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Dopo aver analizzato, nei capitoli precedenti, semantica e valori dei termini caratteristici delle diverse fasi della rivista, esaminiamo ora, mediante una prospettiva basata sul distant reading (cfr. Moretti, 2005), le trasformazioni subite dal vocabolario specialistico nel suo insieme: guardando al profilo lessicometrico della terminologia linguistica145 impiegata nell’AGI intendiamo riconoscere e interpretare le tendenze generali che ne hanno governato lo sviluppo dalla fine dell’Ottocento ad oggi. Nello specifico, saranno prese in considerazione, e osservate da varie angolazioni, la dimensione del vocabolario specialistico in ciascuna annata (numero di type) e le oscillazioni nella frequenza relativa dei tecnicismi, valido indicatore del grado di specializzazione del discorso; si ricaveranno e illustreranno, inoltre, dati relativi alla ricchezza lessicale e al tasso di obsolescenza delle parole.

Nel grafico visualizzato in fig. 38 la linea orizzontale illustra la dimensione media del vocabolario specialistico delle annate appartenenti a ciascuno dei periodi individuati dall’analisi delle corrispondenze; le barre corrispondono invece al numero di type tecnici attestati nei singoli volumi, e raffigurano la composizione del lessico specialistico con riferimento all’origine cronologica dei tecnicismi146. Si è scelto di riportare i valori assoluti, e non il tasso di tecnicismi nel vocabolario, perché li si reputa la più efficace rappresentazione della dimensione del lessico settoriale e un buon termine di confronto tra le annate: la dimensione degli articoli, infatti, incide solo marginalmente sui tecnicismi rilevati in quanto il numero di quelli necessari a trattare un certo argomento non cresce proporzionalmente alla lunghezza del testo147.

145 Verranno presi in considerazione esclusivamente i tecnicismi propri della linguistica, e non anche quelli appartenenti a discipline contigue.

146 La data di prima attestazione fa riferimento alla comparsa del termine nel corpus.

147 Un effetto rilevabile, ma comunque non in grado di alterare in maniera significativa il complesso dei dati, ha invece il numero di articoli pubblicati in un determinato volume, in quanto esso si ripercuote direttamente sulla quantità di argomenti trattati: il dato abnorme fatto registrare dal 1929 (cfr. fig. 38) dipende appunto dal fatto che tale annata contiene quasi il triplo degli articoli rispetto alla media.

F ig u r a 38 A G I. D im e n si o n e d e l v o c a b o la ri o s p e c ia li st ic o n e l te m p o , e s u a c o m p o si zi o n e c o n r if e ri m e n to a ll a d a ta d i p ri m a a tt e st a zi o n e d e i te c n ic is m i.

I dati indicano che il numero di tecnicismi per anno è soggetto a variazioni ridotte, si mantiene quindi sostanzialmente uniforme lungo quasi tutta la storia dell’AGI: le variazioni rilevanti sono sporadiche, e non è riscontrabile una tendenza evidente. Solo negli ultimi venticinque anni si osserva una espansione significativa del vocabolario tecnico, che si manifesta con una crescita rapida e improvvisa più che come apice di una progressione: in concomitanza con l’inizio della quinta fase della rivista (1989), il numero di tecnicismi impiegati aumenta in maniera sensibile; eppure, l’incremento osservato è minore di quello che ci si sarebbe potuti attendere: in quasi 150 anni, partendo da una disciplina ancora neonata, la dimensione del vocabolario tecnico impiegato annualmente aumenta del 25%, con valori medi che, comunque, non sono lontani da quelli registrati in alcune annate precedenti. Ciò pare suggerire che il lessico non si sviluppa in maniera incrementale, per accumulo, bensì attraverso cicli di sostituzioni; sostituzioni che, in misura ridotta, avvengono attraverso l’avvicendamento di alcune parole con sinonimi più recenti e coerenti con i nuovi punti di vista della disciplina148, mentre più spesso si manifestano nella radicale scomparsa di alcuni interessi di ricerca, e delle relative terminologie, e nella conseguente introduzione di nuovi paradigmi che portano con sé un consistente numero di neologismi e, talvolta, la specializzazione di parole che sino a quel momento non avevano espresso un significato tecnico149.

