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di Luisa Anna Maria Giordani

4. Riconoscere l’impegno e la fatica. Dare valore

Un presupposto per la valorizzazione della professione è la definizione di nuova architettura dei percorsi di carriera per i docenti, che permetta di riconoscere e incentivare le buone pratiche, permetta di attirare i giovani laureati più promettenti, riconoscendo l’impegno profuso a chi, più esper­ to, partecipa al processo di miglioramento. L’insegnamento, insieme a tutte le professioni legate alle persone, sfugge però a definizione rigide di qua­ lità, così come dimostrano le esperienze già svolte in molti paesi del mon­ do che stentano a trovare gli indicatori su cui valutare oggettivamente l’ef­ ficacia di un insegnante. È infatti difficile segmentare le caratteristiche che partecipano a creare il bagaglio professionale tanto più se si considera che le stesse peculiarità non sono sempre valide in contesti diversi. Il termine “meritocrazia” può suscitare reazioni di rifiuto, implicando un concetto di scissione tra i pochi e i più, a prescindere da come quel merito sia stato ac­ quisito. Nella grande comunità scolastica c’è diffidenza verso qualsiasi ini­ ziativa tesa a selezionare e differenziare i pari, ad eccezione degli studenti, gli unici ad essere soggetto/oggetto di valutazione. Eppure una grande fon­ te di disagio è proprio causata dalla mancanza di valorizzazione e di rico­ noscimento del proprio lavoro. Per esempio, il docente che per molti anni si è prodigato nell’innovazione didattica, nella ricerca o nel supporto all’or­ ganizzazione, in caso di trasferimento “perde” il suo curriculum, che de­ ve ricominciare a costruire altrove; restano al suo attivo i cosiddetti “scat­ ti di anzianità”, gli unici veri meriti riconosciuti, la carta di identità e le primavere passate a scuola. Occorre quindi ripensare a come dare valore a ciò che nella scuola e per la scuola si fa, in una sorta di portfolio o cur­ riculum documentato e, prima ancora, permettere di costruire e seguire il proprio progetto all’interno di uno stesso istituto per poterlo attuare e valu­ tare. Che si chiami “organico funzionale” o in altro modo, si intende sot­ tolineare l’importanza, anche da un punto di vista psicologico, che assume lavorare in un clima di stabilità, nell’ottica di consolidamento di rapporti e di legami in una comunità di pratica che progetta, realizza e controlla re­ sponsabilmente l’intero processo con gli stessi attori. Anche questo signifi­ ca dare un senso a ciò che si fa e a come si fa. Un altro aspetto della stessa questione è il reperimento di strumenti per osservare e riconoscere la fa­ tica e l’impegno di chi propone, agisce e costruisce all’interno della scuo­ la, non solo in ambito didattico, ma anche in quello funzionale ed organiz­

zativo, luoghi strategici nell’istituto dell’autonomia. Buona parte del senso di esaurimento emotivo e di percezione di inadeguatezza provati da sem­ pre più docenti, sono figli della cecità del sistema e della scelta di appiat­ tire la- categoria, rendendola informe. La questione, oltremodo delicata, va però affrontata una volta per tutte. Indagini tra le quali NOMISMA (2009), confermano che i tempi sono maturi, non tanto per una competizione verso l’aumento di salario, quanto di riconoscimento della fatica e dell’impegno. I docenti che, come i medici, fanno un lavoro di cura, sono consapevoli di dover portare avanti una “missione” con spirito di sacrificio ma anche con la perizia dovuta nel servizio perciò ne consegue anche il diritto ad esse­ re trattati come professionisti. Così bisognerà riuscire a trovare il paradig­ ma capace di riconoscere la fatica e l’impegno di quei docenti che, in certe scuole di periferia, riescono a coinvolgere i bambini dimenticati da Dio e dai genitori, nonostante i modesti risultati in termini di apprendimento as­ soluto. Allo stesso modo, sarà necessario puntare anche all’eccellenza e far emergere il lavoro di chi riesce a crearla e a svilupparla. Va detto che an­ che le esperienze sul Valore aggiunto praticate in tutto il mondo già dagli anni ’90 hanno fatto emergere criticità, soprattutto se si considerano le ri- percussioni che hanno gli esiti sulla reputazione e sulla carriera dei docenti (McCaffrey et al., 2003). Il dibattito è aperto, oggi orientato allo studio di strategie che permettano di valutare davvero l’efficacia dell’azione didattica ed educativa, al netto di tutte le interferenze del contesto economico-socio- culturale e limitando i rischi di attribuzione indebita di responsabilità al docente. Scelte sulle quali è necessario fare sentire la voce dei moltissimi insegnanti che comprendono quali opportunità potranno esserci se si sce­ glierà, con coraggio, la via del confronto e del cambiamento.

Bibliografìa

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Sitografìa

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5. Benessere e competenza emotiva