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L A SECONDA METÀ DEGLI ANNI ’50: UNA FASE DI TRANSIZIONE

L’analisi delle corrispondenze relativa al periodo 1939-1979 individua una cesura tra il 1954 e il 1955, anni che costituiscono quindi un passaggio importante nella diacronia interna alla prima metà della rivista; in particolare, viene sottolineato il discreto avvio di un processo evolutivo,

205 Nel 1940 Migliorini pubblica, su «Primato», La guerra e il vocabolario, testo che propone appunto alcune prime osservazioni circa l’impatto che la guerra stava avendo sul lessico.

206 Rari gli articoli che affrontano il tema della gergalità guardando a varietà diverse da quelle militaresche. Possiamo segnalare solo Sonare ‘perdere’ nel furbesco (F. Ageno, XXII, 1961), Il gergo dei ‘norcini’ a Roma (C. Bascetta, XXVI, 1965) e Meccanismi semantici del lessico gergale (E. Borello, XXXVII, 1976)

inscindibilmente metodologico e tematico, che si esplica nel progressivo rafforzamento delle ricerche di matrice storico-filologica, le quali si espandono quantitativamente e maturano qualitativamente a scapito dell’indagine sull’italiano moderno. Pur favorito dalla reazione alla politica culturale fascista, che aveva contaminato gli studi sulla lingua contemporanea, questo lento ma costante slittamento negli interessi è primariamente determinato dal parallelo sviluppo della Storia della lingua come disciplina autonoma, dotata di un proprio statuto e di una fisionomia riconoscibile: è quest’ultima la relazione che approfondiremo nelle prossime pagine. L’istituzione della prima cattedra di Storia della lingua italiana è in realtà anteriore rispetto al periodo qui considerato, la nomina di Migliorini a professore ordinario risale infatti al 1937207; tuttavia, per lungo tempo lui e Alfredo Schiaffini (università di Roma, 1939) saranno gli unici ordinari del settore e, inoltre, negli anni Cinquanta non erano ancora state consolidate le fondamenta della disciplina: bisognerà attendere il 1960 per la pubblicazione della prima esauriente storia della lingua italiana208, frutto di un ventennale lavoro dello stesso Migliorini.

Il ritardo nella costituzione della Storia della lingua italiana è evidente: basti pensare che in Francia la cattedra corrispondente venne istituita nel 1901, ed assegnata a quel Ferdinand Brunot che nel 1905 avrebbe iniziato la pubblicazione della monumentale Histoire de la langue française; eppure è indubbio che l’Italia vanti una secolare tradizione di riflessione linguistica e lessicografica, «questo imponente lavorìo linguistico, pur provvisto di idee e di spunti rilevanti, è stato però generalmente inoperoso per i fini di una vera storia della lingua italiana» (Vitale, 1992: 268). Certo in epoca “pre- scientifica” non mancarono estese trattazioni su natura, fisionomia e vicende del volgare, tuttavia esse si collocano per lo più «nel quadro della storia letteraria, o della storia civile e politica, o dell’erudizione: come a dire che la storia della lingua esisteva, ma non aveva ancora sufficiente autonomia per affermarsi in forma di saggistica specifica» (Marazzini, 2007: 160); inoltre, la prevalenza di una prospettiva puristico-classicistica aveva fatto sì che si guardasse non tanto alla “lingua italiana” quanto piuttosto alla “lingua letteraria italiana”, finendo così col produrre storie dello stile più che storie della lingua, distanti dalla considerazione degli usi pratici e delle loro trasformazioni – una circostanza denunciata dallo stesso Migliorini (Maconi, 2017b: 88). Neanche

207 L’istituzione della cattedra, presso l’università di Firenze, è dovuta all’impegno diretto di Giuseppe Bottai, allora ministro dell’Educazione nazionale: l’interessamento del regime non deve sorprendere, in quanto la promozione della disciplina ben si inseriva nel quadro di una politica anche culturalmente nazionalista; la nomina ebbe l’avallo di Giovanni Gentile, e fu sancita da una commissione composta da Matteo Bartoli, Vittorio Bertoldi, Giulio Bertoni, Angelo Monteverdi e Alfredo Schiaffini. Per un quadro completo e approfondito sui primi anni della Storia della lingua italiana cfr. Maconi (2017a).

