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1. D ESCRIZIONE DEL CORPUS

2.1. Periodizzazione del corpus

L’individuazione della dimensione temporale del corpus è avvenuta per mezzo dell’analisi delle corrispondenze (cfr. cap. 2 par. 4). I calcoli sono stati eseguiti su una tabella di contingenza del tipo

keyword x anni contenente 8.860 forme, selezionate sulla base di una duplice soglia di frequenza:

>49 per le parole di uso comune, >8 per i tecnicismi. Il prodotto dell’analisi è la fig. 9, nella quale vengono mostrati i risultati relativi al primo e al secondo fattore, che garantiscono una explained

inertia (cfr. cap. 2 par. 4) dell’11,51% (7,17% il primo, 4,34% il secondo).

Le distanze intertestuali ricostruite dall’analisi delle corrispondenze disegnano una stringente distribuzione cronologica, con i primi numeri collocati nel quadrante in alto a sinistra e quelli più recenti in alto a destra: nel secondo quadrante si trovano le annate dalla fondazione fino agli inizi degli anni Venti, nel terzo quelle pubblicate tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, nel quarto quelle dagli anni Cinquanta alla metà degli anni Novanta e, infine, nel primo, i volumi usciti dalla seconda metà degli anni Novanta ad oggi. La successione temporale è evasa solo dalle annate 1988 e 2013, la cui collocazione, distante rispetto a quella delle pubblicazioni contigue, appare anomala: per il 2013 ciò è spiegabile con riferimento al fatto che il numero di quell’anno è dedicato alla memoria di Alberto Zamboni, per onorare la quale vengono ripresi i principali filoni di ricerca frequentati dallo studioso, allontanandosi così, momentaneamente, dalla strada nel frattempo intrapresa dalla rivista; di fatto, quindi, l’unica reale irregolarità è quella esibita dal 1988, che si posiziona in un quadrante differente rispetto agli anni ad esso più prossimi.

Nella figura 9 si nota la presenza di alcuni addensamenti, corrispondenti ad annate lessicalmente simili, i quali suggeriscono l’esistenza di una scansione temporale articolata in sei fasi ben distinte, delle quali quattro (1876-1905; 1926-1942; 1950-1988; 1994-2014) rappresentano i periodi principali della rivista mentre le altre due (1910-1923; 1989-1993) costituiscono dei momenti di transizione che anticipano forti trasformazioni. Questi sei raggruppamenti appaiono separati e autonomi, isole lontane e prive di collegamenti, ma in realtà si configurano come diversi stadi evolutivi di una stessa entità, interagenti e interdipendenti pur possedendo ognuno una propria esclusiva identità, definita da un insieme evidente di tratti originali e determinata dall’impiego di vocabolari marcatamente differenti e assolutamente specifici. Nonostante ciò, è innegabile la presenza di nette fratture che dividono gli addensamenti e di ampie distanze che li separano, due circostanze che sottendono il ricorso a terminologie fortemente divergenti; invertendo la prospettiva, colpisce l’assenza di aree di sovrapposizione che medino il passaggio da un periodo all’altro instaurando dei confini sfumati ed osmotici: lo sviluppo della rivista, pur indubbiamente costante, si concretizza primariamente

attraverso salti notevoli, la sua evoluzione non è lineare e progressiva bensì segnata da profonde, improvvise trasformazioni ben collocabili nel tempo.

La scansione cronologica disegnata dall’analisi delle corrispondenze è basata esclusivamente sulle similarità lessicali tra le annate. Eppure le discontinuità individuate si sovrappongono con estrema precisione alle principali vicende che coinvolgono l'AGI, una circostanza questa che segnala l'esistenza di un forte legame tra i mutamenti terminologici e quanto accade nella storia della rivista60; in particolare, la segmentazione dell’arco cronologico rappresentata in fig. 9 si interseca in maniera evidente con l’avvicendarsi dei direttori, che hanno quindi un impatto determinante sulla definizione dei contenuti del periodico: le importanti figure di studiosi che si succedono all’interno della redazione lasciano una forte impronta sulle pubblicazioni, l’influenza esercitata dal loro prestigio, prima ancora che dal loro ruolo, è tale da riverberarsi sin nel lessico. È bene precisare che il rapporto tra i due fenomeni, ossia tra gli avvicendamenti alla direzione e le variazioni terminologiche, non deve essere necessariamente letto nell’ottica di una consequenzialità diretta. Piuttosto, entrambi gli eventi partecipano delle stesse concause: vi è una evoluzione costante nello studio linguistico, una evoluzione fatta di cambiamenti che si accumulano sulle pagine della rivista sino a determinare la preponderanza di nuove tipologie di ricerca e, quindi, sino a comportare mutamenti sostanziali nel vocabolario specialistico impiegato; questi stessi cambiamenti si riverberano anche negli interessi di quegli studiosi che, diventati direttori dell’AGI, di quelle innovazioni favoriranno l’affermazione sulle pagine della rivista, incidendo quindi in maniera significativa sulle trasformazioni lessicali e tematiche e portando a piena realizzazione tendenze sino a quel momento talvolta latenti o sotterranee, ma in ogni caso sempre già delineate: si tratta di processi complessi e di lunga durata, non di capricciosi mutamenti estemporanei.

