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1. D ESCRIZIONE DEL CORPUS

3.3. Analisi diacronica dei topic

3.3.4. Quarto periodo: 1950-1988

Il quarto periodo, 1950-1988, è caratterizzato da due fenomeni principali, tra i quali pare però non esservi una correlazione: il primo consiste nella definitiva affermazione della linguistica indoeuropea che, grazie a un tasso di copertura del corpus pari al 16,9%132, uno dei valori più alti registrati, si impone come la tematica più diffusa; il secondo fenomeno è la decisa avanzata di tutti quei topic che possono essere considerati tangenti rispetto al nucleo della disciplina, ossia approccio

130 Si consideri che il tasso di copertura è già molto elevato nel periodo precedente (14,9%), e che il valore si mantiene notevole anche tra il 1950 e il 1993 (oscilla intorno al 9,5%).

131 Riferimenti e apprezzamenti per l’ALI, oltre che per l’attività svolta da Ugo Pellis, sono esplicitati nella

Prefazione al numero XXI del 1927.

132 La distribuzione del topic tende in particolare a concentrarsi tra gli anni 1960 e 1985, periodo nel corso del quale il suo tasso di copertura del corpus conosce punte superiori al 30%: il valore più alto, 37,7%, è associato all’anno 1960.

sociolinguistico, riflessioni sul metodo e sulla linguistica e, infine, osservazioni stilistiche, metriche e retoriche – persino l’interesse filologico conosce una lieve ripresa.

L’approccio sociolinguistico conosce in questi anni il maggior successo raggiungendo l’apice della propria lunga parabola – sebbene lo scarto tra il terzo e il quarto periodo sia abbastanza ridotto: l’estensione passa dal 6,2% al 7,8%. Ad essere rilevante non è tanto lo sviluppo quantitativo quanto piuttosto l’affrancarsi del topic in questione dalla geografia linguistica133 attraverso lo sviluppo di interessi nuovi che, pur contigui, ne sanciscono l’autonomia e realizzano un avvicinamento alle tematiche più specificamente sociolinguistiche, con un processo ben evidenziato dal calcolo delle specificità, il quale mostra che tutte le keyword che rimandano a concetti fondamentali della sociolinguistica possiedono una significativa correlazione positiva per gli anni 1950-1988: segnaliamo, a titolo esemplificativo, bilinguismo, competenza, comunità, parlante e prestigio, che si affiancano ad altre forme ben caratterizzate come cultura, sociale, comunicazione ed etnico. Tuttavia, è bene ricordare che l’AGI non è una rivista di sociolinguistica e che, di conseguenza, la valutazione della diastratia è un elemento prettamente collaterale, posto al servizio di altre considerazioni e interessi; gli articoli dedicati a questa tipologia di ricerche sono pertanto pochi e rari, e tra essi indichiamo: Sostrato, contatto linguistico e apprendimento della lingua materna (in parte) (G. Francescato, LV, 1970), Sui confini linguistici (aperto agli aspetti sociologici) (T. Telmon, LXVIII, 1983), L’ “Español coloquial”. Riflessioni sul mutamento linguistico e sul peso da assegnare al

registro formale nella linguistica storica (E.B. Ferrer, LXXIII, 1988) e, soprattutto, Comportamento linguistico e comportamento sociologico (C. Grassi, IL, 1964), contributo che ha genesi dichiarata

negli stimoli offerti da Storia linguistica dell’Italia unita di T. De Mauro. Al riguardo è doveroso però segnalare che tale importante monografia non ha un impatto significativo sull’AGI, non si è rilevata una influenza la cui portata andasse oltre l’occasionalità dell’articolo citato e pochi altri riferimenti: l’andamento diacronico del topic approccio sociolinguistico si mantiene regolare, non risente della sua pubblicazione, e anche sul vocabolario tecnico non si rilevano riflessi significativi; conseguenze apprezzabili non si manifesteranno nemmeno dopo il 1989, anno in cui T. De Mauro entra nella redazione della rivista. Più in generale è però la Sociolinguistica in senso ampio a non rivoluzionare le pratiche di ricerca: in maniera intuitiva, talvolta approssimativa, la dialettologia italiana aveva sempre affrontato il tema della collocazione del parlante nella comunità linguistica (Francescato, 1996: 64-66), e sull’AGI stesso la concezione della lingua come prodotto culturale era

133 Tale ambito si conferma comunque ancora assai forte. Tra i tecnicismi con specificità positiva per il periodo troviamo infatti alcuni termini fondamentali come inchiesta, informatore e isoglossa.

saldamente radicata134; pertanto, l’avvento della Sociolinguistica non comporta una frattura bensì un arricchimento, è motore di una evoluzione in continuità con le esperienze precedenti, la quale, sul piano lessicale, si manifesta negli innesti terminologici precedentemente segnalati.

