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I contributi che possono essere rintracciati nella letteratura sul tema mettono in evidenza come all’aging in place si possa guardare attraverso due differenti prospettive:

dal punto di vista del luogo (inteso come place) e dal punto di vista del senso di attaccamento al luogo (in letteratura noto con il termine di attachment to place). Mentre la prima prospettiva si focalizza sugli aspetti fisici e funzionali della casa la seconda si concentra sulla descrizione di aspetti molto meno tangibili, piuttosto emotivi e basati sull'esperienza di vita e di domiciliarità da parte delle persone anziane (Pani-Harreman et al., 2020). Questi due modi di intendere la casa, nel loro significato fisico e simbolico, sono interconnessi (Wiles et al, 2012) e necessitano pertanto di essere considerati al pari ed essere affrontati simultaneamente.

2.4.2 La casa come spazio fisico

Nel nostro Paese gli anziani che vivono in casa di proprietà sono circa l’80%, distribuiti in modo pressoché uguale su tutto il territorio nazionale (AEA, 2015).

Dentro casa le persone anziane trascorrono gran parte della loro vita, si stima che chi ha più di 85 anni arrivi a passare nella propria abitazione fino al 90% del proprio tempo (Adams, 2008). Lo spazio fisico della casa è un elemento importante per il godimento dell’abitazione da parte delle stesse persone anziane perché risponde al bisogno di avere uno spazio nel quale stare. Tuttavia, le caratteristiche strutturali della propria abitazione possono rappresentare un elemento di preoccupazione per le persone anziane che possono trovarsi ad invecchiare in ambienti non più adatti alle loro condizioni (Martin et al., 2019). Barriere architettoniche interne alla casa come gradini e scale possono trasformarsi da presenza inconscia durante la giovinezza a ostacoli tangibili nella vecchiaia facendo diventare la propria abitazione una “prigione” (Sixsmith & Sixsmith, 2008). Superfici scivolose, scale difficili o non sicure da percorrere, l'assenza di maniglioni

nei bagni o la presenza di tappeti costituiscono poi un potenziale pericolo per cadute e incidenti (Golant, 2011).

Le difficoltà che le persone anziane incontrano invecchiando a casa possono essere affrontate mettendo in atto comportamenti passivi oppure proattivi nei confronti del proprio ambiente domestico (Lien et al., 2015). I comportamenti passivi si verificano quando le persone anziane, non considerando il proprio ambiente come restrittivo, reagiscono ai vincoli domestici semplicemente adattando i propri comportamenti per riuscire comunque a soddisfare i bisogni che si presentano. Al contrario, i comportamenti proattivi si realizzano a partire dal riconoscimento delle limitazioni che l’ambiente presenta e si basano su un atteggiamento positivo nel cogliere le sfide che esso pone.

Esemplificando, nel primo caso le persone anziane potranno decidere di mettere oggetti di uso comune su ripiani facilmente raggiungibili mentre nel secondo potranno considerare il salire e scendere le scale un buon modo per mantenersi attive dal punto di vista fisico.

Perché gli spazi della casa possano garantire indipendenza alle persone anziane e supportare la permanenza a casa, è tuttavia fondamentale che gli stessi soddisfino le loro esigenze funzionali. Nello studio condotto da Martin e colleghi (2019) le persone anziane intervistate hanno espresso preoccupazione per le condizioni delle proprie abitazioni che erano considerate non adatte alle proprie esigenze future. Nella ricerca di Lien e colleghi (2015) le persone anziane si erano decise a mettere in atto comportamenti compensatori ovvero ad apportare modifiche ai propri ambienti di vita al fine quindi di migliorarne l’accessibilità e di fronte all’evidenza che essi non erano più in grado di sostenerle.