208 Tra gli antecedenti illustri di quest’opera si deve segnalare almeno il Profilo di storia linguistica italiana (1953) di Devoto, «la prima storia della lingua italiana definibile come “canonica” o “ufficiale”» (Marazzini, 2007: 155. Cfr. anche Marazzini, 2017).

la diffusione della linguistica storico-comparativa nel secondo Ottocento gioverà allo sviluppo della disciplina, in quanto gli studi scaturiti dal modello neogrammatico tendono a trattare la diacronia nella prospettiva della sola grammatica storica, trascurando dunque la “storia esterna” e mostrandosi privi di una dimensione interdisciplinare, entrambi aspetti necessari a tracciare compiutamente la storia di una lingua209: anche su queste pagine, nello specifico in relazione all’AGI, abbiamo avuto modo di constatare come la glottologia guardasse principalmente ai dialetti vivi, la cui considerazione in prospettiva storica si lega alla descrizione dei mutamenti determinati dalle leggi fonetiche e ricostruisce quindi delle sequenze di fatti linguistici isolate dalla più ampia realtà storica210.

Non rientrano negli obbiettivi di questa tesi né l’esame del ritardo nella nascita della Storia della lingua né il racconto dei primi anni di vita della disciplina, piuttosto ci interessa osservare e commentare le conseguenze che il suo sviluppo e il suo riconoscimento accademico ebbero sulla fisionomia di LN. Chiudiamo quindi questa brevissima parentesi, e mettiamo a fuoco alcune tracce lessicali che segnalano l’intensificarsi, a partire dalla seconda metà degli anni ’50, del riguardo per l’adeguatezza filologica e, più in generale, dell’attenzione per i testi considerati nella loro specificità; di seguito riportiamo alcune di queste voci, messe in risalto dall’analisi delle corrispondenze eseguita sul sub corpus 1939-1979 (cfr. figg. 55 e 56): autografo, codice (cod), copista, edizione, editore,

glossa, incunabolo, lezione, manoscritto (ms), vulgata, tradizione manoscritta e variante211. Alle

considerazioni più propriamente filologiche si associa, inevitabilmente, una importante componente di ricerca documentaria, necessaria alla corretta interpretazione e valutazione del lessico; la riconosciamo in parole come attestato, attestazione, biblioteca, concordanze, documentato,

documentazione, documenti, glossario, hapax, spoglio, tesauro e testimonianza, e nell’incremento

dei riferimenti agli strumenti lessicografici: DEI, Devoto Oli, dizionario enciclopedico, dizionario

etimologico, enciclopedia, FEW, GDLI, glossario, REW, tesauro, Tommaseo Bellini, vocabolario.

L’incremento nella frequenza della terminologia filologica è indice di una maggiore attenzione ai testi, alle modalità della loro trasmissione e alla loro attendibilità. Tale circostanza può essere ricondotta a un più saldo radicamento della Storia della lingua in quanto quest’ultima opera su testimonianze scritte del passato che, per essere affidabili e non inficiare i risultati delle analisi,

209 Fermo restando che “Storia della lingua” è una etichetta complessa di non semplice delimitazione e definizione; una “categoria controversa”, per riprendere la celebre espressione di Varvaro (1972) a cui rimandiamo per una estesa e minuziosa discussione sull’argomento.

210 Tra Ottocento e Novecento non mancano comunque importanti precursori della Storia della lingua propriamente intesa; una ampia panoramica è offerta in Vitale (1992) e nel più recente Maconi (2017). 211 Le attestazioni del termine risentono della sua polisemia: gli utilizzi oscillano tra il tecnicismo della filologia e il più generico riferimento alla variabilità formale senza che uno dei due significati prevalga nettamente sull’altro.

necessitano appunto di “cure filologiche” (Stussi, 1991: 1) volte a determinarne l’autenticità: «che la filologia in quanto esame della qualità delle fonti (dei dati, della tradizione, delle stampe) sia necessaria alla storia della lingua […] è banalmente vero in generale» (Beltrami, 2015: 95); il fatto che, su LN, le considerazioni filologiche siano poste al servizio della linguistica e abbiano una ridotta autonomia lo mostra invece lo spoglio degli articoli pubblicati. Tra Filologia e Storia della Lingua vi è dunque un “connubio indissolubile” (Marazzini, 2007: 172), al quale partecipa anche la ricerca documentaria delle attestazioni: si tratta di una pratica complementare e necessaria tanto alla indagine storica quanto alla filologia testuale perché garante della corretta interpretazione delle forme lessicali, che devono essere considerate nel loro contesto e ricondotte a una specifica tradizione, a un determinata trafila cronologica212.

Figura 58 – Andamento nel tempo della frequenza relativa di un insieme di voci di ambito filologico213.