Per meglio cogliere le dinamiche richiamate poco sopra è utile esaminare il tasso di obsolescenza delle singole componenti cronologiche del vocabolario, in quanto il dato offre una efficace rappresentazione del ciclo vitale dei tecnicismi. I neologismi accolti tra il 1926 e il 1942 declinano stabilmente con un tasso di abbandono annuo dell’1,5%, un abbandono del quale è causa la lenta ma costante marginalizzazione della geografia linguistica; minor fortuna hanno i numerosissimi termini introdotti tra il 1950 e il 1988, la metà dei quali è già scomparsa nei primi anni ’90: questo elevato tasso di obsolescenza, che si assesta sul 4% annuo, è conseguenza del restringimento tematico della rivista, che si chiude a molte delle discipline che aveva ospitato nel secondo dopoguerra – il lessico delle quali viene quindi abbandonato. Assai differenti sono le vicende dei termini risalenti alla fine del 1800, i quali esibiscono una notevole resilienza dimostrata dal ridottissimo tasso di abbandono, pari allo 0,6% annuo e sostanzialmente costante nel corso del tempo; è inoltre palese come sia questa la componente decisamente più ampia del vocabolario specialistico: se guardiamo alle pubblicazioni più recenti, notiamo che oltre il 70% dei tecnicismi era già attestato

148 Emblematico di questi processi è il caso del tecnicismo della fonetica ottocentesca colore, completamente sostituito da articolazione; ma si prendano ad esempio anche il subentro di dileguo ad ettlissi e di prestito ad

accatto.

149 Per quanto riguarda la specializzazione di parole precedentemente attestate con significato non tecnico si possono ricordare le vicende di strategia e tema, mentre inverso è il processo conosciuto da chiaro, scuro e

nel XIX secolo150. La terminologia ottocentesca costituisce quindi un nucleo cospicuo e persistente, mentre, come si è visto, le successive innovazioni faticano ad affermarsi stabilmente; possiamo dunque concludere che molti dei concetti fondamentali e basilari della disciplina, ancora oggi imprescindibili in qualsiasi tipologia di analisi, erano già stati elaborati oltre un secolo e mezzo fa.

Proponiamo una breve sintesi dei dati151:

▪ nel periodo 1873-1905 vengono impiegati 1.682 tecnicismi differenti (il loro tasso di abbandono annuo medio sarà lo 0,6%);

▪ nel periodo 1910-1923 vengono introdotti 131 nuovi tecnicismi, ma non se ne ripresentano 145 di quelli attestati in precedenza;

▪ nel periodo 1926-1942 i nuovi ingressi nel vocabolario specialistico sono 486 (la loro obsolescenza sarà dell’1,5% annuo), 42 le uscite;

▪ nel periodo 1950-1988 i neologismi tecnici sono ben 1.047 (faranno registrare una obsolescenza annua media pari al 4%), 140 gli abbandoni;

▪ nel periodo 1989-1993 il lessico tecnico si arricchisce di 218 nuove voci, ma ne perde 603; ▪ nel periodo 1994-2014, infine, sono 669 le nuove aggiunte e almeno 246 le uscite.

Figura 39 – AGI. Andamento nel tempo del TTR riferito alla terminologia tecnica; i dati sono suddivisi in

base alla prima attestazione dei tecnicismi nel corpus e mostrano i valori medi delle annate appartenenti a ciascun periodo.

Ulteriori indicazioni vengono offerte dalla valutazione del rapporto tra la dimensione del vocabolario e il numero delle occorrenze, ossia il Type-Token Ratio (TTR), che costituisce un indice di ricchezza lessicale (cfr. Tuzzi, 2003: 127): più il valore è alto, più il lessico impiegato è variegato;

150 Il dato calcolato sui token raggiunge addirittura l’85%.

151 Con “nuovi ingressi” ci riferiamo alle voci che hanno la loro prima attestazione in quel periodo; con “uscite” indichiamo le parole attestate in almeno uno dei periodi precedenti ma non in quello considerato.

