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3. L ESSICO CARATTERIZZANTE IL PERIODO 1939-1979

3.1. Neopurismo

3.1.3. Neopurismo: un successo di breve durata?

Migliorini nel 1938 scrive che «la vita politica esercita indubbiamente un’influenza più intensa sulla lingua nel tempo fascista che nel tempo parlamentare. […] Ora la politica totalitaria del regime e la sua organizzazione capillare fanno sì che non vi sia italiano che rimanga estraneo alla sua opera (e alla sua terminologia)» (La lingua contemporanea, p. 28); è questa una verità alla quale non sfuggono neanche LN, alle sue origini sensibilmente condizionata dalle politiche linguistiche del regime, e lo stesso Neopurismo, che nasce proprio come risposta moderata, e scientificamente fondata, al purismo autarchico, il cui principale obiettivo era la sistematica epurazione dei forestierismi, reputati un elemento di “contaminazione” della lingua italiana170. Si tratta di posizioni che in verità godevano di un certo consenso già prima dell’ascesa del fascismo (Foresti, 1976: 119), e che dovevano la propria fortuna alla convinzione, salda in tutta Europa sin dal XIX secolo, che la lingua costituisca la principale caratteristica di definizione della nazionalità.

Queste dinamiche storico-politiche, che paiono agire solo sullo sfondo di LN, sono in realtà di grande importanza perché capaci di influenzare, direttamente e indirettamente, le tematiche presenti nei contributi pubblicati; ciò non solo in conseguenza degli inevitabili condizionamenti imposti dal regime e per l’esigenza di una apparenza di adesione alla politica linguistica fascista, ma anche perché quest’ultima coinvolse alcuni dei più importanti studiosi italiani, non solo i “linguaioli”, e permeava pertanto gli ambienti accademici condizionandone le linee di ricerca: specialmente nella contemporaneistica, l’ideologia fascista non poteva essere ignorata. In tal senso di particolare rilievo

168 Ci riferiamo a: Verso un sistema di accenti grafici (B. Migliorini, III, 1941), Intorno al problema degli

accenti grafici (A. Camilli, III, 1941), Ancora intorno agli accenti grafici (A. Camilli, V, 1943), A proposito di un possibile sistema di accenti grafici (A. Leone, XXIX, 1968).

169 La tematica è trattata nei seguenti articoli: Intorno alla sillabazione (A. Camilli, II, 1940), A proposito della

sillabazione in fin di riga (A. Pellati, IV, 1942), L’apostrofo (A. Camilli, IV, 1942), Apostrofo in fine di riga

(G. Del Vecchio, XXII, 1961), L’apostrofo in fin di riga? (E. Interlandi, XXX, 1969), Divisione delle parole

in fin di riga (XXX, 1969), Apostrofo in fin di riga (B. Migliorini, XXXI, 1970).

170 Nell’ambito della politica linguistica del regime rilevante è anche la guerra ai dialetti, la stessa esistenza dei quali contrasta con l’ideale unitario e nazionalistico promosso dal fascismo. Su LN una sponda in tal senso si rintraccia in P. Rebora: si vedano Varianti lessicali (1939) e Politica linguistica (1940), contributi in cui la ricchezza di dialetti e italiani regionali è interpretata come un elemento di fragilità e debolezza nei confronti dei quali è necessaria una “risoluta reazione”.

sono i lavori dell’Accademia d’Italia171 (cfr. Klein, 1981), che nel 1934 venne incaricata dallo stesso Mussolini di compilare un nuovo vocabolario della lingua italiana172 e che, a partire dal 1940, attraverso la Commissione per l’italianità della lingua173, si dedica a stilare le liste di proscrizione contenenti i forestierismi da sostituire “a norma di legge”174; rilevante è anche l’attività dell’EIAR, promotrice del programma radiofonico La lingua d’Italia175 e del già citato Prontuario di pronunzia

e ortografia (1939) che, come si è visto, contribuì ad accendere il dibattito su questioni di grafia e

pronuncia anche nella cerchia di LN. La presenza incombente del fascismo emerge poi nelle affermazioni di alcuni collaboratori che mostrano una più o meno sincera adesione alla retorica del regime; al riguardo non si possono ignorare neanche i contributi di due alti esponenti del PNF come E. Bodrero e I. Lunelli: il primo firma La terminologia politica (I, 1939), una niente affatto velata promozione degli ideali fascisti, il secondo è autore di Valori classici, modernità e fascismo nella

lingua d’oggi (II, 1940), un testo che esalta la “bellezza schietta” della lingua fascista con una

pochezza scientifica che espose LN a non poche critiche e polemiche, delle quali il principale artefice fu U. Ojetti dalle pagine del «Corriere della sera», a cui Migliorini e Devoto replicarono su LN in

