1. D ESCRIZIONE DEL CORPUS
3.3. Analisi diacronica dei topic
3.3.1. Primo periodo: 1876-1905
Il periodo 1876-1905 mostra, palese in entrambe le figure precedenti, una forte identità; a definirla è la centralità delle tematiche di ricerca che orbitano intorno alla fonetica, la quale costituisce la struttura portante dei primi numeri dell’AGI: si estende sul 19,54% del sub corpus, con punte di oltre il 30% in alcune annate109. Contribuisce grandemente a determinare l’estensione del topic la frequenza con la quale vengono pubblicati articoli che descrivono nella loro complessità, e con grande precisione, interi sistemi fonetici, specialmente dialettali; esplicativi sono i seguenti titoli, tutti estrapolati dai primi sedici numeri della rivista: Fonetica del dialetto di Val-Soana (Canavese) (C. 109 i dati sono in verità al ribasso: come si è già riconosciuto, anche alcuni tecnicismi racchiusi sotto l’etichetta
relitti lessicali, e che quindi al tasso di copertura di quel topic concorrono, rimandano allo studio dei suoni
Nigra, III, 1877), Il vocalismo del dialetto leccese (G. Morosi, IV, 1878), Fonetica del dialetto di
Campobasso (F. D’Ovidio, IV, 1878), Fonetica dei dialetti gallo-italici di Sicilia (G. De Gregorio,
VIII, 1885), Fonetica del dialetto lucchese (S. Pieri, XII, 1892), Fonetica del dialetto pisano (S. Pieri, XII, 1892) e Il vocalismo del dialetto d’Adernò (S. Santangelo, XVI, 1905). Inoltre, più in generale, tutte le descrizioni di varietà dialettali concentrano la loro attenzione sui fatti fonetici, una circostanza della quale citiamo alcuni casi assai rappresentativi: Il dialetto catalano d’Alghero (P.E. Guarnerio, IX, 1886) riserva 15 pagine alla fonetica e 5 alla morfologia; Studj liguri (E.G. Parodi, XIV – XV – XVI, 1898-1905) ne dedica 106 agli spogli fonetici, 33 alle osservazioni morfologiche e appena 2 alla sintassi; ne Il dialetto di Cerignola (N. Zingarelli, XV, 1901) 23 sono le pagine nelle quali si tratta di fonetica, 4 quelle che affrontano la morfologia110. Gli articoli citati, e non solo quelli, tendono a ricalcare una struttura standard che prevede la rassegna completa di tutti i principali aspetti della fonetica e che riserva particolare attenzione ai singoli suoni, dei quali si descrivono gli esiti riportandone attestazioni assai numerose per ogni contesto e combinazione111: ampio spazio viene dedicato al vocalismo, articolato in tonico e atono, seguono quindi considerazioni sui suoni consonantici, raggruppati per modo di articolazione (continue, esplosive), e si propone infine una disamina dei principali fenomeni (assimilazione, dissimilazione, dileguo, aggiungimenti, metatesi ecc.) e degli “accidenti generali”112. Una simile strutturazione delle ricerche, che prevede, per ciascun fono, la ciclica riproposizione di uno stesso set di analisi e considerazioni, causa una inevitabile forte ripetitività terminologica, la quale fa risaltare i tecnicismi fondamentali che definiscono il topic
fonetica; ciò può essere confermato, e dimostrato, anche tracciando l’andamento nel tempo delle
frequenze relative di alcuni termini-base della fonetica: accento, atono, consonante, dittongo, iato,
postonico, protonico, sillaba, sonoro, sordo, tonico e vocale113.
110 Lo spazio riservato alla morfologia è ristretto, ma non trascurabile. In fig. 19 questo ambito di studi appare quasi totalmente assente ma si tratta in realtà di una sottorappresentazione: gli studi morfologici non emergono perché si concretizzano principalmente in lunghe liste di coniugazioni verbali e parti del discorso, talvolta nell’elencazione di prefissi e suffissi; una tipologia di interesse della quale è arduo ricostruire le vicende tracciandone i tecnicismi, poiché ad essi si fa ricorso solo sporadicamente. Anche l’attenzione per il lessico è probabilmente maggiore rispetto a quanto suggerito dalla rappresentazione grafica: poiché si traduce spesso nella compilazione di lunghe liste di vocaboli, o in glossari, non è caratterizzato da un insieme ben definito di
keyword ed è quindi impossibile quantificarne con precisione la reale estensione.
