochi giorni dalle elezioni, con l’accusa di aver diffamato il Presidente, i leader del MTI e decine di suoi militanti furono arrestati, decapitando il movimento.

Poco tempo prima il MTI aveva proposto agli altri movimenti laici di presentare una lista comune. Gli altri gruppi si rifiutarono, giudicando cinica e opportunista la proposta e certi che il MTI volesse solo approfittare dei contatti e delle strutture organizzative che gli altri gruppi avevano faticosamente creato. Tuttavia il timore di un fronte comune spinse il PSD a e legittimare alcuni movimenti.

Nel 1982 fu dichiarato legale solo il Parti Communiste Tunisien74 affermando che era l’unico partito esistente nel 1963, quando qualsiasi attività di opposizione era stata interdetta. Nel 1983 furono riconosciuti il MDS di Mestiri e il Parti d’Unité Populaire – PUP, gruppo staccatosi da un movimento che aveva fondato Ben Salah quando fuoriuscì dal governo. Mzali rigettò tuttavia le ripetute domande di legittimazione del MTI giustificando sempre il rifiuto con il divieto contro i partiti settari.

Sebbene Mzali fosse riuscito a porre fine alle critiche degli oppositori per il monopolio politico del PSD, anche se con interventi più che altro di facciata, visto che non si era ancora arrivati ad un vero e proprio confronto elettorale, l’opposizione all’interno del PSD nei suoi confronti crebbe. Il Capo del Governo fu criticato dai conservatori della vecchia guardia, ma anche dai membri più giovani del partito che erano arrivati a ricoprire le cariche più alte nel PSD e vedevano in Mzali un ostacolo alle loro aspirazioni politiche. Se Bourguiba fosse morto prima della fine del mandato di Mzali, proprio quest’ultimo sarebbe divenuto il nuovo Presidente.