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DELL’ASTROLOGIA NATURALE

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 41-57)

da l’Astrometeorologia, branca dell’astrologia sicuramente molto affascinante quanto poco investigata. Tale settore della nostra disciplina è per un verso an-tichissimo, in quanto poggia su conoscenze provenienti dal mondo mesopota-mico, e per un altro moderno, in quanto il recupero di questi studi è avvenuto solo negli ultimi anni con l’inizio di un’investigazione sistematica e ragionata. Pascual ha il merito di aver cercato di recuperare e di riproporre la tradizione astrologica, confrontandosi con le nuove scoperte ed impostazioni della scien-za e mantenendo sempre nelle sue ricerche un’attitudine di “tipo scientifico”, fondamentale se ci si vuole confrontare con il mondo universitario. In partico-lare i suoi lavori sulle alterazioni climatiche si basano sia su ricerche storiche con analisi retrospettive sia su studi previsionali, pubblicati mensilmente sulla sua pagina web. Tali lavori sono orientati su una ripresa dell’osservazione di-retta del cielo e dei fenomeni ad esso conessi. Sull’argomento José Luis ha pubblicato vari volumi fra cui un trattato in tre tomi dal titolo El pronostico del tiempo a largo plazo, che affronta la Meteorognomia, l’Astrometeorologia e le tradizioni in ambito previsionale del mondo rurale spagnolo, che sopravvivono ancora con il nome di Cabañuelas. Egli ha cominciato a studiare in maniera sperimentale queste tematiche, giovanissimo, fin dal lontano 1967, fattore che gli ha permesso di accumulare una grande esperienza e una grande mole di osservazioni.

Ricordo ancora che l’articolo, che segue, è stato presentato al XXI Con-gresso Iberico di Astrologia svoltosi nel 2004 a Santander,

Chi desiderasse approfondire l’argomento, può leggere altri lavori dello stesso autore richiedendo alla Segreteria Generale CIDA i seguenti articoli, co-me arretrati della nostra rivista:

Alterazioni atmosferiche ed eventi celesti, n. 106 di L.A., 1997.

Aspetti genetici delle impronte digitali (I e II parte), nn. 107 e 108 di L.A., 1997.

Alchimia e Astrologia, 132 di L.A., 2003. Non ne rimarrà deluso.

Buona lettura a tutti

Claudio Cannistrà

Introduzione. Il movimento armonico nel Sistema Solare. Pianeti, versus oscillatori. Onda astronomica induttiva e onda climatica indotta. Risonan-za. Pianeti e clima. Alcuni esempi.

Introduzione

Per Astrologia Naturale intendiamo, in accordo con alcuni autori antichi, come per esempio San Isidoro di Siviglia e altri, quella che si occupa dello studio del clima annuale e i suoi effetti sugli ecosistemi, esseri viventi, ecc. Questa bran-ca della conoscenza fu ammessa dall’illustre autore delle Etimologías (a

diffe-renza dell’Astrologia giudiziaria, ecc.) e in generale, non fu messa in discus-sione fino al momento della grande crisi scientifica del XVII e XVIII secolo.

Oggi invece qualsiasi studio che intenda trovare relazioni tra la vita sulla Terra e l’ambiente cosmico circostante, è visto con diffidenza dal mondo scientifico, tuttora ancorato a punti di vista obsoleti.

Una delle caratteristiche di buona parte dell’Astrologia attuale, è la sua mancanza di connessione con gli attuali metodi di lavoro scientifico, cosa che provoca incomprensione nei suoi confronti da parte dell’ambiente scientifico stesso e anche da parte di certi settori sociali.

Le basi dell’Astrologia hanno la loro origine nella scienza antica, ma nulla impedisce che possano essere interpretate alla luce della Fisica, della Chimica o della Biologia moderne. Ma c’è di più, questa visione non fa altro che arric-chire le due parti, favorendo l’eliminazione di certe incomprensioni, delle fa-zioni ideologiche e soprattutto, di certi dogmi che tanto opprimono sia la no-stra Astrologia, così come la scienza moderna.

Con questo contributo vogliamo approfondire una modalità di lavoro che vari astrologi spagnoli hanno già da tempo intrapreso, e pensiamo che possa arricchire sia i cultori di Astrologia, che coloro che, per ignoranza, in essa ve-dono una superstizione.

