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La letteratura sull’aging in place mette in evidenza due diverse tipologie di supporto: i supporti formali e i supporti informali. I primi si contraddistinguono per essere forniti da professionisti e fornitori di servizi mentre i secondi sono corrisposti dalle reti di aiuto informale a loro volta costituite da familiari, amici, vicini e più in generale dalla comunità di appartenenza di una persona anziana (Pani-Harreman et al., 2020). Il supporto nei confronti delle persone anziane può quindi essere variamente interpretato come possibilità di accesso e disponibilità di servizi assistenziali e sanitari nonché come disponibilità di supporto, sia pratico che emotivo, da parte di una rete informale (Boldy et al., 2011); invecchiare a domicilio può infatti richiedere molto più coinvolgimento da parte di familiari, amici e membri della comunità rispetto a quanto potrebbe accadere in altri contesti assistenziali (Vasunilashorn et al., 2012; Narushima & Kawabata, 2020).

Di seguito si tracceranno i profili di ciascuna di queste due diverse tipologie di supporto e verranno descritte alcune delle implicazioni che il loro coinvolgimento comporta nella cura delle persone anziane.

Nella letteratura internazionale sul tema dell’aging in place, l’aiuto nei confronti delle persone anziane richiama alcune questioni ad esso strettamente connesse. In primo luogo, il contatto con le persone anziane che vivono a domicilio rappresenta un passaggio tutt’altro che semplice; la privacy garantita dalla propria casa può infatti consentire alle persone di occultare la propria fragilità e rendere difficoltoso l’aiuto nei loro confronti (Peace et al., 2011). In aggiunta a questo, per le persone anziane chiedere aiuto all’esterno e accettare di riceverlo può essere molto difficile; le persone anziane, infatti, se si sentono incapaci di restituire l’aiuto ricevuto, possono sperimentare sentimenti di forte frustrazione (Heinz et al., 2013; Lau, Machizawa & Doi, 2012) e decidere di non accettarlo (Lau et al., 2012). La ricerca condotta da Lau e colleghi (2012) ha messo in evidenza gli ostacoli che possono portare le persone anziane a non usufruire di supporti formali e informali. Nello specifico, le motivazioni che hanno portato gli anziani intervistati a non usufruire di supporti formali riguardavano il percepirsi ancora come autosufficienti, avere un’inclinazione verso il risparmio di denaro, avere scarsa considerazione dell’offerta dei servizi pubblici e precedenti esperienze personali negative nell’utilizzo degli stessi. I supporti informali d’altro canto sono risultati di difficile attivazione per via della riluttanza da parte delle persone anziane ad esprimere le proprie difficoltà ad altre persone, per la fatica di comunicare con i propri familiari e trattare con loro temi delicati come l’assistenza futura, a causa della distanza geografica tra anziani e

familiari nonché il trasferimento, il declino o la morte di amici sui quali fino a quel momento si aveva fatto affidamento (Lau et al., 2012).

In secondo luogo, nel trattare il tema degli aiuti appare necessario ricordare come gli interventi assistenziali di vario genere implicano una certa intrusione nella privacy delle persone anziane redendo quindi labili i confini tra il loro spazio privato e quello sociale; quello che può venirsi a creare è che, paradossalmente, la casa da luogo centrale della vita quotidiana dell’anziano diventi anche il suo spazio più “pubblico”

(Iecovich, 2014).

2.7.1 I supporti formali

Il supporto formale essenzialmente consiste nei servizi a disposizione delle persone anziane come trasporti pubblici, negozi di alimentari, farmacie, servizi di ristorazione e servizi di assistenza alla persona (Dobner et al., 2016).

Nelle ricerche che hanno preso in considerazione questa tipologia di supporti, è possibile notare come l’accesso ai servizi formali non rappresenti un automatismo; la possibilità che essi vengano attivati è infatti complicata dalla presenza o meno di diversi fattori quali: la consapevolezza dei propri bisogni da parte delle persone anziane e dei loro caregiver (Tang & Lee, 2010), la conoscenza dei servizi e dei loro possibili benefici (Casado et al., 2011), la prova dei mezzi svolta in fase di attivazione degli interventi e l’accettazione del costo degli stessi da sostenere (Casado et al., 2011; Nocon & Pearson, 2000), la distanza dei servizi dalla propria abitazione (Walker & Hiller, 2007; Michael et al., 2006). I supporti formali possono inoltre presentare delle debolezze nel supportare adeguatamente le persone al proprio domicilio, rappresentate ad esempio, da una carenza e difficoltà nell’accesso alle informazioni, dalla mancanza di coinvolgimento nel processo decisionale delle persone anziane, da un’eccessiva burocrazia nell’attivazione degli interventi, dalla mancanza di rapporti continuativi con gli operatori domiciliari o dalla fornitura di servizi impersonali e di scarsa qualità (Sixsmith & Sixsmith, 2008).