Anche nel nostro Paese si riscontra la necessità di aggiornare il patrimonio abitativo esistente. Secondo Housing Europe (2020) più di un quarto degli italiani over 65 vive in un alloggio più grande di quanto necessario e una ricerca condotta da Abitare e Anziani (2015) stima che, per quanto riguarda le case abitate da persone anziane, il 54,9%

di esse abbia più di 50 anni e presenti ambienti e impianti vecchi, spesso fuori norma in materia di sicurezza e caratterizzate dalla presenza di barriere architettoniche. I problemi segnalati dagli anziani riguardo alle loro abitazioni sono stati umidità, strutture danneggiate e scarsa luminosità̀. A conferma di queste stime, Istat (Istat, 2016) riporta che nel 2014 le persone in Italia coinvolte in incidenti domestici sono state circa 700.000 e il 36% di essi ha riguardato persone over 65. Tra i danni riportati vi sono soprattutto le cadute per le donne mentre incidenti che colpiscono braccia e mani per gli uomini;

inoltre, i luoghi più a rischio risultano essere cucine, pavimenti e scale.

Le modifiche della casa come, ad esempio, l’introduzione nella stessa di montascale, rampe, apriporta automatici rendono maggiormente sicuri, accessibili e funzionali gli ambienti e garantiscono alle persone anziane un maggior comfort nella vita di tutti i giorni. È dimostrato come l’abbattimento delle barriere fisiche ambientali e l’introduzione di modifiche degli ambienti di casa diminuisca le difficoltà esperite da parte delle persone anziane nelle attività quotidiane e aumenti il loro senso di sicurezza (Petersson et al., 2008 ). La ricerca di Patersson e colleghi (2008) ha messo in luce come le

modifiche alla casa, nello specifico, abbiano apportato miglioramenti ad attività quotidianamente svolte come l’igiene personale, lo svolgimento del bagno o della doccia e l’entrata e uscita da casa.

L’adeguamento degli ambienti di vita si è dimostrato fondamentale anche nell’aumentare l’indipendenza delle persone anziane (Boldy et al., 2011; Tanner et al., 2008); nello specifico, l’inserimento di modifiche e ausili in casa ha consentito alle persone anziane di mantenere le proprie abitudini e, inoltre, l'indipendenza ottenuta dai cambiamenti apportati ha permesso anche di sviluppare maggiori sentimenti di controllo e autoefficacia da parte loro (Tanner et al., 2008). Nello studio di Tanner e colleghi (2008) questo si è reso evidente dalla possibilità da parte delle persone anziane di non avvalersi più del supporto da parte di altri potendo quindi usufruire anche di maggiore privacy durante la propria quotidianità.

L’introduzione di modifiche agli ambienti di casa e di ausili può avere un impatto positivo anche sui propri rapporti sociali che – si pensi all’introduzione in una casa di un ascensore – possono essere coltivati con maggiore facilità (Tanner et al., 2008). L’impatto positivo dell’introduzione degli ausili può riguardare anche i caregiver che possono essere così sostenuti nelle attività di supporto che garantiscono nei confronti delle persone anziane di cui si occupano.

L’alloggio rappresenta il 35-43% della spesa mensile degli adulti di età pari o superiore a 65 anni (Golant, 2015) e i costi di riparazione, compreso l'ammodernamento della casa per renderla sicura e accessibile fanno aumentare ulteriormente questa cifra (Martin, Long & Kessler, 2019). Da più parti viene oggi richiesto di considerare il rimodellamento del patrimonio immobiliare esistente come parte delle politiche per l’invecchiamento poiché le modifiche della casa potrebbero essere l'anello mancante per risolvere il problema dell'invecchiamento in modo economico e dignitoso (AEA, 2015;

Tenenbaum, 2007). Al contempo va promosso un cambiamento culturale poiché molte persone non affrontano il tema della modifica delle loro case fino a quando la loro condizione sanitaria non subisce un peggioramento (Tenenbaum, 2007). Tuttavia, va considerato che le modifiche apportate agli ambienti di casa hanno anche il potere di destabilizzare le persone anziane che potrebbero non riconoscere più la propria casa per questo motivo è consigliabile tener conto delle loro esigenze e coinvolgerle nel processo decisionale che ne precede la realizzazione (Tanner et al., 2008).

