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5.1 Guardini all’università di Berlino

Il problema del concreto e della sua conoscibilità si trova in stretta relazione con quello della Weltanschauung cattolica.

Silvano Zucal richiama all’importanza di tre elementi decisivi per chi non voglia smarrirsi nella vastità dell’opera guardiniana: il maestro, il metodo e il manifesto programmatico436. Il maestro è Bonaventura, da cui Guardini è partito con la

sua tesi di dottorato, discussa a Friburgo nel 1915437, e successivamente con

l’abilitazione a Bonn nel ’22438. Il metodo è quello dell’opposizione e il manifesto

programmatico è l’opera La visione cattolica del mondo439.

All’origine di questo scritto c’è la chiamata di Guardini a Berlino a ricoprire nel 1923 l’incarico di professore di Filosofia della religione e di Weltanschauung cattolica. La cattedra è una recente istituzione del Ministro dei Culti e dell’Istruzione della

436 Cfr. S. Zucal, «Premessa», in R. Guardini, La visione cattolica del mondo, Morcelliana, Brescia

2005, p. 8.

437 R. Guardini, Die Lehre des hl. Bonaventura von der Erlösung. Ein Beitrag zur Geschichte und zum

System der Erlösungslehre, (La dottrina della redenzione di san Bonaventura. Un contributo alla storia e al sistema della dottrina della redenzione), pubblicata poi a Düsseldorf nel 1921 (cfr. Mercker n° 62).

438 R. Guardini, Die Lehre vom lumen mentis, von der gradatio entium und von der influentia sensus et

motus und ihre Bedeutung für den Aufbau des Systems Bonaventuras(La dottrina della lumen mentis, della gradatio entium e dell’influentia sensus et motus e il loro significato per la struttura del sistema di Bonaventura), pubblicata nel ’64 con il titolo: Systembildende Elemente in der Theologie Bonaventuras (Elementi che formano il sistema nella teologia di Bonaventura), (cfr. Mercker n° 1607).

439 R. Guardini, Vom Wesen katholischer Weltanschauung, in R. Guardini, Unterscheidung des

Christlichen, vol. I, Aus dem Bereich der Philosophie, Grünewald/Schöningh, Mainz-Paderborn 1994; tr. it., La visione cattolica del mondo, Morcelliana, Brescia 2005.

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Prussia, Carl Becker, il quale non nutre pregiudizi nei confronti dei cattolici. L’Università di Berlino non è affatto d’accordo sull’istituzione di questa cattedra e il problema dell’ostilità dei colleghi berlinesi viene risolto nel modo seguente: Guardini afferisce formalmente alla Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Breslavia, svolgendo però la sua attività nella capitale come docente ospite. A questo punto la difficoltà è che cosa il giovane professore debba insegnare in questo nuovo corso.

Vi è una teologia cattolica – ricorda Guardini -, cioè la penetrazione teoretica della Rivelazione, come viene esposta dalla Chiesa quale sua portatrice – ma una Weltanschauung cattolica? A poco a poco mi divenne chiaro che, chiunque fosse ad aver imposto l’istituzione della cattedra, non potevo aspettarmi da lui nessuna genuina indicazione scientifica. Il titolare di quella cattedra doveva piuttosto completare il ruolo dell’assistente ecclesiastico degli studenti dal punto di vista riflessivo, dando una esposizione comprensibile in generale, di andamento apologetico, della verità di fede […]. Non avrei mai potuto accettare un simile compito. Non per una qualsiasi presunzione, bensì perché un’attività di insegnamento accademico secondo la mia versione poteva provenire soltanto da una ricerca di verità metodicamente chiara […]. Così fui costretto a dare io a me stesso un’idea di ciò dovevo fare. Era solo spiacevole che dovesse avvenire proprio all’inizio, mentre il chiarimento di ciò che fosse oggetto della mia cattedra, sarebbe dovuto essere propriamente il risultato di un lungo lavoro. Così parlai nella mia prima lezione, o ‘prolusione’, come si suol dire, di che cosa fosse la Weltanschauung e la dottrina della Weltanschauung440.

