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4 L’unità in tensione degli oppost

4.1 Introduzione

L’opposizione è il metodo con cui Guardini pensa ed espone in maniera filosofica il processo vitale nel suo libero fluire e manifestarsi. Da quanto l’autore stesso riferisce, egli ha iniziato ad occuparsi del problema degli opposti a partire dall’inverno del 1905 insieme all’amico Karl Neundörfer. Il suo primo scritto su questo tema appare nel ’14 col titolo Opposizione e opposti polari. Abbozzo d’un sistema della teoria dei tipi393. Nel semestre invernale 1923/24 Guardini sviluppa l’argomento

in una serie di lezioni all’università di Berlino e l’anno successivo pubblica il suo lavoro definitivo col titolo L’opposizione polare. Tentativi per una filosofia del concreto- vivente394. L’autore ha ormai settant’anni quando scrive che «non era molto più che

un lavoro giovanile», tuttavia «le sue idee fondamentali, che nel frattempo ho messo alla prova cercando di applicarle ad alcuni problemi particolari, mi sembrano giuste oggi come allora»395. Questa è l’opera che maggiormente ha influenzato la

produzione guardiniana nel suo complesso. L’idea degli opposti rappresenta la linea guida della sua metodologia filosofica, per il pensatore essa è sempre stata uno stimolo.

Alcuni miei lavori – scrive Guardini – hanno come orientamento e criterio l’idea degli opposti: i miei saggi sulla filosofia e sulla teologia di san Bonaventura […]; poi gli scritti Lo spirito della liturgia, Il senso della Chiesa e Formazione liturgica; infine una serie di studi meno consistenti, alcuni dei quali sono raccolti nel volume Auf dem Wege396.

393R. Guardini,Gegensatz und Gegensätze, op. cit.,cfr. H. Mercker, Bibliographie Romano Guardini

(1885-1968), Ferdinand Schöningh, Paderborn 1978, n° 5. D’ora in avanti il riferimento alla bibliografia curata da Mercker porterà solo il suo nome affiancato dal numero dell’opera.

394 R. Guardini, Der Gegensatz, op. cit. 395Ibidem, p. 13; tr. it., p. 71.

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A questo breve elenco possiamo aggiungere altri scritti fra i quali la sua interpretazione di Dostoevskij.

Guardini si inoltra in una delle questioni più antiche della filosofia. La dialettica degli opposti risale ai presocratici, a Zenone sulla scorta di Parmenide e poi a Socrate, a Platone e ad Aristotele.

L’edizione del ’14 presenta un vero e proprio abbozzo. Tuttavia questo pamphlet contiene in nuce l’intera teoria degli opposti in una ventina di pagine. Il saggio del ’25 sviluppa e perfeziona l’idea iniziale. La prima edizione si propone però come l’«abbozzo d’un sistema della teoria degli opposti», mentre nella seconda Guardini abbandona l’idea di fondare un sistema, mantenendosi fedele all’indirizzo asistematico del suo filosofare. In questo modo egli intende salvaguardare la prossimità a una «filosofia del concreto-vivente». Così Guardini nella seconda edizione scrive che l’idea degli opposti «non è un sistema chiuso, ma un aprire gli occhi e orientarsi interiormente al vivo essere»397. L’autore ne L’opposizione polare si

concentra sul vivente e particolarmente sul fenomeno umano, mentre nel primo scritto la sua teoria si estende al reale in genere.

4.2 Gli opposti

Il concreto vivente si offre a chi lo osserva non in maniera unidimensionale, ma in una dinamica che fa riferimento a una totalità multilaterale. Si tratta cioè di un’unità nella quale si trovano in tensione forze differenti, fattori diversi interagiscono tra loro in modo sempre nuovo, rendendo vivo il concreto. La vita è sempre dinamismo e tensione, al punto che il venir meno di questi aspetti decreta il dissolversi della vita stessa.

La vita – scrive Guardini – non si giustifica richiamandosi a una regola che le sia esterna, ma si giustifica da se stessa; a partire dal contenuto e dal significato della sua forma concreta. Si giustifica per il fatto appunto di essere viva.

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La vita non si vincola; pone leggi sempre nuove. La vita non si ripete; pone inizi sempre nuovi. Non concede mai all’esperienza il diritto di dire: le cose stanno così, perciò così rimarranno. Già la volta successiva infatti non sono più “così”. Se la vita è davvero viva, essa si sente come qualcosa di rivoluzionario […]. Essa fa sempre girare le cose, fa scendere domani ciò che oggi sale398.