la fig. 39 prende in considerazione unicamente i tecnicismi152 e, per una migliore leggibilità, non mostra i dati anno per anno ma riporta i valori medi per ciascuno dei periodi individuati dall’analisi delle corrispondenze. Come si evince dal grafico, la componente ottocentesca del vocabolario specialistico presenta, sin dalle fasi più antiche, una bassissima ricchezza lessicale, dimostrazione del fatto che essa designa principalmente un insieme di concetti che si ripropongono costantemente quasi in ogni articolo e volume, mentre pochi sono i termini a bassa frequenza, dunque quelli associati a trattazioni molto specifiche; opposta è la caratterizzazione del lessico introdotto alla fine degli anni ’80, assai ricco in quanto comprende un buon numero di hapax153 e di tecnicismi che talvolta compaiono in non più di un articolo: è questo chiaro segnale di una forte specializzazione della terminologia, che va a designare campi semantici sempre più ristretti o altamente contestualizzati. Certamente elevata è anche la ricchezza lessicale delle altre due principali componenti cronologiche del vocabolario; ma in questi casi, come dimostrano vari indicatori, il dato riflette una effettiva ricchezza tematica e non è pertanto conseguenza della specializzazione del lessico: vi è una grande varietà nelle occorrenze dei tecnicismi perché numerosi sono gli argomenti trattati.

Figura 40 – AGI. Andamento nel tempo della frequenza relativa dei tecnicismi.

Utile ed efficace indicatore del grado di specializzazione di un discorso scientifico è indubbiamente la frequenza relativa dei tecnicismi, a tutti gli effetti misura della loro densità in un testo; nella fig. 40 il dato è mostrato con riferimento sia alle singole annate sia ai valori medi per i periodi individuati dall’analisi delle corrispondenze. Il grafico esibisce un andamento tendenzialmente crescente e caratterizzato da un balzo particolarmente marcato in corrispondenza dei primi anni Novanta: il divario tra il primo e l’ultimo periodo è molto forte ed evidente, la frequenza con la quale nel testo degli articoli si incontrano i tecnicismi aumenta infatti del 60% – un incremento percentuale più che doppio rispetto a quello fatto registrare dai type (cfr. fig. 38); in sostanza, negli ultimi venticinque anni il discorso si fa sensibilmente più carico di voci specialistiche, e si passa così dalla una media di un tecnicismo ogni quindici parole nel primo periodo, a uno ogni nove nell’ultimo. 152 Il TTR è stato dunque calcolato attraverso il rapporto tra la dimensione del vocabolario specialistico (type) e il numero di occorrenze dei tecnicismi (token).

Come è emerso anche dall’analisi delle corrispondenze (cfr. par. 2.3.4), ciò dipende dall’introduzione di nuove tematiche di ricerca, legate alla morfosintassi, dotate di un alto grado di tecnicità, la trattazione delle quali richiede la costante denominazione di oggetti e concetti altamente specifici; a ciò si accompagna il restringimento dei riferimenti alla realtà extralinguistica, per loro natura non tecnici, riferimenti che, con fortune alterne, erano sempre stati presenti tanto nella illustrazione dei significati quanto nell’attenzione per il parlante e i contesti d’uso della lingua, ambiti che vengono ora fagocitati dall’analisi delle strutture interne alla lingua.

Figura 41 – AGI. Andamento nel tempo della frequenza relativa dei forestierismi tecnici non adattati.

Chiudiamo questa panoramica sul profilo lessicale della terminologia linguistica proponendo alcune osservazioni circa il ruolo dei forestierismi tecnici. Come indica chiaramente la fig. 41 c’è stato, in anni recenti, un loro forte incremento e, ancora una volta, il momento cruciale è la fine degli anni Ottanta: nell’arco di breve tempo la loro frequenza relativa aumenta del 900%; eppure, in termini assoluti, i valori sono comunque bassi e di certo ben lontani dal descrivere una invasione: ogni 100.000 parole si incontrano appena 93 forestierismi tecnici non adattati. Più che il loro numero, sono altre le circostanze che devono stimolare una riflessione: la presenza di voci per i quali i corrispettivi italiani sono già ben affermati (si pensi ad esempio a informant o a mass noun) e, ancor di più, la proliferazione degli articoli scritti interamente in lingua inglese154.