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LE DATE DEL VANGELO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 64-68)

fase di notevole sviluppo astrologico. In questo “stellium” si congiungono, a 9° dei Pesci, il Sole, la Luna, Giove, Saturno e Venere, cinque dei sette pianeti anticamente conosciuti.

Solo i Magi, astrologi orientali, videro la stella (stellium), perché possede-vano Tabelle e si avvalsero delle osservazioni dirette dei movimenti planetari, mentre il resto della gente non la vide, perché questo raggruppamento di pia-neti era occultato dalla luce del Sole, anch’esso coinvolto nella congiunzione. La “fermata della stella” (Matteo 2,9), inizio della retrogradazione, avvenne at-torno al 15 luglio del 7 a.C., data in cui i Magi giunsero a Betlemme; questo periodo di tempo (dall’inizio di marzo a metà luglio) può corrispondere verosi-milmente alla durata del loro viaggio, in quanto partirono da un luogo non ben precisato di Babilonia, seguendo la rotta delle carovane.

La seconda data da verificare è quella della visita di Gesù al Tempio all’età di 12 anni circa.

Egli viveva in Galilea; la distanza in linea retta da Nazaret a Gerusalemme è di 110 km. circa, che potrebbero essere percorsi in almeno 4 giorni di cam-mino a piedi o a cavallo, cosa possibile per un bambino di 12 anni, ma non possibile se fosse stato più giovane. Dobbiamo ricordare che di sabato non si poteva viaggiare, se non per brevi tratti (mille passi, “il percorso del sabato”). Pertanto, se la Pasqua non cadeva di sabato, difficilmente si poteva raggiun-gere Gerusalemme dalla Galilea senza fare notte e perdere un giorno durante il tragitto, che attraversava Samaria, i cui abitanti non erano molto accoglienti rispetto agli ebrei. Pertanto bisogna cercare una Pasqua (Luna Piena) che ca-da di sabato, cioè un “Grande Sabato”, rimanendo così 6 giorni per cammina-re.

La data che corrisponde a questi presupposti è il 21 aprile del 7 d.C., per cui si deduce che questa è la data della visita di Gesù al Tempio e della con-versazione con i Dottori della Legge.

Gesù aveva allora appena compiuto 13 anni, e è aderente a ciò che ripor-tano i Vangeli.

La traduzione della Volgata (Luca 2,41) narra che i genitori di Gesù si re-cavano a Gerusalemme tutti gli anni per la “solenne festività della Pasqua”, ma è probabilmente un’errata interpretazione, poiché riteniamo che la tradu-zione più appropriata sia “Festa della Pasqua solenne” o Grande Sabato, che risulta essere più rispondente ai fatti.

Forse la data più chiara si trova in Giov. 2,30: “Sono occorsi quarantasei anni per erigere questo tempio, e tu lo ricostruirai in tre giorni ?”. Sappiamo quando iniziò la ricostruzione del Tempio, e questo ci porta all’anno 27, poco prima della morte di Gesù. Quella frase era stata pronunciata da poco tempo, lo possiamo dedurre dal fatto che venne gridata in faccia a Gesù da coloro che passarono sotto la croce su cui era crocefisso. Solamente nel 27, nel 30 e nel 33, la Pasqua cadeva nel Grande Sabato (Giov. 19,31), anche se molti ricer-catori hanno creduto che la data non fosse precisa.

Ma ci sono altri dati che devono essere precisati. In Giov. 10,22, ciò che è riportato sembra incongruente, in effetti inizia dicendo: “Era la festa della

Con-sacrazione, ed era inverno”, e di seguito arriva la domanda degli ebrei: “Se sei il Cristo diccelo chiaramente… Sono Figlio di Dio”.

La prima frase è scontata, dato che la festa della Consacrazione cadeva sempre in inverno, ed inoltre, che relazione può avere questo con il fatto che Gesù sia o meno il Messia?