Un'altra strategia per contenere le spese e ridurre il sentimento di solitudine che spesso accompagna la vecchiaia, può essere quello di investire in soluzioni abitative che favoriscono l’incontro e le relazioni, guardando ai cohousing o ai progetti di home-sharing. Soluzioni abitative condivise tuttavia non sono semplici da far accettare alle persone anziane che considerano la casa oltre che spazio fisico anche luogo di memoria, appartenenza e identità (Maino, 2021).

2.4.3 La casa come spazio simbolico

Il concetto di aging in place non riguarda il solo spazio fisico della casa ma si riferisce ad una pluralità di significati. Come riportano Andrews e colleghi (Andrews et al., 2007) è frequente la tendenza a considerare la casa un contesto come un altro senza riconoscere che essa rappresenta per le persone anziane uno spazio generativo che esse contribuiscono anche a plasmare. Per le persone anziane l’aging in place assume infatti differenti significati simbolici che alimentano l’importanza che vivere a domicilio rappresenta per loro. In particolare, le ricerche mostrano come il senso di attaccamento al proprio contesto di vita rappresenti un elemento centrale e ricorrente nelle persone anziane che tendono a svilupparlo con il progredire dell’età (Boldy et al., 2011; Wiles et al., 2012). Il senso di attaccamento al proprio contesto di vita è particolarmente importante perché permette alle persone anziane di preservare un senso di identità e indipendenza anche durante la vecchiaia (Peace et al., 2011; Rowles, 1983). Identità e indipendenza sono inoltre elementi che rappresentano motivazioni valide per convincere le persone anziane a non lasciare la propria abitazione (Wiles et al., 2012; Horner & Boldy, 2008).

L’attaccamento emotivo che le persone anziane sperimentano nei confronti del proprio ambiente di vita si sviluppa sia a livello micro (la casa) che a livello macro (il quartiere e la comunità).

A partire dalla dimensione micro, la casa rappresenta uno spazio profondamente personale modellato dagli oggetti che essa contiene e che contribuiscono a definire l’identità delle persone anziane (Rubinstein, 1987), permettono di mantenere una connessione con la propria biografia e promuovono un senso positivo di sé che non solo connette con il proprio passato ma sostiene nel presente, durante il processo d’invecchiamento che le persone anziane si trovano ad affrontare (Narushima &

Kawabata, 2020; Coleman et al., 2018; Lindquist et al., 2016). In questo senso, restare a casa propria non solo riguarda la possibilità di restare indipendenti ma anche il desiderio di non separarsi da oggetti, esperienze, ricordi ed aspettative che essa riveste (Stones &

Gullifer, 2016). La casa è anche associata al mantenimento della propria privacy e alla possibilità di mantenere un controllo sulla propria vita (Lien et al., 2015), nonché alla possibilità di continuare a svolgere la propria routine e le attività della vita quotidiana (Shank et al., 2010). Anche il fatto di essere proprietari della casa o di aver contribuito a costruirla sono aspetti che costituiscono particolare valore oltre che motivo di benessere e soddisfazione personale per le persone anziane (Tomaszewski, 2013; Rosel, 2003).

Non solo lo spazio domestico immediato ma, a livello macro, anche i luoghi al di fuori dalla casa come gli spazi verdi, edifici storici, monumenti e tutti gli spazi che contribuiscono a creare opportunità di interazione sociale, influenzano il senso di attaccamento al luogo e contribuiscono a renderlo familiare (Coleman et al., 2016;

Gardner, 2011). Il senso di attaccamento che provano le persone anziane che abitano da tempo in un dato territorio, può confluire e tradursi in senso di appartenenza a quella

determinata area geografica, ad esempio ad un quartiere o a parte di una strada (Wiles et al., 2012). Lo stesso può avvenire nei confronti delle persone che lì vi abitano, vicini di casa e compaesani con i quali il rapporto di conoscenza di lunga data può favorire l’instaurarsi di un forte senso di connessione (Wiles et al., 2012). Il senso di connessione può essere attribuito anche a luoghi considerati intangibili, che pur non esistendo più, in passato hanno rappresentato un punto di riferimento e nel presente continuano ad incarnare le esperienze vissute dalle persone anziane (Van Hees et al., 2017).

