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Uno sguardo ampio e approfondito sulla situazione italiana e internazio­ nale, come questo libro offre, non lascia dubbi sulla precaria condizione dello stato di salute degli insegnanti.

Svolgere un’attività di insegnamento è per sua natura e al di là delle dif­ ferenze socio-demografiche e culturali un lavoro particolarmente esposto al rischio di esaurimento professionale. La letteratura scientifica non of­ fre molti dubbi, insegnare affatica e logora, ancor di più quando il conte­ sto scolastico è scarsamente ricco di supporto a sostegno dell’insegnante. E ancora, quando la qualità degli ambienti scolastici è tale da non preserva­ re la salute e il benessere di stare e lavorare in luoghi accoglienti e confor- tevoli.

Negli ultimi anni la ricerca ha cercato di mettere a fuoco le risorse psi­ cologiche individuali degli insegnanti in grado di conservare la motiva­ zione al lavoro che pure, in generale, è alta agli inizi dell’attività di inse­ gnamento. Sempre di più si parla di competenze socio-emotive in grado di tutelare l’insegnante offrendo loro strategie per affrontare lo stress e il lo­ goramento inevitabile durante la propria carriera.

Anche questa strada, tuttavia, rappresenta una possibilità non sufficiente ad evitare l’esperienza di burnout.

Attualmente, la strada più operosa è quella in cui l’intero sistema scola­ stico prende consapevolmente in considerazione lo stato di salute dell’in­ segnante mettendo a fuoco le fonti di stress, legate alla professione in ge­ nerale e al contesto specifico, ma anche le risorse, interne ed esterne al docente.

L’obiettivo del volume e in generale dell’Osservatorio Nazionale Salute e Benessere dell’Insegnante (ONSBI) è quello di monitorare tali condizioni e soprattutto favorire una cultura del benessere a scuola.

Se agli inizi degli anni Ottanta parlare di burnout significava spesso col­ pevolizzare l’insegnante e nei casi peggiori isolarlo dal suo contesto la­

vorativo, oggi lo sforzo culturale a cui gli Autori del volume partecipano è quello di sviluppare una maggiore consapevolezza sulle condizioni alle quali ineluttabilmente chi svolge la professione di insegnamento sarà espo­ sto lungo la propria carriera.

Lo strumento che mettiamo a disposizione di quanti vorranno confron­ tarsi con questo tema, il Copenhagen Burnout Inventory, vuole essere un mezzo attraverso cui sollecitare la riflessione e flauto-riflessione dei docenti su questo tema. Senza tabù e senza recriminazioni, star bene a scuola parte dalla salute degli insegnanti per cui la sfida più grande del sistema scolasti­ co, locale e nazionale, è monitorare e garantire il loro benessere.

La ricerca che abbiamo condotto, che rappresenta il cuore centrale del lavoro esposto da tutti gli Autori del volume, offre una panoramica ampia, anche se non esaustiva, su alcuni aspetti che vogliamo evidenziare ancora una volta e rilanciare per le ricerche future.

Lo studio condotto ha riguardato circa 1500 insegnanti da cui, presi nel­ la totalità, emergono livelli di burnout sostanzialmente bassi, un buon coin­ volgimento professionale accompagnato da dedizione e un senso di respon­ sabilità verso la professione svolta. Per contro, gli insegnanti del nostro studio avvertono di dare di più di ciò che ricevono, pur non scoraggiando­ si di fronte alle difficoltà dei propri alunni la cui formazione è considera­ ta il motore della propria professione. Diversa è la situazione relativamente agli alunni con difficoltà. Nonostante il grande sforzo formativo che il no­ stro Paese ha rivolto agli insegnanti per offrire loro maggiori strumenti in questa direzione, essi esprimono tale aspetto del proprio lavoro come tra i più problematici.

Ad una generale e positiva condizione di salute e benessere degli inse­ gnanti, presi nella loro complessità, si possono affiancare riflessioni più dettagliate che tengono conto dei sotto-gruppi che compongono il campio­ ne della ricerca. I dati, in questo caso, fanno emergere una tendenza in li­ nea con la letteratura internazionale: avere cronologicamente più anni ed una carriera più lunga espone gli insegnanti ad un maggiore rischio per la salute fisica e psicologica, così come ad una caduta della motivazione verso il lavoro e nel rapporto con gli studenti difficili. Il titolo di studio più ele­ vato rappresenta un maggiore rischio di burnout mettendo in luce, anco­ ra una volta, la scarsa stimolazione che proviene dal contesto scolastico per gli insegnanti specializzati.

Il contesto più critico, come già emerso in altre indagini svolte dalla Fondazione Agnelli (2011), è rappresentato dalla scuola secondaria di I e di II livello, mentre più positivo è lo stato di salute degli insegnanti della scuola dell’infanzia.

Inoltre, l’analisi sullo stato di salute non può prescindere dai luoghi geo­ grafici in cui la scuola è situata. Nell’indagine dell’ONSBI le aree

geogra-fiche particolarmente a rischio sono quelle del nord/nord-est e, a seguire, quelle del centro.

Nell’insieme i dati suggeriscono che la riflessione debba continuare in una direzione molto aperta alla lettura dei contesti in cui la sofferenza e le risorse emergono. Gli interventi, in questa prospettiva, non dovranno esse­ re specificatamente rivolti a queirinsegnante o a quella categoria di inse­ gnanti. Piuttosto, cogliere come tali caratteristiche interagiscano tra loro. Per concludere, un’azione formativa volta a ridurre il rischio di malessere a scuola dovrebbe significativamente partire dall’analisi dei punti di forza del contesto e dei soggetti, dalla circoscrizione delle zone problematiche e dall’attivazione di una rete il più possibile ampia per favorire il superamen­ to delle difficoltà.

Ci auguriamo che questa indagine sia solo l’inizio di un movimento per la salute a scuola e che i dati e i questionari messi a disposizione in questa sede rappresentino strumenti utili per un lavoro sistematico all’interno di ciascuna scuola.

Un presidio permanente sulla salute e sul benessere nella propria scuola potrebbe costituire il primo e fondamentale passo!