La prolusione berlinese costituisce il manifesto programmatico del suo insegnamento e dell’intera produzione guardiniana. Il suo incarico di professore durerà fino al ’39, quando il regime Nazionalsocialista deciderà di sopprimere la sua cattedra. Questo fatto è raccontato dallo stesso Guardini:

440 R. Guardini, Berichte über mein Leben: autobiographische Aufzeichnungen, Patmos, Düsseldorf

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Dapprima nell’inverno 1939, credo a fine gennaio, fui invitato per un colloquio al Ministero del Culto, il che poteva significare una sola cosa. Il consigliere governativo competente iniziò il colloquio dicendo che potevo ben pensare di che cosa si trattasse. Poiché lo Stato stesso aveva una sua visione della vita, non vi poteva essere posto in università per una cattedra sulla visione cattolica della vita. Su questo assioma non era naturalmente possibile alcuna discussione, e non potei far altro che accennare un inchino441.

Dopo la guerra il lavoro riprende a Tubinga e poi a Monaco, dove Guardini è professore di visione del mondo cristiana fino al ’62, anno in cui diviene professore emerito.

A partire dagli anni berlinesi Guardini ha modo di realizzare un’intuizione avuta a Bonn, in seguito al successo di una serie di relazioni svolte all’Associazione dei laureati cattolici.

Mi divenne pure più chiaro – scrive Guardini – quale fosse il mio compito proprio: non di portare avanti la ricerca in una disciplina teologica, bensì di interpretare la realtà cristiana con responsabilità scientifica e ad alto livello spirituale442.

L’opera guardiniana non si comprende all’infuori di questa cornice. Il suo programma trae origine dalla convinzione profonda che in un tempo spiritualmente povero occorre un’educazione e una formazione «ad alto livello spirituale». Il disagio che Guardini ha avvertito fin dalla sua prima attività di insegnamento, è dovuto al fatto di trovarsi su un punto mediano tra teologia, filosofia e letteratura. Riguardo ai rapporti freddi con i colleghi di Bonn, Guardini ricorda:

Fondamentalmente non ero uno di loro. Non ero un teologo specializzato, e più di una volta mi ero chiesto con inquietudine come potessi diventarlo, poiché non

441Ibidem, p. 52; tr. it., p. 64. 442Ibidem, p. 37; tr. it., p. 43.

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vedevo alcun altra strada nel mondo accademico eccetto quella di docente di dogmatica443.

La stessa inquietudine è avvertita più tardi nello svolgimento delle lezioni di Weltanschauung cattolica.

Restava una grossa difficoltà – rammenta Guardini – nel fatto che esse non trattavano di nessuna disciplina specifica. Perciò io non potevo, come ogni altro ordinario, redigerle, attenermi al loro sviluppo corrente e a certi intervalli ripeterle. Ciò che avevo era fondamentalmente solo un punto di partenza di principio, un punto fermo e una norma per l’«intuizione» (Anschauen); cercare che cosa a partire da ciò dovesse essere intuito (angeschaut), realizzare lo sguardo e tradurlo in termini teoretici, era oggetto di uno forzo sempre nuovo. Ero solo io ad avere questo compito444.

In questo modo egli realizza il suo programma educativo e intellettuale. In lui si rende sempre più salda la convinzione che l’Università non sia soltanto il luogo dove si coltiva la scienza nel più alto senso del termine, ma che essa sia anche «una scuola di formazione spirituale»445.

In questa direzione ho cercato sempre di realizzare anche il mio insegnamento cattedratico e di vedere in esso il precorrimento di un tipo di Università che ancora non esiste446.

443Ibidem, pp. 34-35; tr. it., p. 40. 444Ibidem, pp. 44-45; tr. it., p. 54. 445Ibidem, p. 46; tr. it., p. 57.

446Ibidem. Nel suo diario il 22/2/1954 Guardini scrive: «Però è rassicurante il fatto che l’università

riconosca i meriti di qualcuno. In verità essa è il mio amore infelice […]. Ogni volta che arrivo nei suoi pressi gioisco. I corsi sono ben frequentati, in parte molto bene, e gli studenti hanno fiducia in me. E tuttavia continuo ad avere la sensazione di non aver propriamente diritto d’essere all’università. L’unità di misura che in essa vale e secondo la quale se ne entra a far parte o no, per

~ 199 ~ 5.2 Il significato della Weltanschauung

La parola tedesca “Weltanschauung”è formata dai termini “Welt”(mondo) e “Anschauung” (visione, intuizione). Essa, in coerenza con la teoria degli opposti, tiene unito un polo oggettivo e trascendente, il mondo, a uno soggettivo e immanente, chi osserva. Abbiamo già avuto modo di chiarire cosa il termine “Anschauung” significhi nell’accezione guardiniana. Il pensatore con esso designa un metodo che non è razionalmente fondato alla stregua delle scienze empiriche, né si basa sulla semplice intuizione. Non si tratta pertanto dell’osservazione dello scienziato e neanche della contemplazione artistico-poetica. Il verbo “osservare” (anschauen) fonda un metodo sovra-razionale e sovra-intuitivo. Guardini intende così superare la contraddizione tra razionalismo e intuizionismo attraverso la teoria degli opposti. L’Anschauung non è la sintesi dei due aspetti, ma un atto conoscitivo vivente nel quale la tensione tra i due poli non è mai annullata, esso è tuttavia caratterizzato dall’unità profonda di concetto e intuizione.

