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In Hegel l’idea di un pensare dialettico deve molto alla fortuna che tale dottrina assume nella cultura romantica. Nel periodo trascorso a Francoforte il filosofo ha la possibilità collaborare attivamente con Friedrich Schlegel e Novalis nella nota rivista romantica «Athenäum». Essi, in contrasto con la cultura sistematico- scientifica di stampo illuminista, iniziano a stendere insieme i loro Frammenti riprendendo l’antica prassi del sunfilosofe√n, nel “filosofare insieme” essi sostengono una forma intellettuale dialogica e dialettica. L’esigenza di una filosofia che avvicini le ragioni della mente a quelle del cuore, l’idea che il pensiero proceda per sviluppi dialogici e che occorra continuamente contraddire quanto detto, poiché solo la contraddizione è capace di dare vita al pensiero, sono gli aspetti che maggiormente accomunano la dialettica hegeliana a quella dei circoli romantici. Oltre alle influenze culturali del romanticismo in Hegel l’idea di un pensare dialettico è sostenuta dallo studio appassionato del pensiero antico, particolarmente degli ultimi dialoghi platonici e tra questi del Sofista.

379«Eine wissenschaftliche Lehre vom Konkreten», R. Guardini, Gegensatz und Gegensätze. Entwurf

eines Systems der Typenlehre, Caritas-Druckerei, Juli 1914, p. 18; tr. it., Opposizione e opposti polari. Abbozzo d’un sistema della teoria dei tipi, in R. Guardini, Opera omnia, vol. I, op. cit., p. 62. Il corsivo è nel testo. Cfr. H. Mercker, Bibliographie Romano Guardini (1885-1968), Ferdinand Schöningh, Paderborn 1978, n° 5. D’ora in avanti il riferimento alla bibliografia curata da Mercker porterà solo il suo nome affiancato dal numero dell’opera.

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Per Hegel il pensiero è strutturalmente dialettico, il contraddire dinamico dà vita al pensiero non l’inerte coerenza della dimostrazione. La contraddizione non è appena qualcosa di accidentale, si tratta di una necessità con la quale il pensiero deve fare i conti. Nel suo lavoro per raggiungere se stesso «accade che il pensiero si impiglia in contraddizioni, cioè si perde nella rigida non-identità dei pensieri, e, quindi, non raggiunge se stesso, ma rimane prigioniero del suo contrario»380. La

forza negativa dell’intelletto, nemica della vita, garantisce il sorgere di continue scissioni. Tuttavia questa forza negativa si rende indispensabile alla vita stessa, poiché, a partire dall’infelicità della scissione operata dall’intelletto, la ragione realizza la sua continua unificazione in cui consiste la vita stessa. In questo modo Hegel intende giustificare la negatività della contraddizione, nella quale il pensiero rischia di smarrirsi381. La contraddizione non è che un momento, con cui il pensiero

deve fare i conti, per arrivare a comprendere che è egli stesso l’Assoluto che intende ricercare.

Il vero è il divenire di se stesso, il circolo che presuppone e ha all’inizio la propria fine come proprio fine, e che solo mediante l’attuazione e la propria fine è effettuale […]. Il vero è l’intiero. Ma l’intiero è soltanto l’essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell’Assoluto devesi dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità; e proprio in ciò consiste la sua natura, nell’essere effettualità, soggetto o divenir-se-stesso382.

380G. W. F. Hegel, Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse, § 11, inG. W. F.

Hegel, Gesammelte Werke, vol. XIII, Felix Meiner, Hamburg 2000; tr. it., Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Utet, Torino 1989.

381A tale proposito Hegel puntualizza: «Accade che il pensiero, disperando di poter fornire da sé la

soluzione della contraddizione in cui esso stesso si è posto, torni alle soluzioni e ai calmanti che lo spirito ebbe in altri dei suoi modi e forme» (ibidem,§ 12; tr. it., di B. Croce, Mondadori, Milano 2008, p. 18. D’ora in avanti mi rifarò a questa traduzione salvo i casi in cui è citata quella dell’edizione Utet).

382 G. W. F. Hegel, Phänomenologie des Geistes, II, in G. W. F. Hegel, Gesammelte Werke, vol. IX, op.

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Secondo Hegel la dialettica è la legge di sviluppo della realtà e di comprensione della medesima. Essa è cioè la regola fondamentale della realtà, e quindi del pensiero. La dialettica rivela che l’Assoluto è essenzialmente un divenire.