La vita è anche «ripetizione nel cambiamento». L’identità nella trasformazione è possibile perché essa non è puro mutamento ma presenta della costanti. La regola che giustifica la vita è l’opposizione.

Il vivente è una realtà complessa. La teoria degli opposti parte dalla coscienza che le “parti” che compongono il vivente non stanno l’una accanto all’altra come nel caso di una macchina. Nel vivente come nella macchina c’è un interno e un esterno, ma nel primo c’è una profondità. La complessità che costituisce il vivente è una realtà dinamica. L’opposizione intende spiegare questa dinamica.

Gli opposti sono necessariamente in coppia (ed esempio A e B), il vivente possiede il primo non meno del secondo. Se il vivente fosse solamente A o solamente B, rimarrebbe chiuso in una rigidità nella quale non è possibile la vita. L’opposizione è quel rapporto peculiare nel quale i due aspetti, che per loro stessa essenza si contraddicono, si trovano congiunti nel concreto. Nel vivente infatti le coppie di opposti non si rivelano in forma pura, ma in forma relativa. L’opposizione è relativa esclusione e relativo collegamento tra le parti che costituiscono il vivente. Questo permette la vita. Al contrario il vivente non potrebbe dirsi tale, se esso fosse solo in una delle due parti oppure se queste fossero perfettamente bilanciate. L’equilibrio è possibile solo come un momento di passaggio, esso implica la totale assenza di tensione. La vita è per essenza tensione, esse est tendere, ciò significa che in un equilibrio incontrastato essa viene meno.

Gli opposti più essenziali che Guardini individua sono:

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Opposti categoriali Opposti

Intraempirici399 Transempirici400 trascendentali401

Atto ↔ Struttura Produzione ↔ Disposizione Somiglianza↔Particolarizzazione Eccedenza ↔ Forma Originalità ↔ Regola Contesto ↔ Articolazione Singolarità ↔Totalità Immanenza ↔Trascendenza

Questo schema può apparire sterile, cerchiamo pertanto di spiegarlo. Se osserviamo la nostra esperienza ci rendiamo conto che la nostra vita è movimento continuo, un secondo non è mai uguale a quello precedente. Sentiamo di essere vivi quanto più siamo attivi e questa dinamica ci permea fin nel profondo. Al tempo stesso la vita non è esperita solo come forza e atto o come costante fluire, in essa percepiamo un durare, una struttura stabile che permette che il divenire non sia un semplice svanire nel nulla. La vita è anche quiete e stabilità, non puro mutamento. La prima coppia degli opposti intraempirici afferma che l’essere è dinamico e statico al tempo stesso. Entrambi i versanti dell’opposizione mantengono la loro autonomia, ciò implica l’esistenza di un confine che li divide, esso non viene mai meno, sicché il passaggio da un termine all’altro della coppia è possibile solo grazie ad un salto qualitativo. Tuttavia entrambe le parti sono pensabili e possibili solo l’una grazie all’altra.

Sperimentiamo la vita anche come qualcosa di formato. La chiarezza e la distinzione sono connotati che possiedono molte nostre esperienze, essi si associano

399Kategoriale intraempirische Gegensätze: Akt↔Bau; Fülle↔Form; Einzelheit↔Ganzheit. 400Kategoriale transempirischeGegensätze: Produktion↔Disposition; Ursprünglichkeit↔Regel;

Immanenz↔Transzendenz.

401Transzendentale Gegensätze: Ähnlichkeit↔Besonderung; Zusammenhang↔Gliederung. I

termini «categoriale», «intraempirico», «transempirico» e «trascendentale» sono mutuati dalla tradizione aristotelico-tomista. Come per Aristotele, nell’accezione guardiniana il «trascendentale» si oppone al «categoriale» ed esprime il grado di validità universale. Kantianamente invece il «trascendentale» è il contrario dell’«empirico», esprime cioè quelle categorie a priori che permettono la conoscenza.