Tuttavia entrambe si legano dottrinalmente: la Consacrazione era una festa mobile, che dipendeva dalla data di inizio dell’anno religioso, ma nell’anno 26 cadeva nel giorno del Solstizio (23.XII.26), pertanto la frase ha senso, poiché significa realmente “ed era l’Inverno / Solstizio”.

E anche la domanda ha senso: il dio della religione mitraica, dominante in quel momento, scendeva per incarnarsi durante il solstizio, e la stessa cosa accade con la venuta del Messia ebreo.

I pagani (greci e romani a Gerusalemme) in quel momento stavano cele-brando la discesa/manifestazione del loro Messia, e così si scontrano i due concetti, pagano ed ebraico, che sono oggetto della discussione.

Finalmente abbiamo la data della crocifissione e della celebrazione della Pasqua fatta da Gesù e dai suoi discepoli. Prima di poter disporre delle Tavole di cui oggi disponiamo, non era facile trovare il momento esatto in cui si verifi-cava la Luna Piena e la sua posizione rispetto al Grande Sabato in cui morì Gesù.

In effetti, da ciò che riferisce il Vangelo, si deduce che Gesù ed i suoi disce-poli celebrarono la Pasqua il giovedì dopo il tramonto del Sole, che rappresen-tava già l’inizio del venerdì ebraico (9.IV.27), perché il giorno iniziava al tra-monto e non all’alba. Al contrario gli ebrei ortodossi celebravano la Pasqua il venerdì dopo il tramonto del Sole, perché per loro era già sabato.

Questo significa che Gesù considerò correttamente la Luna Piena del gior-no precedente rispetto a quello considerato dagli ebrei. Quale potrebbe essere il motivo di questa scelta?

Facendo i calcoli relativi con l’aiuto delle Effemeridi, vediamo che nell’an-no 27 la Luna Piena si verificò il venerdì, circa due ore prima del tramonto del Sole, per cui il Plenilunio esatto cadeva il giovedì, tra la fine del giovedì e l’ini-zio del venerdì, quindi non si è verificato il sabato come invece stabilirono i Sacerdoti del Tempio.

La ragione della discrepanza può trovarsi in “interessi creati” dagli ebrei, poiché molta più gente partecipava alle cerimonie religiose nel Grande Sabato piuttosto che in una normale Pasqua (con i conseguenti maggiori profitti per la città e per i “mercanti del Tempio”).

Ma potrebbe anche essere un errore involontario, perché il Sinedrio era guidato dalla “visibilità” della Luna Nuova per stabilire il calendario, e questo metodo non è così preciso.

Erano stati proposti tre anni differenti per la data della morte di Gesù, ma si conferma di nuovo l’anno 27, perché la circostanza sopra menzionata si ve-rifica solo in quell’anno.

Questo ribadisce la superiorità intellettuale e culturale di Gesù rispetto ai suoi oppositori, e che risulta evidente in ogni passo del Vangelo. È probabile

che Egli abbia conosciuto bene la cultura babilonese, la più avanzata nello studio degli astri, ed è anche possibile che abbia studiato presso il popolo ba-bilonese (ricordiamo l’episodio dei Magi). Inoltre, la Galilea confinava con Tiro e Sidone, centri culturali molto importanti, dove in quegli anni (25-75 d. C.) Doroteo di Sidone scrisse il suo “Carmen Astrologicum”, in cui sono presenti oroscopi con datazione contemporanea a Gesù (ce n’è uno dell’anno 7 a.C.), e Marino di Tiro (verso il 100), compilò le sue effemeridi astrologiche, usate per la navigazione.

Di tutto ciò esistono alcuni indizi: ad un certo punto del Vangelo si legge (Matteo 15,21) che “Gesù esce dal suo territorio e si dirige verso Sidone e Ti-ro”, anche se non si sa bene cosa sia andato a fare lì; ma è a partire da quel momento che Gesù inizia a parlare ai suoi discepoli del proprio futuro e del proprio terribile destino (Matteo 16,21).