Questi ed altri aspetti verranno approfonditi nel complesso della tesi; per il momento, a dimostrazione di quanto affermato, e con finalità introduttive rispetto a ciò che verrà discusso nelle prossime pagine, ci limitiamo ad associare a specifici episodi e circostanze ognuno dei segmenti temporali individuati.

60 A nostro avviso, questo è un importante segnale della validità del metodo impiegato: la periodizzazione proposta, basata su procedimenti prettamente induttivi, trova una sua ragion d’essere anche se rapportata a una prospettiva più tradizionale.

▪ Gli anni compresi tra il 1873 e il 1905, estremamente coesi nella rappresentazione grafica, corrispondono alle direzioni di G. I. Ascoli prima e C. Salvioni61 poi62.

La notevole compattezza che contraddistingue queste annate è determinata in primo luogo dalla forte autorità dell’Ascoli, il quale esercita un controllo ferreo su ogni articolo pubblicato, intervenendo in maniera consistente anche su questioni stilistiche e sulla struttura stessa dei contributi (Cortelazzo 1975; Giacomelli 2009); nelle parole di Salvioni (1910: 72): «[Ascoli ha] esercitato sui collaboratori una tanto assidua e oculata vigilanza, da far sì, che sotto una certa luce, tutti i lavori sembrano usciti da una sola penna». Una osservazione che trova piena conferma nei dati elaborati dall’analisi delle corrispondenze.

L’omogeneità dei profili lessicali non viene intaccata neanche dal passaggio della direzione a Salvioni (1902) e pertanto, con Loporcaro (2010: 102-103), non possiamo che riconoscere il pieno inserimento dell’unico volume salvioniano, il sedicesimo, nella tradizione ascoliana; dunque, almeno sull’AGI non si rintraccia quell’«inaridirsi degli interessi generali a vantaggio del tecnicismo più rigoroso» (Stussi, 1993: 11) che Timpanaro (1980) e Stussi (1993) attribuiscono a Salvioni 63. Certamente Salvioni «si sentì sempre più estraneo a quella ripresa di interessi per il nesso linguistica-etnografia e linguistica-storiografia che […] si manifestò nell’Ascoli degli ultimi anni» (Timpanaro, 2005: 283), ma, al tempo stesso, l’analisi lessicale ci porta ad affermare che questi elementi non avevano mai realmente fatto breccia nella rivista, e il “tecnicismo” attribuito a Salvioni è ben rilevabile già sotto la direzione di Ascoli (cfr. fig. 11). La stessa rottura tra maestro e allievo, rottura che sfocia nella Quinta lettera glottologica, non è riconducibile nella sua interezza alla progressiva divaricazione delle rispettive prospettive, bensì si interseca con ulteriori dinamiche che molto hanno a che vedere con la personalità del linguista goriziano64. In estrema sintesi, la guida di Salvioni è coerente con il progetto dell’AGI così come era stato se non teorizzato almeno realizzato dallo stesso Ascoli, al punto che gli usi lessicali riscontrati sotto le due direzioni non risultano differire in maniera significativa: non emerge una rottura né, tantomeno, un decadimento o restringimento degli interessi (cfr. cap. 3 par. 3.3.1).

61 Per un approfondimento sulla figura di C. Salvioni e il suo contributo agli studi linguistici cfr. Loporcaro (2011).

62 Nella definizione degli interessi che caratterizzano questa fase un ruolo fondamentale ha però anche un altro dei maggiori collaboratori dell’AGI: G. Flechia (Mastrelli 1994; Polimeni 2010).

63 Si tratta di una lettura che può essere fatta risalire sino a B. A. Terracini e che è lecito ricondurre allo scontro tra neolinguisti e neogrammatici per la conquista della eredità ascoliana (Loporcaro, 2010: 105).

64 Cfr. Santamaria (2009: 150-153). Per un interessante profilo del linguista goriziano, attento alla dimensione psicologica, si veda anche Giacomelli 2009.