Le indicazioni che abbiamo ricavato dall’analisi delle corrispondenze trovano conferma nei cambiamenti nella frequenza del lessico più propriamente filologico, il quale, come si nota nella fig. 58, intensifica la propria presenza nel corso degli anni ’50, con un incremento evidente a partire dal 1958: nell’arco di un decennio la frequenza relativa quasi raddoppia, raggiungendo valori che si manterranno sostanzialmente costanti sino al presente. Questi dati ci consentono di interpretare gli anni Cinquanta e Sessanta come una fase di transizione nella quale vengono introdotte le innovazioni che segneranno il secondo periodo della rivista pur senza sacrificare, per il momento, gli interessi precedenti. Il rafforzamento della Storia della lingua in questo momento storico è principalmente

212 Un simile approccio ai testi favorisce l’interesse per la ricerca della prima comparsa di un determinato termine, finalità ben riassunta dalle voci a partire dal, retrodatare e prima attestazione (cfr. figg. 55 e 56); su questo aspetto torneremo però nel par. 5 in quanto effettivamente caratteristico, e quantitativamente considerevole, solo a partire dagli anni Ottanta.

213 Nel grafico sono state cumulate le frequenze relative delle seguenti voci: amanuense, antigrafo, apocrifo,

apparato critico, archetipo, autografo, codex, codice, collazione, copia, copista, costellazione, cursus, editio princeps, edizione, esemplare, espungere, espunzione, filologia, glossa, incunabolo, interpolazione, lapsus calami, lectio, lezione, manoscritto, mutilo, paleografia, paleografico, princeps, regesto, scartafaccio, scripta, scriptorium, stemma, testimone, tradizione manoscritta, variante, vulgata. Non si sono considerati i termini

determinato dalla concomitanza di tre fattori: il lavoro di Migliorini su Storia della lingua italiana, la crescente disponibilità di edizioni critiche moderne e il millesimo anniversario della lingua italiana. ▪ Le testimonianze scritte lasciate da Migliorini (cfr. Maconi 2017b) ci informano del fatto che già nel 1938 iniziano i lavori su Storia della lingua italiana, i cui primi risultati, relativi al Cinquecento, vengono pubblicati nel 1946; sarà però soltanto tra il 1953 e il 1958 che il lavoro di stesura si farà realmente intenso: in breve tempo vengono completati il capitolo “Tra il latino e l’italiano”, distribuito come dispensa universitaria, e i contenuti relativi a Trecento, Quattrocento, Seicento e Settecento, ospitati sulla rivista «Rassegna della letteratura italiana». Contraltare al rafforzamento degli studi storici è la necessaria riduzione dell’impegno dedicato alla lingua contemporanea, le trattazioni della quale si chiudono su questioni più limitate e talvolta a carattere divulgativo (Ghinassi, 1990: LXXV). È emerso più volte come LN risulti essere specchio quasi perfetto dei convincimenti e delle pratiche del suo fondatore, non sorprende quindi il fatto che sulla rivista, proprio in questi anni, compaiono le prime tracce della “nuova” Storia della lingua, destinata a influenzare gli interessi di collaboratori presenti e futuri214.

▪ Come si è già avuto modo di discutere e motivare, l’avanzamento della Storia della lingua è dipendente da quei materiali testuali che solo il progresso della filologia può offrire, ed è pertanto naturale che «la fioritura degli studi di storia della lingua sia stata accompagnata, di pari passo, dall’allestimento di edizioni criticamente fondate dei testi della nostra tradizione» (Maconi, 2017a: 41-42); in tal senso gli anni ’50 si configurano come un fondamentale momento di crescita grazie alla pubblicazione di importanti raccolte testuali che vanno a colmare le lacune con cui si erano scontrati i linguisti del primo Novecento, un periodo in cui il bilancio della Filologia italiana era stato abbastanza modesto, pur con l’eccezione dei lavori di Michele Barbi e dei Testi fiorentini di Alfredo Schiaffini (Stussi, 1993: 13-14)215. La crescente disponibilità di edizioni filologicamente accurate produce effetti immediati e tangibili sullo studio dell’italiano: «nei primi anni Cinquanta, quasi con un’esplosione di energie troppo a lungo compresse, viene pubblicata una fitta serie di libri e di articoli dedicati alla storia della nostra lingua» (Stussi, 1999: 250), contributi che vanno rapidamente a comporre le fondamenta

214 Si noti anche che storia della lingua italiana ha una specificità positiva per il primo quadrante dell’analisi delle corrispondenze eseguita sul sub corpus 1939-1979 (cfr. fig. 55): ciò è dovuto proprio alle frequenti citazioni del manuale di Migliorini, che ha quindi un impatto immediato.