111 Questa la ragione per la quale sia nell’analisi delle corrispondenze sia tra le parole-chiave del topic sono emerse voci come finale, iniziale, intervocalica, postonica, protonica, eccetera.
112 Si dichiara ostile alla dicitura “accidente generale”, definendola lugubre, P. G. Goidanich nella prefazione al numero XVII (1910-3) dell’AGI. Effettivamente, a partire dagli anni della sua direzione, l’etichetta scomparirà quasi completamente dalle pagine della rivista.
113 Si noti, nella figura, anche il drastico crollo delle frequenze registrato tra il 1923 e il 1926, le cause del quale verranno approfondite e commentate in seguito (cfr. cap. 3 par. 3.3.3)
Come prevedibile, il modello per una simile strutturazione dei contributi è offerto, se non imposto, dallo stesso G. I. Ascoli, il quale, nel corso della sua attività didattica, aveva sviluppato un procedimento descrittivo delle varietà dialettali basato proprio «sulla contrapposizione sistematica tra le singole articolazioni del latino – vocali e consonanti – e gli esiti che esse presentano attualmente nelle parlate romanze» (Grassi et al., 1997: 47-48. Cfr. anche Timpanaro, 2005: 240).
Figura 20 – AGI. Occorrenze nel tempo di un insieme di termini rappresentativi dei tecnicismi essenziali
della fonetica.
Eppure, quello esercitato dalla fonetica non è un dominio assoluto e dispotico, come si evince dal fatto che, negli anni considerati, circa il 40% dei testi è occupato da altri topic, una combinazione variabile di elementi tra i quali spiccano etimologia e lessicografia (tasso di copertura del sub corpus pari al 14,8%; i valori annui sono però fortemente oscillanti: la sua presenza non è costante) e
interesse filologico (11%).
Per quanto riguarda l’etimologia, in questa fase il modello seguito è senza dubbio alcuno G. Flechia, le cui Postille etimologiche (II – III, 1876-1877) sono un brillante esempio di trasposizione degli strumenti della grammatica comparata dall’ambito indoeuropeo al campo della dialettologia italiana (cfr. Benincà 1994; Polimeni 2010): realizzano un’attenta comparazione tra varietà limitrofe e propongono soluzioni basate primariamente sulla correttezza fonologica, indicata dalla rigorosa applicazione delle leggi fonetiche; successivamente, il punto di riferimento diventerà C. Salvioni, per il quale l’etimologia fu un campo di ricerca privilegiato praticato con grande padronanza delle norme fonetiche (cfr. Pfister 2010; Loporcaro, 2010: 120-121) – proprio come Flechia prima di lui. Per ciò che concerne invece l’interesse filologico, dai dati emerge che le più notevoli manifestazioni di questo
topic sono condensate proprio nella prima fase della rivista, presso la quale registra una presenza
costante e intensa: la pratica di pubblicare edizioni di testi antichi, e in generale di proporre raccolte testuali, è assai comune nei primi anni ma si esaurisce poi rapidamente, segnale questo che tra gli obiettivi dell’AGI non rientra più la messa a disposizione di materiali linguisticamente rilevanti che
potranno poi essere fatti oggetto di studio114, una operazione che era stata promossa dallo stesso Ascoli (Timpanaro, 2005: 247) e ampiamente praticata da C. Salvioni (D’Achille, 2011: 21), che però difficilmente può essere considerato un filologo: «il primum del Salvioni editore non è l’approssimazione all’originale, bensì lo studio linguistico della singola testimonianza» (Formentin, 2010: 197), una inclinazione resa evidente dallo scarso rigore della metodologia ecdotica e dei criteri di trascrizione. Per dimostrare quanto la pratica qui discussa fosse diffusa è sufficiente un rapido spoglio dei contributi risalenti ai primi diciotto numeri, tra i quali troviamo: Rime genovesi della fine