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spesso alla sicurezza di qualcosa di definito e concluso, rispetto a momenti di insicurezza legata alla precarietà di situazioni incerte. La bellezza di una statua greca è legata a un’armonia di forme. La vita come forma è contrastata dall’eccedenza. Il termine «eccedenza» (Fülle) è utilizzato da Guardini per esprimere tutto ciò che non è riducibile a una forma, ciò che sempre sfugge e deborda. L’eccedenza è l’inesprimibile e l’indefinibile a cui la nostra vita è unita. La forma vivente è sempre anche eccedenza. Se essa fosse forma pura, rimarrebbe chiusa in una rigidità immobile. Così anche la pura eccedenza non sarebbe vita, ma caos assoluto, ciò che Aristotele chiama prèth Þlh, la materia prima totalmente priva di forma. Per i Greci l’eccedenza pura è m¾ Ôn, non la semplice negazione dell’essere, ma un concetto limite che non può essere neppure pensato, poiché del tutto privo di essenza. Guardini spiega questi due termini facendo ricorso al binomio apollineo e dionisiaco nella valenza nietzscheana. Apollo è il dio della poesia, arte che nella letteratura greca è legata alla perfezione formale del verso a alla ritmicità della metrica, Dioniso è invece il dio della musica e dell’ebbrezza. La musica è priva di forma e, se unita al vino e all’euforia che esso procura, diviene per antonomasia la forma artistica dell’eccedenza. Quanto sostenuto chiarisce che di per sé non c’è negatività nell’eccedenza rispetto alla forma. La morte è il sostare sull’estremità di un polo a scapito dell’altro, poiché la vita è assieme forma ed eccedenza. Altrettanto mortale sarebbe il bilanciamento perfetto dei due poli, poiché la vita è tensione e il venir meno dell’opposizione causerebbe lo spegnersi del vivente.

L’esistenza è determinata dalla tensione alla totalità e alla singolarità. Noi ci muoviamo nel particolare, siamo quotidianamente presi dall’istante e dall’attività singola che costituisce la nostra azione momentanea. Il particolare ci coinvolge, a volte esige tutte le nostre energie, in esso diamo noi stessi, coinvolgiamo il nostro cuore e tutto quanto abbiamo. La tensione opposta che ci determina non è tuttavia meno importante, essa orienta le nostre azioni al raggiungimento della totalità.

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La vita cresce in modo più forte là dove essa si realizza come totalità, entrando in relazione con il mondo circostante mediante il vedere, il sentire, l’agire: inserimento, assemblaggio, movimento che racchiude. Filosoficamente parlando, ad esempio, come tendenza al sistema; politicamente come tendenza allo Stato; nei rapporti umani come volontà orientata all’umanità; per quanto riguarda le cose, come volontà diretta verso il cosmo. Opera d’arte totale; sapere totale; educazione totale; cultura onnicomprensiva402.

Si tratta ancora una volta di qualcosa di vivente non di una totalità astratta. La ricerca dell’universalità se non fa i conti con la situazione concreta del singolo diviene morta astrazione.

Sin qui abbiamo trattato delle tre coppie categoriali intraempiriche. Esse connotano la realtà interna del vivente. Questo è vita che va dall’interno verso l’esterno e viceversa. Molteplici sono i livelli di profondità che connotano l’uomo, a partire dalla materialità del corpo sino allo spirito, che rappresenta la sua essenza più intima.

La vita è volta all’attività, ne prova è il fatto che ci sentiamo vivi quanto più siamo attivi. La nostra azione tende al successo, alla produzione di qualcosa di nuovo. L’attività del vivente tende a creare e tuttavia non si tratta mai di un puro creare. Perché la creazione umana sia possibile, occorre che qualcosa si trasformi: un materiale è sempre all’origine di un prodotto, ma occorrono anche dei mezzi e un contesto nel quale tale atto sia realizzabile. La produzione ha pertanto necessità della disposizione, così come quest’ultima ha bisogno di almeno un minimo di forza creativa se non vuole scadere nella rigidità.