▪ In continuità con la prima fase della rivista si collocano i tre volumi pubblicati tra il 1910 e 1923 i quali, come si può notare in fig. 9, si dispongono al confine tra il secondo e il terzo quadrante: è questa una fase di transizione sviluppatasi sotto la direzione di P. G. Goidanich che, pur critico verso le posizioni dei Neolinguisti, come evidente in Neolinguistica o

linguistica senza aggettivo? (AGI, 1927), esibisce una pluralità di interessi e una apertura

mentale che lo predispongono ad accogliere nuovi paradigmi (cfr. Malkiel 1986), come quelli legati alla corrente Wörter und Sachen: moderato e privo di preconcetti (Heilmann, 1983: 399), fu l’uomo perfetto per guidare questo momento di trasformazione.

▪ La responsabilità della frattura che si consuma nel 1926 è invece da attribuirsi B. A. Terracini e M. Bartoli, quest’ultimo direttore dell’AGI proprio a partire dal 1926: la sua guida non può che portare a un (parziale) superamento del modello neogrammatico e all’accoglimento della linguistica areale. Come si vedrà (cfr. cap. 3 par. 2.3.2), una non trascurabile influenza è poi esercitata dal progetto dell’Atlante Linguistico Italiano (1924), promosso dallo stesso M. Bartoli, opera che, attraverso le inchieste sul campo, è il catalizzatore di una crescente attenzione per la realtà linguistica viva.

▪ Il divario tra il terzo e il quarto raggruppamento, tra il terzo e il quarto periodo quindi, è in larga parte imputabile alla Seconda guerra mondiale, che impone una lunga interruzione nella pubblicazione della rivista: nel 1950, alla ripresa delle stampe, le pratiche di ricerca saranno significativamente differenti rispetto alla prima metà del secolo.

Il blocco corrispondente alle annate 1950-1988 (cfr. fig. 9) si colloca in prevalenza nel quarto quadrante, ma ha una propaggine già nel terzo. I volumi pubblicati in questa fase esibiscono una non trascurabile anarchia, e valicano ripetutamente il confine rappresentato dall'asse Y; un fenomeno, questo, che, come si vedrà meglio in seguito (cfr. cap. 3 par. 2.3.3), è motivato dal variegato profilo tematico acquisito dalla rivista: alla dialettologia, da sempre centrale, si affiancano la linguistica generale, la riflessione teorica, la protostoria dell’italiano e l’indoeuropeistica. Vi è dunque una evidente ricchezza di prospettive, sulla quale certamente incidono i numerosi avvicendamenti alla direzione dell’AGI, in conseguenza dei quali non può affermarsi una figura di riferimento capace di imporre una linea editoriale compatta e ben definita: in questi anni B. A. Terracini, C. Mastrelli e V. Pisani si susseguono nel ruolo di direttore responsabile, e a loro si affiancano linguisti influenti quali G. Devoto, B. Migliorini e G. Vidossi. La causa profonda delle poliedricità che caratterizza questa fase di autentica sperimentazione è però probabilmente da ricercarsi nei tentativi di colmare il divario rispetto alla Linguistica europea, tentativi che portano ad assimilare in breve tempo un notevole insieme

di teorie e metodologie che, in Italia, giungono con forte ritardo rispetto alle loro prime formulazioni.

▪ Nel quarto quadrante si rintraccia anche l’addensamento che riunisce le annate 1989-1993, una fase di transizione che prepara la formazione di un nuovo panorama tematico, più compatto e sistematico. Il 1989 vede l’apertura della redazione ai rappresentanti della SIG (Società Italiana di Glottologia) e della SLI (Società di Linguistica Italiana)65, società delle quali l’AGI diventa periodico di riferimento; una scelta, questa, che non può che provocare una ridiscussione dei contenuti della rivista, e dalla quale scaturiscono nuove esigenze e prospettive che saranno approfondite nella prefazione al numero 74, intitolata Nel solco dell’Ascoli e firmata da C. A. Mastrelli: che il 1989 sia un punto di svolta viene percepito dalla stessa direzione della rivista. ▪ L’ultima fase, che occupa per intero il primo quadrante, ha inizio nel 1994 ed è segnata dalla nomina a direttore di R. Lazzeroni, il quale, evidentemente, si fa artefice di un forte e immediato rinnovamento le cui linee guida sono esplicitate nella prefazione al numero 79: il campo della Linguistica è ormai troppo vasto perché una rivista possa abbracciarlo nella sua interezza, ed è pertanto necessario imporre dei netti confini tematici e metodologici alle ricerche pubblicate; nello specifico, la scelta è quella di concentrarsi sulla sola Linguistica storica, affrontata secondo i principi elaborati dalle teorie contemporanee. Nell’immediato ciò comporta una crescente attenzione per il livello morfosintattico e una completa focalizzazione sulle strutture interne della lingua (cfr. cap. 3 par. 2.3.4).