215 Nel 1941 Giorgio Pasquali aveva condannato l’assenza, in Italia, di “interpreti e critici di testi” e, al contrario, l’abbondanza di critici letterari ed estetici; prima di lui, nel 1921, posizioni simili furono espresse anche da Ernesto Giacomo Parodi (cfr. Ciociola, 2006: 16-17).

sulle quali verrà eretta la nuova disciplina216; apice di questo processo può essere considerato il 1960 che, oltre ad avere un grande valore simbolico, è anche l’anno in cui vengono pubblicati i Poeti del duecento di Contini e, sul versante più propriamente storico-linguistico, La questione

della lingua di Maurizio Vitale e Storia della lingua italiana di Migliorini. Le tracce lessicali

in precedenza esaminate dimostrano una tempestiva assimilazione delle metodologie filologiche da parte di LN, che tiene dunque il passo con le coeve importanti trasformazioni che coinvolgono le ricerche linguistiche ed è pertanto viva protagonista della nuova stagione della Storia della lingua italiana.

▪ Il 1960 è segnato dalle celebrazioni per il millesimo anniversario della lingua italiana: importanza e influenza di una simile ricorrenza non devono essere sottovalutate, ed effettivamente essa fu stimolo per la realizzazione di un consistente insieme di studi e ricerche; la scelta dello stesso Migliorini di pubblicare la sua Storia della lingua italiana in corrispondenza di questa occasione non può essere considerata casuale. Che l’anniversario abbia avuto un sensibile effetto su LN lo si deduce dal fatto che, a partire dal 1960, concentrato in un breve arco di tempo, si rintraccia un cospicuo insieme di studi sui primi documenti del volgare italiano217: Marzo novecentosessanta (P. Fiorelli, XXI, 1960), Semina italicae linguae (G. B. Pighi, XXI, 1960), Dubbi sull’indovinello veronese (A. Chiari, XXII, 1961), Il se pareba

veronese e la somiglianza negli indovinelli (A. Leone, XXII, 1961), Un altro antichissimo documento di volgare italiano (F. Ageno, XXIII, 1962), Note sulla carta capuana (con testimonianze in volgare) del Marzo 960 (S. Pellegrini, XXIII, 1962), Un giuramento del 928

(I. Baldelli, XXV, 1964), Un’antica iscrizione laziale semi-volgare? (G. Contini, XXVII, 1966), Sul problema delle fonti e sul testo del «Ritmo Cassinese» (F. Sabatini, XXVIII, 1967) e, più avanti nel tempo, Sull’iscrizione della chiesa romana di San Clemente (O. Castellani Pollidori, XXXIII, 1972) e Appunti sui più antichi testi italiani (A. Castellani, XXXVI, 1975). La portata dei riferimenti a queste prime testimonianze è tale da produrre effetti visibili anche sui profili lessicali delle annate comprese nella seconda metà degli anni Cinquanta, alla caratterizzazione delle quali contribuiscono le voci badia, cassinesi, indovinello, monastero,

montecassino, placiti e sao (cfr. fig. 56).

216 Il riferimento è qui ai contributi, efficacemente individuati da Stussi (1999), pubblicati da autori quali Arrigo Castellani, Gianfranco Contini, Maria Corti, Gianfranco Folena, Giovanni Nencioni, Cesare Segre e Maurizio Vitale.

217 Negli anni precedenti non mancarono comunque del tutto ricerche affini; si possono segnalare: Sao ko kelle

terre…. (M. Bartoli, VI, 1945), Ancora “sao ke kelle terre” (S. Pellegrini, VIII, 1947), Per l'interpretazione della postilla amiatina (R. M. Ruggieri, X, 1949), Briciole in volgare del sec. XI e del sec. XII (I. Baldelli, XI,