Il movimento armonico nel Sistema Solare

Molti anni fa i nostri ricercatori iniziarono lo studio dei movimenti vibratori par-tendo dal movimento armonico elementare, il più semplice di tutti. In cielo ab-biamo numerosi esempi di questo tipo di moto, cosa particolarmente interes-sante per l’ Astrologia Naturale.

In una oscillazione armonica semplice, la particella che vibra si muove tra due estremità seguendo una linea retta; la distanza che le separa dal centro si chiama ampiezza. La particella, raggiunte le estremità, si ferma, per comincia-re a muoversi in senso contrario, in modo da pervenicomincia-re alla sua massima velo-cità al centro dell’ oscillazione.

I punti di levata e tramonto quotidiani del Sole seguono questo tipo di mo-vimento: la nostra stella si ferma ai solstizi per invertire il senso del suo per-corso, accelera verso il centro, raggiunge la sua massima velocità agli equino-zi e, a partire da lì, frena poco a poco fino a fermarsi nuovamente, ecc. La du-rata del giorno e della notte, il ciclo della declinazione solare, ecc. seguono questo modello.

Allo stesso modo, il ciclo annuale del Sole, visto dalla Terra, descrive un movimento oscillatorio simile all’armonico semplice: nel suo avanzare verso Nord e verso Sud, il Sole si ferma sulle verticali dei Tropici del Cancro e del Capricorno, il 21 giugno e il 22 dicembre, rispettivamente, per poi accelerare, poco a poco, fino a passare rapidamente per la verticale dell’Equatore, mo-mento dell’anno in cui raggiunge la sua massima velocità.

Un analogo movimento a pendolo, con accelerazioni e decelerazioni, si os-serva nelle posizioni di Venere e Mercurio, come stelle mattutine o vespertine:

raggiungono la loro massima velocità angolare nella congiunzione con il Sole, e a partire da quel momento, rallentano fino a fermarsi, in posizione staziona-ria, per poi iniziare la retrogradazione.

È opportuno osservare tutto questo e studiare le relative ripercussioni sui sistemi terrestri. I pianeti non sono solo simboli, o archetipi, ma anche si-stemi materiali che possiamo descrivere nei termini della Fisica del nostro tempo.

Pianeti, versus oscillatori

I nostri ricercatori deducono le equazioni del movimento armonico semplice proiettando l’orbita di una particella che si muove a velocità costante lungo uno dei diametri del cerchio. Detto in altro modo, un corpo che gira attorno ad un centro si comporta come un oscillatore, e le equazioni che descrivono i suoi movimenti possono esprimersi in termini di una vibrazione.

I parametri necessari per descriverlo sono la Pulsazione ω (velocità angola-re), l’Ampiezza (raggio dell’orbita) e il Periodo T (tempo necessario per un’ or-bita completa) o la Frequenza f (numero di orbite per unità di tempo).

Un pianeta che gira attorno alla Terra può essere considerato, dal punto di vista fisico, come un’oscillatore, per esempio il Sole stesso, che però non è solo, nè il suo movimento è isolato, e non è indipendente dal resto, in quanto il Sistema Solare evolve come un tutto unico. La stessa cosa accade a quei mi-nuscoli oscillatori che sono gli elettroni negli atomi; il movimento dei pianeti nel Sistema Solare può essere descritto in termini ondulatori, così come una configurazione elettronica determinata possiede un’energia caratteristica, che varia in base alla disposizione delle sue particelle, parallelamente le diverse configurazioni planetarie avranno la loro disposizione.

La coreografia planetaria interpreta continuamente una complessa melo-dia, difficile da decifrare, ma mai azzardata o caotica. L’organismo terrestre e i sistemi in esso contenuti, esseri viventi inclusi, rispondono a quella melodia cosmica (inudibile, poichè le sue frequenze non sono percepibili dalle nostre orecchie), ma non per questo inesistente. Gli antichi parlavano in modo ap-propriato della Musica delle Sfere, perchè il movimento dei pianeti intorno alla Terra è composto da una complessa mescolanza di timbri e toni.

Il fattore ω (velocità angolare) è fondamentale al momento di valutare l’in-flusso planetario rispetto alla Terra. Per noi, tutti i pianeti del Sistema Solare hanno moto retrogrado, eccetto il Sole e la Luna, passando da un massimo ad un minimo (massima ω negativa), si fermano (ω praticamente nulla) prima di iniziare la retrogradazione e alla fine di questa, prima di riprendere il movi-mento diretto.

Dato che l’influsso planetario si produce grazie allo scambio di energia in risonanza, e che frequenza ed energia sono in relazione tra di loro, l’influenza di un pianeta è, fondamentalmente, la funzione di ω.