Rappresentano fattori di criticità anche il fatto che i servizi a pagamento siano standardizzati e quindi riescano difficilmente ad accogliere le esigenze delle persone anziane sia per ciò che concerne gli orari in cui svolgere i servizi che per quanto riguarda le attività da realizzare; gli operatori domiciliari sono infatti vincolati allo svolgimento di determinate mansioni per cui non possono accogliere richieste extra provenienti dalle persone anziane (come svolgere attività in altezza oppure movimentare carichi importanti) e sono tenute al rispetto di orari prestabiliti e fissi che precludono la possibilità di fornire un servizio flessibile e personalizzato in base alle esigenze delle persone anziane (Nocon & Pearson, 2000). Le criticità appena riportate rischiano che si verifichi uno sbilanciamento tra supporti formali e informali per cui le persone anziane, pur usufruendo di servizi formali, si appoggino maggiormente a quelli informali (Narushima & Kawabata, 2020).

2.7.2 I supporti informali

Tra gli aiutanti informali che supportano la domiciliarità delle persone anziane vi sono familiari, amici e vicini di casa.

In letteratura, l'importanza del ruolo svolto dalle relazioni sociali informali e delle reti di sostegno dei vicini e degli amici nei confronti degli anziani viene sottolineata frequentemente (Iecovich, 2014; Casado et al., 2011; Gardner, 2011; Nocon & Pearson, 2000; Phillipson, 1997). Essi rappresentano risorse cruciali nel fornire supporto sociale, in special modo quando i familiari vivono lontano dai propri cari anziani (Dobner et al., 2016;

Narushima & Kawabata, 2020). Le relazioni informali non sostituiscono né negano l'importanza dei sistemi di supporto formale forniti da parte dei servizi pubblici e delle agenzie private ma, piuttosto, li completano (Gardner, 2011). In effetti, l'estensione e la portata del supporto informale sono influenzate dalla presenza e disponibilità dei servizi formali presenti oltre che dalla frequenza degli interventi che essi possono garantire.

Dobner e colleghi (Dobner et al., 2016) in merito al rapporto tra queste due diverse tipologie di supporto hanno riconosciuto come le reti informali possano giocare un ruolo determinante nel supporto delle persone anziane fragili durante la fase precedente all’accesso ai servizi formali. In questo delicato passaggio, le reti informali attraverso interventi quali fare la spesa o occuparsi del trasporto delle persone anziane possono contribuire a sostenerne la domiciliarità. Inoltre, i supporti informali, una volta avviato il percorso d’aiuto da parte dei servizi formali nei confronti della persona anziana, possono mitigare eventuali carenze dei servizi pubblici apportando il proprio contributo.

Il supporto fornito dagli aiutanti informali è costituito da un'ampia gamma di compiti e responsabilità che possono riguardare ambiti emotivi, fisici e personali (Dobner et al., 2016). Il sostegno offerto da amici e vicini in genere sembra differenziarsi per quantità e tipologia da quello fornito dai caregiver familiari. Amici e vicini tendono a non fornire assistenza fisica o cure intime ma piuttosto ad occuparsi di fare compagnia alle persone anziane e a provvedere ad attività molto concrete come fare la spesa o gestire i trasporti (Nocon & Pearson, 2000).

Nella ricerca di Lau (2012) i familiari delle persone anziane erano ingaggiati nel provvedere al monitoraggio della salute delle persone anziane occupandosi dell’acquisto e del dosaggio dei farmaci oppure della preparazione dei pasti. I partner delle persone anziane fornivano loro benessere emotivo e supporto psicologico e, in virtù del loro ruolo e della consistente presenza accanto ad esse, rappresentavano un riferimento anche in caso di situazioni emergenziali (Lau et al., 2012).

Nella ricerca di Nocon & Pearson (2000), amici e vicini si occupavano di piccole attività come il trasporto verso i negozi o l'ospedale, la spesa, l'accensione del camino, la preparazione o la condivisione dei pasti, le riparazioni in casa e il supporto nelle attività di giardinaggio. Il semplice fare compagnia alle persone anziane era inoltre un’attività svolta frequentemente e molto apprezzata da parte delle persone anziane da loro supportate.

La ricerca ha inoltre messo in luce come gli aiuti informali venissero percepiti dalle persone anziane come maggiormente flessibili e meno standardizzati di quelli formali e di come essi potessero anche semplicemente garantire di “fare un salto” a casa delle persone anziane per accertarsi delle loro condizioni di salute.

Gli aiutanti informali prestano supporto perché sentono che “è nella loro natura farlo” o perché esso restituisce loro un senso di soddisfazione e appagamento (Nocon &

Pearson, 2000), tuttavia, possono trovarsi in situazioni di difficoltà per la mancanza di esperienza o formazione (Nocon & Pearson, 2000), specialmente quando si tratta di assistere persone anziane con problemi di demenza (Golant, 2008).