Hegel non tratta quasi mai della dialettica in maniera esplicita, non intende affrontare il proprio “discorso sul metodo”, egli mostra invece nel suo sistema il modo vivo e concreto nel quale la dialettica si sviluppa. Il filosofo giudica astratta la logica aristotelica, poiché la sua validità è limitata alla sfera della logica pura. Hegel intende piuttosto fondare una logica concreta, nella quale i concetti di cui è composta siano le strutture stesse del reale. La struttura triadico-dialettica del sistema hegeliano non si limita ai concetti logici, essa è presente non solo in tutte le forme del pensiero, ma permea la natura e lo spirito.

La dialettica si compone di tre momenti383. Il primo è quello «astratto o

intellettuale», nel quale le cose si offrono secondo le loro rigide determinazioni, secondo il principio di identità e non-contraddizione, si tratta del grado più basso della ragione. Il secondo momento è quello «dialettico o negativo-razionale», in esso è contenuta la pura negazione come risultato della dialettica. Ogni concetto, una volta mosso dalla sua rigida identità, richiama il suo opposto: il particolare richiama l’universale, il bene richiama il male, il freddo richiama il caldo, ecc. Infine il momento «speculativo o positivo-razionale» è il superamento del primo per mezzo del secondo. Questo momento coglie le determinazioni opposte in una realtà più vasta che comprende la tesi e la sua antitesi in una sintesi positiva che comprende entrambe. Hegel sostiene che «la sintesi di due concetti opposti non consista mai nella soppressione della loro opposizione, bensì nella valorizzazione di essa, che viene accolta in una nuova sintesi»384. Tale concetto è espresso nel duplice

significato del verbo tedesco “aufheben”, che significa sia “conservare”, sia

383 Cfr. G. W. F. Hegel, Enzyklopädie, op. cit.,§ 79; tr. it., p. 95.

384 A. Plebe, G. F. W. Hegel. Introduzione, in AA. VV., Grande antologia filosofica, vol. XVIII,

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“rimuovere”. «La dialettica ha un risultato positivo»385 grazie all’«Aufhebung», ossia

il «superamento» col quale il momento positivo (tesi) viene riaffermato e potenziato nella sintesi per mezzo del suo opposto (antitesi). Tuttavia i due concetti continuano a sussistere nella loro opposizione, benché sia venuto meno il rigido contrasto che li ha resi vicendevolmente estranei.

Il fatto che «il vero è l’intero» significa che la realtà non è un insieme di sostanze autonome, sussistenti indipendentemente l’una dall’altra, ma un Tutto unitario e le realtà finite non sono altro che manifestazioni della «vera infinità». E tale è l’Assoluto o Infinito, per cui tutto ciò che si è soliti chiamare finito è in verità l’espressione o il modo d’essere dell’Infinito. Grazie al procedere dialettico della sua filosofia Hegel intende così colmare il divario tra finito e infinito, che Kant aveva considerato insanabile.

È da considerare come la peggiore delle virtù una siffatta modestia del pensiero, che fa del finito qualcosa di affatto solido, un assoluto; ed è la peggio fondata delle conoscenze arrestarsi a quella conoscenza, che non ha il fondamento in se medesima […]. Questo finito […] è la dialettica, che fa che una cosa abbia la morte mediante un’altra e in un’altra; ma lo spirito, il concetto e l’eterno in sé, è l’eseguire in se stesso la nullificazione del nulla, la vanificazione del vano. – La menzionata modestia si riduce a tener fermo al vano, al finito, contro il vero; ed è perciò, essa stessa, vanità386.

L’altro contributo essenziale della dialettica al sistema hegeliano è il rendere manifesta l’identità tra reale e razionale. «Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale»387. Con il noto aforisma Hegel intende sintetizzare l’idea secondo la

385G. W. F. Hegel, Enzyklopädie, op. cit., § 82; tr. it., p. 97. Il corsivo è nel testo.

386Ibidem, § 386; tr. it., pp. 376-377. Il corsivo è nel testo.