Se le orbite planetarie fossero circolari e i pianeti si muovessero su di esse con ω costante (come nei primi modelli matematici greci del Sistema Solare di

Eudosso e Calipo), ci troveremmo di fronte a casi di movimento armonico semplice.

Con tale presupposto, per un’oscillatore di questo tipo, la sua energia (E) è:

E = 1/2 KA2, dove K=m ω2, A= ampiezza dell’ oscillazione, cioè, raggio dell’ orbita planetaria e m la sua massa.

Pertanto l’energia varia in misura esponenziale rispetto a ω.

Nel caso di un movimento armonico semplice, l’energia-velocità angolare può essere rappresentata graficamente con una parabola. Per quanto concer-ne la relazioconcer-ne tra frequenza (f) ed econcer-nergia abbiamo ω=2πf, e pertanto il tipo di funzione è simile, e così la sua rappresentazione grafica.

Per il movimento planetario reale la relazione tra E e ω non è tanto sempli-ce, dato che le orbite sono leggermente ellittiche, ma soprattutto per la varia-bilità di ω e la notevole perturbazione che, in relazione alla Terra, presenta il movimento di un pianeta nei suoi periodi di retrogradazione.

Dal punto di vista qualitativo, queste semplici equazioni sono sufficiente-mente chiarificatrici per poter comprendere la natura dell’ influsso planetario.

L’ aspetto quantitativo fa parte di questo modello ondulatorio che voglia-mo adottare per il Sistema Solare, una questione questa voglia-molto più complessa. Possiamo comprendere ora la classificazione planetaria dell’Astrologia classica, in cui, considerando il Sole come centro o punto di riferimento, i pia-neti veloci vengono definiti femminili (che materializzano), e i lenti maschili (causali). Mercurio, che possiede una maggiore gamma di velocità angolari, viene definito ermafrodita, cioè, può comportarsi in modo ambivalente. Vedia-mo anche l’ importanza che gli antichi attribuivano ai concetti di orientalità e occidentalità, dato che la velocità dei pianeti (considerando la Terra come punto di osservazione) dipende dalla posizione del corpo dell’ astro rispetto al Sole.

In questo schema, un pianeta lento corrisponde ad una pulsazione di bassa energia (bassa frequenza), ma che si ripete un giorno dopo l’altro; il pianeta percorrerà la sua orbita partendo, approssimativamente, da uno stesso punto, per cui accumulerà la sua energia nei sistemi terrestri ad esso connessi per ri-sonanza. Al contrario, un pianeta veloce emette ogni giorno una pulsazione di maggiore energia (maggiore frequenza), ma questa non si accumulerà con il variare della sua posizione. Il pianeta lento (maschile) si manifesta solo quan-do il pianeta veloce (femminile) si unisce ad esso in congiunzione o in aspetto. Nel linguaggio degli antichi dona la sua forza; l’effetto è ancora più evidente quando ad essere in congiunzione o in aspetto sono due pianeti lenti, e un pia-neta veloce si avvicina ad uno di essi, l’aspetto culmina ed in seguito si avvici-na all’ altro pianeta realizzando la stessa cosa. In questi casi gli effetti sui si-stemi terrestri sono evidenti, come dimostra l’osservazione; detto in altro mo-do, è esperienza quotidiana, e di questo vedremo esempi significativi.

Per dimostrare tutto questo abbiamo a disposizione un modello matemati-co moderno, la Teoria delle Equazioni Fondamentali di Demetrio Santos.1

Onda astronomica induttiva e onda climatica indotta

Oggigiorno vi è la convinzione, che si può dedurre anche dal linguaggio corrente, l’idea che le “stagioni” inizino ai solstizi e agli equinozi ad un’ora esatta, la qual cosa, pur essendo corretta, lo è solo per caso da un punto di vi-sta astronomico.

I periodi climatici (primavera, estate, autunno e inverno) non si adattano precisamente al movimento del Sole, ma hanno una durata disuguale, secon-do le zone, a volte sono in anticipo e a volte ritardano, si prolungano troppo, si mescolano, ecc.

Nella letteratura astrologica antica troviamo che molti autori attribuirono i cicli climatici non solo al movimento del Sole, ma anche a quello delle stelle.