Risposte (II, 1940) (Fanfani, 2009: 47-56)176. Per ciò che concerne i riflessi della realtà politica, si

possono infine segnalare la pubblicazione degli elenchi di sostituzioni compilati dall’Accademia

171 Il rapporto della rivista con l’Accademia d’Italia è complesso e difficile da definire: se da un lato il progetto neopuristico di Migliorini perseguiva obiettivi affini, dall’altro proprio questa comunanza di scopi era problematica poiché metteva LN in rotta di collisione con l’attività di un organo ufficiale (Fanfani 2009 38- 39).

172 Il primo volume viene stampato nel 1941; se ne dà notizia anche su LN con una lunga e approfondita recensione firmata Devoto (Il vocabolario dell’Accademia, III, 1941).

173 Della commissione fecero parte, tra gli altri, G. Bertoni, C. Merlo, A. Pagliaro e A. Schiaffini – e lo stesso Migliorini non le fu del tutto estraneo: sono sufficienti questi nomi a dimostrare come la politica linguistica del fascismo avesse coinvolto anche studiosi di grande calibro e prestigio, non solo dilettanti.

174 L’assegnazione di tale incarico è diretta conseguenza dell’emanazione della legge n. 2042 del 23.12.1940, che vietava l’utilizzo di termini stranieri nell’intestazione delle ditte e nelle varie forme pubblicitarie (Klein, 1981: 647). Possiamo ipotizzare l’opinione di Devoto e Migliorini circa l’operato dell’Accademia sulla base della seguente affermazione: «anziché pubblicare minacciose liste di proscrizione, crediamo più utile esaminare davvicino alcune parole, mostrando perché le riteniamo errate o accettabili con le testimonianze storiche e con argomenti strutturali» (Propositi, II, 1940, p. 1).

175 Per approfondimenti circa l’importanza di tale trasmissione, la sua funzione e i suoi contenuti cfr. Raffaelli (2002) e Maioli (1998); per osservazioni sul modo in cui l’operazione di Bertoni e Ugolini si intreccia con le vicende di LN si veda Fanfani (2009: 32-34).

176 In seguito, i collaboratori saranno maggiormente selezionati e non appariranno ulteriori articoli così esplicitamente allineati al regime (cfr. Pedullà, 1986: 322); una decisione sulla quale non poté non pesare anche il complicarsi della situazione bellica.

d’Italia177 e la volontà di informare sulle disposizioni legislative e amministrative emanate dal governo178.

Crediamo di aver dimostrato che, nell’ambito di un’analisi delle pratiche neopuristiche, la considerazione del contesto storico è imprescindibile179 : sebbene il Neopurismo nasca in contrapposizione con il purismo sostenuto dal regime e dai suoi enti, le sue sorti sono inevitabilmente connesse al medesimo clima culturale e alle stesse istituzioni. La politica messa in atto in quegli anni aveva infatti acceso l’interesse per la lingua italiana, favorendo lo sviluppo di un esteso dibattitto pubblico nel quale gli specialisti potevano avanzare delle proposte e trovare ascolto: segnale di tale ricettività è anche la partecipazione attiva a LN di numerosi tecnici e scienziati; tutto ciò è importante in quanto le concrete possibilità di realizzazione degli interventi normativi auspicati da Migliorini richiedono una società sensibile alle questioni linguistiche e necessitano di una legittimazione istituzionale che sostenga la diffusione delle proposte avanzate: per queste ragioni, il successo del programma neopuristico che si osserva tra il 1939 e il 1945 non può essere scisso dal Ventennio e dalle sue caratteristiche180.

