1.1 Oltre il razionalismo
L’avvio dell’indagine metodologica guardiniana è l’esigenza di una filosofia che riprenda i contatti con la realtà. La filosofia deve riavvicinarsi alla vita e nutrirsi sempre più di vita, senza tuttavia tralasciare il rigore che le compete e per la quale viene stimata come sapere valido. Guardini avverte la necessità che i due termini fatto concreto e conoscenza stiano nuovamente assieme. Sorgono così problemi importanti dovuti alle peculiarità della conoscenza rispetto al dinamismo del concreto. Il fatto che la scienza formalizzi il proprio sapere in concetti, cogliendo la natura della realtà per mezzo di leggi universali, significa che essa, per essere se stessa, è costretta ad allontanarsi dal concreto. La scienza si serve dell’individuale concreto come punto di partenza della sua indagine, ma il suo scopo è la conoscenza dell’universale. La scienza è un sapere valido perché è conoscenza delle leggi universali che regolano l’essere. Sembra dunque che se noi rivolgiamo le nostre ricerche al concreto vivente con ciò dobbiamo mettere da parte il rigore di una conoscenza fondata. «È possibile che conoscenza razionale e intuitiva non si escludano a vicenda?»345 Guardini risponde a questa domanda richiamando al fatto
che questi due aspetti del conoscere nell’antichità e nel medioevo non erano affatto
345Cfr. R. Guardini, Der Gegensatz. Versuche zu einer Philosophie des Lebendig-
Konkreten,Grünewald/Schöningh, Mainz-Paderborn 1998, p. 20; tr. it., L’opposizione polare. Tentativi per una filosofia del concreto vivente, in R. Guardini, Opera omnia, vol. I, Scritti di metodologia filosofica, Morcelliana, Brescia 2007, p. 79.
~ 150 ~
concepiti in maniera contraddittoria. In entrambe le epoche si riscontra un pensiero sviluppato secondo una logica rigorosa insieme all’intuizione del concreto e della vita nella sua totalità. La personalità di Tommaso d’Aquino è emblematica, in lui il rigore della ricerca filosofica e teologica non contraddice l’amore per Dio nella visione mistica. La conoscenza intuitiva e quella razionale hanno iniziato ad essere concepite in maniera sempre più autonoma a partire dall’epoca moderna. Questo periodo della storia del pensiero ha radicalizzato la conoscenza razionale in modo così unilaterale da dichiarare non valida qualsiasi altra forma di sapere che non sia scientifica. La modernità ha portato uno sviluppo inaudito in ambito scientifico e tecnico ma insieme a ciò, secondo Guardini, anche un progressivo distacco del pensiero dall’esistenza concreta.
Secondo una tradizione consolidata “moderno” è quel periodo della storia del pensiero occidentale che ha come prodromi il rinascimento italiano, inizia con Bacon e Descartes e termina con Hegel. Guardini interpreta Kierkegaard, Dostoevskij e Nietzsche come figure profetiche della fine di un’epoca, coloro che portano ad estreme conseguenze gli assunti della modernità e in questo modo minano le basi stesse su cui quest’epoca è stata costruita. La fine dell’epoca moderna non significa la definitiva estinzione, quanto è stato elaborato dalla sua filosofia è in parte ancora presente oggi nel linguaggio, nei concetti e nelle sue idee guida.
Nei filosofi moderni è chiara la coscienza che la loro epoca rappresenta una novità rispetto al medioevo. La modernità nasce da una cesura rispetto al passato. Esempi importanti di questa rottura sono la contrapposizione cartesiana alla tradizione scolastica, l’antiaristotelismo della nuova scienza della natura e la Riforma protestante.
Guardini analizza questa svolta epocale a partire da tre concetti chiave: la «natura», il «soggetto» e la «cultura». In questi tre aspetti la modernità sviluppa le sue istanze autonomiste, nelle quali la dimensione mondana guadagna sempre più terreno a scapito di quella trascendente.
~ 151 ~
Considerando il mondo come natura, - sostiene Guardini – l’uomo toglie il mondo dalla mano di Dio e lo pone in se stesso; comprendendosi come personalità e soggetto, l’uomo si distacca dalla potenza di Dio e fa di se stesso il signore del proprio esserci (Dasein). Tramite la volontà di cultura l’uomo determina se stesso a costituire il mondo non a testimonianza della propria obbedienza verso Dio, ma come un’opera propria. La nascita del concetto di cultura coincide infatti con la fondazione della scienza moderna346.