Per esempio, la grande calura estiva quando sorge la costellazione del Ca-ne, da qui viene la canícola. Ma alcuni autori, come per esempio Gemino (se-colo I), già allora ritenevano che non fosse corretta.2 Attualmente, purtroppo, ci sono astrologi che persistono in questa confusione a causa della mancata revisione di molti dogmi che nuocciono alle vecchie dottrine.3

Chiameremo onda astronomica induttiva quella del ciclo della declinazione solare. È una funzione matematica relativamente semplice da descrivere e rappresentare graficamente, ed è la principale responsabile del ciclo climatico delle stagioni dell’anno. Al contrario l’onda indotta da questa nel sistema at-mosfera-oceani-continenti si dimostra molto più complessa, con salti bruschi più o meno rapidi che rivelano fenomeni di accumulazione e quantificazione. Possiamo farcene un’idea con l’aiuto dei grafici della pressione, della tempera-tura, della velocità del vento, del grado di umidità, ecc.

Possiamo anche comprendere l’ onda climatica indotta seguendo le posi-zioni medie degli anticicloni e delle tempeste e i loro cambiamenti durante l’anno, così come l’ascesa e la discesa della circolazione zonale delle pertur-bazioni. In inverno, durante lo stazionamento del Sole al Tropico del Capricor-no, nell’Emisfero Nord, gli anticicloni si trovano sui continenti (freddi rispetto all’acqua dei mari), così come le tempeste si trovano sugli oceani. In estate, con lo stazionamento del Sole sul Tropico del Cancro, gli anticicloni si stabiliz-zano sulle acque (fredde rispetto alle terre continentali) e le tempeste si stabi-lizzano sui continenti. In base a questo schema, possiamo interpretare l’autun-no e la primavera (stagioni di maggiore instabilità atmosferica) come permu-tazioni delle zone di ancoraggio degli anticicloni e delle tempeste (sono i pe-riodi più piovosi e ventosi dell’ anno).

Allo stesso modo, con l’avvicinamento del Sole al Tropico del Cancro, la rosa delle perturbazioni del Fronte Polare e quella denominata Jet Stream au-mentano di latitudine, e con l’arrivo dell’ inverno (avvicinamento del Sole al Tropico del Capricorno) scendono di latitudine, avvicinandosi alla Penisola Iberica. Questa è la causa del cattivo tempo invernale e della stabilità propria del periodo estivo.

Tuttavia, ogni anno, questo balletto atmosferico è differente. Essendo il ci-clo astronomico induttore del Sole molto simile da un anno all’altro (le uniche

variazioni possibili sono quelle dell’ energia irradiata dall’astro in relazione al ciclo delle macchie solari); nel modello astrometereologico dobbimo attribuire questa disparità dei cicli climatici annuali alla coreografia planetaria, molto variabile negli anni solari.

Da questo punto di vista, i pianeti si rivelano come potenti supporti, capaci di notevoli impatti sul movimento delle grandi masse di circolazione atmosferi-ca della Terra. Inoltre, sono anche degli eccellenti indiatmosferi-catori dell’inizio dei pe-riodi climatici.

Per molti ricercatori, la debolezza di questi influssi planetari (pensiamo in particolare a quello gravitazionale), è di scarso interesse. Ma non è così, e il fatto di negare l’influenza che i pianeti hanno sullo sviluppo dei periodi climati-ci ha origine nel modo superficlimati-ciale e parziale di accostarsi al problema, tipico del riduzionismo scientifico.

La visione cosmica dell’astrologia classica, al contrario, non parte dalla se-paratività e dalla compartizione dei sistemi per i suoi studi (modello meccani-cista newtoniano); ci mostra, invece, che la parte sta nel tutto e il tutto nella parte; ci parla di sintonia tra il cielo e la terra, di integrazione e di unità nella natura, di interazione permanente, di organizzazione della materia in un tutto unico attraverso l’ energia e l’ informazione, di universalità delle leggi fisiche…

Risonanza

La domanda che ora dobbiamo farci è se lo Zodiaco, che è un campo di in-flussi, scambia energia con i sistemi terrestri, e in particolare con l’atmosfera e l’idrosfera. Data la solidarietà esistente tra le parti costitutive del Sistema So-lare, e che aria e acqua si sono evolute in questo ambiente cosmico caratteriz-zato dalla ciclicità, ciò che ci attendiamo è che ci siano sincronicità e fenome-ni di risonanza tra le due parti, il mondo terrestre o inferiore, e il mondo cele-ste o superiore, e lo cele-stesso fenomeno di istéresi in maggiore o minor grado (ri-tardo nella risposta dell’oscillatore indotto rispetto al segnale dell’induttore), così come si può osservare nella sfasatura tra le temperature massime e mini-me annuali rispetto alla maggiore e minore altezza del Sole sull’orizzonte, tra i 30 e 40 giorni.