Nonostante il suo ruolo di guida e pioniere negli studi sulla storia della lingua italiana, il Migliorini di LN continua a esibire una preferenza netta per la contemporaneistica, alla quale dedica la più ampia parte dei suoi interventi: indubbiamente supporta i cambiamenti in atto nella rivista, è anzi probabile che ne sia stato il maggior promotore, ma certamente non ne è in diretto artefice e a lui non possono pertanto essere attribuiti gli innesti lessicali rilevati in corrispondenza della fine degli anni Cinquanta; dati alla mano, i principali responsabili di questo lento rinnovamento sono due studiosi dotati di una solida formazione filologica ed esemplari per ciò che concerne l’osmosi tra Filologia e Linguistica: Franca Ageno (cfr. Canova, 2015), formatasi alla scuola di Schiaffini, e Gianfranco Folena (cfr. Renzi, 1997; Paccagnella & Peron, 2006), allievo di Migliorini218. Il contributo di Ageno a LN è reso particolarmente evidente dalla sua straordinaria prolificità, che la porta a pubblicare un elevato numero di contributi: ben settantuno tra il 1955 e il 1979, specifico periodo messo a fuoco in queste pagine. Folena, nello stesso arco di tempo, ne pubblica un numero minore, ventinove, ma ad essi affianca un notevole lavoro svolto “dietro le quinte” in veste di redattore, un lavoro che può essere scorto nelle postille inserite a margine di vari articoli219 e che con ancora maggior vigore riemerge nelle sue molte recensioni, tutte dotate di uno spessore non comune220: anche per mezzo di esse, e non solo attraverso i suoi articoli, egli partecipa in maniera significativa alla divulgazione dei metodi linguistico-filologici, propone così alla nuova generazione di studiosi dei preziosi modelli di riferimento e contribuisce alla formazione di quel clima che favorirà la fioritura della Storia della lingua italiana; un segnale di questa influenza, diretta e indiretta, giunge anche dalla significativa sovrapposizione cronologica tra le vicende descritte in questo capitolo e il consolidamento della posizione di Folena all’interno della comunità scientifica e presso la cerchia di LN: nel 1953 entra a far parte della redazione, nel 1954 ottiene la docenza a Padova e dal 1957 sarà

218 Fu sì allievo di Migliorini, ma la figura chiave nella formazione della sua sensibilità è Giorgio Pasquali. Rilevante è anche l’attività svolta presso il Centro di Studi di filologia italiana dell’Accademia della Crusca, dove operò tra il 1950 e il 1955; qui, insieme a Migliorini, lavora ai Testi non toscani del Trecento (1952) e ai

Testi non toscani del Quattrocento (1953) (cfr. Ciociola 2006). Per lui l’unità di Filologia e Storia della lingua

fu un assioma scaturito dalla convinzione che il linguista non possa prescindere dalla conoscenza “materiale” dei testi e della loro tradizione, così come la critica ecdotica necessita di una perfetta conoscenza dell’usus linguistico degli autori (Paccagnella, 2015: 21).

219 Le postille di Folena agli articoli di LN sono dettagliatamente analizzate in Paccagnella (2015: 17-20). 220 È in primo luogo grazie all’attività di Folena che, a partire dal 1956, le recensioni si sviluppano in numero e ampiezza, trasformandosi da noterelle informative a veri e propri approfondimenti. Un elemento di confronto è offerto dalla variazione della loro lunghezza, che da una media di venti righe passa ad estendersi usualmente su due colonne; inoltre, dal 1957 in poi tutte le recensioni più importanti verranno firmate, mentre in precedenza erano state di norma anonime (cfr. Ghinassi, 1988: 144). Scrive Migliorini: «una rubrica che non ci era parsa al primo momento opportuna, quella delle recensioni, l’abbiamo accolta fin dal secondo anno, e l’abbiamo estesa ancor più quando venne sempre maggiormente a collaborare con noi Gianfranco Folena» (34

co-direttore insieme a Devoto e Migliorini221. In conclusione non si può che rimarcare l’importante ruolo avuto da Folena, con il suo esempio e con l’accorta attività di redattore, nel «determinare la presenza, negli studi di storia della lingua italiana, d’una forte componente filologica» (Stussi, 1999: 257).

In questi anni Ageno e Folena sono tra i principali collaboratori di LN; una parte considerevole del sub corpus proviene direttamente dalla loro penna, tuttavia non si deve credere che il quadro d’insieme sia inficiato dalla loro attività e dunque dai loro specifici interessi: osservando la distribuzione della terminologia filologica si nota infatti che essa non è concentrata nei loro contributi bensì diffusamente distribuita su tutta la rivista. Pertanto, la crescente apertura alla Filologia rappresenta una svolta complessiva di LN, specchio di trasformazioni più ampie e non fenomeno imputabile ai due studiosi citati.

221 Alla morte di Migliorini, nel 1975, verrà affiancato da Ghino Ghinassi; resterà alla guida di LN sino al 1992. Per un approfondimento sui rapporti tra LN e Folena cfr. Paccagnella (2015).

5. LESSICO CARATTERIZZANTE IL PERIODO 1980-2014