La vita è un fenomeno sempre nuovo e presenta continuamente situazioni inedite. Il fatto che sino ad oggi il corso degli eventi sia andato in una direzione, non dà nessuna sicurezza sul fatto che domani non cambi. Non è possibile “ingabbiare” la vita poiché essa sfugge da ogni parte. Essa non possiede alcuna regola che garantisca che le cose vadano bene se sino ad ora sono andate male. Tale aspetto

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viene indicato da Guardini col termine «originalità» (Ursprünglichkeit), nell’edizione del ’14 utilizza il termine «anomia» (Anomie). Con ciò egli intende determinare quell’aspetto della vita che non ha alcuna regola e per il quale qualsiasi costante è insufficiente. A ciò si contrappone il fatto che l’anomia non è assoluta. Il vivente ha le sue regole, il suo corpo è sottoposto a leggi fisiche, chimiche e biologiche, la sua mente a leggi psichiche. La persona deve sottostare a leggi sociali ed economiche se vuole vivere in società. Anche in questo caso gli opposti non si contrappongono in modo assoluto, ma la relativa esclusione lascia spazio alla relativa inclusione e ciò rende possibile la vita.

L’ultima opposizione transempirica è formata dalla coppia Immanenza↔Trascendenza. La vita è interiorità, noi viviamo dentro noi stessi, inseriti in un corpo abbiamo una vita psichica e spirituale. Scorgiamo in noi stessi un centro interiore. La vita è tanto più profonda quanto più è capace di vivere a partire da questo nucleo essenziale che è la parte più intima di noi stessi. Tuttavia la vita interiore è anche una forza diretta all’esterno. Essa si afferma e si compie soltanto nell’uscire fuori di sé. La vita non può evitare la relazione con quanto le sta davanti, altrimenti morirebbe in se stessa come un fiore a cui vengono tagliate le radici. Vivere significa trascendersi continuamente per raggiungere gli altri e le cose che ci circondano. Il nostro muoverci è volto a superare il nostro piccolo spazio che occupiamo, a valicare i confini del nostro presente. La vita è grande quanto maggiore è il suo slancio verso la trascendenza. La dinamica del desiderio ci mostra che siamo fatti per la totalità. La vita si misura sulla domanda che pone e si determina nella tensione alla meta. Perché sia una tensione vivente la vita non può mai mancare di interiorità.

Gli opposti trascendentali sono derivati dal concetto generale di opposizione, essi sono pertanto presenti in ogni opposizione. La prima coppia è Somiglianza↔Particolarizzazione. La vita già al proprio interno possiede aspetti simili e aspetti dissimili, un organo ha analogie con quello che gli sta accanto, ma esso è altro poiché svolge un’altra funzione. Tale somiglianza e diversità permettono

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al corpo di funzionale armonicamente. La somiglianza è presente anche tra le vite che differiscono per razza e specie. Nella vita è indispensabile l’analogia per poter allacciare relazioni con quanto è esterno a noi. Il semplice fatto di rivolgersi a qualcuno è reso possibile dall’affinità che si crea. Insieme all’analogia è presente la particolarità, legata al fatto che ogni singolo è unico e irripetibile. Questo contrasta l’appiattimento dell’identità ed è fonte di continua novità. La vita crea sempre qualcosa di nuovo perché non è mai uguale a se stessa, la tensione polare di somiglianza e diversità muove il pensiero, ci attira verso gli altri, verso quanto non abbiamo perché non coincide con ciò che siamo.

Quanto affermato da un punto di vista qualitativo con il binomio somiglianza – particolarizzazione, si può descrivere in senso strutturale per mezzo della coppia Contesto↔Articolazione. Gli organi del nostro corpo restano attivi solo se inseriti in un contesto. Essi rendono il corpo armonico quando ognuno di essi svolte la propria funzione specifica. La vita opera all’interno di un contesto qualcosa di particolare, essa si articola nel contesto. L’equilibrio tra i due lati dell’opposizione le permettono lo sviluppo della sua essenza.

4.3 I rapporti tra le coppie oppositive

Una volta descritte tutte le coppie di opposti, resta da comprendere quale sia il rapporto tra di esse. Nella misura in cui una cosa è atto non è struttura, non avviene mai la fusione di un termine con il suo opposto. Essi, pur restando qualitativamente distinti, costituiscono l’unità del singolo. In ciascun vivente sono presenti costantemente tutti gli opposti, si tratta di una variazione spostabile all’infinito. Il vivente oscilla in maniera continua da un estremo all’altro e non c’è alcuna legge che stabilisca il passaggio da questo a quel un punto.

Forse dovremmo concepire l’intero rapporto come un’oscillazione continua tra poli opposti. In ogni caso, accanto all’ordine fisso dell’orientamento e della determinazione qualitativa dei momenti che costituiscono l’opposizione, c’è anche il rapporto del continuo fluire e divenire […].