I sistemi terrestri sono refrattari a questo flusso di energia che ci circonda? Assolutamente no. La Terra gira intorno al suo asse e segue il Sole con il resto della corte planetaria come un tutto unico. La massa gravitazionale che formò il Sistema Solare, all’ inizio della sua esistenza, si suddivise in diversi anelli (che condensandosi diedero luogo alla nascita dei pianeti), dovendo questi pertanto mantenere certe relazioni matematiche ben definite, armoniche, per quanto concerne la distanza dal centro, periodo, massa, ecc. Detto in altro modo, queste relazioni devono tendere in ogni momento a minimi di energia per conservare il Sistema più stabile possibile, così come si può osservare in qualunque sistema fisico. Nei momenti in cui l’energia aumenta questa tende-rà ad essere assorbita in qualche modo (deviazioni gravitazionali, adeguamen-ti orbitali, ecc.).

L’idrosfera terrestre, ruotando insieme al pianeta fin dalla sua apparizione, dovette far parte di questa danza cosmica fin dal primo momento. L’orbita combinata della Terra, rappresentata in Astrologia dall’ Ascendente, e quella del cosmo, in questo caso ci interessa soprattutto il campo gravitazionale, mo-dellarono (e continuano a farlo) il complesso sistema delle correnti marine. Questa combinazione di influssi, inferiore e superiore, configura la forma dei continenti e la dinamica del movimento delle masse d’acqua, che come ben sappiamo, è una delle chiavi di comprensione del clima.

Lo stesso ragionamento si può applicare all’atmosfera, organizzata in un complicato flusso di masse d’aria fredda e calda che, come le acque marine, non si mescolano tra di loro, ma si avvolgono le une attorno alle altre. L’inter-fase di separazione è costituita dai famosi fronti di pioggia che causano il mal tempo.

Il diverso grado di riscaldamento del Sole sui diversi punti della Terra (massimo all’Equatore e minimo ai Poli) si traduce in una differenza di densi-tà, e in un flusso di correnti ben strutturato che in Meteorología si chiama cir-colazione atmosferica.

Allo stesso modo in cui la Luna provoca le maree oceaniche, in alcune zo-ne del mondo molto più forti che in altre per effetto della risonanza, è ben di-mostrato che il passaggio del nostro satellite per il meridiano locale causa va-riazioni di pressione tra i 2-3 mm Hg all’ Equatore,4e che questo valore dimi-nuisce verso i Poli. Quindi abbiamo anche maree atmosferiche, ben conosciute fin dall’antichità, essendo universale la credenza che il tempo metereologico segue i ritmi solilunari.

E i pianeti? Passando quotidianamente in corrispondenza dei vari luoghi della Terra esercitano le loro influenze su questi labili fattori? Attualmente gli scienziati ci dicono di no, e che nel caso dell’ interazione gravitazionale i valori di quest’ultima sono così piccoli che non si possono rilevare, nè con strumen-ti, nè con altri mezzi (rispetto a quella della Luna quella di Venere è 1/5156, e quella di Giove è 1/64.000, ecc.). Potremmo concludere qui l’argomento, se non fosse per il fatto che si può cercare la soluzione del problema in altro mo-do, che per di più svelerà la semplicità di quanto esposto più sopra (e che inoltre presuppone una riduzione non necessaria degli influssi, benchè questi siano minimi).

Nel fenomeno della risonanza, l’intensità non determina lo scambio di energia tra i sistemi oscillanti, ma la frequenza; e che se è in accordo, produce la sintonia, e ripetendosi consente l’accumulazione di energia, capace di por-tare a effetti insperati. Un ponte ben costruito può essere abbattuto da venti di bassa intensità, è solo necessario che i colpi d’aria gli giungano alla sua stessa frequenza di oscillazione.

L’energia andrà via via accumulandosi aumentando l’ampiezza della vibra-zione e, se si supera la resistenza dei materiali, possiamo aspettarci la distru-zione del ponte.

Questo stesso tipo di fenomeno giustifica molte delle osservazioni che, con tanta frequenza, si verificano in Astrologia Naturale. Nel caso dell’idrosfera e

dell’atmosfera, sistemi terrestri, è necessario che questi raggiungano uno

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 41-57)