• Non ci sono risultati.

1. D ESCRIZIONE DEL CORPUS

3.3. Analisi diacronica dei topic

3.3.2. Secondo periodo: 1910-1923

Gli anni 1910-1923, pur avendo accolto tre sole pubblicazioni, sono di capitale importanza nella storia della rivista: lo studio dei topic conferma la loro natura di periodo di rottura e transizione, già suggerita dall’analisi delle corrispondenze116, ed evidenzia la convivenza di continuità, fratture e anticipazioni nella trattazione dei principali argomenti. Se da un lato si proseguono le ricerche precedenti, con addirittura una crescita nell’importanza delle osservazioni fonetiche117 (il tasso di copertura calcolato sul sub corpus passa dal 19,5% al 37,7%), dall’altro, all’interno di un profilo tematico sostanzialmente invariato, si verifica uno sconvolgimento stilistico-formale il cui segnale è la scomparsa improvvisa e sostanzialmente definitiva di quelli che abbiamo definito relitti lessicali, i quali, da un numero all’altro, tra il 1905 e il 1910, passano dall’estendersi sul 35,7% della rivista ad occuparne appena il 5,6% (dati sul periodo: dal 40,7% al 6,9%): il loro dileguo produce una frattura della quale non c’erano state avvisaglie, non si registra una riduzione progressiva nelle occorrenze delle parole considerate bensì si verifica una repentina estinzione. Le cause di questo drastico fenomeno sono probabilmente da ricercarsi nell’affermarsi, sotto la guida di P. G. Goidanich, che sostituisce C. Salvioni alla direzione, di una nuova generazione di linguisti promotrice di un diverso, nuovo, modo di scrivere; si realizza un autentico “ricambio generazionale”, ben testimoniato dal fatto che dei 37 linguisti che pubblicano sull’AGI tra il 1876 e il 1905, l’unico nome a ripresentarsi dopo il numero 16 (1902-5) è quello di Giovanni Flechia, con una pubblicazione che è però postuma ed edita dal figlio a più di 20 anni dalla morte; tutte le altre firme sono nuove, e certamente nella

115 Per una descrizione del legame tra Filologia e Linguistica nella seconda metà del 1800 cfr. Benincà (1994a: 540-543).

116 Se si osserva la fig. 9 si può notare il forte isolamento degli anni considerati all’interno del piano cartesiano; ciò testimonia unicità e specificità del loro profilo lessicale.

117 Il dato è inatteso in quanto contrasta con quanto affermato da Goidanich, neo-direttore della rivista, a pagina XVIII della prefazione al numero XVII (1910-3): «il mio programma è, subito, e sicuramente tracciato e precisamente definito così: esame analitico delle opere pubblicate dopo la proclamazione del Regno d'Italia dal punto di vista del lessico (eventualmente della grammatica)». Nonostante tale dichiarazione d’intenti non solo le indagini fonetiche continueranno a prevalere sugli studi lessicali, ma consolideranno ulteriormente la propria centralità.

trasformazione del profilo lessicale della rivista incide grandemente l’assenza di quelli che erano stati i più prolifici collaboratori dell’Archivio nella sua prima fase, ossia G. I. Ascoli (55 articoli), C. Salvioni (20), S. Pieri (10), G. Morosi (7) e lo stesso G. Flechia (7) – da soli responsabili per oltre il 60% dei contributi.

Riassumiamo le considerazioni sin qui sviluppate: gli anni 1910-1923 presentano un profilo lessicale assai diverso rispetto a quello del periodo precedente, e tale diversità non può essere spiegata guardando ai contenuti delle ricerche: l’esplorazione del vocabolario specialistico mostra che non vi è un significativo ingresso di nuovi tecnicismi, e inoltre gli studi pubblicati continuano ad essere all’insegna della fonetica; pertanto la frattura rilevata non può che avere quale sua causa primaria una variazione stilistico-formale, la quale diventa effettivamente evidente se si osserva l’insieme delle parole la cui frequenza subisce un tracollo in prossimità del 1910. La disamina di tale insieme conduce alle seguenti considerazioni118:

a) declina definitivamente l’uso di <j> nei dittonghi e in posizione finale – un uso che, comunque, anche nel periodo precedente, non aveva costituito una norma stabile. Al riguardo è eloquente il grafico seguente, che mette a confronto un insieme di forme rappresentative: da un lato la somma delle frequenze relative di varj, ajuto, pajono, dubbj, avverbj, principj, pajo, letterarj, criterj,

cimelj, indizj, appajono e apppaja, dall’altro quella delle rispettive varianti con il grafema <i>;

b) scompaiono alcuni termini, principalmente ma non esclusivamente avverbi e congiunzioni, presumibilmente reputati eccessivamente arcaizzanti; citiamo, a titolo di esempio, allato, cagion,

daccanto, dianzi, eziandio, imprima, mercè, poscia, perocché, susseguente, tuttavolta e verbigrazia, forme la cui frequenza cumulata è riportata nel grafico seguente;

118 Quella di seguito proposta è una analisi condotta senza pretese di esaustività in quanto si allontana dagli interessi centrali della tesi: i fenomeni non verranno ricostruiti in ogni loro sfaccettatura ma ci si limiterà ad un esame cursorio volto alla sola individuazione delle tendenze generali.

Figura 21 – AGI. Occorrenze nel tempo (frequenze relative) di parole con <j> nei dittonghi e in posizione

Figura 22 – AGI. Occorrenze nel tempo (frequenze relative) di alcune forme “desuete”.

c) si riducono gli ambiti di utilizzo dei pronomi enclitici, e di conseguenza si fanno drasticamente meno frequenti, sino a quasi azzerarsi, le occorrenze di forme quali parmi, sarebbesi, siasi, trovasi,

vedesi, ecc.;

d) cessa il ricorso ad alcune forme verbali ormai percepite come arcaizzanti quali avea, dovea, potea,

sien, vegga, ecc.;

e) declina la popolarità di alcune varianti grafiche in precedenza saldamente attestate, e vi è un restringimento nei contesti di utilizzo dell’apocope; a titolo esemplificativo citiamo le seguenti parole, delle quali illustriamo anche la frequenza nel tempo: abondanza, feminile, imaginare,

intiero, non ostante e spagnuolo;

Figura 23 – AGI. Occorrenze nel tempo (frequenze relative) di alcune varianti grafiche.

Chiudiamo l’esame della frattura che si consuma tra il 1905 e il 1910 segnalando un insieme di tecnicismi le cui frequenze, nel breve arco di tempo considerato, calano repentinamente – o che, altrettanto rapidamente, perdono il loro valore specialistico: digradamento, ettlissi, illusorio,

incolume, legittimo, palatile, palatina, propagginazione, schietto, spandimento e succedaneo.

Gli anni 1910-1926 mantengono una salda continuità tematica con il periodo precedente esibendo però al contempo la capacità di anticipare le tendenze future, capacità che si concretizza nella definitiva marginalizzazione dell’interesse filologico, che inizia qui il suo lento declino a causa dell’interesse crescente per la lingua parlata, e nelle prime rilevanti attestazioni di geografia

linguistica e approccio sociolinguistico; l’attenzione al dato spaziale e la considerazione per il

consolidamento di quel clima che porterà, negli anni seguenti, al successo della Neolinguistica e all’importante lavoro sull’Atlante Linguistico Italiano promosso da M. Bartoli. L’importanza della fonetica, unita alla valutazione dei contesti geografico e spaziale, suggerisce l’innestarsi delle ricerche in un quadro ancora prettamente dialettologico, e dunque pare trovare ben poche risposte l’appello di Goidanich per una apertura verso lo studio della lingua letteraria119; tale ipotesi trova conferma nello spoglio dei titoli di questi anni, tra i quali troviamo, condensanti in soli tre numeri, Fonologia del

dialetto di Novellara (1913), Per la storia del dialetto di Modena (1913), Il parlare d'Usseglio (1913-

1922), Saggio sul dialetto di Pragelato (1922) e Di alcuni parlari della media Val di Magra. Saggio

fonetico (1923) – e tale cursoria ricognizione potrebbe essere ulteriormente espansa, mentre i

riferimenti letterari sono assai difficili da rintracciare.