L’epoca moderna si contrappone al passato e porta con sé un nuovo modo di concepire la scienza, la politica, la religione e la morale. La modernità vive la sua maturità quando Kant scrive che essa è una vera e propria epoca di critica, a cui tutto deve essere sottoposto347. Nell’epoca moderna la ragione diviene la misura
ultima dell’esistente. Conoscere significa ricondurre tutto ai rapporti predeterminati della mente umana riconducendo ciò che esiste in natura ai rapporti con quanto è numerabile e quindi misurabile, Galileo Galilei scrive: «Misurare tutto ciò che è misurabile; rendere misurabile tutto ciò che non lo è»348. La matematizzazione della
346R. Guardini, Der Mensch. Grundzüge einer christlichen Anthropologie; tr. it., L’uomo. Fondamenti di
un’antropologia cristiana, in R. Guardini, Opera omnia, vol. III/2, Morcelliana, Brescia 2009, p. 228. Altrove Guardini scrive: «Alla domanda posta […], in che modo esistano gli enti che esistono, la coscienza moderna risponde: come natura, come soggetto e come cultura. La struttura di questi tre momenti indica qualcosa di ultimo, a monte del quale non si può risalire. È autonoma, non ha bisogno di fondazione e non tollera alcuna norma al di sopra di sé. Tale risposta viene da tutta insieme l’età moderna e non dipende perciò da pensatori singoli» («Natura, soggetto e cultura», in R. Guardini, Welt und Person. Versuche zur christlichen Lehre vom Menschen, Grünewald/Schöningh, Mainz-Paderborn 1988, p. 36; tr. it., Mondo e persona. Saggi di antropologia cristiana, Morcelliana, Brescia 2007, p. 34.
347 Cfr. I. Kant, Kritik der reinen Vernunft, «Vorrede zur zweiten Auflage», Suhrkamp, Frankfurt am
Main 1990, pp. 20-41.
348 G. Galilei, Il saggiatore, cit. in R. Guardini, L’opposizione polare, op. cit., p. 76, nota 12. Si tratta
~ 152 ~
natura permette di operare su di essa attraverso le leggi che la regolano meccanicisticamente349.
D’altro canto se il metodo scientifico ha portato un enorme progresso nelle scienze della natura, non così è accaduto per quanto riguarda la conoscenza dell’individuo concreto. Guardini osserva acutamente:
Noi sperimentiamo quanto “pericolosa” sia la scienza per la vita, quanto sia impossibile in sé un atteggiamento puramente scientifico. Esso distrugge l’oggetto perché lo riduce a ciò che è formale. Ogni volontà scientifica pura distrugge “la cosa” e a maggior ragione il vivente; dissolve poi del tutto la persona. Tale volontà non tollera la persona. In sostanza la volontà scientifica “pura” distrugge tutto ciò che non sia matematica. Anche la qualità e la forma. Ma distrugge anche […] lo stesso atto della conoscenza e il soggetto in cui questo si fonda. Essa trasforma l’atto concreto della conoscenza, compiuto dall’uomo vivente, in un puro atto di astrazione logica compiuto dal “soggetto in generale”, un atto puramente formale, in ultima analisi nemmeno possibile, nel quale il “soggetto in generale” svanisce nel nulla non appena cerca di prendersi decisamente sul serio350.
La cultura moderna secondo Guardini ha ricondotto la realtà al misurabile e al dimostrabile e ha svolto ciò in maniera unidirezionale e perciò parziale. La scienza ha ucciso la vita, essa ha cioè ridotto la bellezza e la varietà dei metodi conoscitivi al solo metodo sperimentale. Così l’unica vera scienza è diventata la matematica e qualsiasi sapere può dirsi scientifico nella misura in cui si avvicina all’astrattezza
349 «Per la mentalità moderna la conoscenza è un processo senza dubbio infinitamente
differenziato, dappertutto però uguale quanto alla sua forma essenziale; e il cui ultimo scopo, nonostante ogni pur avvertita riserva, è costituito dalla scoperta della formula risolutiva che dischiude i segreti della natura e dell’universo» (R. Guardini, Das Christusbild der paulinischen und johanneischen Schriften, Grünewald/Schöningh, Mainz-Paderborn 1987, p. 23; tr. it., Gesù Cristo. La sua figura negli scritti di Paolo e di Giovanni, Vita e Pensiero, Milano 1999,p. 25).
~ 153 ~
delle idee matematiche. La realtà però non si esaurisce nel dimostrabile. La dimostrazione è solo un metodo di conoscenza, ma la ragione è una capacità ben più elastica e duttile, essa ha la possibilità di trovare da sé il metodo per conoscere l’oggetto che ha davanti, non si limita ad applicare meccanicamente un solo metodo.
La realtà – scrive Guardini – […] consiste di cose e di fenomeni qualitativamente differenti, che ultimamente possono essere solo guardati, colti e sperimentati nella loro elementare evidenza e secondo il senso che intimamente li contraddistingue […]. La conoscenza non viene attuata e sorretta da un dinamismo di natura meccanica, che registri soltanto quantità e rapporti di misura, bensì da un organo che percepisce e annota l’elemento qualitativo351.
