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di Simona De Stasio, Maria Cristina Rappazzo

2. Le relazioni con le famiglie

Gli studi pedagogici, psicologici, le più recenti evidenze neuroscientifi­ che e dell’Infant Research hanno evidenziato come le relazioni siano una fondamentale premessa per poter crescere e apprendere (Bruner, 2000; Beebe e Lachman 2003; Rizzolatti, e Sinigaglia, 2006; Tronick, 2008). Nel contesto dei servizi educativi, in particolare del nido e della scuola dell’in­ fanzia, l’intensità e la responsabilità insite nel lavoro con bambini così pic­ coli implicano una costante messa in gioco degli aspetti emotivi e relazio­ nali delle insegnanti. Le relazioni costituiscono delle risorse fondamentali nel lavoro educativo, compreso il versante che si declina con gli adulti fa­ miliari dei bambini. Gli educatori e gli insegnanti sanno bene che costru­ ire buone relazioni con le famiglie è indispensabile per qualificare il pro­ prio lavoro. Un buon lavoro educativo prende origine dalla conoscenza di ciascuna realtà familiare, nella misura in cui la costruzione ed il conso­

lidamento di rapporti di fiducia con i genitori, orientati all’accoglienza e fondati sul reciproco riconoscimento dell’unicità di ciascuno, favoriscono dialogo, benessere e comprensione reciproca. Una buona intesa ed una ri­ spettosa collaborazione sono elementi favorenti nelle situazioni più critiche e potenzialmente faticose per sciogliere dubbi e paure rispetto al quotidia­ no del bambino. Una relazione positiva tra gli adulti implicati nel sistema di cura ed educazione, porta anche un maggior benessere nello stesso lavo­ ro educativo e nella quotidianità in generale favorendo, un clima migliore in sezione anche con i colleghi.

Se le risorse umane dei servizi educativi non investono tempo, riflessio­ ne, e progettualità nella relazione con le famiglie, non è possibile lavorare bene e in armonia con quanto i bambini vivono in famiglia. Possiamo af­ fermare che accogliere un bambino nei servizi educativi significa inevita­ bilmente accogliere la sua famiglia, con la sua storia, il suo stile educativo, le sue fatiche e le sue risorse.

La crescita, lo sviluppo, l’apprendimento dei bambini dipendono in parte anche dalla costruzione di positivi ponti tra scuola e famiglia, dove i con­ fini si negoziano ad hoc rispetto alla singolarità dei contesti educativi e fa­ miliari. Diviene fondamentale per il gruppo educativo riconoscere che il lavoro nei servizi per l’infanzia non può certamente limitarsi al rappor­ to con il bambino ma deve collocarsi in una più ampia rete relazionale che sappia coinvolgere le diverse figure familiari che di quel bambino si pren­ dono cura.

Gli scambi con le famiglie oltre a rappresentare nel lavoro educativo una risorsa, possono costituire per le insegnanti talvolta una sfida impegnativa connotandosi come scambi comunicativi difficili e disfunzionali in un cli­ ma relazionale teso e non collaborativo.

2.1. Le relazioni con le famiglie: tra risorse e difficoltà

Nei servizi educativi la fatica che connota le relazioni interpersonali emerge maggiormente nelle situazioni di difficoltà: la prossimità relaziona­ le tra i diversi adulti significativi dettata dal contesto educativo si può con­ figurare dunque come una notevole fonte di arricchimento e di soddisfazio­ ne ma può diventare allo stesso tempo fonte di gravose difficoltà.

Diversi studi hanno evidenziato che ogni famiglia costruisce un proprio stile educativo (autoritario, permissivo, autorevole, trascurante) che ne con­ nota le scelte, i comportamenti e le regole; è importante che gli insegnanti possano osservare e comprendere gli stili genitoriali che incontrano e che possano mettersi in una posizione dialogante nei confronti di quest’ultimi (Guerra e Luciano, 2009).

Gli operatori dei servizi per l’infanzia si trovano ad accogliere sistemi familiari molto diversi tra loro in termini di risorse, di bisogni e di even­ tuali difficoltà. Assumersi la responsabilità delle relazioni con le famiglie può diventare un forte carico nell’impegno lavorativo quotidiano.