Gli ambienti di casa trasmettono alle persone senso di sicurezza e familiarità. In questo senso la casa rappresenta una sorta di “rifugio sicuro”, uno spazio fisico così ampiamente conosciuto dal divenire familiare, essere rassicurante e trasmettere loro garanzia di incolumità, senso di protezione e calore (De Donder et al., 2013; Wiles et al., 2012). Analogamente al senso di attaccamento, anche il senso di sicurezza e familiarità si allargano al territorio e derivano dall’approfondita conoscenza dello stesso da parte delle persone anziane che sanno dove sono collocate le risorse (in particolare servizi sanitari e negozi) e come funzionano. La conoscenza dettagliata delle risorse disponibili a cui poter attingere trasmette loro tranquillità e rende la quotidianità più confortevole. Il senso di attaccamento che viene sperimentato per il luogo non rappresenta solo uno stato interiore ed emotivo ma diviene risorsa concreta quando si può attingere a una rete di sicurezza costituita da familiari, vicini di casa e amici che in virtù della loro vicinanza possono facilmente rilevare bisogni o difficoltà e prendersene cura (Wiles et al., 2012).

Il desiderio di restare ad invecchiare nelle proprie case è associato anche alla possibilità di mantenere la propria indipendenza ed autonomia, esse sono parte dell’identità delle persone anziane. L’indipendenza si configura tanto più importante per le persone quando raggiungono la vecchiaia piuttosto che in altri momenti della vita, restare indipendenti rappresenta per le persone che invecchiano un vero e proprio obiettivo chiave (Boldy et al., 2011). Sono numerose le ricerche che hanno messo in luce come le persone anziane che risiedono a domicilio considerino fondamentali questi due aspetti e tendano quindi a valorizzarli e volerli conservare (Martin et al., 2019; Dobner et al., 2016; Van Dijk et al,, 2015; Wiles, et al., 2012; Sixsmith & Sixsmith, 1991). Le persone anziane tendono infatti a considerare le strutture residenziali come “l’ultima spiaggia” alla quale approdare solo di fronte al concreto rischio di gravare sulla propria famiglia e in particolare sui figli (Peace et al., 2011) mentre la casa può rappresentare una risorsa nell’adattarsi ai cambiamenti della vita (Sixsmith & Sixsmith, 1991). Rimanere a casa quando si invecchia suggerisce che si è ancora in grado di fare le cose che si sono sempre fatte e rappresenta quindi una strategia anche per rendere più accettabili i cambiamenti che si verificano nel corso della vecchiaia (Sixsmith & Sixsmith, 1991). Il senso di indipendenza dalle persone anziane è collegato all’esercitare le proprie capacità funzionali, come mantenere la propria casa e proprietà, spostarsi nell'ambiente e provvedere alla cura di sé (Martin, Long & Kessler, 2019). Sentirsi competenti e avere uno scopo ha inoltre aiutato le persone anziane a mantenere un senso positivo di sé (Heatwole et al., 2016; Black et al., 2015). Il valore attribuito all’autonomia e

all’indipendenza è reso ulteriormente importante dal fatto che, restare a casa, non rappresenta un esito scontato; le persone anziane, autonomamente o consultandosi con le persone per loro significative, sono coinvolte in un processo di continua calibrazione, aggiustamento e valutazione delle alternative per loro disponibili durante la vecchiaia (Peace et al., 2011).