Il mondo per Guardini è un’unità che non prescinde mai da chi osserva. Con ciò non si intende misconoscere una realtà esterna alla percezione e al pensiero. L’esperienza del mondo è legata necessariamente a chi esperisce. Pertanto la totalità deve includere anche l’osservatore.

Il mondo – scrive Guardini – è un intero di genere particolare. Esso sussiste nella tensione. Uno dei suoi due poli sta dappertutto nella realtà obiettiva, per così dire in modo diffuso; l’altro, puntualmente, in me. E non solo di fatto, perché, una volta che si voglia parlare di mondo, dev’esserci il soggetto che vede, sente, agisce, ma in senso essenziale. ‘Mondo’ non è solo l’insieme degli enti nella loro

intero o a metà, è la scienza. Ma io non sono uno scienziato. Devo compensare continuamente la carenza di ‘specializzazione’ con più ‘spirito’. La situazione è in un certo qual modo illegittima. Manca il senso materiale di appartenenza […] Sono qualcosa come un pezzo raro, e tuttavia! Si provvede a che non ci si illuda di nulla» (cit. in H.-B. Gerl-Falkovitz, Romano Guardini 1885-1968. Leben und Werk, Mathias-Grünewald-Verlag, Mainz 1987, pp. 354-355; tr. it., Romano Guardini. L’uomo e l’opera, Morcelliana, Brescia 1988, p. 412).

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abbondanza, che deve essere anche visto, sentito, còlto, poiché mancherebbe alla sua realtà una dimensione, quella del dispiegarsi; ma riferito a priori come intero alla persona e al suo destino447.

Il mondo, avendo una dinamica polare, è estremamente fluido e vitale. Per Guardini infatti mondo è sinonimo di esistenza, col primo termine tuttavia si pone l’accento sull’intero, col secondo si esprime maggiormente la persona e la «sua decisione sulla salvezza»448.

La Weltanschauung vede gli oggetti nella loro totalità, essa cioè non propone uno sguardo sul mondo che giunge all’intero per mezzo dell’analisi delle singole parti. Se così fosse, essa si esaurirebbe in un’analitica e, perdendo di vista il suo fine, non giungerebbe mai alla visione dell’oggetto e del mondo nella loro unità. La Weltanschauung ha necessità di cogliere da subito l’oggetto interamente, solo così essa può svilupparsi come un sapere che coglie il tutto a partire da esso stesso. In questo contesto il termine “totalità” designa l’oggetto singolo in quanto tale. Esso si presenta come un ente in sé concluso, ha una realtà irriducibile, ha una forma e un significato in se stesso e grazie a ciò si può conoscere. Al tempo stesso la singola cosa è parte di un tutto nel quale è immersa, quindi il suo significato si lascia cogliere in riferimento al contesto che la comprende. L’oggetto, che nella sua realtà singola è già completo, costituisce insieme ad altri oggetti una totalità più grande che chiamiamo mondo. Queste due realtà si offrono l’una nell’altra in un rapporto

447 R. Guardini, Welt und Person, op. cit., p. 72; tr. it., pp. 90-91. Altrove Guardini chiarisce: «Di

una ‘natura’ pura, posta unicamente in sé, noi non abbiamo alcuna notizia. Ciò con cui abbiamo rapporto, è la natura divenuta ‘mondo’; il compendio delle cose da noi viste e percepite, pensate e rese spazio della nostra vita. Questo mondo, dunque, è già esso stesso risultato e incontro; appello e risposta» (R. Guardini, Sprache – Dichtung – Deutung. Gegenwart und Geheimnis. Eduard Mörike, Grünewald/Schöningh, Mainz-Paderborn 1992, p. 240; tr. it., Linguaggio, poesia, interpretazione, Morcelliana, Brescia 1971, p. 164).