La ragione, una volta osservato l’oggetto, manifesta la sua duttilità nell’adeguarsi ad esso e trova il modo migliore per conoscerlo. È l’oggetto che esige l’utilizzo di un determinato metodo e il soggetto, se intende conoscerlo veramente, deve adeguarsi alla struttura dell’oggetto. In questo modo lo studioso
dà prova della propria scientificità esattamente lasciando che sia l’oggetto medesimo ad offrirgli le categorie pertinenti. Ciò significa che egli non vuole dominare le cose con il suo pensiero, né fare violenza all’oggetto, bensì obbedire e con ciò riconoscere alla verità i suoi diritti352.
Il razionalismo ha sviluppato in maniera unilaterale la conoscenza scientifica a scapito di altri aspetti del conoscere quali la libertà di chi conosce, il fatto che anche la teoria scientifica possa avere alla sua origine aspetti non scientifici come l’intuizione e l’ispirazione. L’uomo moderno, una volta misurati i fenomeni grazie alle scienze empiriche, non riesce a misurare sé e resta come isolato rispetto al mondo. Ciò che è irriducibile a misura è lo stesso soggetto misurante. Da qui la
351 R. Guardini, Das Christusbild, p. 23; tr. it., p. 25. 352Ibidem, p. 28; tr. it., p. 31.
~ 154 ~
tendenza dei pensatori moderni a ridurre l’alterità, ossia l’altro uomo, la natura e Dio alla propria ragione. «L’uomo moderno fa di tutto per costituire se stesso come assoluto»353. Questa tendenza ha la sua massima espressione nell’idealismo
hegeliano, secondo il quale non vi è realtà che non sia riconducibile al pensiero. Tale atteggiamento è all’origine dell’eccesso opposto. Ci si è resi conto dell’inadeguatezza del metodo scientifico se applicato alla vita e si è passati all’irrazionalismo. In questo caso «l’oggetto non è appreso per concetti, giudizi, conclusioni […] ma attraverso un atto di tipo immaginativo354; una visione
(Anschauung) che non si basa su dei motivi, ma che si impone per evidenza e chiarezza interne»355. Il pensatore condivide un’idea essenziale dell’irrazionalismo,
secondo la quale la filosofia deve ritornare a interessarsi della vita e del concreto nel quale l’individuo si offre.
Secondo Guardini il problema trova soluzione nell’allargare la sfera del «razionale», tale concetto non si riduce a quanto è dimostrabile o formalizzabile in concetti universali356. Il razionale comprende anche ciò che la ragione coglie
intuitivamente nella visione, l’Anschauung, essa sarebbe però incapace di concettualizzare in formule astratte quanto intuito. Il concetto di Anschauung per Guardini sorge dall’esigenza di congiungere il razionale all’intuizione in un metodo sovra-razionale e sovra-intuitivo che comprenda entrambe le sfere del conoscere. L’atto cognitivo capace di cogliere il concreto in quanto tale non può ridursi ad un atto puramente formale come nel caso del pensiero concettuale. Questo conoscere
353 R. Guardini, Der Mensch, op. cit.; tr. it., p. 82.
354 L’aggettivo «immaginativo», usato dal traduttore, è da intendersi in senso letterale, ossia
relativo all’immagine, strettamente connesso alla visione e non alla facoltà immaginativa (Vorstellungsvermögen), la frase in tedesco recita: «durch einen bildhaften Akt». La parola che Guardini utilizza è «bildhaft», che contiene in sé la parola “Bild”, ossia “immagine”.
355 R. Guardini, Der Gegensatz, op. cit., p. 18; tr. it., p. 78.
356 A tal proposito Guardini scrive: «Innanzitutto dobbiamo chiarire il concetto di “razionale”.
Esso non è così univoco come potrebbe sembrare (Zunächst müssen wir den Begriff des Rationalen klären. Er ist nicht so eindeutig, wie es scheinen möchte)»(ibidem, p. 20; tr. it., p. 79).
~ 155 ~
deve possedere completezza e concretezza, deve cioè essere collegato a quello del sentire e del vedere. I nostri sensi non colgono singoli fenomeni (forme, colori, sensazioni tattili e gusti) separati dall’oggetto nella sua globalità. Le nostre esperienze empiriche tendono alla realtà nella sua interezza. Per Guardini il recupero della totalità a partire dal concreto non è stato immediato, è stato piuttosto il frutto di un lungo lavoro.
Soltanto nel corso di molti anni – scrive – sono potuto arrivare dalle idee e alle cose, all’uomo concreto, alla storia […]. Finché finalmente ho scoperto la meraviglia del reale di fatto: di ciò che non esiste motivo per cui debba essere, ma che è, e si afferma davanti alla possibilità sempre incombente di poter non essere357.
Per Guardini il passaggio «dalle idee alle cose» è possibile grazie a un’educazione e in questo senso egli ha interpretato il suo compito educativo sia in ambito accademico sia nel movimento cattolico Quickborn358.