Possiamo riassumere la storia: Pilato viaggiò per mare fino a Gerusalemme con sua moglie, (20 giorni di navigazione da Roma a Cesarea) nell’estate del-l’anno 25. Durante l’estate-autunno di queldel-l’anno il clima era temperato e Gio-vanni Battista battezzava (il battesimo avveniva per immersione); uno dei bat-tezzati era Gesù, che in seguito iniziò il suo digiuno, la cui osservanza aveva un carattere di ritualità nel corso dell’anno, poiché serviva ad invocare le piog-ge autunnali.

Poco a poco si uniscono a lui i primi discepoli, alcuni di essi erano già di-scepoli di Giovanni, suo cugino. Quello stesso autunno Gesù visita Gerusa-lemme, in occasione della Festa dei Tabernacoli.

Non ci è giunta notizia del fatto che Egli abbia partecipato ai festeggia-menti della Pasqua dell’anno 26, non era un anno solenne. Abbiamo invece il Sermone della Montagna, nelle cui parole pronunciate all’aperto si sente la primavera: “Contemplate gli uccelli del cielo… Contemplate gli iris dei cam-pi…”; è la primavera dell’anno 26 in Galilea, in seguito Gesù percorre tutta la Palestina, aumentando la sua fama ed il numero dei suoi discepoli, fino alla Festa della Consacrazione già menzionata, alla fine dell’anno; continua a pre-dicare nei primi mesi dell’anno 27 fino al giorno di Pasqua, tempo in cui final-mente si reca a Gerusalemme, è trascorso complessivafinal-mente un anno e mez-zo.

È chiaro che non acquisì la sua scienza attraverso gli insegnamenti arcaici del Tempio, luogo in cui era considerato un intruso, ma date le sue conoscen-ze, si suppone che abbia studiato fuori Nazaret.

Con la visita dei Magi (Matteo 2,2), la predizione di Simeone (Luca 2,22), l’episodio del Tempio e i Dottori della Legge (Luca 2,47), quale padre non vor-rebbe che le straordinarie doti del proprio figlio si sviluppassero nelle migliori scuole? I centri più vicini erano Sidone e Tiro, ma potrebbe essere stata anche Babilonia (in cui erano presenti molti ebrei, e forse parenti, discendenti del pe-riodo della “Cattività”). Ma la sua stessa superiorità e il suo modo di affrontare la religione tradizionale lo porteranno ad essere condannato e crocifisso. Pila-to, che era appena stato eletPila-to, e quindi con scarsa esperienza di governo, si adatta a condannarlo.

Morì, come riportano i Vangeli, il venerdì 9.IV.27, dopo aver predicato la sua dottrina per un anno e mezzo, aveva quindi compiuto 33 anni, conferman-do così la tradizione popolare; abbiamo conferme anche della data di inizio della sua missione, quando Luca 3,23 dice che al principio “aveva 30 anni cir-ca”, ed effettivamente aveva 31 anni nell’autunno del 25.

Demetrio Santos, nato a Zamora, città dove attualmente risiede, è il

deca-no o il “grande saggio” degli astrologi iberici, avendo cominciato le sue ricer-che nel 1950. Ha approfondito le relazioni esistenti tra la teoria ondulatoria fi-sica e l’astrologia, stabilendo le equazioni fondamentali del “campo zodiacale” e scoprendo il periodo direzionale, detto C 60. Figura di rilievo nello studio della cultura astrologica classica per le sue ricerche e per le traduzioni dei testi di Tolomeo (Tetrabiblos), Manilio (Astronomicon), Albubather, Ibn Ezra, Mes-sahallah, Ermete, Matías Haco, etc. in castigliano, ha partecipato alla maggior parte dei Congressi iberici. È autore di Investigaciones sobre Astrología (1978), La interpretación astrológica (1980), Astrología teórica: ecuaciones fundamentales (1985), Introducción a la historia de la Astrología (1986), Astrología y gnosticismo (1986), Astrología física (1988), e Principios astroló-gicos, gradientes y tablas fotoeclípticas (1992), El lenguaje de los truenos (2003). È stato insignito del Premio Mondiale Mercé Tamarit di Investigazione astrologica.

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