• Non ci sono risultati.

3. L ESSICO CARATTERIZZANTE IL PERIODO 1939-1979

3.2. Terminologia grammaticale

3.2.1. Didattica e divulgazione

Nel tracciare il profilo di Migliorini, Giovanni Nencioni (1976) ne sottolinea la “vocazione didattica” e ne riconosce la vena di “divulgatore”. Didattica e divulgazione, due dimensioni che coinvolgono anche LN tra il 1939 e il 1979: l’intervento normativo, di cui spesso si è discusso in questo capitolo, tende infatti a sfociare nell’insegnamento in senso lato e la descrizione della lingua d’uso pare volersi rivolgere a un pubblico più ampio rispetto alla sola comunità dei linguisti. Per Migliorini la didattica è un impegno concreto almeno dal 1941, anno in cui pubblica una grammatica per le scuole medie, La lingua nazionale, ma l’interesse, sostenuto dal contatto con le teorie di Charles Bally (cfr. Viale, 2009)187, lo si riconosce in nuce già negli anni ’20, nelle recensioni giovanili su «La Cultura»; inoltre, parte integrante del suo progetto è il proposito di stimolare la diffusione di una più viva consapevolezza linguistica, per il raggiungimento della quale ritiene imprescindibile proprio l’opera degli insegnanti (cfr. Fanfani, 2009: 34), con cui i linguisti dovrebbero instaurare una più stretta relazione (Viale, 2009: 295-296): non sorprende pertanto che LN, così aderente al profilo del proprio fondatore, riservi un certo spazio a questioni che si interfacciano con la didattica e il mondo della scuola.

182 Lo studioso si riferisce al fenomeno osservato come una «costruzione che offende il mio orecchio» (II, 1940, p. 144).

183 Leggiamo nell’articolo: «quest’uso del possessivo, derivato evidentemente da modello francese, urta l’orecchio italiano» (III, 1941, p. 22)

184 «Ora l ’imperfetto si sente usato piuttosto a caso, come se fosse una specie di passato omnibus da sostituirsi, in omaggio a propositi di semplificazione, a tutti i nostri passati» (VII, 1946, p. 71): il biasimo nei confronti degli usi emergenti è palese.

185 Il costrutto viene definito da Fochi un «abuso, tanto brutto quanto prepotente» (XVII, 1956, p. 98). 186 L’articolo ritorna sui costrutti del tipo “che può bastare”, e si conclude con queste tanto nette quanto eloquenti parole: «Questo estendersi dell’errore mostra che non esageravamo l’altra volta nel chiudere la nostra noterella con la parola “allarme”» (XVIII, 1957, p. 59).

In verità gli articoli espressamente dedicati a problematiche e dinamiche proprie dell’insegnamento non sono numerosi, sebbene accompagnino la rivista sin dagli esordi: nel primo numero vengono pubblicati Il “componimento italiano” (E. Milano, I, 1939) e La norma linguistica

nei libri scolastici (G. Devoto, I, 1939), e di poco successivi sono Spontaneità e pedanteria (E.

Bianchi, II, 1940), sulla pratica e i criteri della correzione, e Luci e ombre nell’insegnamento della

grammatica (C. Naselli, V, 1943), che promuove una normatività grammaticale dotata di basi

scientifiche; contributi all’educazione linguistica giungono anche dalle seguenti pubblicazioni: Per

una nuova terminologia dei tempi del verbo (M. Jacobelli, XIV, 1953), A proposito della terminologia verbale (F. Fochi, XV, 1954), Ortografia e scuola (A. Leone, XXX, 1969), Dati statistici sul profitto dei figli degli emigrati in una scuola elementare belga. Implicazioni linguistiche

(F. Denittis Verbeeck, M. Jacqmain, XLIX, 1978), L’educazione linguistica: contributi italiani al

dibattito attuale (N. Maraschio, XL, 1979) e, in maniera indiretta, Trionfo dei luoghi comuni (M.

Cavazzuti, XXIV, 1963), una critica del linguaggio “artificiale” consueto negli esami scritti dei concorsi magistrali. Più spesso, il rimando alla didattica consta di riferimenti impliciti o collaterali, quali quelli che si osservano nei non rari casi in cui il riscontro di lacune e imprecisioni nelle grammatiche costituisce l’occasione che stimola o favorisce la trattazione di determinati argomenti188; inoltre, finalità in equilibrio tra educazione e divulgazione sono riscontrabili nella scelta di illustrare alcuni concetti base della grammatica, esposti con grande chiarezza grazie all’efficace strutturazione del discorso, alla quale si è fatto riferimento nel paragrafo precedente, e alla meticolosa descrizione anche di quegli aspetti la cui padronanza potrebbe essere data per scontata se ci si rivolgesse a un pubblico composto di soli specialisti.

All’innesto di elementi e prospettive relativi alla didattica si affianca una più generale e pervasiva volontà di divulgazione, la cui presenza è manifestazione dell’ideale di “rivista aperta” enunciato da Devoto e Migliorini già nel 1935: nel programma allora compilato si auspica, per LN, un pubblico che comprenda «insegnanti, studenti, curiosi di lingua, i lettori del Dizionario moderno del Panzini e del Barbaro dominio del Monelli», e viene pertanto profilato un periodico «leggibile anche per i non specialisti»189. Tale impostazione, pur non dovendo essere sopravvalutata, svolge un ruolo non trascurabile nella definizione delle tematiche affrontate e nella scelta di impiegare una terminologia facilmente accessibile, quale quella che contraddistingue i quadranti di sinistra dell’analisi delle corrispondenze (cfr. fig. 52); una vena divulgativa si riconosce anche nel discorso

188 Simili osservazioni sono notevoli non solo per la sensibilità che dimostrano, ma anche perché capaci di preludere alle critiche e ai tentativi di rinnovamento nei confronti delle grammatiche scolastiche che scuotono l’educazione linguistica a partire dagli anni ’70 (cfr. Lo Duca, 2003: 141-178).

normativo, in quanto esso trova una sponda nell’interesse per la correttezza linguistica, sempre vivo nella società, e nell’esame di fenomeni di grande attualità: dalle espressioni dei tranvieri ai cartelli stradali, dagli slogan pubblicitari alle espressioni giovanili, tutti fatti linguistici osservabili anche dal parlante comune. Nei testi è dunque concretamente visibile il risultato della rigorosa convinzione con cui Migliorini era solito rinviare, o dirottare altrove, «dattiloscritti anche ottimi e importanti, ma che lui riteneva impostati o redatti in modo troppo tecnico e difficilmente accessibile» (Ghinassi, 1979: 47), dove l’accessibilità è commisurata a un pubblico di lettori dotati di una cultura medio-elevata non specificatamente linguistica.

Il complesso degli aspetti presentati contribuisce grandemente a definire le differenze tra il periodo 1939-1979 e gli anni seguenti: per mezzo di uno sforzo di semplificazione lessicale e formale, e grazie a una originale apertura verso tematiche normalmente sdegnate dai linguisti dell’epoca, i fondatori di LN furono capaci «di suscitare larghi interessi per i problemi della lingua italiana, e di suscitarli in persone operanti negli ambienti più disparati» (Ghinassi, 1979: 43); tale realtà viene però rapidamente meno dopo la scomparsa di Migliorini, come ben dimostrano la riduzione della terminologia grammaticale più comune, illustrata nel paragrafo seguente, e la marginalizzazione dell’interesse per l’uso contemporaneo, che descriveremo in un prossimo capitolo (cfr. par. 7).