Individuare modalità efficaci per iniziare un dialogo con i genitori che possa contribuire positivamente alla crescita del bambino, comprendere i bisogni a volte non esplicitati delle famiglie dei bambini presenti nel grup­ po classe, mantenere un costante spazio di riflessione all’interno del grup­ po educativo volto a cogliere spazi e tempi più opportuni per incontrare le famiglie emergono come gli aspetti caratterizzanti un efficace lavoro nei servizi educativi.

La molteplicità dei compiti relazionali ai quali gli operatori sono chia­ mati li espongono al rischio di stress emotivo che può aumentare nella pro­ pria intensità quando essi sono costretti a gestire situazioni problematiche: vedi per difficoltà mostrate dalle famiglie dei bambini presenti nel gruppo o per difficoltà ed aspetti disfunzionali emersi nei comportamenti dei bam­ bini in classe.

Il gradiente di difficoltà e il conseguente rischio di esaurimento emoti­ vo per gli educatori e gli insegnanti della scuola dell’infanzia risultano for­ temente associati quando non vi è tra colleghi un clima di coesione e di fi­ ducia. Può accadere che gli operatori non sempre si sentano in grado di gestire nei casi più delicati efficacemente la comunicazione con i genito­ ri, riuscendo ad assumere un comportamento cauto e fermo ma all’opposto possano sperimentarsi inefficaci e a disagio.

Le sensazioni di inefficacia e di impotenza vissuta dagli operatori nei casi più difficili possono minare il clima di fiducia e scambio reciproco con i genitori che sappiamo così fondamentale nei servizi per l’infanzia. Si può attivare, in questi casi un circolo vizioso che porterà inevitabilmente ad un aumento del disagio in tutti gli attori coinvolti. È doveroso alla luce di quanto fino a questo momento esposto, soffermarci sui fattori protettivi del rischio di esaurimento emotivo negli operatori dei servizi all’infanzia. La consapevolezza dei propri vissuti emotivi e la possibilità di potersi con­ frontare con apertura con i propri colleghi e di beneficiare del supporto di quest’ultimi senza il timore di essere giudicati, sono fattori fortemente fa­ vorenti la riduzione dello stress emotivo sperimentato dagli operatori.

Di fronte a situazioni particolarmente impegnative e complesse oltre al sostegno dei colleghi emerge come fondamentale il ruolo del coordinato- re e di uno spazio consulenziale con esperti psico-pedagogici che possano fornire supporto tecnico ed emotivo alle risorse coinvolte.

Appare, pertanto, importante includere nella formazione delle educatrici la conoscenza delle dinamiche relazionali e del ruolo che la relazione con gli adulti significativi ricopre nel determinare l’efficacia dell’insegnamento ed il benessere individuale (Bassi, Lombardi e Delle Fave, 2006).

La rappresentazione e la concettualizzazione che l’adulto esprime di un bambino determinano la sua disposizione affettiva, la condotta ed il com­ portamento educativo (Rossi, 2002). Esserne consapevoli permette di rea­ lizzare una più autentica relazione educativa e di creare una riflessione cri­ tica sui propri vissuti.

Per utilizzare la relazione tra bambini e insegnanti e tra insegnanti e fa­ miglie come risorsa è dunque necessario progettare una formazione con­ tinua che contempli non solo un aggiornamento sulle conoscenze ma che possa integrare dimensioni laboratoriali di tipo esperienziale. Questi spa­ zi formativi costruiti ad hoc potranno mettere gli educatori e gli insegnanti in condizione di diventare più consapevoli delle proprie modalità emotive e relazionali, aspetti che sappiamo essere così cruciali nel lavoro con bambi­ ni in questa fascia d’età. Una maggiore consapevolezza ed un’acquisizione di una narrativa rispetto ai propri vissuti emotivi faciliteranno nelle inse­ gnanti una migliore regolazione emotiva con i bambini e con gli altri adulti significativi (colleghe, genitori) generando come conseguenza naturale un abbassamento dello stress.

3. La relazione educativa con il bambino nella prospettiva dell’attacca­