387 «Was vernünftig ist, das ist wirklich; und was wirklich ist, das ist vernünftig», G. W. F. Hegel,

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quale non vi è nessun contrasto né differenza tra Ragione e realtà. Questi due termini si connettono e compenetrano reciprocamente al punto da coincidere. Poiché lo sviluppo della realtà è Ragione in movimento, ossia la dialettica, questo dinamismo ha come unico scopo la coscienza che di se stesso. L’Assoluto si manifesta nel finito in maniera razionale secondo differenti gradi di consapevolezza: «ciò che è razionale è reale»388. Coerentemente con la sua struttura logica, la realtà non è

niente di arbitrario e con la dialettica Hegel spiega che la negatività non è che un momento che possiede la propria ragion d’essere in vista di un positivo, che è la ragione stessa: «ciò che è reale è razionale». Nel suo procedere dialettico il pensiero scopre che non c’è alcuna realtà che gli sia refrattaria o estranea, la Ragione scopre se stessa quale unica realtà e l’Essere coincide col pensiero in quanto questo trova sé nella corrispondenza con la realtà. Il principio della razionalità di tutte le cose è lo Spirito, ossia l’Infinito nel quale tutti i finiti trovano la loro ragion d’essere.

La qualità propria dello spirito è quindi piuttosto la vera infinità, cioè l’infinità che non si limita ad opporsi unilateralmente al finito, ma lo include in se stessa come un momento. È quindi un’espressione vuota quella di chi dice: vi sono spiriti finiti. Lo spirito in quanto spirito non è finito, esso ha in sé la finitezza, ma solo come qualcosa da superare e di superato389.

Il pensiero nel suo graduale auto comprendersi trova se stesso in quanto Spirito autocosciente.

F. Hegel, Gesammelte Werke, vol. XIV/1, op. cit., p. 14; tr. it., Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, Bari 1954, p. 15.

388 Hegel scrive: «Invero, il razionale, il quale è sinonimo di idea, realizzandosi nell’esistenza

esterna, si presenta in una infinita ricchezza di forme, fenomeni e aspetti; e circonda il suo nucleo della spoglia variegata, alla quale la coscienza si sofferma dapprima e che il concetto trapassa, per trovare il polso interno e per sentirlo ancora palpitante nelle forme esterne» (ibidemp. 15; tr. it., p. 16).

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Per Hegel la dialettica non rappresenta soltanto il movimento attraverso cui viene superata la finità che caratterizza la struttura dell’essere, essa è anche l’anima che muove il progresso scientifico390. Qualsiasi sintesi infatti non è mai definitiva,

essa diviene a sua volta tesi e perciò possibilità di negazione. La dialettica spiega il movimento evolutivo della storia del progresso umano. Mentre la natura si limita a ripetere se stessa, lo spirito è in continua evoluzione e ogni cambiamento è un passo avanti. Le epoche di regresso, nella quali si perde quanto guadagnato in precedenza, intese dialetticamente, sono le antitesi in attesa di un superamento. «Lo spirito è in se stesso opposto a se stesso, deve superare sé medesimo come il vero ostacolo ostile per il raggiungimento del suo fine: l’evoluzione»391. La storia è il cammino che lo

spirito deve percorrere per giungere alla sua piena autocoscienza e nulla può ostacolare questo progresso. «La storia del mondo è così, in generale, il dispiegarsi dello spirito nel tempo, nello stesso modo in cui l’idea si dispiega come natura nello spirito»392. Per Hegel ogni cosa finita muore, ma il pensiero vince lo smarrimento

causato da ciò che è necessariamente mortale raccogliendo in se stesso la negatività. Il progresso si attua perché il pensiero è capace di accogliere in sé il momento dialettico-negativo e di superarlo.

La dialettica hegeliana è pertanto la legge logica, ontologica e storica del cammino del pensiero nel superamento razionale delle contraddizioni per mezzo del quale lo spirito giunge al proprio compimento, la sua piena autocoscienza quale totalità infinita che include e supera ogni opposizione. Nell’arte lo spirito conosce se stesso solo soggettivamente, la religione al contrario identifica l’Assoluto oggettivandolo in un Principio trascendente. La ragione dialettica diviene pienamente autocosciente solo nella filosofia, grazie alla quale lo spirito soggettivo per mezzo del suo opposto realizza che l’Assoluto cui aspirava è se stesso.

390 Cfr. G. W. F. Hegel, Enzyklopädie, op. cit., § 81; tr. it., p. 97.

391G. W. F. Hegel, Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte, Suhrkamp, Frankfurt am Main

1989; tr. it., Lezioni di filosofia della storia, in AA. VV., Grande antologia filosofica, op. cit., p. 629.

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