del sec. XIII e del principio del XIV (N. Lagomaggiore, II, 1876), Cronica deli Imperadori. Antico testo veneziano (A. Ceruti, III, 1877), Il testo istriano del Salviati (G.I. Ascoli, III, 1877), Testi inediti friulani, dei secoli XIV al XIX (V. Joppi, IV, 1878), Antica parafrasi lombarda del “Neminem laedi nisi a se ipso” di S. Giovanni Grisostomo (W. Foerster, VII, 1883), Confessione latino-volgare (1000- 1200) (G. Flechia, VII, 1883), Quattro testi soprasilvani (C. Decurtins, VII, 1883), Versione letterale e annotata del testo soprasilvano “Barlaam e Giosafat” (G.I. Ascoli, VII, 1883), Prose genovesi della fine del secolo XIV e del principio del XV (A. Ive, VIII, 1885), Canzoni alto-ladine (G. Ulrich,
VIII, 1885), Susanna. Sacra rappresentazione del secolo XVII. Testo ladino, varietà di Bravugn (G. Ulrich, VIII, 1885), La passione e altre scritture lombarde che si contengono in un codice della
Bibliot. Comun. di Como (C. Salvioni, IX, 1886), Il Physiologus rumeno (M. Gaster, X, 1888), Il Nuovo Testamento valdese, secondo la lezione del Codice di Zurigo (C. Salvioni, XI, 1890), La versione rumena del vangelo di Matteo, tratta dal Tetraevangelion del 1574 (M. Gaster, XII, 1892), Gli statuti della Repubblica sassarese, testo logudorese del secolo XIV (P.E. Guarnerio, XIII, 1894), Un’antica versione del “libro di Sydrac” in volgare di terra d’Otranto (V. de Bartholomaeis, XVI,
1905), Egloga pastorale e sonetti in dialetto bellunese rustico del sec. XVI (C. Salvioni, XVI, 1905),
Poesie in dialetto di Cavergno (Valmaggia) (C. Salvioni, XVI, 1905). Si consideri inoltre che ben
due numeri dell’AGI, il 5 (1878) e il 6 (1879), estromessi dal nostro corpus, sono dedicati all’edizione de Il codice irlandese dell’Ambrosiana curata da Ascoli, e che è consuetudine affiancare allo studio dei dialetti un considerevole insieme di raccolte testuali: alcuni esempi al riguardo sono riscontrabili negli articoli Il dialetto catalano d’Alghero (P.E. Guaernerio, IX, 1886) (su 105 pagine, 66 contengono testi), L’antico dialetto di Veglia (A. Ive, IX, 1886) (circa 18 pagine, su un totale di 50),
Il dialetto franco-provenzale di Faeto e Celle, nell’Italia meridionale (G. Morosi, XII, 1892) (9 su
43), Il dialetto gallo-romano di Sillano (S. Pieri, XIII, 1894) (8 su 26) e Studj liguri (E.G. Parodi, XIV – XV – XVI, 1898-1905) (circa 76 pagine su 282). L’interesse filologico, pur vedendo progressivamente ridimensionato il suo ruolo, e nonostante un inarrestabile lento declino, non si
114È bene segnalare che il quadro emerso dipende direttamente dal modello di G.I. Ascoli il quale, nei suoi studi dialettologici, si basa, di fatto esclusivamente, su documentazioni scritte.
spegnerà mai completamente, sebbene la sua sopravvivenza comporterà la trasformazione in una più generica attenzione verso la dimensione testuale; ciò è dovuto principalmente a due fattori: da un lato la progressiva specializzazione di Linguistica e Filologia che causa una scissione tra i due ambiti115, dall’altro la sempre maggiore importanza attribuita all’osservazione della lingua parlata a scapito dello studio dei documenti, che per Ascoli fu invece l’unico campo di applicazione della ricerca linguistica.