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Vediamo che il rapporto tra le parti opposte è coinvolto in una continua trasformazione. La variazione cambia in quantità, velocità, modalità403.

Guardini non individua delle leggi che regolano questa oscillazione e forse non è neanche sua intenzione cercarle. La vita non possiede delle costanti che sanciscono passaggio da un lato al suo opposto ed egli ha preferito mantenersi vicino a un pensiero vivo.

L’intero sistema si realizza sempre in maniera completa, poiché chi vive coincide con esso. Vi è una stretta relazione tra le coppie oppositive, se prendiamo ad esempio gli opposti intraempirici osserviamo come l’atto possa essere polarizzato verso l’eccedenza o verso la forma, altrettanto accade alla struttura. A loro volta eccedenza e forma possono tendere verso l’atto oppure verso la struttura e così via. Lo schema che Guardini propone aiuta a comprendere.

I rapporti tra gli opposti divengono più complessi se consideriamo i rapporti reciproci tra due o più coppie. Il grafico seguente mostra ad esempio come l’atto può porsi nei confronti della forma e viceversa. L’atto può orientarsi verso la forma oppure verso l’eccedenza. Questa può essere un’eccedenza di atto o di struttura e così secondo tutte le combinazioni possibili.

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Il grafico qui sotto mette in relazione tre coppie e mostra come un opposto, ed esempio l’eccedenza, possa orientarsi verso la struttura o verso l’atto, verso la singolarità oppure verso la totalità.

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Un grafico completo metterebbe in relazione tutte le otto coppie. L’incrocio non è però l’unico modo nel quale gli opposti si organizzano, l’altro modo è la serialità. Visti in quest’ottica gli opposti mostrano delle analogie che li uniscono in maniera trasversale. Se prendiamo in considerazione la prima serie, in essa prevale l’elemento attivo e fluido, la trasformazione e

l’eccedenza. Ciò è ben connesso con lo slancio creativo del singolo e con la conseguente originalità. Nella seconda serie domina la staticità e l’ordine, la distinzione della forma e l’articolazione strutturale trovano nella totalità in loro compendio.

Le serie oppositive, o enantiologiche, propongono

opposti reali, pertanto non si tratta di termini logici. Tuttavia queste realtà fanno tutte capo a un’unica opposizione, il vivente stesso. Esso però non può essere descritto a prescindere dalla complessità illustrata, senza banalizzare e semplicizzare in maniera impropria.

L’unica e unitaria opposizione di fondo che caratterizza ogni vivente, che di fatto si estende a tutto, può pertanto essere espressa – a meno che si scelga di farlo con dei simboli – solo con una moltitudine di concetti particolari: quella appunto delle serie enantiologiche404.

Quanto sinora distinto è di fatto l’unità del vivente. La teoria degli opposti descrive la struttura fondamentale di ciò che è vivente. Essa rivela che l’unità del singolo non è statica, ma è qualcosa di vivo e perciò dinamico. L’opposizione è un’unità nella quale una parte si offre e sussiste in costante riferimento all’altra. Si ottiene in questo modo un sistema fatto di reciproca inclusione ed esclusione. Nella

404Ibidem, p. 92; tr. it., p. 149. I SERIE II SERIE Atto ↔ Struttura Eccedenza ↔ Forma Singolarità ↔ Totalità Produzione ↔ Disposizione Originalità ↔ Regola Immanenza ↔ Trascendenza Somiglianza ↔ Particolarizzazione Contesto ↔ Articolazione

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pura inclusione tutto sarebbe identità e la pura esclusione sarebbe contraddizione. La vita non è condizionata dalla purezza di forze inclusive o esclusive, ma dalla relatività nella quale tendenze opposte riescono a convivere, essa è un’«unità in tensione»405. Questa è l’unica unità possibile nella quale si offre il concreto, essa non

è una caratteristica ma è il vivente stesso.

L’atteggiamento dominato dall’idea dell’opposizione ha in sé qualcosa che è tipico del mondo. Un’apertura tutta particolare, una tendenza a vedere in singolo come un tutto, come qualcosa di completo; una capacità tutta particolare di prendere la completezza del singolo come parte di una totalità. Questa “totalità” non è una forma che non si può delimitare, ma una pluridimensionalità vivente, in cui vi sono forze e strutture poste l’una di fronte all’altra, che arrivano da diverse