Nel secondo dopoguerra il clima muta drasticamente, sia per la caduta del regime e la reazione ad esso, che rendeva difficile la ripresa di temi contaminati dalla sua ideologia, sia perché i prestiti erano ormai diventati un fenomeno di massa, una marea inarrestabile sospinta dai media; e così, dopo il 1945, su LN gli interventi neopuristici si diradano drasticamente e tendono a presentare un tono differente, potremmo dire “più moderato”: poiché vengono meno tutti gli appigli esterni necessari alla sua sopravvivenza, il Neopurismo non ha la forza di resistere alla fine del regime e alla rivoluzione sociale e culturale che ne scaturisce. Tra gli sporadici articoli pubblicati dopo il numero VI (1944-1945) che rientrano in questo ambito possiamo segnalare Vocaboli belli e vocaboli brutti (G. A. Levi, XII, 1951), Motoretta (A. Fabi, XIII, 1952), Nitratazione (G. Reichenbach, XIV, 1953),

Pressurizzare (M. Cavallo, XIV, 1953), Primo tentativo per italianizzare la terminologia geo- glaciologica polare (S. Zavatti, XX, 1959), Lapis estiptico (C. Cordié, XXII, 1961), Come tradurre

177 L’Accademia contro i forestierismi (III, 1941), Il terzo elenco di forestierismi (III, 1941) e Il quarto elenco

di forestierismi (III, 1941).

178 Il riferimento è qui in primo luogo alla rubrica Si dispone che…, ospitata su LN dal 1939 al 1942; viene così presentata: «verremo raccogliendo in Lingua Nostra, con quanta regolarità ci sarà possibile, le disposizioni legislative e amministrative e le deliberazioni di autorità competenti, le quali si riferiscano alla lingua o abbiano conseguenze linguistiche» (I, 1939, p. 64). Rilevante è anche La lingua italiana ed il fisco (P. Addeo, V, 1943), che illustra tasse e sanzioni pertinenti a diversi contesti d’uso della lingua. Riguardo alle disposizioni del regime sulla materia cfr. Raffaelli (1997).

179 L’analisi dettagliata delle vicende esterne a LN esula invece dai nostri scopi; per il loro esame rimandiamo Klein (1986).

180 Tale circostanza non nega l’originalità e l’autonomia di pensiero di Migliorini, la cui vocazione è genuina e non scaturisce dalla situazione contingente: essa ne permette solo l’efficace concretizzazione.

guardrail? (B. Migliorini, XXIV, 1963), e Cianfrino, presella, presello (N. Gaudenzi, XXVII, 1966);

il più significativo è però, a nostro avviso, proprio l’ultimo contributo neopuristico di Migliorini, per lui occasione di riaffermare la fedeltà ai propri principi: si tratta di Parole “più italiane” e “meno

italiane” (XXXII, 1971) nel quale, trattando di alcool-alcol-alcole, in lieve polemica con T. De

Mauro, ribadisce l’importanza della coerenza fonologica da parte dei vocaboli che entrano a far parte della nella lingua italiana. Ghinassi (1990: LXXII-LXXIV) scrive: «si ha l’impressione che, negli anni del dopoguerra, M[igliorini] guardasse ancora, malgrado tutto, con relativo ottimismo a un futuro ‘neopuristico’»; da parte nostra, dobbiamo constatare che su LN, a partire dal 1945, il riflesso di tale convinzione si indebolisce con estrema rapidità sino a svanire completamente, come indicato dallo spoglio condotto manualmente sulla rivista e come confermato dai risultati delle analisi quantitative: le figg. 55 e 56, che riportano i dati dell’analisi delle corrispondenze relativi al periodo 1939-1979, mostrano che la terminologia più propriamente connessa alla valutazione dei neologismi è concentrata nel secondo quadrante (barbarismi, coniare, esotismi, forestierismi, italianizzare,

ortografia, pronuncia, pronunzia, sostituire, straniero, ecc.), dunque nei primissimi anni della rivista,

mentre non ve ne è traccia nelle fasi successive.

Indebolimento e collasso del Neopurismo non segnano la fine dell’ ”impegno” di Migliorini: il più generale interesse per la norma linguistica caratterizza l’intero periodo, sebbene secondo modalità e intensità differenti e con una crescente propensione per l’insegnamento e la divulgazione. Questi aspetti verranno illustrati in un prossimo capitolo (cfr. par. 4.1.1).