I topic discussioni sul metodo e sulla linguistica e osservazioni stilistiche, metriche e retoriche sono di minor interesse in quanto mostrano unicamente una crescita quantitativa e non una evoluzione qualitativa. Non si può comunque non sottolineare il forte salto in avanti compiuto dalle considerazioni stilistiche che, tra il terzo e il quarto periodo, conoscono una notevole dilatazione (il tasso di copertura passa dal 2,5% al 12,6%), una crescita significativa e coerente con i rinnovati interessi dell’AGI che, nei suoi anni centrali, si mostra particolarmente ricettivo rispetto alle discipline contigue alla linguistica. Le attestazioni del topic in esame si concentrano in particolare tra il 1950 e il 1963, e sono certamente trainate dall’articolo di B. Terracini Lingua libera e libertà

linguistica, pubblicato tra il 1950 e il 1953, nel quale vi è una buona densità delle keyword che

definiscono il topic in esame. Le osservazioni relative allo stile si fanno più rare nella seconda metà del periodo; in particolare a partire dal 1971 le loro occorrenze disegnano una tendenza discendente che le porterà a spegnersi definitivamente nel corso degli anni ‘90. Chiudiamo l’analisi di questo topic ribadendo che, anche nei momenti di maggior fortuna, le sue manifestazioni sono abbastanza generiche: si tratta di osservazioni sparse, non di strutturate analisi stilistiche, e, ancor più spesso, di un semplice rivolgersi allo studio di testi letterari, come suggerisce l’assenza di tecnicismi apprezzabili135.

Quanto emerso nella precedente disamina ci porta a concludere che il tratto distintivo del quarto periodo è la ricchezza di approcci e tematiche, conseguenza dell’apertura e della ricettività della rivista verso discipline e oggetti differenti: come ben risalta nella equilibrata policromia di fig. 19, il suo profilo è definito da un intreccio di variegati elementi all’interno del quale non emerge un costituente egemonico. Contraltare al proliferare di nuovi interessi è la perdita di importanza patita da quei topic che avevano costituito l’asse portante della rivista negli anni precedenti, ossia etimologia

e lessicografia e geografia linguistica e toponomastica, i quali, con una sorte affine a quella a cui era

andata incontro la fonetica, collassano proprio dopo aver raggiunto la loro massima fortuna. Gli studi di matrice lessicale passano da un tasso di copertura del 20% ad appena il 7,7%, con uno stacco netto che si realizza immediatamente alla ripresa delle pubblicazioni dopo la seconda guerra mondiale; il 134 Le stesse considerazioni valgono per l’attenzione nei confronti dei fenomeni di contatto, tipicamente associata alla sociolinguistica: espressioni di questo interesse sono emerse nel terzo quadrante dell’analisi delle corrispondenze, dunque in corrispondenza del periodo 1926-1942 (cfr. cap. 3 par. 2.3.2).

135 I termini connessi al topic che hanno specificità positiva per il periodo 1950-1988 sono infatti estremamente generici; si tratta di prosa (309 occorrenze), poesia (246), metafora (151), lettore (109), espressivo (106),

topic geografia linguistica, invece, riesce ad assestarsi sul 9,1%, e all’interno di alcune annate (1954,

1957, 1958 e 1965) raggiunge valori superiori al 15%: il superamento della linguistica areale provoca una inevitabile retrocessione dell’attenzione per la dimensione spaziale e una sua trasformazione qualitativa, ma non una completa cancellazione.

I dati sin qui esaminati ci consentono infine di affermare che, in questi anni, lo sguardo dell’AGI si rivolge con insistenza al di fuori della lingua, in controtendenza con lo strutturalismo imperante in Europa ma in assoluta coerenza e continuità con la prospettiva propria della tradizione italiana, nonché con la più diretta eredità ascoliana. Lo scarso attecchimento delle teorie strutturaliste era già emerso nell’analisi delle corrispondenze (cfr. cap. 3 par. 2.3.3), e ora lo studio dei topic conferma che, nonostante i tanti cambiamenti subiti nel corso degli anni, la rivista resta fedele alla propria impostazione “storica” e attenta alla dimensione culturale; bisogna inoltre considerare il forte legame tra AGI e studio dei dialetti, rispetto ai quali lo strutturalismo aveva una capacità esplicativa limitata non riuscendo a rendere conto delle numerose similarità tra i sistemi dialettali aventi una matrice storico-culturale (Benincà, 1994a: 611-615).